Paul Krugman MAY 23, 2016
If Hillary Clinton wins in November, Bill Clinton will occupy a doubly unique role in U.S. political history — not just as the first First Husband, but also as the first First Spouse who used to be president. Obviously he won’t spend his time baking cookies. So what will he do?
Last week Mrs. Clinton stirred up a flurry of comments by suggesting that Mr. Clinton would be “in charge of revitalizing the economy.” You can see why she might want to say that, since people still remember the good times that prevailed when he was in office. How his role might be defined in practice is much less clear.
But never mind. What I want to do right now is talk about the lessons the Clinton I boom actually holds for a potential Clinton II administration.
First of all, it really was a very impressive boom, and in a way it’s odd that Democrats don’t talk about it more. After all, Republicans constantly invoke the miracles of Saint Reagan to justify their faith in supply-side economics. Yet the Clinton-era expansion surpassed the Reagan economy in every dimension. Mr. Clinton not only presided over more job creation and faster economic growth, his time in office was also marked by something notably lacking in the Reagan era: a significant rise in the real wages of ordinary workers.
But why was the Clinton economy so good? It wasn’t because Mr. Clinton had a magic touch, although he did do a good job of responding to crises. Mostly, he had the good luck to hold office when good things were happening for reasons unrelated to politics.
Specifically, the 1990s were the decade in which American business finally figured out what to do with computers — the decade in which offices became networked, in which retailers like Wal-Mart learned to use information technology to manage inventories and coordinate with suppliers. This led to a surge in productivity, which had grown only sluggishly for the previous two decades.
The technology takeoff also helped fuel a surge in business investment, which in turn produced job creation at a pace that, by the late 1990s, brought America truly full employment. And full employment was the force behind the rising wages of the 1990s.
Oh, and yes, there was a technology bubble at the end of the decade, but that was a fairly minor part of the overall story — and because there wasn’t a big rise in private debt, the damage done when the tech bubble burst was much less than the wreckage left behind by the Bush-era housing bubble.
But back to the boom: What was Mr. Clinton’s role? Actually, it was fairly limited, since he didn’t cause the technology takeoff. On the other hand, his policies obviously didn’t get in the way of prosperity.
And it’s worth remembering that in 1993, when Mr. Clinton raised taxes on the wealthy, Republicans uniformly predicted disaster. It will “kill the recovery and put us back in a recession,” predicted Newt Gingrich. It will put the economy “in the gutter,” declared John Kasich. None of that happened, which didn’t stop the same people from making the same predictions when President Obama raised taxes in 2013 – a move followed by the best job growth since the 1990s.
One big lesson of the Clinton boom, then, is that the conclusion conservatives want you to draw from their incessant Reaganolatry — that lavishing tax cuts on the rich is the key to prosperity, and that any rise in top tax rates will bring retribution from the invisible hand — is utterly false. Mrs. Clinton is currently proposing roughly a trillion dollars in additional taxes on the top 1 percent, to pay for new programs. If she takes office, and tries to implement that policy, the usual suspects will issue the usual dire warnings, but there is absolutely no reason to believe that her agenda would hurt the economy.
The other big lesson from the Clinton I boom is that while there are many ways policy makers can and should try to raise wages, the single most important thing policy can do to help workers is aim for full employment.
Unfortunately, we can’t count on another spontaneous surge in technology-driven private investment to drive job creation. But some kinds of private investment might grow rapidly if we take long-overdue steps to address climate change.
And in any case, not all productive investment is private. We desperately need to repair and upgrade our infrastructure; meanwhile, the federal government can borrow money incredibly cheaply. So there’s an overwhelming case for a surge in public investment – and one side benefit of such a surge would be full employment, which would help produce another era of rising wages.
So, will Bill Clinton play an important role if Mrs. Clinton wins? I have no idea, and don’t much care. But it will be important to remember what went right and why on Bill’s watch.
Il ricordo delle espansioni passate, di Paul Krugman
New York Times 23 maggio 2016
Se Hillary Clinton vincerà a novembre, Bill Clinton occuperà un ruolo doppiamente unico nella storia degli Stati Uniti – non solo quello di Primo Marito, ma anche quello di primo coniuge che ha già avuto l’esperienza di Presidente. Ovviamente non passerà il suo tempo a cuocere biscotti. Dunque, cosa farà?
La scorsa settimana la signora Clinton ha sollevato una raffica di commenti, suggerendo che il signor Clinton avrebbe avuto “l’incarico di rivitalizzare l’economia”. Si può comprendere la ragione per la quale ha sentito il bisogno di dirlo, dal momento che le persone ricordano ancora i bei tempi che prevalsero quando egli era in carica. Come, in pratica, il suo ruolo potrebbe essere definito è molto meno chiaro.
Ma non è importante. Quello che adesso mi preme è parlare delle lezioni che l’espansione della prima epoca Clinton effettivamente contengono per una potenziale seconda Amministrazione Clinton.
