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Imparare da Obama, di Paul Krugman (New York Times 1 aprile 2016)

 

Learning From Obama

Paul Krugman APRIL 1, 2016

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Like many political junkies, I’ve been spending far too much time looking at polls and trying to understand their implications. Can Donald Trump really win his party’s nomination? (Yes.) Can Bernie Sanders? (No.) But the primaries aren’t the only things being polled; we’re still getting updates on President Obama’s overall approval. And something striking has happened on that front.

At the end of 2015 Mr. Obama was still underwater, with significantly more Americans disapproving than approving. Since then, however, his approval has risen sharply while disapproval has plunged. He’s still only in modestly positive territory, but the net movement in polling averages has been about 11 percentage points, which is a lot.

What’s going on?

Well, one answer is that voters have lately been given a taste of what really bad leaders look like. But I’d like to think that the public is also starting to realize just how successful the Obama administration has been in addressing America’s problems. And there are lessons from that success for those willing to learn.

I know that it’s hard for many people on both sides to wrap their minds around the notion of Obama-as-success. On the left, those caught up in the enthusiasms of 2008 feel let down by the prosaic reality of governing in a deeply polarized political system. Meanwhile, conservative ideology predicts disaster from any attempt to tax the rich, help the less fortunate and rein in the excesses of the market; and what are you going to believe, the ideology or your own lying eyes?

But the successes are there for all to see.

Start with the economy. You might argue that presidents don’t have as much effect on economic performance as voters seem to imagine — especially presidents facing scorched-earth opposition from Congress for most of their time in office. But that misses the point: Republicans have spent the past seven years claiming incessantly that Mr. Obama’s policies are a “job killing” disaster, destroying business incentives, so it’s important news if the economy has performed well.

And it has: We’ve gained 10 million private-sector jobs since Mr. Obama took office, and unemployment is below 5 percent. True, there are still some areas of disappointment — low labor force participation, weak wage growth. But just imagine the boasting we’d be hearing if Mitt Romney occupied the White House.

Then there’s health reform, which has (don’t tell anyone) been meeting its goals.

Back in 2012, just after the Supreme Court made it possible for states to reject the Medicaid expansion, the Congressional Budget Office predicted that by now 89 percent of the nonelderly population would be covered; the actual number is 90 percent.

The details have been something of a surprise: fewer people than expected signing up on the exchanges, but fewer employers than expected dropping coverage, and more people signing up for Medicaid — which means, incidentally, that Obamacare is looking much more like a single-payer system than anyone seems to realize. But the point is that reform has indeed delivered the big improvements in coverage it promised, and has done so at lower cost than expected.

Then there’s financial reform, which the left considers toothless and the right considers destructive. In fact, while the big banks haven’t been broken up, excessive leverage — the real threat to financial stability — has been greatly reduced. And as for the economic effects, have I mentioned how well we’ve done on job creation?

Last but one hopes not least, the Obama administration has used executive authority to take steps on the environment that, if not canceled by a Republican president and upheld by future Supreme Courts, will amount to very significant action on climate change.

All in all, it’s quite a record. Assuming Democrats hold the presidency, Mr. Obama will emerge as a hugely consequential president — more than Reagan. And I’m sure Republicans will learn a lot from his achievements.

April fools!

Seriously, there is essentially no chance that conservatives, whose ideas haven’t changed in decades, will reconsider their dogma. But maybe progressives will be more open-minded.

The 2008 election didn’t bring the political transformation Obama enthusiasts expected, nor did it destroy the power of the vested interests: Wall Street, the medical-industrial complex and the fossil fuel lobby are all still out there, using their money to buy influence. But they have been pushed back in ways that have made American lives better and more secure.

The lesson of the Obama years, in other words, is that success doesn’t have to be complete to be very real. You say you want a revolution? Well, you can’t always get what you want — but if you try sometimes, you just might find, you get what you need.

 

Imparare da Obama, di Paul Krugman

New York Times 1 aprile 2016

Come molti drogati dalle notizie della politica, sto spendendo troppo tempo dietro ai sondaggi e al tentativo di capire le loro implicazioni. Donald Trump, può davvero ottenere la nomination dal suo Partito? (Sì). Può farlo Bernie Sanders? (No). Ma le primarie non sono le uniche cose oggetto di sondaggi: stiamo ancora ricevendo aggiornamenti sul consenso complessivo sul Presidente Obama. E su quel fronte è successo qualcosa di sorprendente.

Alla fine del 2015 Obama era ancora in panne, con un numero significativamente superiore di americani che lo disapprovavano. Da allora, tuttavia, il suo consenso è cresciuto mentre la disapprovazione è crollata. É ancora solo modestamente in territorio negativo, ma il progresso netto nelle medie dei sondaggi è stato attorno a 11 punti percentuali, che è molto.

Cosa sta succedendo?

