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Varietà di voodoo, di Paul Krugman (New York Times 19 febbraio 2016)

 

Varieties of Voodoo

Paul KrugmanFEB. 19, 2016

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America’s two big political parties are very different from each other, and one difference involves the willingness to indulge economic fantasies.

Republicans routinely engage in deep voodoo, making outlandish claims about the positive effects of tax cuts for the rich. Democrats tend to be cautious and careful about promising too much, as illustrated most recently by the way Obamacare, which conservatives insisted would be a budget-buster, actually ended up being significantly cheaper than projected.

But is all that about to change?

On Wednesday four former Democratic chairmen and chairwomen of the president’s Council of Economic Advisers — three who served under Barack Obama, one who served under Bill Clinton — released a stinging open letter to Bernie Sanders and Gerald Friedman, a University of Massachusetts professor who has been a major source of the Sanders campaign’s numbers. The economists called out the campaign for citing “extreme claims” by Mr. Friedman that “exceed even the most grandiose predictions by Republicans” and could “undermine the credibility of the progressive economic agenda.”

That’s harsh. But it’s harsh for a reason.

The claims the economists are talking about come from Mr. Friedman’s analysis of the Sanders economic program. The good news is that this isn’t the campaign’s official assessment; the bad news is that the Friedman analysis has been highly praised by campaign officials.

And the analysis is really something. The Republican candidates have been widely and rightly mocked for their escalating claims that they can achieve incredible economic growth, starting with Jeb Bush’s promise to double growth to 4 percent and heading up from there. But Mr. Friedman outdoes the G.O.P. by claiming that the Sanders plan would produce 5.3 percent growth a year over the next decade.

Even more telling, I’d argue, is Mr. Friedman’s jobs projection, which has the employed share of American adults soaring all the way back to what it was in 2000. That may sound possible — until you remember that by 2026 more than a quarter of U.S. adults over 20 will be 65 and older, compared with 17 percent in 2000.

Sorry, but there’s just no way to justify this stuff. For wonks like me, it is, frankly, horrifying.

Still, these are numbers on a program that Mr. Sanders, even if he made it to the White House, would have little chance of enacting. So do they matter?

Unfortunately, the answer is yes, for several reasons.

One is that, as the economists warn, fuzzy math from the left would make it impossible to effectively criticize conservative voodoo.

Beyond that, this controversy is an indication of a campaign, and perhaps a candidate, not ready for prime time. These claims for the Sanders program aren’t just implausible, they’re embarrassing to anyone remotely familiar with economic history (which says that raising long-run growth is very hard) and changing demography. They should have set alarm bells ringing, but obviously didn’t.

And there’s an even larger issue here: Good ideas don’t have to be sold with fairy dust.

Mr. Sanders is calling for a large expansion of the U.S. social safety net, which is something I would like to see, too. But the problem with such a move is that it would probably create many losers as well as winners — a substantial number of Americans, mainly in the upper middle class, who would end up paying more in additional taxes than they would gain in enhanced benefits.

By endorsing outlandish economic claims, the Sanders campaign is basically signaling that it doesn’t believe its program can be sold on the merits, that it has to invoke a growth miracle to minimize the downsides of its vision. It is, in effect, confirming its critics’ worst suspicions.

What happens now? In the past, the Sanders campaign has responded to critiques by impugning the motives of the critics. But the authors of the critical letter that came out on Wednesday aren’t just important economists, they’re important figures in the progressive movement.

For example, Alan Krueger is one of the founders of modern research on minimum wages, which shows that moderate increases in the minimum don’t cause major job loss. Christina Romer was a strong advocate for stimulus during her time in the White House, and a major figure in the pushback against austerity in the years that followed.

The point is that if you dismiss the likes of Mr. Krueger or Ms. Romer as Hillary shills or compromised members of the “establishment,” you’re excommunicating most of the policy experts who should be your allies.

So Mr. Sanders really needs to crack down on his campaign’s instinct to lash out. More than that, he needs to disassociate himself from voodoo of the left — not just because of the political risks, but because getting real is or ought to be a core progressive value.

 

Varietà di voodoo, di Paul Krugman

New York Times 19 febbraio 2016

I due grandi partiti politici americani sono molto diversi l’uno dall’altro, e una differenza riguarda la disponibilità a indulgere a fantasie economiche.

I repubblicani si dedicano abitualmente al profondo voodoo [1], avanzando argomenti stravaganti sugli effetti positivi degli sgravi fiscali sui ricchi. I democratici tendono ad essere cauti e scrupolosi nel promettere troppo, come di recente è stato dimostrato dal modo in cui la riforma sanitaria di Obama, che i conservatori insistevano avrebbe demolito il bilancio, in effetti ha finito con l’essere significativamente più economica del previsto.

Ma tutto questo sta per cambiare?

