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Quando la virtù non funziona (dal blog di Krugman, 17 giugno 2016)

 

JUN 17 2:01 PM

When Virtue Fails

There are two narratives about the euro crisis. One – favored by English-speaking economists, including yours truly – sees it all through the lens of optimum currency area theory. Basically, shocks happen, and when you establish a common currency without a shared government, you give countries no good way, fiscal or monetary, to respond to these shocks.

The other narrative, however, favored by Berlin and Brussels, sees the whole thing as the wages of sin. Southern European countries behaved irresponsibly, and now they’re paying the price. What everyone needs to do, they say, is institute a reign of virtue, of fiscal responsibility with structural reform, and all will be well.

So it’s important to note that the euro area’s locus of trouble is moving from the south to an arc of northern discomfort — to countries that don’t at all fit the stereotype of lazy southerners.

Notably, Finland is the new sick man of Europe. And the Netherlands — which in many ways is more German than the Germans — is doing slightly better than Italy but significantly worse than France and Portugal.

Indeed, France – the subject of a thousand news reports about how a generous welfare state is killing its economy — is doing relatively OK.

The specific shocks vary. Finland has been hit by the fall of Nokia and the adverse effect of digital media on newsprint exports. The Dutch are suffering from a burst housing bubble, severe deleveraging, and an extra burden of austerity mania. But the overall point is that when things go wrong there’s no good answer.

So maybe the woes of the euro reflect a bad system, not moral failure on the part of troubled nations? Das ist unmöglich!

 

Quando la virtù non funziona

Ci sono due racconti sulla crisi dell’euro. Uno – preferito dagli economisti di lingua inglese, compreso il sottoscritto – la considera interamente con le lenti della teoria dell’area valutaria ottimale. In sostanza: gli shock sono possibili, e quando si crea una valuta comune senza un governo in comune, non si dà ai paesi un buon modo, di finanza pubblica o monetario, per rispondere a questi shock.

L’altro racconto, tuttavia, preferito a Berlino e a Bruxelles, considera l’intera questione alla stregua di scontare i peccati. I paesi del Mezzogiorno europeo si sono comportati irresponsabilmente, e adesso ne stanno pagando il prezzo. Quello che ognuno deve fare, dicono loro, è istituire un regno della virtù, ovvero della responsabilità finanziaria accompagnata da riforme strutturali, e tutto andrà bene.

È dunque importante osservare che il centro delle difficoltà dell’area euro si sta spostando dal Sud ad un arco di malessere settentrionale – verso paesi che non rientrano affatto nello stereotipo dei meridionali vagabondi.

In particolare, la Finlandia è il nuovo ammalato d’Europa. E l’Olanda – che in molti sensi è più tedesca della Germania – sta andando leggermente meglio dell’Italia, ma significativamente peggio della Francia e del Portogallo.

In effetti, la Francia – oggetto di centinaia di resoconti giornalistici su come un generoso stato del benessere sta ammazzando la sua economia – sta andando relativamente bene.

Gli shock particolari sono diversi l’uno dall’altro. La Finlandia è stata colpita dal crollo di Nokia e dall’effetto negativo dei media digitali sulle esportazioni della carta da giornali. Gli olandesi stanno soffrendo per lo scoppio di una bolla immobiliare, per un’aspra riduzione del rapporto di indebitamento, e per il peso aggiuntivo della mania dell’austerità. Ma il punto complessivo è che quando le cose vanno male non ci sono buone risposte.

Forse, dunque, i guai dell’euro riflettono un sistema sbagliato, non il fallimento morale di una parte delle nazioni in difficoltà? Das ist unmöglich! [1]

 

[1] Dal tedesco: “E’ impossibile!”

 

 

 

 

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