Blog di Krugman

L’attitudine ad essere eletti (6 febbraio 2016)

 

Feb 6 1:58 pm

Electability

If you are still on the fence in the Democratic primary, or still persuadable, you should know that Vox interviewed a number of political scientists about the electability of Bernie Sanders, and got responses ranging from warnings about a steep uphill climb to predictions of a McGovern-Nixon style blowout defeat. And all of them dismiss current polls as meaningless.

You are, of course, free to disagree. But you need to carefully explain why you disagree — what evidence do you have suggesting that these scholars’ conclusions, which are based on history and data, not just gut feelings, are wrong?

And there are two really unacceptable answers that I’m sure will pop up again and again in comments. One is to dismiss all such analyses as the product of corruption — they’re all bought and paid for by Wall Street, or looking for a job in a Clinton administration. No, they aren’t. The other is to say that you’re willing to take the chance, because Clinton would be just as bad as a Republican. That’s what Naderites said about Al Gore; how’d that work out?

I have some views of my own, of course, but I’m not a political scientist, man — I just read political scientists and take their work very seriously. What I do bring to this kind of discussion, I hope, is an awareness of two kinds of sin that can corrupt political discussion.

The obvious sin involves actually selling one’s views. And that does happen, of course.

But what happens even more, in my experience, is an intellectual sin whose effects can be just as bad: self-indulgence. By this I mean believing things, and advocating for policies, because you like the story rather than because you have any good evidence that it’s true. I’ve spent a lot of time over the years going after this sort of thing on the right, where things like the claim that Barney Frank somehow caused the financial crisis so often prevail in the teeth of overwhelming evidence. But it can happen on the left, too — which is why, for example, I’m still very cautious about claims that inequality is bad for growth.

On electability, by all means consider the evidence and reach your own conclusions. But do consider the evidence — don’t decide what you want to believe and then make up justifications. The stakes are too high for that, and history will not forgive you.

 

L’attitudine ad essere eletti

Se siete ancora incerti sulle primarie democratiche, o siete ancora convincibili, dovreste sapere che Vox ha intervistato un certo numero di politologi a proposito della attitudine ad essere eletto di Bernie Sanders, ed ha avuto risposte che vanno dagli ammonimenti su una ripida difficoltosa strada in salita, alle previsioni di una sconfitta con ampio margine, del genere di quella tra McGovern e Nixon.

Naturalmente, siete liberi di non essere d’accordo. Ma avete bisogno di spiegare con scrupolo perché non siete d’accordo – quali prove potete suggerire che queste conclusioni di studiosi, che sono basate sulla storia e sui dati, non solo su sensazioni istintive, siano sbagliate?

E ci sono due risposte davvero inaccettabili che sono sicuro salteranno fuori i continuazione nei commenti. Una è rigettare quelle analisi come frutto della corruzione – sono tutti comprati e pagati da Wall Street, o in cerca di un posto di lavoro nella Amministrazione della Clinton. E non è così. L’altra è dire che volete cogliere l’occasione, perché la Clinton sarebbe proprio un male, come un repubblicano. Che è quello che i sostenitori di Ralph Nader [1] dicevano di Al Gore; come andò a finire?

Naturalmente ho alcune mie opinioni, ma io non sono una scienziato della politica, signori miei – sono solo uno che legge gli scienziati della politica e prende sul serio i loro lavori. Quello che io porto in questa discussione, lo spero, è la consapevolezza di due tipi di peccato che possono guastare il dibattito politico.

Il peccato più ovvio, per la verità, riguarda il modo in cui si cerca di far accettare le proprie opinioni. Ed è una cosa che accade, naturalmente.

Ma quello che accade anche più frequentemente, nella mia esperienza, è un peccato intellettuale i cui effetti possono soltanto essere negativi: l’autoindulgenza. Con questo io intendo il credere in qualcosa, e sostenere alcune politiche, perché è un racconto che ci piace e non perché si abbia alcuna prova della sua verità. Nel corso degli anni ho speso molto tempo ad attaccare una cosa di questa genere a destra, dove cose come la pretesa che Barney Frank [2] in qualche modo avesse provocato la crisi finanziaria prevalgono tanto frequentemente, alla faccia di prove schiaccianti. Ma questo può accadere anche a sinistra – che è la ragione, ad esempio, per la quale io sono ancora molto cauto sulle tesi per le quali l’ineguaglianza è negativa per la crescita.

Sulla attitudine ad essere eletti, in ogni modo, considerate i dati di fatto e arrivate ad una vostra conclusione. Ma considerate i dati di fatto – non decidete quello che volete credere per avanzare dopo le giustificazioni. Per una cosa del genere gli interessi in gioco sono troppo alti, e la storia non vi perdonerà.

 

[1] Uomo politico americano, scrittore e avvocato. Per cinque volte è stato candidato alla Presidenza, per se stesso, per il Partito Democratico e per il Partito Verde, un formazione ambientalista e di sinistra che si presentò alle elezioni presidenziali del 2000 con Nader e con la Vice Winona LaDuke, ottenendo il 2,7% dei voti popolari. Come è noto, nelle elezioni del 2000 Al Gore perse di misura la sfida con George W. Bush nei collegi elettorali, pur avendo ottenuto un numero di voti popolari superiore. Il modesto ma non indifferente risultato dei verdi evidentemente influì.

[2] Barney Frank è un uomo politico democratico, membro del Congresso. Nel passato è stato molto attivo, tra l’altro, sul tema del diritto delle persone ad avere un alloggio, e dunque del diritto ad avere prestiti per acquistarlo. La qualcosa lo fece diventare il bersaglio preferito delle fantasiose ricostruzioni repubblicane, che attribuirono a lui l’impegno a facilitare i mutui da parte delle agenzie finanziarie pubbliche, dunque, la bolla immobiliare e infine la crisi finanziaria globale. Frank è stato anche, con Dodd, l’artefice della riforma del sistema finanziario dopo la crisi stessa.

 

 

 

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