Blog di Krugman » Selezione del Mese

I repubblicani e le guerre commerciali (dal blog di Krugman, 6 marzo 2016)

 

Mar 6 1:31 pm

Republicans and Trade Wars

I’m not sure whether anyone but me cares about the Romney-Trump spat over trade policy; it’s much more interesting, for normal human beings anyway, to talk about the size of Trump’s, er, hands. For that matter, even Romney’s past relationship with Trump is notable mainly because racism and birtherism didn’t bother him back in the good old days. Still, the trade dispute is a revealing fight, on both sides.

Actually, a bit of background: establishment Republicans may talk free trade, but they are if anything more protectionist than Democrats in practice (although neither party is seriously protectionist these days.) Remember, it was Bush, not a Democrat, who imposed a WTO-illegal steel tariff, then had to back down in the face of European pressure. And going back, remember that Reagan, not Carter, imposed import quotas on Japanese cars.

The reason for this difference, I think, is twofold. First, Republicans are much less respectful of international obligations; it took a while for the Bushies to realize that trade rules apply to us, too, and that the EU is as big a trade superpower as we are. Second, there’s a level of cynicism, of willingness to play politics with foreign affairs, on one side that isn’t matched on the other.

Which brings me to the latest fight. Romney declares with horror that Trump would start a trade war. His economics is all wrong, which is the main thing; but it’s also worth noting that thee and a half years ago Romney himself argued for exactly the same policies Trump advocates now, blithely dismissing the dangers:

“I’ve watched year in and year out as companies have shut down and people have lost their jobs because China has not played by the same rules, in part by holding down artificially the value of their currency,” Mr. Romney said.

Asked about the possibility of a trade war at his debate with President Obama, Mr. Romney said one was already under way. “It’s a silent one, and they’re winning,” he said. “We can’t just surrender and lose jobs.”

Now, Romney could argue that the situation has changed — as it has since 2010, when I was arguing for the threat of countervailing duties. Back then China was in fact engaged in harmful currency manipulation; these days it’s bleeding reserves in the face of YUGE capital outflows (a trillion dollars last year!) that is, it’s intervening to prop the yuan up, not hold it down. But that’s not the case Romney is making.

So how do we score this debate? Four Pinnochios on each side. Romney talks nonsense economics, and condemns as terrible the very policies he himself called for not long ago. But Trump is stuck in a time warp, making arguments that had some force when China was booming but none in the current situation.

Sorry, but no winners here, just big losers. Sad.

 

I repubblicani e le guerre commerciali

Non sono sicuro se qualcuno, eccetto me, si occupi del battibecco tra Romney e Trump sulla politica del commercio; è molto più interessante, almeno per normali esseri umani, discutere, suppongo, delle dimensioni delle mani di Trump [1]. Se è per questo, persino la passata relazione di Romney con Trump è rilevante perché il razzismo ed il “nativismo” [2] non lo preoccupano di ritornare ai bei tempi andati. Eppure, la disputa sul commercio è uno scontro rivelatore, da entrambe le parti.

É utile un po’ di contesto: il gruppo dirigente repubblicano può parlare di libero commercio, ma se possibile, in pratica, essi sono più protezionisti dei democratici (sebbene nessun Partito sia seriamente protezionista, di questi tempi). Si ricordi, fu Bush, non un democratico, che impose una tariffa sull’acciaio illegale per il WTO, per poi tornare indietro dinanzi alla pressione europea. E andando ancora più indietro, si ricordi che fu Reagan, non Carter, che impose una quota sulle importazioni di macchine giapponesi.

La ragione di questa differenza, io penso sia duplice. In primo luogo, i repubblicani sono molto meno rispettosi degli obblighi internazionali; ci volle un po’ perché i Bush si rendessero conto che le regole commerciali si applicano anche a noi, e che l’Unione Europea è una superpotenza commerciale al pari nostro. In secondo luogo, c’è da una parte dello schieramento politico un livello di cinismo, di disponibilità a confondere gli interessi personali con la politica estera, che non eguaglia quello dell’altra parte.

La qualcosa mi porta all’ultimo scontro. Romney dichiara con ripugnanza che Trump darebbe il via ad una guerra commerciale. Il suo ragionamento economico è completamente sbagliato, e questa è la cosa principale; ma è anche degno di nota che tre [3] anni e mezzo fa Romney stesso si pronunciava per le stesse politiche che Trump sostiene oggi, spensieratamente non considerando i pericoli:

“Ho fatto attenzione a come, di anno in anno, società hanno chiuso i battenti e la gente ha perso il lavoro perché la Cina non è stata alle regole, in parte mantenendo artificialmente basso il valore della propria valuta”, ha detto il signor Romney.

…..

Alla domanda sulla possibilità di una guerra commerciale, nel suo dibattito con il Presidente Obama, il signor Romney ha detto che essa era già in corso. “E’ una guerra silenziosa, e la stanno vincendo loro”, ha detto. “Noi possiamo soltanto soccombere e perdere posti di lavoro”.

Ora, Romney potrebbe sostenere che la situazione è cambiata – come lo è a partire dal 2011, quando mi esprimevo a favore della minaccia di tasse di compensazione. A quei tempi la Cina era effettivamente impegnata in una dannosa manipolazione valutaria; di questi tempi essa sta subendo un salasso di riserve di fronte a enormi fuoriuscite di capitali (mille miliardi di dollari l’anno passato!); ovvero, sta intervenendo per elevare il valore dello Yuan, non per tenerlo basso. Ma non è questo l’argomento che Romney sta avanzando.

Dunque, quale punteggio dare a questo dibattito? Quattro Pinocchi per ciascuna parte. Romney dice economicamente cose senza senso, e condanna le stesse politiche che sosteneva sino a non molto tempo fa. Ma Trump è bloccato in una curvatura spazio-temporale, e avanza argomenti che avevano qualche ragione quando la Cina era in forte espansione, ma non nella situazione attuale.

Spiacente, ma qua non ci sono vincitori, solo chiari perdenti. Spiacevole.

 

[1] Nella polemica delle primarie repubblicane, pare che Rubio abbia anche fatto cenno al fatto che Trump ha le mani piccoline.

[2] Ovvero la polemica della destra contro Obama di qualche anno fa, secondo la quale non aveva diritto alla Presidenza perché non era nato negli USA ma in Kenya. Anche se i documenti mostravano che era nato alle Hawaii.

[3] Nel testo inglese del blog c’è un errore.

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"