Prima di tutto, si trattò davvero di una espansione molto impressionante, e in un certo senso è curioso che i democratici non ne parlino maggiormente. Dopo tutto, i repubblicani invocano in continuazione i miracoli di San Reagan per giustificare la loro fede nell’economia dal lato dell’offerta. Tuttavia, l’espansione dell’era Clinton sorpassò l’economia di Reagan da ogni punto di vista. Clinton non solo fu Presidente nel periodo della maggiore creazione di posti di lavoro e della crescita economica più veloce, il tempo in cui fu in carica fu anche segnato da qualcosa che mancò in modo considerevole nell’era di Reagan: una significativa crescita nei salari reali dei lavoratori comuni.
Ma perché l’economia andava così bene con Clinton? Non perché avesse un tocco magico, per quanto egli fece un buon lavoro nel rispondere alle crisi. Soprattutto, egli ebbe la buona sorte di essere in carica nel mentre stavano accadendo cose positive, per ragioni non connesse con la politica.
In particolare, gli anni ’90 furono il decennio nel quale le imprese americane intuirono cosa fare con i computer – il decennio nel quale gli uffici furono interconnessi, nel quale i venditori come Wal-Mart impararono a utilizzare la tecnologia dell’informazione per gestire le scorte di magazzino e coordinarle con i fornitori. Questo portò ad un innalzamento della produttività, che nei precedenti due decenni era cresciuta solo fiaccamente.
Il decollo della tecnologia contribuì anche ad alimentare una crescita negli investimenti delle imprese, che a sua volta produsse una creazione di posti di lavorio ad un ritmo che, con gli ultimi anni ’90, portò l’America ad una effettiva piena occupazione. E la piena occupazione era il fattore che stava dietro la crescita dei salari degli anni ’90.
Inoltre, è vero, ci fu una bolla della tecnologia alla fine del decennio, ma quello fu un aspetto abbastanza minore della storia complessiva – e poiché non ci fu una grande crescita del debito privato, il danno fatto dallo scoppio della bolla fu assai minore della devastazione che fece seguito alla bolla immobiliare dell’era Bush.
Ma tornando al boom: quale fu il ruolo di Bill Clinton? Per la verità, esso fu abbastanza limitato, dal momento che non fu lui a provocare il decollo della tecnologia. D’altra parte, le sue politiche evidentemente non furono di ostacolo alla prosperità.
Ed è il caso di ricordare che nel 1993, quando Bill Clinton alzò le tasse sui più ricchi, i repubblicani senza eccezione pronosticarono un disastro. Newt Gingrich aveva previsto che quella decisione avrebbe “affossato la ripresa e ci (avrebbe) rimessi in una recessione”. Avrebbe messo l’economia “sul lastrico”, dichiarò John Kasich. Non accadde niente del genere, il che non impedì alle stesse persone di ripetere le stesse previsioni quando il Presidente Obama alzò le tasse nel 2013 – una iniziativa seguita dalla più grande crescita di posti di lavoro dagli anni ’90.
Una grande lezione del boom di Clinton, è che la conclusione che i conservatori vogliono che deduciate dalla loro incessante ‘reaganolatria’ – che elargire sgravi fiscali ai più ricchi sia la chiave della prosperità, e che ogni aumento delle aliquote fiscali sui più ricchi comporterà un castigo da parte della ‘mano invisibile’ – sia completamente falsa. Hillary Clinton sta attualmente proponendo circa mille miliardi di tasse aggiuntive sull’1 per cento dei più ricchi, per pagare nuovi programmi di spesa. Se entrerà in carica e cercherà di mettere in atto quella politica, i soliti noti si produrranno nei consueti terribili ammonimenti, ma non c’è assolutamente alcuna ragione di prevedere che il suo programma sarebbe un danno per l’economia.
L’altra grande lezione dal boom della passata Amministrazione Clinton è che, mentre ci sono molti modi nei quali gli uomini di governo possono e dovrebbero cercare di aumentare i salari, la cosa più importante che, da sola, la politica può fare per aiutare i lavoratori è puntare alla piena occupazione.
Sfortunatamente, non possiamo contare su un altro spontaneo innalzamento degli investimenti privati provocato dalla tecnologia, per guidare la creazione di lavoro. Ma alcuni tipi di investimento privato potrebbero crescere rapidamente, se facciamo i passi in avanti da tempo necessari per affrontare il cambiamento climatico.
E, in ogni caso, non tutto l’investimento produttivo è privato. Abbiamo un bisogno disperato di riparare e di aggiornare le nostre infrastrutture; in un’epoca nella quale il Governo Federale può prendere soldi a prestito a tassi incredibilmente convenienti. C’è dunque uno schiacciante argomento a favore di una crescita dell’investimento pubblico – e un beneficio connesso con tale crescita sarebbe la piena occupazione, che contribuirebbe a dar vita ad un’altra epoca di salari crescenti.
Dunque, Bill Clinton giocherà un ruolo importante se la signora Clinton prevarrà? Non ne ho idea, e non mi interessa granché. Ma sarà importante ricordarsi di cosa andò bene, e per quali ragioni accadde, quando Bill fu in carica.
By mm
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