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Trump, la Brexit e l’equilibrio, di Simon Wren-Lewis (dal blog Mainly Macro, 12 settembre 2016)

 

Monday, 12 September 2016

Trump, Brexit and balance

By Simon Wren-Lewis

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It is with a dreadful sense of inevitability that I’m watching what is happening in the US general election between Clinton and Trump. Just as the media in the UK normalised the flat out lies of the Brexit campaign, so the media in the US is normalising Donald Trump.

In both cases this stems from an obsession with balance. With the Brexit campaign the media balanced the lie about £350 million a week to the NHS with Remain’s claims (based on analysis using consensus economics) about the economic damage that leaving the single market would do. With the US general election, Trump’s stream of well documented lies are balanced against seemingly baseless insinuations about Clinton.

This is not about what you read in the New York Times or the Washington Post. Their audience is generally not the electorate that could vote either way. The Financial Times provided exemplary coverage of Brexit issues, and the non-tabloid press as a whole was not too bad. With Brexit the critical electorate were those that read the tabloid press, just as in the US it is those that watch cable news. Those sources deliberately and relentlessly distort news to favour one side.

Without major changes to how the media is regulated in the US and how the press is regulated in the UK, there is little that can done about this particular media bias against truth. So the best we can hope for in the meantime is that the big ticket events like debates, or widely watched programmes on the non-partisan media like the evening TV news in the UK, offer some redress to the partisan nature of much of the media. Which is why the failure of Matt Lauer in questioning the two candidates is so important.

The concept of balance needs to be rethought by media organisations. Facts, and lies about them, should be above balance. The consensus views of experts like academics should be above balance. Standing up for both is not a journalist expressing an opinion, but a journalist doing their job.

The media likes to think of itself as the protector of free speech, and of holding authority to account. But that matters little if at crucial points in the democratic process the media either distorts reality or hides the truth. If you think that is an exaggeration, how else could you possibly get a result like this:

“Trump has his largest edge of the campaign as the more honest and trustworthy of the two major candidates (50% say he is more honest and trustworthy vs. just 35% choosing Clinton)”

If you are reading this in the UK and thinking this could only happen in the US, who do you think was trusted during the Brexit campaign?

 

Trump, la Brexit e l’equilibrio,

di Simon Wren-Lewis

È con una sensazione opprimente di inevitabilità che osservo quello che sta accadendo tra la Clinton e Trump nelle elezioni generali degli Stati Uniti. Proprio come i media nel Regno Unito hanno presentato come normale la distesa di bugie della campagna sulla Brexit, nello stesso modo i media negli Stati Uniti stanno presentando come normale Donald Trump.

In entrambi i casi all’origine c’è una ossessione per l’equilibrio. Con la campagna sulla Brexit i media equiparavano la bugia sui 350 milioni di sterline settimanali al Sistema Sanitario Nazionale con gli argomenti del ‘Restare’ sul danno economico che avrebbe provocato l’abbandono del mercato unico, peraltro basati su analisi economiche condivise. Con le elezioni generali negli Stati Uniti, la raffica di bugie ben documentate di Trump sono equiparate alle insinuazioni apparentemente infondate sulla Clinton.

Questo non riguarda quello che si legge sul New York Times o sul Washington Post. Il loro pubblico in generale non è l’elettorato che potrebbe votare in entrambi i modi. Il Financial Times aveva fornito resoconti esemplari sulla Brexit e la stampa diversa dai tabloid, nel suo complesso, non era stata così negativa. Con la Brexit l’elettorato fondamentale erano coloro che leggono la stampa dei tabloid, proprio come negli Stati Uniti sono coloro che vedono i notiziari della televisione via cavo. Queste fonti deliberatamente e incessantemente distorcono le notizie a favore di una parte.

Senza importanti modifiche su come vengono regolati i media negli Stati Uniti e la stampa nel Regno Unito, si può far poco su questa particolare tendenza dei media contro la verità. Dunque, il meglio che si possa sperare nel frattempo è che gli eventi con costosi biglietti di ingresso come i dibattiti, o i programmi televisivi con molti spettatori sui media non di parte come i notiziari serali sulle televisioni nel Regno Unito, offrano una qualche correzione della natura faziosa di gran parte dei media. Che è la ragione per la quale la pessima prestazione di Matt Lauer nel porre le domande ai due candidati è così importante [1].

Il concetto dell’equilibrio ha bisogno di un ripensamento da parte delle organizzazioni dei media. I fatti, e le bugie relative ai fatti, dovrebbero star sopra l’equilibrio. I punti di vista che raccolgono vasto consenso tra gli esperti, come gli accademici, dovrebbero star sopra quell’equilibrio. Prendere posizione su entrambe le parti in causa, non è per un giornalista esprimere una opinione, è un modo di fare il suo lavoro.

Ai media piace pensarsi come protettori del libero confronto, e come detentori dell’autorità dello spiegare. Ma quello conta poco se nei momenti cruciali del processo democratico i media distorcono la realtà o nascondono la verità. Altrimenti, se pensate che sia una esagerazione, potreste con tutta probabilità ottenere un risultato come quello seguente [2]:

“Trump ha il suo più ampio margine nella campagna elettorale come il più onesto e meritevole di fiducie dei due principali candidati (il 50% dice che è il più onesto e meritevole di fiducia, contro un 36% che sceglie la Clinton)”.

Se leggete questa affermazione nel Regno Unito e pensate che questo possa accadere solo negli Stati Uniti, chiedetevi chi è stato creduto durante la campagna sulla Brexit.

 

 

[1] Sulla trasmissione televisiva nella quale il giornalista, evidentemente un bel po’ fazioso, Matt Lauer ha intervistato sia Trump che la Clinton, si sono lette varie considerazioni recenti di Krugman, qua tradotte.

[2] La citazione è desunta da un recente sondaggio della CNN.

 

 

 

 

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