settembre 2016 Archive

Un programma economico migliore per il Giappone, di Joseph E. Stiglitz (da Project Syndicate, 14 settembre 2016)

[1] Come si intuisce, ‘Finanza verde’ è un indirizzo generale dell’economia su investimenti e produzioni che riducono l’inquinamento ed accrescono la sostenibilità. Non solo per ...

Né Smith né Corbyn, di Chris Dillow (dal blog ‘Stumbling and Mumbling’, 7 settembre 2016)

[1] FPTP deriva da “First-past-the-post”, che mi pare letteralmente significhi più o meno che è primo chi supera il traguardo, e comunque indica un sistema ...

L’economia che spinge verso l’alto, di Paul Krugman (New York Times 16 settembre 2016)

Sono arrivati i dati del Censimento sugli effetti delle politiche economiche nel 2015, e si scopre che c'è stato un miglioramento nei redditi della popolazione con redditi medio bassi come non avveniva dal 1999. In buona misura questo è il risultato di una politica di espansione della assistenza sociale e sanitaria, che è stata finanziata con incrementi delle tasse sui più ricchi. Per quanto quella politica avrebbe dovuto essere più intensa e duratura, i dati dimostrano che quello che ha funzionato non è stata l'economia del 'trickle-down' - ovvero degli sgravi fiscali sui ricchi e della attesa che i benefici 'sgocciolino' verso il basso - ma esattamente l'opposto, una politica di aiuti diretti alle famiglie più bisognose, finanziati con un ritorno della pressione fiscale sui più ricchi che è tornata ai livelli precedenti a Reagan.

Il Regno Unito torna agli anni ’50, di Simon Wren-Lewis (dal blog Mainly Macro, 10 settembre 2016)

[1] Tiro a indovinare con un po’ di fantasia. Il “village green” è un giardinetto pubblico, uno spiazzo erboso, un parchetto comunale che spesso è ...

Perché i media sono obiettivamente a favore di Trump? (13 settembre 2016)

       

Malavita e bacetti, di Paul Krugman (New York Times 12 settembre 2016)

Ancora sul fenomeno della sospetta simpatia di Donald Trump verso Putin e il suo regime. Che non pare sorretta dai risultati di Putin, che in economia sono quasi nulli, basandosi la Russia postcomunista sostanzialmente sulle esportazioni di petrolio - i due terzi del suo export, contro appena un quinto è riservato del settore manifatturiero - ed essendo essa precipitata negli ultimi anni, assieme ai prezzi del petrolio. Restano non decifrabili i rapporti economici con gli oligarchi russi che possono aver favorito gli affari di Trump. E quello che alla fine appare chiaro, è che gli elogi che Putin ottiene dalla destra americana paiono coincidere con una certa simpatia per il modo in cui egli risolve la battaglia politica con i suoi avversari interni.

Gli economisti, la politica e la Repubblica di Platone, di Marco Marcucci. Settembre 2016.

Gli economisti, la politica e la Repubblica di Platone.   

zz-196 Tra i commentatori nazionali non si trova praticamente nessuno che si sia voluto misurare con una ricostruzione del dibattito economico degli anni passati. L’imbarazzo si spiega, perché se in apparenza si è passati da un consenso abbastanza vasto della politica europea sull’austerità giudicata ineludibile, ad una intermedia rivendicazione di austerità più investimenti, al recente riconoscimento – ma solo di una parte del centrosinistra europeo - che l’austerità è stata un errore; in sostanza tutte queste contorsioni sono state possibili nell’ignoranza più completa delle implicazioni di modello macroeconomico. E i commentatori hanno seguito la stessa evoluzione del dibattito politico. In tal modo, l’andamento degli indicatori economici che avrebbero dovuto apparire come evidentemente sintomatici di una implicazione macroeconomica più generale – la bassa inflazione quando non la deflazione, i tassi di interesse ai minimi storici, la tardività di una ripresa comunque anemica – sono rimasti privi di una spiegazione sostanziale. L’iniezione di liquidità della nuova politica monetaria di Draghi, dopo che la precedente grottesca politica della BCE di Jean-Claude Trichet non aveva ricevuto obiezioni praticamente da nessuno, è stata accolta come una speranza di miracolo; anche qua tacitando la preoccupazione degli economisti che mettevano in risalto il grande prevedibile divario tra la crescita della base monetaria ed il suo sostanziale utilizzo. (continua)

Tobin aveva ragione (assolutamente per esperti) (da blog di Krugman, 10 settembre 2016)

[1] Il link è con un convegno del prossimo 20 settembre a Ginevra.        

Alla fine una pausa nella febbre? (9 settembre 2016)

[1] Pam Bondi, repubblicana, ha ricevuto una donazione di 25.000 dollari da parte di una società di Trump, pare nella sua campagna per diventare Procuratrice ...

Pensando alla Brexit, veloce e lenta (6 settembre 2016)

[1]  Il Purchasing Managers Index (PMI) è l’indice composito dell’attività manifatturiera di un Paese e riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi. [2] Da un post di Krugman, qua tradotto, del 30 ...

La tecnica del “Grande Bugiardo” di Donald Trump, di Paul Krugman (New York Times 9 settembre 2016)

Torna alla ribalta il tema della asimmetria dei media nel dar conto della campagna elettorale americana, e una trasmissione televisiva di questa settimana lo ha confermato in modo inquietante. Difetti, errori, esagerazioni nel complesso secondarie della Clinton vengono sottolineate in modo implacabile. Di contro a Trump si consente di tutto: può affermare di essere stato contrario alla guerra in Iraq, mentre la sostenne; può dire che Obama ha fondato l'ISIS; soprattutto può continuare a ripetere ognuna delle sue bugie senza tema di smentite. Egli ha inventato una nuova categoria del mentire, per la quale non contano tanto le singole menzogne, quanto la sistematicità del mentire, che di fatto tiene in ostaggio una parte dell'informazione americana.

I problemi veri dell’Eurozona e come risolverli, conversazione con Joseph Stiglitz (pubblicata su Social Europe, 8 settembre 2016)

[1] Nel linguaggio politico italiano il termine viene normalmente usato al plurale, mentre di solito è usato al singolare dagli economisti americani.       ...

Hillary viene trattata come Al Gore, di Paul Krugman (New York Times 5 settembre 2016

Nelle elezioni presidenziali del 2000 Bush ottenne la minoranza dei voti popolari, ma vinse con i voti dei delegati. E vinse proponendo una politica economica che si basava su una bugia: i grandi sgravi fiscali sui più ricchi vennero presentati come un favore alle classi medie. Il metodo delle bugie portò poi ad una guerra basata su prove false. C'è una asimmetria simile nelle elezioni odierne: pur non potendo nessuno trascurare la completa disinvoltura di Trump, gli si fanno grandi sconti. Di contro, nei confronti della Clinton vale il metodo del sospetto, della presunzione di colpevolezza. Ma l'America e il mondo non si possono permettere una secondo volta un ribaltamento del voto basato sulle insinuazioni.

Demistificare la finanza pubblica con creazione di moneta, di Adair Turner (da Project Syindicate, 10 agosto 2016)

[1] Nel titolo e nell’intero articolo traduciamo “monetary finance” con “finanza (pubblica) con creazione di (nuova) moneta”. Lo scopo è evidentemente quello di aiutare la ...

Le tendenze economiche ci sono amiche, di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 31 agosto 2016)

[1] Non capisco perché il 1750 sarebbe un a data significativa per le violenze fanatiche o le guerre di religione. Forse c’è un errore nel ...

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