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Le allucinazioni del caos, di Paul Krugman (New York Times 25 luglio 2016)

 

Delusions of Chaos

Paul Krugman JULY 25, 2016

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Last year there were 352 murders in New York City. This was a bit higher than the number in 2014, but far below the 2245 murders that took place in1990, the city’s worst year. In fact, as measured by the murder rate, New York is now basically as safe as it has ever been, going all the way back to the 19th century.

National crime statistics, and numbers for all violent crimes, paint an only slightly less cheerful picture. And it’s not just a matter of numbers; our big cities look and feel far safer than they did a generation ago, because they are. People of a certain age always have the sense that America isn’t the country they remember from their youth, and in this case they’re right — it has gotten much better.

How, then, was it even possible for Donald Trump to give a speech accepting the Republican nomination whose central premise was that crime is running rampant, and that “I alone” can bring the chaos under control?

Of course, nobody should be surprised to see Mr. Trump confidently asserting things that are flatly untrue, since he does that all the time — and never corrects his falsehoods. Indeed, the big speech repeated some of those golden oldies, like the claim that America is the world’s most highly taxed country (when we are actually near the bottom among advanced economies).

But until now the false claims have been about things ordinary voters can’t check against their own experience. Most people don’t have any sense of how their taxes compare with those paid by Europeans or Canadians, let alone how many jobs have been displaced by Chinese competition. But 58 million tourists visited New York last year; tens of millions more visited other major cities; and of course many of us live in or near those cities, and see them every day. And while there are, as there always were, bad neighborhoods and occasional violent incidents, it’s hard to see how anyone who walks around with open eyes could believe in the blood-soaked dystopian vision Mr. Trump laid out.

Yet there’s no question that many voters — including, almost surely, a majority of white men — will indeed buy into that vision. Why?

One answer is that, according to Gallup, Americans always seem to believe that crime is increasing, even when it is in fact dropping rapidly. Part of this may be the wording of the question: People may have a vague, headline-fueled sense that crime is up this year even while being aware that it’s much lower than it used to be. There may also be some version of the “bad things are happening somewhere else” syndrome we see in consumer surveys, where people are far more positive about their personal situation than they are about the economy as a whole.

Again, however, it’s one thing to have a shaky grasp on crime statistics, but something quite different to accept a nightmare vision of America that conflicts so drastically with everyday experience. So what’s going on?

Well, I do have a hypothesis, namely, that Trump supporters really do feel, with some reason, that the social order they knew is coming apart. It’s not just race, where the country has become both more diverse and less racist (even if it still has a long way to go). It’s also about gender roles — when Mr. Trump talks about making America great again, you can be sure that many of his supporters are imagining a return to the (partly imagined) days of male breadwinners and stay-at-home wives.

Not incidentally, Mike Pence, Mr. Trump’s running mate, used to fulminate about the damage done by working mothers, not to mention penning an outraged attack on Disney in 1999 for featuring a martially-minded heroine in its movie Mulan.

But what are the consequences of these changes in the social order? Back when crime was rising, conservatives insistently drew a connection to social change — that was what the whole early ’90s fuss over “family values” was about. Loose the bonds of traditional society, and chaos would follow.

Then a funny thing happened: Crime plunged instead of continuing to rise. Other indicators also improved dramatically — for example, the teen birthrate has fallen 60 percent since 1991. Instead of societal collapse, we’ve seen what amounts to a mass outbreak of societal health. The truth is that we don’t know exactly why. Hypotheses range from the changing age distribution of the population to reduced lead poisoning; but in any case, the predicted apocalypse notably failed to arrive.

The point, however, is that in the minds of those disturbed by social change, chaos in the streets was supposed to follow, and they are all too willing to believe that it did, in the teeth of the evidence.

The question now is how many such people, people determined to live in a nightmare of their own imagining, there really are. I guess we’ll find out in November.

 

Le allucinazioni del caos, di Paul Krugman

New York Times 25 luglio 2016

L’anno passato ci furono 352 omicidi a New York City. È stato un numero un po’ più alto di quello del 2014, ma molto più basso dei 2.245 omicidi che ci furono nel 1990, l’anno peggiore per la città. Di fatto, in quanto a tasso di omicidi, fondamentalmente New York è oggi sicura come non era mai stata, risalendo per tutto il diciannovesimo secolo.

Le statistiche nazionali sul crimine e i dati su tutti i crimini violenti, offrono un quadro solo leggermente meno felice. E non è solo una questione di numeri: le nostre grandi città sembrano e si sentono più sicure di una generazione orsono, perché lo sono. Le persone di una certa età hanno sempre la sensazione che l’America non sia quel paese che si ricordano dalla loro gioventù, e in questo caso hanno ragione – è diventata molto meglio.

Come è stato allora possibile che Donald Trump, accettando la nomination repubblicana, abbia tenuto un discorso la cui premessa fondamentale è stata che il crimine sta crescendo in modo incontrollato, e che “lui da solo” possa riportare il caos sotto controllo?

