Feb 3 1:18 pm
A lot of the debate over the Sanders insurgency hinges on whether you see Obama-era reforms as trivial, utterly inadequate to the problems, or as a half loaf that’s a lot better than none. (It also hinges on whether you believe that a Sanders candidacy could mobilize vast untapped wells of progressive sentiment, or whether you believe that he would be hit with a smear campaign like nothing you’ve seen before — except for what has already happened to Hillary Clinton, and is baked into her polling. You can guess what I think.)
On healthcare, people like me and most of the health wonks I know believe that Obamacare represents a huge step forward, while the Sanders wing tends to dismiss it as nothing much. I’ve been making the case that Obama energy policy is going to have a much bigger impact on climate change than many people think. But what about financial reform?
Well, it partly depends on what you consider the problem. I’ve been on record since early days saying that too-big-to-fail is not the key issue, so that the fact that big banks remain big is, um, no big deal. The real question — or so I’d argue — is leverage within the financial sector, and in particular the kind of leverage with no safety net that characterizes shadow banking.
So Matt O’Brien weighs in with evidence that leverage has in fact declined substantially, and continued to decline even as the economy expanded — probably because of Dodd-Frank. This is certainly right; the same decline shows up in other measures, as in the chart above showing financial sector debt securities as a percentage of GDP.
Should we have had a stiffer financial reform? Definitely — required capital ratios should be a lot higher than they are. But Dodd-Frank’s rules — especially, I think, the prospect of being classed as a SIFI, a strategically important institution subject to tighter constraints, have had a real effect in reducing risk.
The reality of the Obama era, for progressives, is a series of half loaves. But after all the defeats over the previous 30 years, aren’t those achievements something to celebrate?
Mezza pagnotta, versione riforma del sistema finanziario
Molto del dibattito sulla ribellione di Sanders dipende dal fatto che si considerino le riforme dell’epoca di Obama come banali, completamente inadeguate ai problemi, oppure si consideri che mezza pagnotta è molto meglio di nessuna (dipende anche dal fatto che si creda che la candidatura di Sanders potrebbe mobilitare ampie inutilizzate sorgenti di sentimento progressista, oppure si creda che egli verrebbe colpito da una campagna diffamatoria come non se ne sono viste in precedenza – ad eccezione di quanto è già accaduto ad Hillary Clinton, ed è consolidato nei suoi sondaggi. Potete immaginare a cosa penso).
Sulla assistenza sanitaria, persone come me e come gran parte degli esperti sanitari che io conosco credono che la riforma di Obama rappresenti un grande passo in avanti, mentre l’ala di Sanders tende a liquidarla come niente di rilevante. Ho esposto l’argomento secondo il quale le politica energetica di Obama sia destinata ad avere un impatto sul cambiamento climatico molto superiore a quello che molti credono. Ma cosa dire della riforma del sistema finanziario?
Ebbene, in parte dipende da quello che si considera il problema. Ho affermato pubblicamente sin dai primi giorni che il tema del troppo-grande-per-fallire non è la questione fondamentale, cosicché il fatto che le grandi banche restino grandi, non è, direi, una grande faccenda. La vera domanda – così almeno io penso – è il rapporto di indebitamento del sistema finanziario, e in particolare quel genere di rapporto di indebitamento senza alcune rete di sicurezza che caratterizza il sistema bancario ombra.
In questo senso, Matt O’Brien interviene con la prova che il rapporto di indebitamento di fatto è sostanzialmente calato, ed ha continuato a calare anche quando l’economia si è espansa – probabilmente a causa della legge Dodd-Frank. Questo è certamente giusto; lo stesso calo è evidente in altre misurazioni, come nella tabella sopra che mostra i titoli sul debito del settore finanziario come percentuale del PIL.
Dovremmo aver avuto una riforma del sistema finanziario più rigida? Senza dubbio – le quote di capitale richieste dovrebbero essere un bel po’ più elevate di quello che sono. Ma le regole della Dodd-Frank – in particolare, penso, la prospettiva di essere classificati come ‘Istituto finanziario strategicamente importante’ (SIFI), soggetto a limitazioni più restrittive, ha avuto un effetto reale nella riduzione del rischio.
La realtà dell’epoca di Obama, dal punto di vista dei progressisti, è una serie di mezze pagnotte. Ma dopo tutte le sconfitte dei precedenti trent’anni, quelle realizzazioni non sono qualcosa da celebrare?
By mm
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