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La verità sul movimento di Sanders (dal blog di Krugman, 23 maggio 2016)

The Truth About the Sanders Movement

May 23, 2016 6:17 pm

In short, it’s complicated – not all bad, by any means, but not the pure uprising of idealists the more enthusiastic supporters imagine.

The political scientists Christopher Achen and Larry Bartels have an illuminating discussion of Sanders support. The key graf that will probably have Berniebros boiling is this:

Yet commentators who have been ready and willing to attribute Donald Trump’s success to anger, authoritarianism, or racism rather than policy issues have taken little note of the extent to which Mr. Sanders’s support is concentrated not among liberal ideologues but among disaffected white men.

The point is not to demonize, but, if you like, to de-angelize. Like any political movement (including the Democratic Party, which is, yes, a coalition of interest groups) Sandersism has been an assemblage of people with a variety of motives, not all of them pretty. Here’s a short list based on my own encounters:

1.Genuine idealists: For sure, quite a few Sanders supporters dream of a better society, and for whatever reason – maybe just because they’re very young – are ready to dismiss practical arguments about why all their dreams can’t be accomplished in a day.

2.Romantics: This kind of idealism shades over into something that’s less about changing society than about the fun and ego gratification of being part of The Movement. (Those of us who were students in the 60s and early 70s very much recognize the type.) For a while there – especially for those who didn’t understand delegate math – it felt like a wonderful joy ride, the scrappy young on the march about to overthrow the villainous old. But there’s a thin line between love and hate: when reality began to set in, all too many romantics reacted by descending into bitterness, with angry claims that they were being cheated.

3.Purists: A somewhat different strand in the movement, also familiar to those of us of a certain age, consists of those for whom political activism is less about achieving things and more about striking a personal pose. They are the pure, the unsullied, who reject the corruptions of this world and all those even slightly tainted – which means anyone who actually has gotten anything done. Quite a few Sanders surrogates were Naderites in 2000; the results of that venture don’t bother them, because it was never really about results, only about affirming personal identity.

4.CDS victims: Quite a few Sanders supporters are mainly Clinton-haters, deep in the grip of Clinton Derangement Syndrome; they know that Hillary is corrupt and evil, because that’s what they hear all the time; they don’t realize that the reason it’s what they hear all the time is that right-wing billionaires have spent more than two decades promoting that message. Sanders has gotten a number of votes from conservative Democrats who are voting against her, not for him, and for sure there are liberal supporters who have absorbed the same message, even if they don’t watch Fox News.

5.Salon des Refuses: This is a small group in number, but accounts for a lot of the pro-Sanders commentary, and is of course something I see a lot. What I’m talking about here are policy intellectuals who have for whatever reason been excluded from the inner circles of the Democratic establishment, and saw Sanders as their ticket to the big time. They typically hold heterodox views, but those views don’t have much to do with the campaign – sorry, capital theory disputes from half a century ago aren’t relevant to the debate over health reform. What matters is their outsider status, which gives them an interest in backing an outsider candidate – and makes them reluctant to accept it when that candidate is no longer helping the progressive cause.

So how will this coalition of the not-always disinterested break once it’s over? The genuine idealists will probably realize that whatever their dreams, Trump would be a nightmare. Purists and CDSers won’t back Clinton, but they were never going to anyway. My guess is that disgruntled policy intellectuals will, in the end, generally back Clinton.

The question, as I see it, involves the romantics. How many will give in to their bitterness? A lot may depend on Sanders – and whether he himself is one of those embittered romantics, unable to move on.

 

La verità sul movimento di Sanders

In poche parole, è una faccenda complicata – non tutto negativo, assolutamente, ma neppure la pura sollevazione di idealisti che i sostenitori più entusiasti si immaginano.

I politologi Christopher Achen e Larry Bartels hanno avuto un illuminante dibattito sul sostegno a Sanders. Il passaggio fondamentale, che probabilmente manderà su di giri i “berniebros[1], è il seguente:

Tuttavia i commentatori che sono stati svelti e disponibili ad attribuire il successo di Donald Trump alla rabbia, all’autoritarismo o al razzismo, piuttosto che ai temi politici, si sono poco accorti della misura in cui il sostegno al signor Sanders è concentrato non tra ideologi liberal ma tra uomini bianchi frustrati”.

Il punto non è demonizzare ma, se preferite, de-angelizzare. Come ogni movimento politico (incluso il Partito Democratico, che è innegabilmente una coalizione di gruppi di interesse), il sandersismo è stato un assemblaggio di individui con una varietà di motivazioni, non tutte piacevoli. Ecco una lista basata sulle mie esperienze personali:

1 – Gli idealisti genuini: di sicuro, un buon numero di sostenitori di Sanders sognano una società migliore, e per una ragione qualsiasi – forse solo perché sono molto giovani – sono pronti a respingere gli argomenti pratici sulle ragioni per le quali i loro sogni non si possono realizzare in un giorno.

