Paul Krugman SEPT. 2, 2016
Donald Trump is still claiming that “inner-city crime is reaching record levels,” promising to save African-Americans from the “slaughter.” In fact, this urban apocalypse is a figment of his imagination; urban crime is actually at historically low levels. But he’s not the kind of guy to care about another “Pants on Fire” verdict from PolitiFact.
Yet some things are, of course, far from fine in our cities, and there is a lot we should be doing to help black communities. We could, for example, stop pumping lead into their children’s blood.
You may think that I’m talking about the water crisis in Flint, Mich., which justifiably caused national outrage early this year, only to fade from the headlines. But Flint was just an extreme example of a much bigger problem. And it’s a problem that should be part of our political debate: Like it or not, poisoning kids is a partisan issue.
To be sure, there’s a lot less lead poisoning in today’s America than there was back in what Trump supporters regard as the good old days. Indeed, some analysts believe that declining lead pollution has been an important factor in declining crime.
But I’ve just been reading a new study by a team of economists and health experts confirming the growing consensus that even low levels of lead in children’s bloodstreams have significant adverse effects on cognitive performance. And lead exposure is still strongly correlated with growing up in a disadvantaged household.
But how can this be going on in a country that claims to believe in equality of opportunity? Just in case it’s not obvious: Children who are being poisoned by their environment don’t have the same opportunities as children who aren’t.
For a longer perspective I’ve been reading the 2013 book “Lead Wars: The Politics of Science and Fate of America’s Children.” The tale the book tells is not, to be honest, all that surprising. But it’s still depressing. For we’ve known about the harm lead does for generations; yet action came slowly, and remains highly incomplete even today.
You can guess how it went. The lead industry didn’t want to see its business cramped by pesky regulations, so it belittled the science while vastly exaggerating the cost of protecting the public — a strategy all too familiar to anyone who has followed debates from acid rain to ozone to climate change.
In the case of lead, however, there was an additional element of blaming the victims: asserting that lead poisoning was only a problem among ignorant “Negro and Puerto Rican families” who didn’t fix up their dwellings and take care of their children.
This strategy succeeded in delaying action for decades — decades that left a literally toxic legacy in the form of millions of homes and apartments slathered in lead paint.
Lead paint was finally taken off the market in 1978, but then ideology stepped in. The Reagan administration insisted that government was always the problem, never the solution — and if science pointed to problems that needed a government solution, it was time to deny the science and bully the scientists, or at least make sure that panels helping set official policy were stuffed with industry-friendly flacks. The administration of George W. Bush did the same thing.
Which brings us back to the current political scene. What with everything else filling the airwaves, it may be hard to focus on lead poisoning, or environmental issues in general. But there’s a huge difference between the candidates, and the parties, on such issues. And it’s a difference that will matter whatever happens to Congress: A lot of environmental policy consists in deciding how to apply existing laws, so that if Hillary Clinton becomes president, she can have substantial influence even if she faces obstruction from a Republican Congress.
And the partisan divide is exactly what you would expect.
Mrs. Clinton has pledged to “remove lead from everywhere” within five years. She probably wouldn’t be able to get Congress to pay for that ambitious an agenda, but everything in her history, especially her decades-long focus on family policy, suggests that she would make a serious effort.
On the other side, Mr. Trump — oh, never mind. He rants against government regulations of all kinds, and you can imagine what his real estate friends would think about being forced to get the remaining lead out of their buildings. Now, maybe he could be persuaded by scientific evidence to do the right thing. Also, maybe he could be convinced to become a Buddhist monk, which seems about equally likely.
The point is that the divide over lead should be seen not just as important in itself but as an indicator of the broader stakes. If you believe that science should inform policy and that children should be protected from poison, well, that’s a partisan position.
Il piombo dei neri è importante [1], di Paul Krugman
New York Times 2 settembre 2016
Donald Trump sta ancora sostenendo che “il crimine nelle periferie sta raggiungendo livelli record”, e promette di salvare gli afroamericani dal “massacro”. Di fatto, questa apocalisse urbana è un prodotto della sua immaginazione; il crimine nelle città è di fatto a livelli storicamente bassi. Ma lui non è il genere di personaggio che si cura di ricevere un’altra sentenza di bugiardo incallito da parte di PolitiFact [2].
Tuttavia, alcune cose sono, ovviamente, ben lontane da essere positive nelle nostre città, e molto si dovrebbe fare per aiutare le comunità nere. Potremmo, ad esempio, smetterla di sparare piombo nel sangue dei loro bambini.
Penserete che stia parlando della crisi idrica a Flint, Michigan, che agli inizi di quest’anno provocò a buona ragione una indignazione nazionale, per poi scomparire dai titoli dei giornali. Ma Flint era soltanto un esempio estremo di un problema molto più grande. E quel problema dovrebbe entrare a pieno titolo nel nostro dibattito politico: piaccia o non piaccia l’avvelenamento dei ragazzi è un tema che divide la politica.