Ebbene, una risposta possibile è che gli elettori  abbiano recentemente ricevuto un assaggio di ciò a cui realmente assomigliano i cattivi politici. Eppure, mi piace pensare che l’opinione pubblica stia anche davvero cominciando a comprendere quanto successo abbia avuto la Amministrazione Obama nell’affrontare i problemi dell’America. E da quel successo ci sono lezioni, per chi abbia voglia di intenderle.

So che è difficile, per molte persone di entrambi gli schieramenti, capacitarsi dell’idea di un Obama che ha successo. A sinistra, coloro che vennero catturati dagli entusiasmi del 2008 si sentono delusi dalla prosaica realtà del governare in un sistema profondamente polarizzato. Nello stesso tempo, l’ideologia conservatrice prevede disastri da ogni tentativo di tassare i ricchi, di aiutare i bisognosi e tenere sotto controllo gli eccessi del mercato; così a cosa si finisce col credere, all’ideologia o a quello che vedete con i vostri occhi fallaci?

Ma per tutti coloro che vogliono vedere, i successi ci sono.

Cominciamo dall’economia. Si può sostenere che i Presidenti non hanno la grande influenza che gli elettori si immaginano sulle prestazioni dell’economia – in particolare i Presidenti che fanno i conti con una opposizione da terra bruciata da parte del Congresso per la maggior parte del tempo in cui sono in carica. Ma così si perde un aspetto: i repubblicani hanno speso i sette anni passati  sostenendo che le politiche di Obama erano una disastrosa ‘distruzione di posti di lavoro’ e di incentivi alle imprese, cosicché è una notizia importante il fatto che l’economia abbia prestazioni positive.

Ed è stato così: siamo cresciuti di 10 milioni di posti di lavoro nel settore privato dal momento in cui Obama è entrato in carica e la disoccupazione è scesa del  per cento. É vero, ci sono ancora alcune aree di delusione – la bassa partecipazione alle forze di lavoro, la debole crescita dei salari. Ma immaginatevi soltanto  la millanteria cui avremmo assistito se Mitt Romney avesse occupato la Casa Bianca.

Poi c’è stata la riforma sanitaria, che sta ottenendo (non ditelo a nessuno) i suoi obbiettivi.

Nel passato 2012, appena dopo che la Corte Suprema rese possibile per gli Stati rifiutare l’ampliamento di Medicare, l’Ufficio del Bilancio del Congresso aveva previsto che al momento attuale l’89 per cento della popolazione non anziana avrebbe goduto dell’assistenza; il dato effettivo è il 90 per cento.

I dettagli sono stati un po’ sorprendenti: un numero minore di persone di quelle che si pensava si iscrivessero nelle specifiche sedi della riforma sanitaria, ma un numero minore di datori di lavoro di quelli che si pensava facessero cadere la copertura assistenziale, ed un numero maggiore di iscritti a Medicaid – la qual cosa, tra parentesi, significa che la riforma di Obama assomiglia molto di più ad un sistema di pagamenti centralizzato di quanto molti sembrano aver compreso. Ma il punto è che la riforma ha nella sostanza corrisposto ai grandi miglioramenti nella assistenza che aveva promesso, e lo ha fatto con un costo minore di quello che ci si aspettava.

C’è poi la riforma del sistema finanziario, che la sinistra considera inefficace e la destra distruttiva. Di fatto, se le grandi banche non sono state distrutte, l’eccessivo rapporto di indebitamento – la minaccia vera alla stabilità finanziaria – è stato grandemente ridotto. E, quanto agli effetti economici, non si dimentichino i progressi che abbiamo fatto nella creazione di posti di lavoro.

Da ultimo, ma auspicabilmente non per ultimo, la Amministrazione Obama ha usato l’autorità dell’esecutivo per fare passi in materia ambientale che, se non cancellati da un Presidente repubblicano e se confermati dalla futura Corte Suprema, corrispondono ad una iniziativa molto significativa sul cambiamento climatico.

In definitiva, è quasi un primato. Ipotizzando che i democratici mantengano la Presidenza, Obama emergerà come un Presidente ampiamente conseguente – più di Reagan. E sono certo che i repubblicani impareranno molto da queste realizzazioni.

Pesce d’Aprile! Parlando sul serio, non c’è sostanzialmente alcuna possibilità che i conservatori, le cui idee non sono cambiate in decenni, riconsidereranno il loro dogma. Ma forse i progressisti saranno di mentalità più aperta.

Le elezioni del 2008 non portarono alla trasformazione politica che gli entusiasti di Obama si aspettavano, né distrussero il potere degli interessi costituiti: Wall Street, il complesso industriale sanitario e la lobby dei combustibili fossili sono ancora al loro posto, utilizzano il loro denaro per comprare influenza. Ma sono state respinte in modi che hanno reso le vite degli americani migliori e più sicure.

In altre parole, la lezione degli anni di Obama è che il successo non deve essere completo per essere davvero reale. Dite che volete una rivoluzione? Ebbene, non si può sempre avere quello che si vuole – ma se provate, potreste proprio scoprire che qualche volta ottenete quello che vi serve.

 

 

 

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