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Città per tutti, di Paul Krugman (New York Times 4 aprile 2016)

 

Cities for Everyone

Paul Krugman APRIL 4, 2016

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Remember when Ted Cruz tried to take Donald Trump down by accusing him of having “New York values”? It didn’t work, of course, mainly because it addressed the wrong form of hatred. Mr. Cruz was trying to associate his rival with social liberalism — but among Republican voters distaste for, say, gay marriage runs a distant second to racial enmity, which the Trump campaign is catering to quite nicely, thank you.

But there was another reason associating Mr. Trump with New York was ineffective: Old-fashioned anti-urban rants don’t fit with the realities of modern American urbanism. Time was when big cities could be portrayed as arenas of dystopian social collapse, of rampant crime and drug addiction. These days, however, we’re experiencing an urban renaissance. New York, in particular, has arguably never been a more desirable place to live – if you can afford it.

Unfortunately, ever fewer people can. That’s the bad news. The good news is that New York’s government is trying to do something about it.

So, about affordability: In the first quarter of this year, the average apartment sold in Manhattan cost more than $2 million. That number will come down a bit. In fact, the buying frenzy has already cooled off. Still, such numbers are an indicator of a housing market that has moved out of the reach of ordinary working families. True, prices slumped during the national housing bust of 2006-2009, but then they began rising again, far outpacing gains in family income. And similar stories have been unfolding in many of our major cities.

The result, predictably, is that the urban renaissance is very much a class-based story. Upper-income Americans are moving into high-density areas, where they can benefit from city amenities; lower-income families are moving out of such areas, presumably because they can’t afford the real estate.

You may be tempted to say, so what else is new? Urban life has become desirable again, urban dwellings are in limited supply, so wouldn’t you expect the affluent to outbid the rest and move in? Why aren’t urban apartments like beachfront lots, which also tend to be occupied by the rich?

But living in the city isn’t like living on the beach, because the shortage of urban dwellings is mainly artificial. Our big cities, even New York, could comfortably hold quite a few more families than they do. The reason they don’t is that rules and regulations block construction. Limits on building height, in particular, prevent us from making more use of the most efficient public transit system yet invented – the elevator.

Now, I’m not calling for an end to urban zoning. Cities are rife with spillovers, positive and negative. My tall building may cut off your sunlight; on the other hand, it may help sustain the density needed to support local stores, or for that matter a whole city’s economic base. There’s no reason to believe that completely unregulated building would get the balance right.

But building policies in our major cities, especially on the coasts, are almost surely too restrictive. And that restrictiveness brings major economic costs. At a national level, workers are on average moving, not to regions that offer higher wages, but to low-wage areas that also have cheap housing. That makes America as a whole poorer than it would be if workers moved freely to their most productive locations, with some estimates of the lost income running as high as 10 percent.

Furthermore, within metropolitan areas, restrictions on new housing push workers away from the center, forcing them to engage in longer commutes and creating more traffic congestion.

So there’s a very strong case for allowing more building in our big cities. The question is, how can higher density be sold politically? The answer, surely, is to package a loosening of building restrictions with other measures. Which is why what’s happening in New York is so interesting.

In brief, Mayor Bill de Blasio has pushed through a program that would selectively loosen rules on density, height, and parking as long as developers include affordable and senior housing. The idea is, in effect, to accommodate the rising demand of affluent families for an urban lifestyle, but to harness that demand on behalf of making the city affordable for lower-income families too.

Not everyone likes this plan. Sure enough, there were noisy protests at the City Council meeting that approved the measure. And it will be years before we know how well it has worked. But it’s a smart attempt to address the issue, in a way that could, among other things, at least slightly mitigate inequality.

And may I say how refreshing it is, in this ghastly year, to see a politician trying to offer real solutions to real problems? If this is an example of New York values in action, we need more of them.

 

 

Città per tutti, di Paul Krugman

New York Times 4 aprile 2016

Vi ricordate quando Ted Cruz provò ad abbassare la cresta a Donald Trump accusandolo di avere i “valori di New York”? Ovviamente non funzionò, principalmente perché indirizzava l’odio nella forma sbagliata. Cruz stava cercando di associare il suo rivale con il liberalismo sociale – sennonché tra gli elettori repubblicani il disprezzo, ad esempio, per i matrimoni gay viene di gran lunga dopo l’ostilità razzista, che la campagna elettorale di Trump sta soddisfacendo in modi davvero garbati, grazie molte.

Ma c’era un’altra ragione per la quale associare il signor Trump con New York era inefficace: le invettive anti-urbane di vecchia maniera non sono adatte alle realtà del moderno urbanesimo americano. Quello era il tempo in cui le grandi città venivano ritratte come arene di un collasso sociale distopico, del crimine dilagante e della dipendenza da droghe. Di questi tempi, tuttavia, stiamo sperimentando una rinascita urbana. In particolare New York, probabilmente, non è mai stata un luogo altrettanto desiderabile dove vivere – se ve lo potete permettere.

