Articoli sul NYT

In che modo la competizione Clinton-Trump si era fatta ravvicinata, di Paul Krugman (New York Times 30 settembre 2016)

 

How the Clinton-Trump Race Got Close

Paul Krugman SEPT. 30, 2016

zz 170

Monday’s presidential debate was a blowout, surely the most one-sided confrontation in American political history. Hillary Clinton was knowledgeable, unflappable and — dare we say it? — likable. Donald Trump was ignorant, thin-skinned and boorish.

Yet on the eve of the debate, polls showed a close race. How was that possible?

After all, the candidates we saw Monday night were the same people they’ve been all along. Mrs. Clinton’s grace and even humor under pressure were fully apparent during last year’s Benghazi hearing. Mr. Trump’s whiny braggadocio has been obvious every time he opens his mouth without reading from a teleprompter.

So how could someone like Mr. Trump have been in striking position for the White House? (He may still be there, since we have yet to see what effect the debate had on the polls.)

Part of the answer is that a lot more Americans than we’d like to imagine are white nationalists at heart. Indeed, implicit appeals to racial hostility have long been at the core of Republican strategy; Mr. Trump became the G.O.P. nominee by saying outright what his opponents tried to convey with dog whistles.

If he loses, Republicans will claim that he was some kind of outlier, showing nothing about the nature of their party. He isn’t.

But while racially motivated voters are a bigger minority than we’d like to think, they are a minority. And as recently as August Mrs. Clinton held a commanding lead. Then her polls went into a swoon.

What happened? Did she make some huge campaign blunders?

I don’t think so. As I’ve written before, she got Gored. That is, like Al Gore in 2000, she ran into a buzz saw of adversarial reporting from the mainstream media, which treated relatively minor missteps as major scandals, and invented additional scandals out of thin air.

Meanwhile, her opponent’s genuine scandals and various grotesqueries were downplayed or whitewashed; but as Jonathan Chait of New York magazine says, the normalization of Donald Trump was probably less important than the abnormalization of Hillary Clinton.

This media onslaught started with an Associated Press reporton the Clinton Foundation, which roughly coincided with the beginning of Mrs. Clinton’s poll slide. The A.P. took on a valid question: Did foundation donors get inappropriate access and exert undue influence?

As it happened, it failed to find any evidence of wrongdoing — but nonetheless wrote the report as if it had. And this was the beginning of an extraordinary series of hostile news stories about how various aspects of Mrs. Clinton’s life “raise questions” or “cast shadows,” conveying an impression of terrible things without saying anything that could be refuted.

The culmination of this process came with the infamous Matt Lauer-moderated forum, which might be briefly summarized as “Emails, emails, emails; yes, Mr. Trump, whatever you say, Mr. Trump.”

I still don’t fully understand this hostility, which wasn’t ideological. Instead, it had the feel of the cool kids in high school jeering at the class nerd. Sexism was surely involved but may not have been central, since the same thing happened to Mr. Gore.

In any case, those of us who remember the 2000 campaign expected the worst would follow the first debate: Surely much of the media would declare Mr. Trump the winner even if he lied repeatedly. Some “news analyses” were already laying the foundation, setting a low bar for the G.O.P. nominee while warning that Mrs. Clinton’s “body language” might display “condescension.”

Then came the debate itself, which was almost unspinnable. Some people tried, declaring Mr. Trump the winner in the discussion of trade even though everything he said was factually or conceptually false. Or — my favorite — we had declarations that while Mr. Trump was underprepared, Mrs. Clinton may have been “overprepared.” What?

But meanwhile, tens of millions of Americans saw the candidates in action, directly, without a media filter. For many, the revelation wasn’t Mr. Trump’s performance, but Mrs. Clinton’s: The woman they saw bore little resemblance to the cold, joyless drone they’d been told to expect.

How much will it matter? My guess — but I could very well be completely wrong — is that it will matter a lot. Hard-core Trump supporters won’t be swayed. But voters who had been planning to stay home or, what amounts to the same thing, vote for a minor-party candidate rather than choose between the racist and the she-devil may now realize that they were misinformed. If so, it will be Mrs. Clinton’s bravura performance, under incredible pressure, that turned the tide.

But things should never have gotten to this point, where so much depended on defying media expectations over the course of an hour and a half. And those who helped bring us here should engage in some serious soul-searching.

 

In che modo la competizione Clinton-Trump si era fatta ravvicinata, di Paul Krugman

New York Times 30 settembre 2016

Il dibattito presidenziale di lunedì è finito con una vittoria a mani basse, certamente il confronto più impari nella storia politica americana. Hillary Clinton è stata comprensibile, imperturbabile e – posso osare dirlo? – gradevole. Donald Trump si è mostrato disinformato, permaloso e villano.

Tuttavia, a un certo punto del dibattito, i sondaggi avevano mostrato una competizione alla pari. Come era stato possibile?

Dopo tutto, i candidati che abbiamo visto lunedì notte erano gli stessi che avevamo visto sin dall’inizio. La grazia e persino l’ironia della Clinton sotto pressione erano stati del tutto evidenti durante l’audizione dell’anno scorso sui fatti di Bengasi. La stridula millanteria di Trump era evidente tutte le volte che apriva la bocca senza leggere da un TelePrompter.