2 – I romantici: questo genere di idealismo digrada in qualcosa che riguarda meno il cambiamento della società, e più il piacere e la gratificazione personale dell’essere parte de ‘Il Movimento’ (coloro tra noi che furono studenti negli anni ’60 e ’70 riconosceranno molto il soggetto). Per un certo periodo – specialmente per coloro che non intendono la matematica dei delegati – ci si sente come una ‘gioiosa macchina da guerra’ [2], il giovane combattivo in marcia, in procinto di rovesciare il perfido anziano. Sennonché c’è una linea sottile tra amore e odio: quando la realtà ha cominciato a entrare in scena, anche troppi romantici hanno reagito spostandosi sul rancore, con la pretesa irata di essere stati ingannati.

3 – I puristi: un filone in qualche modo diverso del movimento, anch’esso familiare a quelli tra noi che hanno una certa età, riguarda coloro per i quali l’attivismo politico è meno relativo al proposito di ottenere qualcosa e più alla manifestazione di un atteggiamento personale. Questi sono i puri, gli immacolati, che rigettano le corruzioni di questo mondo e tutti coloro che ne sono stati anche leggermente contaminati – ovvero chiunque abbia concluso qualcosa. Un certo numero di surrogati di Sanders furono seguaci di Nader nel 2000 [3]; i risultati di quella avventura non li infastidiscono, perché il loro problema non sono mai stati i risultati, quanto l’affermazione della loro identità personale.

4 – Le vittime della Sindrome di Squilibrio Mentale provocata dalla Clinton: un certo numero di sostenitori di Sanders sono soprattutto persone che odiano la Clinton, seriamente coinvolti nella Sindrome di Squilibrio Mentale provocata dalla Clinton; sanno che Hillary è corrotta e malefica, perché è quello che hanno sentito dire da sempre; non capiscono che la ragione per la quale l’hanno sempre sentito dire è che i miliardari della destra hanno speso due decenni per promuovere quel messaggio. Sanders ha avuto un certo numero di voti da parte di democratici conservatori che hanno votato contro di lei, non per lui, e di certo ci sono sostenitori progressisti che hanno assorbito lo stesso messaggio, anche se non guardano Fox News.

6 – Il salotto degli esclusi: numericamente, questo è un piccolo numero, ma contiene una buona quantità dei commentatori favorevoli a Sanders, e naturalmente è qualcosa che osservo molto. Ciò di cui sto parlando in questo caso sono gli intellettuali della politica che per una qualche ragione sono stati esclusi dai circoli riservati del gruppo dirigente democratico, ed hanno visto in Sanders la loro occasione. Tipicamente esprimono punti di vista eterodossi, ma essi non hanno molto a che fare con la campagna elettorale – spiacente, ma i dibattiti sulla teoria del capitale di mezzo secolo fa non sono rilevanti per la discussione sulla riforma sanitaria. Quello che conta è la loro condizione di outsiders, che fornisce loro un interesse nel sostenere un candidato outsider – e li rende riluttanti ad accettare tutto questo quando quel candidato non è più un contributo alla causa progressista.

Dunque, come esploderà questa coalizione di non-sempre disinteressati, una volta che la vicenda sarà risolta? Gli idealisti genuini probabilmente comprenderanno che, qualsiasi siano i loro sogni, Trump sarebbe un incubo. I puristi e le vittime di squilibrio mentale indotta dalla Clinton non la seguiranno, ma si tratta di persone che non andavano da nessuna parte. La mia impressione è che i contrariati intellettuali della politica, alla fine, sosterranno la Clinton.

Per come la vedo io, il problema riguarderà la componente dei romantici. Quanti di loro si rassegneranno alla loro acredine? Molto dipenderà da Sanders – e dal fatto che lui stesso sia uno di quegli incattiviti romantici, incapace di andare oltre.

 

 

[1] È l’espressione recente che indica i “sostenitori più accaniti” di Sanders. Letteralmente “i fratellini di Bernie”; nello stesso senso in cui un tempo si diceva “i nipotini” di qualcuno ….

[2] La traduzione è un accostamento un po’ scherzoso, perché “to joy-ride” significa propriamente “rubare una macchina per fare un giro”.

[3] Ralph Nader fu candidato alle elezioni presidenziali americane nel 2000 per il Partito Verde. In quelle elezioni George W. Bush sconfisse il candidato democratico Al Gore per 537 voti, mentre Nader ottenne 97.421 voti; è dunque indiscutibile che la candidatura di quest’ultimo fu un fattore decisivo per la sconfitta di Al Gore. La candidata alla Vicepresidenza con Nader era Winona LaDuke, attivista ambientalista nonché membro della tribù indiana dei Chippewa. Ecco Nader:

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