Di sicuro, c’è molto meno avvelenamento da piombo nell’America di oggi di quanto non ce ne fosse in quel passato che i sostenitori di Trump considerano come i bei tempi andati. In effetti, alcuni analisti credono che la riduzione dell’inquinamento da piombo sia stato un fattore importante nella riduzione della criminalità.
Ma sto proprio leggendo un nuovo studio a cura di un gruppo di economisti e di esperti sanitari che conferma l’accordo crescente sulla circostanza che persino bassi livelli di piombo nelle vene dei bambini abbiano significativi effetti negativi sulle prestazioni cognitive. E l’esposizione al piombo è ancora fortemente correlata con il crescere in famiglie svantaggiate.
Ma come può accadere questo in un paese che pretende di credere nell’eguaglianza delle opportunità? Casomai non risultasse chiaro: i bambini che vengono avvelenati dal loro ambiente non hanno le stesse opportunità dei bambini che ne restano esenti.
In una prospettiva di più lungo periodo, sto leggendo il libro “Le guerre del piombo: la politica della scienza e il destino dei bambini americani”. Ad essere onesti, quello che il libro ci racconta non è così sorprendente. Tuttavia è deprimente. Perché conosciamo da generazioni il danno provocato dal piombo; eppure l’iniziativa è arrivata lentamente e resta persino oggi assai incompleta.
Vi potete immaginare cosa è accaduto. L’industria del piombo non vuol vedere i suoi affari soffocati da regolamenti fastidiosi, dunque ha screditato la scienza mentre ha enormemente esagerato i costi della protezione della popolazione – una strategia del tutto familiare per chiunque abbia seguito i dibattiti dalle piogge acide, all’ozono, al cambiamento climatico.
Nel caso del piombo, tuttavia, c’è stato un elemento aggiuntivo nel dar la colpa alle vittime: sostenendo che l’avvelenamento da piombo è stato un problema soltanto tra le ignoranti “famiglie negre e dei portoricani”, che non riparavano i loro alloggi e non si curavano dei loro figli.
Per decenni questa strategia ha avuto successo nel rinviare ogni iniziativa – decenni che ci hanno letteralmente lasciato un’eredità tossica nella forma di milioni di case e di appartamenti spalmati con vernici al piombo.
Le vernici al piombo furono finalmente messe fuori mercato nel 1978, ma allora entrò in gioco l’ideologia. La Amministrazione Reagan ripeteva in continuazione che il Governo era sempre il problema, mai la soluzione – e se la scienza metteva in evidenza problemi che richiedevano una soluzione pubblica, era il momento di negare la scienza e di fare i prepotenti con gli scienziati, o almeno di assicurarsi che i comitati che contribuivano a stabilire le politiche pubbliche fossero imbottiti di imbonitori favorevoli alle industrie. L’Amministrazione di George W. Bush fece lo stesso.
Il che ci riporta all’attuale scena politica. Con tutto quello che riempie la comunicazione, può essere difficile concentrarsi sull’inquinamento da piombo, o in generale sui temi dell’ambiente. Ma su tali tematiche c’è una grande differenza tra i candidati e tra i loro partiti. Ed è una differenza che peserà, qualsiasi cosa accada al Congresso: una gran parte della politica ambientale consiste nel come applicare la legislazione esistente, cosicché se Hillary Clinton vince ella può avere una influenza sostanziale anche se dovesse far fronte all’ostruzionismo di un Congresso repubblicano [3].
E una divisione faziosa è esattamente quello che ci si può aspettare.
La Clinton si è impegnata a “rimuovere il piombo da ogni luogo” in cinque anni. Probabilmente non sarà capace di ottenere dal Congresso i finanziamenti per un programma così ambizioso, ma tutto nella sua storia, in particolare il suo impegno di decenni sulle politiche per la famiglia, indica che farebbe uno sforzo serio.
D’altra parte, Donald Trump …. beh, lasciamo perdere. Lui sbraita contro i regolamenti pubblici di ogni genere, e vi potete immaginare cosa penserebbero i suoi amici immobiliaristi sull’essere costretti a rimuovere il piombo dai loro edifici. Ora, è possibile che egli possa essere convinto a fare la cosa giusta sulla base di prove scientifiche. Nello stesso modo è possibile che egli venga convinto a diventare un monaco buddista, che sembra più o meno egualmente probabile.
Il punto è che la frattura sul piombo dovrebbe essere considerata non solo come importante in sé, ma anche come un indicatore di interessi più generali. Se si crede che la scienza dovrebbe informare la politica e che i bambini dovrebbero essere protetti dal veleno, ebbene, quello è un argomento che divide.
[1] Il titolo di questo articolo evidentemente riadatta, anche per effetto di una assonanza, una parola d’ordine che è stata molto usata nei movimenti delle scorse settimane contro i comportamenti in varie zone degli Stati Uniti delle forze di polizia, che hanno portato a frequenti uccisioni di persone di colore (“Black lives matters”, “Le vite dei neri contano”).
[2] Vedi esattamente sugli stessi argomenti le note 2 e 3 all’articolo precedente sul NYT.
[3] Nel senso che molte decisioni riguarderanno le competenze del potere esecutivo, e non il potere di fare nuove leggi.
By mm
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