By Simon Wren-Lewis
I have always felt that the British were slightly obsessed by anniversaries, particularly if it involves anything to do with the two world wars. It seemed unhealthy, perhaps encouraging beliefs that should have died with our empire. And perhaps more generally it encourages an unhealthy nostalgia.
One of the clear dividing lines in the EU referendum between those voting Leave and those voting Remain was how they felt about the past. Asked if life in Britain was better or worse than it was 30 years ago, those voting Remain had a 46% balance saying better, while Leave voters had a 16% balance saying worse. While those on the left tend to see this as a protest by a working class left behind by de-industrialisation, it was also a protest by social conservatives who like to think of England as cricket on the village green.
The Brexit vote takes us back not to the 1970s when we joined, but back to the 1950s. Britain first tried to join the EU in 1961, but was rebuffed by De Gaulle in 1963. Theresa May’s call for the return of Grammar schools (selection into different schools at the age of 11) also takes us back to the 1950s. One of the major achievements of the Labour government of the 1960s was to largely phase out selection at 11.
The pretext May uses for reintroducing grammar schools is that it will help increase social mobility. The evidence is clear: it does not. A few local authorities did manage to retain grammar schools, and the evidence from them is also clear. The following graph is taken from a post by Chris Cook.
FT points are a measure of educational attainment. The graph clearly shows that while the very rich might do slightly better in areas where grammars remain, the poor do very much worse.
In short, reintroducing grammar schools is simply reactionary. We are going back to a time where class divisions were far more entrenched than they are now. It is possible that this can be avoided, but it requires those in the Conservative party who prefer living in this century to the last to say no to their Prime Minister. They could not stop the UK voting for Brexit, but they can stop this.
Il Regno Unito torna agli anni ’50,
di Simon Wren-Lewis
Ho sempre avuto l’impressione che gli inglesi fossero leggermente ossessionati dagli anniversari, particolarmente se riguardano qualcosa che ha a che fare con le due guerre mondiali. Mi sembrava una cosa insana, che forse incoraggia convinzioni che avrebbero dovuto finire col nostro impero. E forse incoraggia più in generale una morbosa nostalgia.
Una delle chiare linee divisorie nel referendum sull’Unione Europea tra coloro che erano per abbandonarla e coloro che erano per restare è stato il modo in cui percepivano il passato. Alla domanda se vivere in Inghilterra era meglio o peggio di quanto fosse trent’anni fa, coloro che votavano per restare avevano un saldo del 46% che diceva di star meglio, mentre gli elettori favorevoli a lasciare avevano un saldo del 16% che diceva di star peggio. Mentre a sinistra si tende a considerare questa come una protesta della classe lavoratrice lasciata indietro dalla deindustrializzazione, essa è stata anche una protesta da parte dei nostalgici, a cui piace pensare all’Inghilterra come a un grillo nel giardino pubblico [1].
L’uscita dall’UE non ci riporta agli anni ’70, quando ci entrammo, ma agli anni ’50. L’Inghilterra cercò dapprima di aderire all’UE nel 1961, ma fu respinta seccamente da De Gaulle nel 1963. Anche il pronunciamento di Theresa May per il ritorno alle “Grammar Schools” (selezione tra scuole diverse all’età di 11 anni) [2] ci riporta agli anni ’50. Uno degli importanti risultati dei Governi del Labour negli anni ’60, fu l’ampia graduale eliminazione della selezione a 11 anni.
Il pretesto che la May utilizza reintrodurre le ‘grammar schools’ è che esse aiuterebbero ad incrementare la mobilità sociale. Le prove sono chiare: non è così. Poche autorità locali happo operato per mantenere le “grammar schools” [3], ed anche in quei casi le prove sono chiare. La tabella seguente è presa da un post di Chris Cook.
I numeri sullla linea verticale sono una misura dei risultati educativi. Il grafico mostra chiaramente che mentre coloro che sono molto ricchi possono realizzare risultati leggermente migliori dove le ‘grammar’ restano, i poveri hanno risultati molto peggiori.
In poche parole, reintrodurre le ‘grammar schools’ è semplicemente reazionario. Stiamo ritornando ad un tempo nel quale le divisioni di classe erano molto più radicate di oggi. Se è possibile questo potrebbe essere evitato, ma è necessario che coloro che nel Partioto conservatore preferiscono vivere in questo secolo rispetto al precdente dicano no al loro Primo Ministro. Non potevano impedire che il Regno Unito votasse per la Brexit, ma questo lo possono fermare.
[1] Tiro a indovinare con un po’ di fantasia. Il “village green” è un giardinetto pubblico, uno spiazzo erboso, un parchetto comunale che spesso è contiguo ad una chiesa e ad un pub di un paesino, spesso con un castagno piantato in mezzo. Ora, o si ipotizza che su quel giardinetto si giochi a ‘cricket’ – e non saprei dire se quello sport tipico dell’India sia così praticato nei paesini inglesi, ma non mi pare affatto probabile – oppure si sceglie la seconda possibilità (‘Cricket’ significa anche ‘grillo’), nel qual caso l’animaletto nel parco diverrebbe il simbolo un po’ cervellotico di una condizione di nostalgia, dei bei tempi andati.
Del resto, una difficoltà probabilmente analoga sta anche nella traduzione del precedente “social conservative” – che non si può tradurre diversamente da “conservatore sociale”. Ma ‘conservatore sociale’ non mi pare sia una categoria con un particolare significato politico di normale utilizzo. Opto per interpretarlo genericamente con ‘nostalgici’.
[2] Nella storia della parte del sistema educativo inglese che noi definiremmo ‘media-inferiore’, ovvero successiva alle scuole elementari, le Grammar Schools dovrebbero aver rappresentato un indirizzo di studi di natura classica, assai precoce (la selezione tra vari tipi di scuola avveniva allora a 11 anni). Nel lontano passato erano caratterizzate dall’insegnamento generalizzato del latino, del greco, della cultura umanistica. Nella storia successiva alla Seconda Guerra Mondiale esse sono state generalmente soppiantate – ne sono rimaste pochissime e, mi pare, di solito non pubbliche – dalle scuole medie inferiori pubbliche o “comprehensive” (ma si badi che anche le “grammar” erano un tempo di norma pubbliche). Dunque, il ritorno alle “grammar” si configurerebbe esattamente come una operazione di ‘conservatorismo sociale’, ovvero ‘nostalgica’.
[3] In questi casi esse suppongo che esse ricevano tuttora finanziamenti pubblici.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"