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L’Europa ristagna (dal blog di Krugman, 1 marzo 2016)

 

Mar 1 8:16 am

Europe Stalls

I’ve been saying for a while that Europe and the US are locked in an intense competition, to see which of these huge, powerful, rich, sophisticated societies could screw up most. For a long time Europe seemed to be winning that competition, but recently the “deep bench” GOP has given America a big boost.

Still, Europe is by no means out of the running. It has been hard even for rootless cosmopolitans like me to focus on their woes while we have our local freak show, but things are going amazingly wrong over there. The refugee crisis tops the list, probably followed by the risk of Brexit. But the good old economic woes of the eurozone are still there.

There was a bit of a false dawn there, as overall growth finally returned in 2014-2015, and the risk of deflation seemed to recede. But in my inbox this morning, Eurointelligence points out that core inflation seems firmly stuck below one percent, and Gavyn Davies reports that “nowcasting” shows a sharp slowdown.

What’s going on? Basically, “morning in euroland” — such as it was — reflected one-time developments that are now in the rear-view mirror.

First, there was the stabilization of financial markets after Draghi’s “whatever it takes”.

Then there was the end of ever-intensifying austerity, removing a big drag on growth:

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Finally, there was a boost from the weakening of the euro (which I would attribute to market perception that Europe will stay weak indefinitely):

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All that is now past, so Europe can return to its normal state, which sure looks like secular stagnation.

 

L’Europa ristagna

É un po’ che sto dicendo che l’Europa e gli Stati Uniti sono bloccati in una vivace competizione, per stabilire quale di queste due potenti, ricche e sofisticate società potrà mandare maggiormente tutto a rotoli. Per lungo tempo è sembrato che l’Europa stesse vincendo quella competizione, ma di recente “l’ampia panchina” [1] del Partito Repubblicano ha dato all’America una bella spinta.

Eppure, l’Europa non è affatto fuori dalla competizione. É stato duro persino per cosmopoliti senza radici come me mettere a fuoco i loro guai nel mentre noi abbiamo in corso la nostra singolare competizione locale, ma le cose stanno andando a casa loro in modo sorprendentemente negativo. La crisi dei rifugiati è in cima alla lista, probabilmente seguita dal rischio della Brexit. Ma i tradizionali guai economici dell’eurozona sono ancora lì.

C’è stato un cenno di falsa aurora, con il ritorno di una crescita complessiva che alla fine è apparso nel 2014-2015, e con il rischio di deflazione che è parso allontanarsi. Ma nella mia corrispondenza elettronica di stamane, Eurointelligence mette in evidenza che l’inflazione sostanziale [2] sembra stabilmente bloccata al di sotto dell’1 per cento, e Gavyn Davies segnala che le “previsioni a breve scadenza” mostrano un brusco rallentamento.

Cosa sta accadendo? Fondamentalmente, il “buongiorno in Eurolandia” [3] – per quello che era – rifletteva sviluppi irripetibili che oggi sono rimasti nello specchietto retrovisore.

Prima di tutto, ci fu la stabilizzazione dei mercati finanziari dopo il “tutto quello che serve” di Draghi.

Poi c’è stata la fine di una austerità in continua crescita, che ha rimosso un grande prelievo sulla crescita:

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[4]

Infine, c’è stato un incoraggiamento che è derivato dall’indebolimento dell’euro (che io attribuirei alla percezione del mercato di una permanente debolezza dell’Europa):

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[5]

Tutto questo è alle spalle, dunque l’Europa può tornare alla sia condizione normale, che sembra proprio quella della stagnazione secolare.

 

 

[1] É un termine che di recente è stato usato per indicare il fatto che tra i repubblicani ci siano molti candidati in competizione (probabilmente per sottolineare il contrasto con la ‘partita a due’ dei democratici).

[2] Ovvero, al netto dei prezzi più volatili, compreso quello dell’energia.

[3] Ovvero, il periodo di ottimismo. L’espressione deriva dall’analogo “morning in America” che, ai tempi di Reagan, fu il titolo di una sua presenza radiofonica quotidiana, che ebbe molta fortuna.

[4] La tabella mostra nell’area euro dell’equilibrio strutturale del bilancio. La sua crescita indica il rafforzamento delle politiche dell’austerità che, come si nota, è stato brusco dal 2010 al 2013, e almeno non è ulteriormente cresciuto successivamente.

[5] La tabella indica l’andamento effettivo generale del tasso di cambio per l’eurozona.

 

 

 

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