Sfortunatamente, è possibile per un numero sempre minore di persone.  La buona notizia è che la amministrazione di New York sta facendo qualcosa al riguardo.

Dunque, per quanto riguarda il poterselo permettere: nel primo trimestre di quest’anno, il costo medio di un appartamento venduto a Manhattan ha superato i due milioni di dollari. Quel dato si ridurrà un po’. Di fatto, la frenesia del comprare si è già raffreddata. Inoltre, tali dati sono un indicatore di un mercato immobiliare che si è spostato dalla portata delle normali famiglie di lavoratori. É vero che i prezzi precipitarono durante la bolla immobiliare nazionale degli anni 2006-2009, ma poi ricominciarono a salire, superando di gran lunga le disponibilità di un reddito familiare. E storie simili si sono venute realizzando in molte delle nostre maggiori città.

Il risultato, come era prevedibile, è che la rinascita urbana è in gran parte una storia basata sulle classi. Gli americani a reddito più alto si stanno spostando nelle aree ad alta densità, dove possono avere il beneficio dei comfort delle città; le famiglie a più basso reddito si stanno spostando da tali aree, presumibilmente perché non possono permettersi i beni immobili.

Potreste essere tentati di dire, che c’è di nuovo? La vita urbana è tornata ad essere desiderabile, le abitazioni urbane sono in offerta limitata, non ci si deve dunque aspettare che i benestanti offrano più degli altri e si trasferiscano? Gli appartamenti urbani non sono del tutto simili a quelli di fronte alle spiagge, che anch’essi tendono ad essere occupati dai ricchi?

Ma vivere in città non è come vivere su una spiaggia, perché la scarsità delle abitazioni urbane è principalmente artificiale. Le nostre grandi città, persino New York, potrebbero agevolmente contenere un numero maggiore di famiglie di quante ne ospitano. La ragione per la quale non lo fanno è che le norme ed i regolamenti bloccano le costruzioni. Le limitazioni sulle altezze degli edifici ci impediscono la fare un uso maggiore del più efficiente sistema di trasporto pubblico sinora inventato – l’ascensore.

Ora, non sto sostenendo di metter fine alla pianificazione urbanistica. Il mio alto edificio può eliminare la vostra esposizione al sole; d’altra parte, può contribuire a sostenere la densità necessaria per sostenere i negozi locali, ovvero, nello stesso senso, l’intero fondamento economico della città. Non c’è ragione di credere che il costruire completamente senza regole provocherebbe il giusto equilibrio.

Ma le politiche restrittive nelle nostre principali città, in particolare sulle coste, sono quasi certamente troppo restrittive. E tale restrittività comporta importanti costi economici. Al livello nazionale, in media i lavoratori si stanno spostando non verso regioni che offrono salari più alti, ma verso aree a bassi salari che hanno anche alloggi a basso costo. Ciò rende l’America nel suo complesso più povera di quanto sarebbe se i lavoratori si spostassero liberamente verso le loro collocazioni maggiormente produttive, con alcune stime del reddito perduto che si collocano attorno al 10 per cento.

Inoltre, all’interno delle aree metropolitane, le restrizioni sui nuovi alloggi spingono i lavoratori fuori dai centri, costringendoli ad un più lungo pendolarismo e congestionando maggiormente il traffico.

Ci sono dunque argomenti molto forti per consentire maggiore edificazione nelle nostre grandi città. La domanda è: in termini politici, come può essere presentata l’idea di una maggiore densità? La risposta certamente consiste nell’accompagnare un allentamento delle restrizioni edilizie con altre misure. Che è la ragione per la quale quello che sta accadendo a New York è così interessante.

In poche parole: il Sindaco Bill de Blasio ha fatto approvare un programma che consente selettivamente di allentare le regole sulla densità, la altezza ed i parcheggi, nella misura in cui gli imprenditori edili includono alloggi sostenibili e per anziani. In sostanza, l’idea è conciliare un domanda in crescita per uno stile di vita urbano da parte di famiglie benestanti, ma di sfruttare quella domanda anche allo scopo di rendere la città sostenibile per le famiglie a più basso reddito.

Questo piano non piace a tutti. Di certo, ci sono state rumorose proteste nella riunione del Consiglio cittadino che ha approvato la misura. E ci vorranno anni per sapere quanto essa ha funzionato. Ma è un tentativo intelligente di affrontare tale questione, in un modo che potrebbe, tra l’altro, almeno mitigare leggermente l’ineguaglianza.

E posso dire quant’è confortante, in quest’anno terrificante, vedere un uomo politico che cerca di offrire reali soluzioni a problemi veri? Se è questo un esempio dei valori di New York in azione, ce ne vorrebbero di più.

 

 

 

 

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