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La rinegoziazione del Regno Unito: salvare le apparenze, di Paul De Grauwe (da ‘Social Europe’, 4 febbraio 2016)

 

The UK’s Renegotiation: Keeping Up Appearances

by Paul De Grauwe on 4 February 2016

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A deal between the UK Government and the European Union is in the making. According to Prime Minister Cameron, the deal represents a victory for Britain. It achieves his objective of reforming the European Union. He is now ready to defend keeping Britain in the EU in the upcoming referendum.

The opposition ridicules all this. According to the Eurosceptics in the Conservative Party, the deal achieved with the EU is not worth the paper on which it is written. The Eurosceptics promise to intensify their opposition against British membership of the EU.

Who is right here? Cameron, who claims to have achieved his objective of fundamental reform of the EU, or the opposition for which the draft agreement between Britain and the EU is just a bad joke? I tend to side with the Eurosceptics here. Cameron has achieved very little. Let’s go through the different points of agreement.

Cameron wanted to reduce inward migration from the rest of the EU by letting EU-migrant workers in the UK wait four years before they can enjoy social benefits. He will get it, but he will have to find a qualified majority in the EU to impose such a restriction. The idea that Britain could unilaterally impose this restriction (which was his initial demand) has been shelved. In addition, and more importantly, such a restriction will do nothing to stop immigration in the United Kingdom.

EU-workers are attracted to the UK not because of social benefits, but because of the many job opportunities the UK offers. There are now more than 200,000 French workers in London. None of these have come to London to enjoy UK unemployment benefits that they can also get in France. These French men and women come to London because it offers so much more in terms of job opportunities than Paris does. The same holds for other EU-residents that are attracted to the UK. These people come to work not to benefit from British largesse.

Cameron wanted to be inscribed in stone that the UK will not participate in future programmes of “ever closer union”. Here, yes, Cameron got what he wanted. But what is the practical meaning of writing this in a treaty? The UK has already achieved the right not to be dragged into further union. It is not a member of the Eurozone. It does not participate in Schengen and maintains full control over its own borders. It was accepted by everybody that the UK would not participate in future unification programmes. This “victory” of Cameron is devoid of practical meaning. He could as well have asked that Britain shall maintain its right to speak English. He would have gotten this and it would have meant nothing.

Cameron wanted to transfer back sovereignty to the British parliament by giving it the right to veto future laws that are decided by the EU. He claims to have achieved his goals: the British parliament will have the right to veto this legislation if it can find a majority of 55 per cent among the EU parliaments. A closer look at this condition reveals that Cameron has not brought back national sovereignty to Westminster.

EU legislation is decided by the Council using a system of qualified majority voting. If the UK government sides with the majority the British parliament will also do. If the UK government is in a minority position in the Council and thus has to accept legislation decided by majority rule, it now has the possibility to let the British parliament oppose this legislation. But this can only be done by finding a majority of 55 per cent of national parliaments. It is hard to see how Britain will successfully be able to revoke EU legislation this way if it failed to block the legislation in the Council in the first place. Again nothing of substance has been achieved by Cameron.

Cameron wanted to ensure that the British taxpayer will not be forced to contribute into future financial rescue operations in the Eurozone. He got this. But here again the UK had acquired this right already. Britain was not forced to participate in any of the financial assistance programmes in the Eurozone.

Finally, Cameron wanted the EU to become more competitive by reducing the amount of regulation. Who could be against this? Every government in the world these days promises to reduce regulations. But inexorably, regulations increase everywhere because people want more regulation. They want healthy food, safe toys for their kids, drugs without toxic side effects, and so on. The deal reached by Cameron will not stop this dynamic.

Summing up: the deal reached by Cameron with the European Union is an exercise in “keeping up appearances” like in the famous British comedy series where Hyacinth Bucket, who insists her name should be pronounced “Bouquet”, constantly pretends what she is not. It would be wrong for Cameron to pretend he has reformed the EU, while he has not. Instead Cameron should follow a strategy in which he stresses that being a member of the EU, as it is today, will be good for Britain.

 

 

La rinegoziazione del Regno Unito: salvare le apparenze (Social Europe)

di Paul De Grauwe

E’ in corso di definizione un accordo tra il Governo del Regno Unito e l’Unione Europea. Secondo il Primo Ministro Cameron, l’accordo rappresenta una vittoria per l’Inghilterra. Essa realizza il suo obbiettivo di riformare l’Unione Europea. Egli adesso è pronto a difendere il mantenimento dell’Inghilterra nell’Unione Europea nel referendum imminente.

L’opposizione mette in ridicolo tutto questo. Secondo gli euroscettici nel Partito Conservatore, l’accordo realizzato con L’UE non vale la carta su cui è stato scritto. Gli euroscettici promettono di intensificare la loro opposizione contro la partecipazione dell’Inghilterra all’Unione Europea.

