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Cosa è successo alla Grande Divergenza (dal blog di Krugman, 28 febbraio 2016)

 

Feb 28 10:33 am

What Happened to the Great Divergence?

That’s the title of a very interesting speech by Lael Brainard of the Fed, who has been warning for a while that international finance — in particular, the importation of overseas weakness via the strong dollar — made the case for rate hikes very dubious. Now she expands on that theme:

Beginning in 2014, we saw confident predictions of a coming strong divergence in monetary policy among the major economies. To date, there has been less policy divergence in reality than had been predicted. This observation raises the question of whether there may be limits on policy divergence in current circumstances. Such limits might reflect common forces buffeting economies around the world or the powerful transmission of shocks across borders through exchange rate and other financial channels that may have the effect of front-running monetary policy adjustments in the vicinity of the zero lower bound. Put differently, predictions that U.S. monetary policy would chart a notably divergent path have been tempered by powerful crosscurrents from abroad.

As I understand Lael’s argument, it’s fairly close to what I was saying a year ago:

Not to keep you in suspense, here’s the punchline: the US economy reaps the bulk of the gains from rising demand relative to other countries if and only if that relative rise is perceived by markets as temporary. If it’s seen as permanent – if, say, investors see strong US demand but Europe stuck in secular stagnation – we should expect a strong dollar to undo a lot of the gains.

In a world still awash in desired savings with no place to go, it’s really, really hard for any one economy to boom while the rest remain in stagnation.

 

Cosa è successo alla Grande Divergenza

É questo il titolo di un interessante discorso di Lael Brainard della Fed, che per un certo periodo aveva messo in guardia che la finanza internazionale – in particolare l’importazione della debolezza estera per il tramite del dollaro forte – rendeva molto dubbio l’argomento del rialzo del tassi. Ora ella va oltre su quel tema:

“A cominciare dal 2014, osservammo previsioni convinte di una forte divergenza nella politica monetaria tra le economie principali. Ad oggi, c’è stata in realtà meno divergenza nella politica di quello che era stato previsto. Questa osservazione solleva la domanda se nelle attuali circostanze ci possano essere limiti nella divergenza delle politiche. Tali limiti potrebbero riflettere forze ordinarie che colpiscono le economie in tutto il mondo oppure la trasmissione potente di traumi che transitano i confini attraverso il tasso di cambio ed altri canali finanziari che possono avere l’effetto di correzioni sulla politica monetaria prevalente, in prossimità del limite inferiore dello zero (nei tassi di interesse). Per dirla diversamente, le previsioni secondo le quali la politica monetaria degli Stati Uniti avrebbe registrato un percorso notevolmente diverso, sono state mitigate da potenti controtendenze dall’estero.

Per come capisco, l’argomento della Lael è abbastanza vicino a quello che dissi un anno fa:

“Per non tenervi in suspense, ecco la battuta finale: l’economia statunitense raccoglie il grosso dei vantaggi dalla crescita della domanda in relazione ad altri paesi se e soltanto se quella crescita relativa è percepita dai mercati come temporanea. Se essa è vista come permanente – se, ad esempio, gli investitori percepiscono la forte domanda statunitense ma l’Europa sembra loro bloccata nella stagnazione secolare – ci dovremmo aspettare che un dollaro forte disfaccia molti di quei vantaggi.”

In un mondo ancora inondato di risparmi attesi che non hanno un posto dove andare, è davvero molto difficile per ciascuna economia espandersi, mentre il resto del mondo resta nella stagnazione.

 

 

 

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