Mercoledì quattro ex presidenti e presidentesse del Consiglio dei Consulenti Economici della Casa Bianca – tre dei quali operarono sotto Barack Obama, uno sotto Clinton – hanno pubblicato una pungente lettera aperta a Bernie Sanders e Gerald Friedman, un docente dell’Università del Massachusetts che è stato una fonte importante dei dati utilizzati nella campagna elettorale di Sanders. Gli economisti hanno strigliato la conduzione della campagna elettorale, per i suoi riferimenti alle “esagerate pretese” da parte del signor Friedman, che “superano persino le più grandiose previsioni dei repubblicani” e potrebbero “minare la credibilità del programma economico progressista”.

Sono parole brusche, ma lo sono per un motivo.

Gli argomenti dei quali gli economisti stanno parlando vengono da una analisi di Friedman del programma economico di Sanders. La buona notizia è che essa non costituisce una dichiarazione ufficiale della campagna elettorale; la cattiva notizia è che l’analisi di Friedman è stata fortemente elogiata nella campagna elettorale ufficiale.

E l’analisi è davvero rilevante. I candidati repubblicani sono stati ampiamente e meritatamente presi in giro per il loro crescendo di pretese secondo le quali potrebbero ottenere una incredibile crescita economica, a partire dalla promessa di Jeb Bush di raddoppiare la crescita sino al 4 per cento e da lì salire ulteriormente. Ma il signor Friedman surclassa il Partito Repubblicano, sostenendo che il programma di Sanders produrrebbe una crescita del 5,3 per cento all’anno nel prossimo decennio.

Persino più indicativa, direi, è la previsione di posti di lavoro di Friedman, che vede la quota di americani adulti occupati tornare a schizzare verso l’alto, sino al livello in cui era nel 2000. Il che può sembrare possibile – sinché non rammentate che nel 2026 più di un quarto degli americani sopra i 20 anni avrà 65 anni ed oltre, a confronto con il 17 per cento nel 2000.

Spiacente, ma non c’è alcun modo di giustificare roba del genere. Per studiosi come me, francamente è orripilante.

Tuttavia, si tratta di numeri su un programma che Sanders, persino se ce la facesse a portarlo sino alla Casa Bianca, avrebbe poca possibilità di deliberare. Dunque, sono cose importanti?

Sfortunatamente, la risposta è affermativa, per varie ragioni.

Una ragione, come gli economisti mettono in guardia, è che dei conti sconclusionati da parte della sinistra le renderebbero impossibile criticare efficacemente l’economia voodoo dei conservatori.

Oltre a ciò, questa controversia indica una impostazione elettorale, e forse un candidato, inadeguati alla partita. Queste pretese da parte del programma di Sanders non solo non sono plausibili, sono imbarazzanti per chiunque abbia una remota familiarità con la storia economica (che dice che elevare la crescita nel lungo periodo è molto difficile), e modificano la demografia. Dovrebbero aver fatto risuonare un campanello d’allarme, ma evidentemente non è successo.

E in questo caso c’è un tema persino più ampio: le buone idee non si rivendono con la polvere magica.

Sanders si pronuncia per un ampia espansione della rete americana della sicurezza sociale, che è qualcosa che anche a me piacerebbe vedere. Ma il problema con una scelta del genere è che essa probabilmente creerebbe altrettanti perdenti che vincitori – un sostanziale numero di americani, principalmente delle classi medio alte, che finirebbero col pagare con tasse aggiuntive quello che guadagnerebbero in incrementi dei sussidi.

Appoggiando pretese economiche stravaganti, la campagna di Sanders sta fondamentalmente segnalando che non si crede che il suo programma possa essere convincente nel merito, che deve invocare una crescita miracolosa per minimizzare gli aspetti negativi della sua visione. Essa, in sostanza, sta confermando i peggiori sospetti dei suoi critici.

Cosa accadrà, adesso? Nel passato, Sanders ha risposto alle critiche attaccando personalmente i motivi di chi le formulava. Ma gli autori delle critiche della lettera che è stata resa pubblica mercoledì non soltanto sono importanti economisti, essi sono figure di rilievo nel movimento progressista.

Ad esempio, Alan Krueger è uno dei fondatori della ricerca sui minimi salariali, che dimostra che incrementi moderati nei minimi non provocano rilevanti perdite di posti di lavoro. Christina Romer è stata una forte sostenitrice delle misure di sostegno all’economia durante il suo incarico alla Casa Bianca, ed una importante figura nel respingere l’austerità negli anni che seguirono.

Il punto è che se si liquidano soggetti come il signor Krueger e la signora Romer alle stregua galoppini di Hillary, o di compromessi componenti dell’establishment, è come se si stesse scomunicando gli esperti di politica che dovrebbero essere i vostri alleati.

Dunque, Sanders ha bisogno di dare un giro di vite alla tendenza istintiva della sua campagna elettorale verso gli attacchi personali . Oltre a ciò, egli ha bisogno di dissociarsi da quella forma di voodoo della sinistra – non solo per i rischi politici, ma perché essere realistici è o dovrebbe essere una cruciale virtù progressista.

 

[1] “Voodoo economics” è il termine con il quale Krugman definisce spesso le proposte economiche repubblicane, in particolare l’idea che gli sgravi fiscali sui ricchi producano una crescita generale, per effetto della diffusione col tempo dei benefici alle classi medio basse. Economia magica. “Deep voodoo” vuol dire particolarmente magica.

 

 

 

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