Chi ha ragione? Cameron, che sostiene di aver realizzato il suo obbiettivo di una riforma fondamentale dell’UE, o l’opposizione secondo la quale la bozza di accordo tra l’Inghilterra e l’UE è solo una scherzo di cattivo gusto? In questo caso tendo a collocarmi con gli euroscettici. Cameron ha ottenuto molto poco. Esaminiamo i differenti aspetti dell’accordo.

Cameron voleva ridurre l’emigrazione in ingresso dal resto dell’UE facendo in modo che i lavoratori emigranti della UE nel Regno Unito aspettassero quattro anni prima di potersi giovare dei sussidi sociali. Egli lo otterrà, ma per imporre tale restrizione dovrà trovare una maggioranza qualificata nell’UE. L’dea che l’Inghilterra potesse imporre in modo unilaterale questa restrizione (che era la sua richiesta iniziale) è stata accantonata. In aggiunta, ancora più importante, tale restrizione non avrà l’effetto di fermare l’immigrazione nel Regno Unito.

I lavoratori dell’UE non sono attratti dal Regno Unito a causa dei sussidi sociali, ma a causa delle molte opportunità di lavoro che il Regno Unito offre. Ci sono più di 200.000 lavoratori francesi a Londra. Nessuno di loro è arrivato a Londra per godere dei sussidi di disoccupazione del Regno Unito, che possono ottenere anche in Francia. Questi uomini e donne francesi vengono a Londra perché essa offre molte più opportunità di lavoro che Parigi. Lo stesso vale per gli altri lavoratori dell’UE che sono attratti dal Regno Unito. Questi lavoratori vengono per lavorare, non per godere i benefici della generosità britannica.

Cameron voleva che fosse scritto in modo lapidario che il Regno Unito non parteciperà a futuri programmi di “una unione sempre più stretta”. Ma quale è il significato pratico di scriverlo in un trattato? Il Regno Unito ha già ottenuto il diritto di non essere trascinato in una unione più impegnativa. Esso non è membro dell’Eurozona. Non partecipa al trattato di Schengen e mantiene il pieno controllo sulle sue frontiere. É stato accettato da tutti che il Regno Unito non parteciperebbe a futuri programmi di unificazione. Questa “vittoria” di Cameron è priva di significato pratico. Egli potrebbe anche aver chiesto che l’Inghilterra mantenga il diritto di parlare inglese. Potrebbe averlo ottenuto e non avrebbe significato niente.

Cameron voleva riportare al Parlamento inglese la sovranità di mettere il veto su future leggi che sono decise dall’UE. Sostiene di aver realizzato i suoi obbiettivi: il Parlamento inglese avrà il diritto di veto per questa legislazione se su essa può trovare una maggioranza del 55 per cento tra i Parlamenti europei. Uno sguardo più attento a questa condizione rivela che Cameron non ha riportato la sovranità popolare a Westminster.

La legislazione dell’UE è decisa dal Consiglio utilizzando un sistema di votazione a maggioranza qualificata. Se il Governo del Regno Unito si colloca con la maggioranza, anche il Parlamento inglese lo farà. Se il Governo del Regno Unito è in una posizione minoritaria nel Consiglio e quindi deve accettare la legislazione decisa dalla regola di maggioranza, adesso esso ha la possibilità di consentire al Parlamento britannico di opporsi a questa legislazione. Ma questo può essere fatto solo trovando una maggioranza del 55 per cento dei Parlamenti nazionali. É difficile capire come l’Inghilterra sarà capace in questo modo di revocare con successo la legislazione dell’UE, se essa non è stata capace di bloccare quella legislazione nel Consiglio, in prima istanza. Di nuovo, Cameron non ha ottenuto niente di sostanziale.

Cameron voleva la sicurezza che i contribuenti inglesi non sarebbero stati costretti a contribuire a future operazioni di salvataggio finanziario nell’Eurozona. Lo ha ottenuto. Ma anche in questo caso il Regno Unito aveva già acquisito questo diritto. L’Inghilterra non era obbligata a partecipare a nessun programma di assistenza finanziaria nell’Eurozona.

Infine, Cameron voleva che l’UE diventasse più competitiva, riducendo la quantità dei regolamenti. Chi potrebbe essere contrario a questo? Tutti i Governi al mondo, di questi tempi, promettono di ridurre i regolamenti. Ma inesorabilmente i regolamenti crescono dappertutto, perché la gente vuole più regole. Vuole cibi sani, giocattoli sicuri per i propri figli, medicine senza effetti collaterali tossici, e così via. L’accordo raggiunto da Cameron non fermerà questa dinamica.

Riassumendo: l’accordo raggiunto da Cameron con l’UE è un esercizio del “mantenere le apparenze”, come nella famosa serie di commedie inglesi, dove Hyacinth Bucket, che insiste perché il suo nome venga pronunciato “Bouquet”, finge in continuazione di non esser lei. Sarebbe sbagliato per Cameron fingere di aver riformato la UE, dato che non l’ha fatto. Piuttosto dovrebbe seguire una strategia nella quale egli metta in rilievo che essere membro dell’UE, per come lo è oggi, sarà un bene per l’Inghilterra.

 

 

 

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