Dunque, come poteva un individuo come Trump essere stato in una posizione così favorevole per la Casa Bianca (potrebbe essere ancora a quel punto, dal momento che dobbiamo ancora vedere l’effetto del dibattito sui sondaggi)?

In parte, la risposta è che molti più americani di quelli che ci piace immaginare sono nel cuore nazionalisti bianchi. In effetti, gli appelli alla ostilità razziale sono stati da tempo al centro della strategia repubblicana; Trump è diventato candidato del Partito Repubblicano dicendo apertamente quello che i suoi oppositori cercavano di trasmettere con ammiccamenti.

Se perderà, i repubblicani pretenderanno che fosse una specie di eccezione, che non mostrava niente della natura del loro Partito. Ma non è così.

Ma se gli elettori con motivazioni razziali sono una minoranza più grande di quello che ci piacerebbe pensare, sono pur sempre una minoranza. E appena in agosto la Clinton era saldamente in testa. Poi i suoi risultati nei sondaggi sono svaniti.

Cosa era successo? Aveva fatto alcuni errori madornali nella sua campagna elettorale?

Io non lo penso. Come ho scritto in precedenza, penso che abbia ricevuto un trattamento come Al Gore. Vale a dire, come Al Gore nel 2000, ella era finita nel tritacarne di resoconti ostili da parte dei principali media, che trattavano infortuni secondari come scandali importanti, e si inventavano dal nulla scandali aggiuntivi.

Nel frattempo i veri e propri scandali del suo oppositore nonché mostruosità varie venivano minimizzate o insabbiate; ma, come dice Jonathan Chait del New York Magazine la ‘normalizzazione’ di Trump è stata probabilmente meno importante della ‘abnormalizzazione’ di Hillary Clinton.

Questa offensiva dei media cominciò con il rapporto della Associated Press sulla Fondazione Clinton, che grosso modo coincise con lo scivolamento della Clinton nei sondaggi. La AP affrontò un tema fondato: i donatori della Fondazione avevano avuto un accesso inappropriato ed avevano esercitato una influenza impropria?

Si dà il caso che non venne scoperta alcuna prova di cattiva condotta – nondimeno il rapporto venne scritto come se ci fosse stata. E questo fu l’inizio di una serie straordinaria di racconti di notizie ostili, su come vari aspetti della vita della Clinton “sollevassero domande” o “gettassero ombre”, che trasmettevano l’impressione di cose terribili senza dire niente che potesse essere confutato.

Il culmine di questo processo venne col famigerato forum moderato da Matt Lauer, che in sintesi potrebbe essere così riassunto: “Email, email, email; sì signor Trump, qualsiasi cosa diciate, signor Trump”.

Io ancora non intendo pienamente questa ostilità, che non era di natura ideologica.  Assomigliava piuttosto ai ragazzi impudenti di una scuola superiore che si prendono gioco del compagno di classe più studioso. Il sessismo certamente aveva un ruolo, ma non era centrale, dal momento che la stessa cosa era successa ad Al Gore.

In ogni caso, quelli tra noi che si ricordano la campagna elettorale del 2000, si aspettavano che il peggio sarebbe venuto dopo il primo dibattito: certamente molti dei media avrebbero affermato che il vincitore era Trump, anche se aveva detto bugie in continuazione. Alcune “analisi delle notizie” avevano già posto le fondamenta, fissando una asticella molto bassa per il candidato del Partito Repubblicano e al tempo stesso ammonendo che il “linguaggio del corpo” della Clinton poteva mostrare “supponenza”.

Poi è arrivato il dibattito vero e proprio, che è stato quasi impossibile manipolare. Alcuni ci hanno provato, sostenendo che Trump era il vincitore del confronto sui temi del commercio, anche se ogni cosa che aveva detto era sostanzialmente o concettualmente falsa. Oppure – questa è la mia favorita – abbiamo avuto affermazioni secondo le quali Trump era impreparato, ma la Clinton poteva essere stata “troppo preparata”. Cosa diavolo si intende?

Ma allo stesso tempo, decine di milioni di americani hanno visto i candidati in azione, direttamente, senza il filtro dei media. Per molti, la rivelazione non è stata la prestazione di Trump ma quella della Clinton: la donna che hanno visto non rassomigliava affatto al gelido drone privo di emozioni che gli avevano raccontato di aspettarsi.

Quanto sarà importante? La mia impressione – ma potrei avere completamente torto – è che conterà molto. Lo zoccolo duro dei sostenitori di Trump non ne sarà influenzato. Ma gli elettori che avevano programmato di stare sul sicuro oppure, che corrisponde alla stessa cosa, di votare per un candidato di un Partito minore piuttosto che dover scegliere tra il razzista e la diavolessa, adesso possono rendersi conto che erano stati male informati. Se sarà così, sarà stata la eccellente prestazione della signora Clinton, sottoposta ad una pressione incredibile, che avrà cambiato il corso degli eventi.

Ma le cose non avrebbero dovuto mai arrivare sino a questo punto, dove così tanto è dipeso dallo sfidare le aspettative dei media nel corso di un’ora e mezza. E coloro che hanno contribuito a portarci a quel punto dovrebbero impegnarsi in una qualche seria analisi di coscienza.

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"