ottobre 2016 Archive

L’argomento per la sostituzione delle importazioni nel Regno Unito, di Robert Skidelsky (da Project Syndicate, 21 ottobre 2016)

La riforma sanitaria di Obama inciampa in una buca, di Paul Krugman (New York Times 28 ottobre 2016)

La riforma sanitaria di Obama ha avuto una storia travagliata. I suoi innegabili successi - la grande diminuzione dei non assicurati e la crescita dei costi del sistema assai minore del previsto - oggi sono alla prova di un aumento imprevisto delle polizze assicurative, limitatamente a quelle che i cittadini contraggono da soli (vale a dire, non a carico dei datori di lavoro o dei programmi nazionali per gli anziani ed i meno abbienti). E' accaduto che in alcuni Stati le persone in salute aggirano l'obbligo di assicurarsi; in tal modo i costi per le assicurazioni crescono, avendo esse a carico una quota maggiore di persone non in salute, ed esse aumentano i premi assicurativi. Sul piano tecnico, rimediare non sarebbe difficile. Ma sul piano politico richiederebbe il controllo da parte dei Democratici della Camera, oppure la collaborazione dei repubblicani. Dunque, la novità è deludente, anche se tutt'altro che catastrofica.

La quota crescente del reddito da capitale di Picketty e il mercato immobiliare statunitense, di Gianni La Cava (da Vox,EU, 8 ottobre 2016)

[1] Nelle analisi statistiche vengono definiti panel i dati NTxK, cioè che prevedono l’osservazione di K variabili per N unità statistiche e T periodi. Sono quindi serie storiche di dati longitudinali. (Wikipedia) [2] ...

Debito, sviamento, distrazione (dal blog di Krugman, 22 ottobre 2016)

[1] Il titolo della tabella è: “Il tasso del debito previsto per il 2046 è caduta di più della metà”. Il debito è espresso come ...

É il Partito di Trump, di Paul Krugman (New York Times 24 ottobre 2016)

Ma la probabile sconfitta di Trump non porterà a qualche ravvedimento nelle fila dei repubblicani? Improbabile, perché - che Trump resti o meno sulla scena - il Partito Repubblicano è ormai una sua creatura. Già, prendere le distanze da lui a questo punto, quando tutti coloro che l'hanno sostenuto sapevano di che pasta fosse fatto, non sarebbe dignitoso. E poi si deve mettere nel conto che chi lo facesse indebolirebbe la possibilità di essere rieletto nel futuro. Trump è entrato nel DNA repubblicano, ovvero il 'trumpismo' era da tempo in quel DNA, ma oggi è una sua componente conclamata e stabile.

Perché Hillary vince, di Paul Krugman (New York Times 21 ottobre 2016)

Adesso che le probabilità di vittoria della Clinton sono sotto gli occhi di tutti, tutti quelli che l'avevano descritta come una candidatura tremenda convergono su una spiegazione: è solo stata fortunata. Ma forse un altro candidato repubblicano, come ad esempio Marco Rubio, avrebbe reso le cose differenti? In realtà, il cliché che le si è cucito addosso non considera cose che ai commentatori sfuggono. Ad esempio, che è una donna, che ha passione per i grandi temi di giustizia sociale e di genere che la distinguono, che in genere ha passione per le cose in cui crede, ovvero ha la competenza di una persona che intende realizzare un programma, oppure che riesce a fronteggiare le provocazioni con un sorriso e con una calma evidente.

Risolvere in Italia la crisi bancaria europea, di Lucrezia Reichlin e Shahin Vallée (da Project Syndicate, 14 ottobre 2016)

[1] “Resolution framework” – come recita un ‘memo’ della Commissione Europea – significa “ristrutturazione di un istituto al fine di assicurare la continuità delle sue ...