Naturalmente, nessuno si sorprenderebbe di vedere il signor Trump sostenere con convinzione cose che sono completamente false, dal momento che lo fa in continuazione – e non corregge mai le sue falsità. In effetti, nel grande discorso ha ripetuto alcuni dei suoi vecchi successi, come la pretesa che l’America sia il paese maggiormente tassato al mondo (quando, per la verità, tra le economie avanzate siamo vicini all’ultimo posto).

Ma sinora gli argomenti falsi hanno riguardato cose che gli elettori normali non possono verificare in rapporto alla loro esperienza personale. La maggioranza delle persone non ha alcuna idea di quali siano le loro tasse al confronto di quelle degli europei o dei canadesi, per non dire di quanti posti di lavoro si siano perduti per la competizione cinese. Ma 58 milioni di turisti hanno visitato New York l’anno passato; decine di milioni in più hanno visitato le altre principali città; e ovviamente molti di noi vivono nei pressi o dentro quelle città, e le vedono ogni giorno. E se ci sono, come ci sono sempre stati, vicini malvagi e occasionali incidenti violenti, è difficile comprendere come chiunque se ne vada in giro con gli occhi aperti possa credere nella visione distopica iniettata di sangue che Trump ha sciorinato.

Tuttavia, non c’è dubbio che molti elettori – costituiti quasi certamente da una maggioranza di uomini bianchi – prenderanno per buona quella visione. Perché?

Una risposta è, secondo la Gallup, che gli americani sembrano sempre credere che il crimine stia aumentando, anche quando nei fatti è in rapido calo. In parte questo può dipendere dalla formulazione della domanda: le persone possono avere la vaga sensazione, alimentata dai titoli dei giornali, che nell’anno in corso il crimine sia in ascesa, pur essendo consapevoli che esso si è molto ridotto rispetto al passato. Ci può anche essere una qualche versione della sindrome secondo la quale “le cose negative stanno avvenendo altrove”, per la quale la gente è assai più positiva a riguardo della propria situazione personale di quanto non lo sia sull’economia nel suo complesso.

Anche in questo caso, tuttavia, una cosa è avere una incerta padronanza delle statistiche sul crimine, e una cosa molto diversa è accettare una visione da incubo dell’America che confligge in modo così drastico con l’esperienza quotidiana.  Cosa sta succedendo, dunque?

Ebbene, io in effetti ho una ipotesi, ovvero che i sostenitori di Trump abbiano davvero la sensazione, con qualche ragione, che l’ordine sociale che conoscevano stia andando a pezzi. Non si tratta solo di razza, per il quale aspetto il paese è diventato sia più cosmopolita che meno razzista (anche se ha ancora una lunga strada da compiere). Si tratta anche dei ruoli di genere – quando Trump parla di far ridiventare grande l’America, potete esser certi che molti dei suoi sostenitori stanno immaginandosi un ritorno ai tempi (in parte immaginari) dei maschi che mantenevano le famiglie e delle mogli che stavano in casa.

Non casualmente, Mike Pence, il candidato alla vicepresidenza in coppia con Trump, era solito scagliarsi contro le madri che lavorano,  per non dire che scrisse un attacco offensivo, nel 1999, contro la Disney , colpevole di aver presentato, nel suo film Mulan [1], una eroina con una mentalità guerresca.

Ma quali sono le conseguenze di questi mutamenti nell’ordine sociale? Quando nel passato i crimini stavano aumentando, i conservatori dipingevano con insistenza una connessione con i cambiamenti sociali – secondo la quale tutto dipendeva dalla generale agitazione sui “valori della famiglia” dei primi anni ’90. Allentate gli obblighi della società tradizionale, e si avrà il caos.

Poi accadde una cosa curiosa: anziché continuare a crescere, il crimine precipitò. Anche altri indicatori migliorarono in modo spettacolare – ad esempio, il tasso delle nascite tra le adolescenti è caduto del 60 per cento dal 1991. Anziché un collasso della società abbiamo assistito a quello che corrisponde ad una massiccia esplosione di salute della società. La verità è che non ne conosciamo esattamente le cause. Le ipotesi spaziano da un cambiamento della distribuzione anagrafica della popolazione ad una riduzione dell’avvelenamento da piombo; fatto è che, in ogni caso, la prevista apocalisse in particolare non si materializzò.

Il punto, tuttavia, è che nelle teste di coloro che erano disturbati dal cambiamento sociale si supponeva che ne sarebbe conseguito il caos nelle strade, ed essi erano del tutto disponibili a credere che stesse accadendo, a dispetto della realtà.

La domanda adesso è quante di quelle persone, individui determinati a vivere in un incubo che è frutto della loro stessa immaginazione, siano realmente in circolazione. Suppongo che lo scopriremo a novembre.

 

 

 

[1] Il cartone è ambientato nella Cina del VI – VII secolo dopo Cristo. La giovane protagonista Mulan si finge uomo e partecipa alla resistenza contro una invasione di Unni, in tal modo esonerando il padre dal servizio militare. Mentre la guerra volge ad un esito disastroso, Mulan provoca con un razzo (la civiltà pirotecnica dei cinesi!) una valanga di neve che annienta l’esercito nemico e resta ferita. Dovrebbe essere giustiziata per aver violato la regola di genere, ma viene graziata. Poi la storia prosegue ….

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