Le loro cupe fantasie, di Paul Krugman (New York Times 17 ottobre 2016)

Le descrizioni dell'America che fa Trump e quelle che fanno i dirigenti repubblicani come Paul Ryan, pur non esattamente sovrapponibili, sono simili e corrispondono a interessi convergenti. L'America di Trump è il ritratto di un incubo, con quartieri poveri che assomigliano a zone di guerra e orde di immigrati violenti che oltrepassano i confini aperti. In questi giorni Ryan, il Presidente della Camera dei Rappresentanti, l'ha descritta come un paese destinato, se vincerà la Clinton, a diventare grigio e depresso, schiacciato da una dittatura di burocrati. Sono evidenti le tracce del pensiero di Ayn Rand, l'icona della destra americana. I sondaggi mostrano una realtà abbastanza diversa: un paese con molti problemi, ma anche vitale e capace di reagire alla crisi. Ma la somiglianza indica, appunto, una convergenza di interessi: da un parte i gruppi estremi del suprematismo bianco, dall'altra i grandi ricchi, disposti a tutto pur di smantellare lo Stato sociale.

Come si è arrivati a Trump, di Joseph E. Stiglitz (da Project Syndicate, 14 ottobre 2016)

[1] Ovvero, degli sgravi fiscali ai ricchi che produrrebbero effetti benefici per tutti, ‘gocciolando verso il basso’ (che è la traduzione letterale di “trickle down”). ...

Non è tempo per il fondamentalismo del commercio, di Dani Rodrik (da Project Syndicate, 14 ottobre 2016)

[1] Le frasi provengono da uno studio della primavera del 1981 di Carl J. Green, pubblicato sul Northwestern Journal of International Law & Business. [2] ...

L’agenda della Clinton, di Paul Krugman (New York Times 14 ottobre 2016)

Che la Clinton vinca le elezioni sembra adesso assai probabile. Ma potrebbe vincerle senza togliere ai repubblicani il controllo dei due rami del Congresso, oppure con una maggioranza democratica al Senato, oppure ancora con maggioranze democratiche sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti. E le differenze sarebbero grandi. Se i democratici acquistassero la maggioranza al Senato, potrebbero superare il blocco della Corte Suprema sostituendo il posto vacante con un giudice progressista; in quel caso alcune iniziative importanti sarebbero possibili. Se i democratici conquistassero entrambi i rami del Congresso, si ripeterebbe la felice situazione che consentì ad Obama - solo nel 2009 e nel 2010 - notevoli risultati in materia di assistenza sanitaria, di riequilibrio fiscale tra ricchi e poveri ed anche di creazione di posti di lavoro nel settore privato. Adesso la partita aperta è questa e per vincerla occorre andare a votare.

Note sulla Brexit e sulla sterlina (dal blog di Krugman, 11 ottobre 2016)

[1] Nel 1980 venne pubblicato un articolo dello stesso Krugman, secondo il quale l’ “effetto del mercato interno” deriva da modelli sui ‘rendimenti di scala’ ...

Il Re della falsa equivalenza (dal blog di Krugman, 4 ottobre 2016)

       

Sessisti in fasce , di Paul Krugman (New York Times 10 ottobre 2016)

Era inevitabile, dopo la famosa registrazione delle affermazioni di Trump in materia di 'gentil sesso', un editoriale su quest'ultimo evento della campagna elettorale americana. Ma, anche in questo caso, non si resta certo alla superficie del fenomeno. Perché solo adesso così tanti componenti del gruppo dirigente repubblicano prendono le distanze dal candidato? Perché sono affermazioni troppo disdicevoli? Ma non lo era altrettanto aver assunto come consigliere quell'Ailes, il giornalista appena licenziato da Fox News per comportamenti di abuso verso dipendenti donne? E perché il silenzio aveva accompagnato l'altra spregevole notizia su analoghe condotte di un ex Presidente repubblicano della Camera dei Rappresentanti? Forse il problema è più vasto, e consiste - al di là delle inclinazioni personali - in un tendenza più generale all'abuso di potere, da parte di una élite segnata dalla convinzione di poter usare il proprio potere a piacimento? E forse adesso il bicchiere è colmo, perché Trump è in evidente declino?

La stagnazione secolare nelle economie aperte: come si diffonde e come può essere curata, di Gauti Eggertsson e Lawrence Summers (da Vox-EU, 22 luglio 2016)

[1] Espressione complicata, che si riferisce ad una classe di modelli. [2] Per tasso di cambio reale (nella formula di solito è aggiunto “effective”, ovvero ...

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