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La riforma sanitaria di Obama inciampa in una buca, di Paul Krugman (New York Times 28 ottobre 2016)

 

Obamacare Hits a Pothole

Paul Krugman OCT. 28, 2016

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For advocates of health reform, the story of the Affordable Care Act, a.k.a. Obamacare, has been a wild roller-coaster ride.

First there was the legislative drama, with reform seemingly on the edge of collapse right up to the moment of passage. Then there was the initial mess with the website — followed by incredibly good news on enrollment and costs. Now reform has hit a pothole: After several years of coming in far below predictions, premiums on covered plans have shot up by more than 20 percent.

So how bad is the picture?

The people who have been claiming all along that reform couldn’t work, and have been wrong every step of the way, are, of course, claiming vindication. But they’re wrong again. The bad news is real. But so are reform’s accomplishments, which won’t go away even if nothing is done to fix the problems now appearing. And technically, if not politically, those problems are quite easy to fix.

Health reform had two big goals: to cover the uninsured and to rein in the overall growth of health care costs — to “bend the curve,” in the jargon of health policy wonks. Sure enough, the fraction of Americans without health insurance has declined to its lowest level in history, while health cost growth has plunged: Since Obamacare passed Congress, private insurance costs have risen less than half as fast as they did in the previous decade, and Medicare costs have risen less than a fifth as fast.

But if health costs are looking good, what’s with the spike in premiums? It only applies to one piece of the health care system — the “exchanges,” the insurance markets Obamacare established for people who aren’t covered either by their employers or by government programs, mainly Medicare and Medicaid.

The way the exchanges were supposed to work was that both healthy and less-healthy people would sign up, providing insurers with a good mix of risks that let them offer reasonably priced policies. Broad participation was supposed to happen because the law requires everyone to have insurance — the “mandate” — or face a penalty. Buying insurance was supposed to remain affordable because the law provides subsidies for middle- and lower-income families, ensuring that health costs don’t become too large a share of income.

Many insurers entered the market in the belief that the system would work as advertised. After all, conceptually similar systems work in other countries, like Switzerland; Massachusetts has had a system along the same lines since 2006 (which is why some of us call it ObamaRomneycare); and even now it’s working O.K. in California, which has managed the program well.

In many states, however, not enough healthy people signed up — and now insurers are either pulling out or hiking their premiums to reflect the not-so-good risk pool. Since premiums have until now been well below projections, this only brings them back up to expected levels. But it’s clearly not good news.

How many people are hurt by these premium hikes? Not as many as you may think.

If you are covered by your employer, Medicare or Medicaid, this isn’t about you. Even if you buy a policy on the exchanges, you’re protected if your income is low enough — $97,200 for a family of four — to make you eligible for subsidies. So we’re talking about a fraction of a fraction of the population (which admittedly may still be several million people).

Oh, and bear in mind that many of those affected by the rate hikes have pre-existing conditions, which means that without Obamacare they wouldn’t be insured at all.

Even if the direct effects of this year’s hike aren’t that big, could it mean that Obamacare is about to unravel? No. Most people on the exchanges receive subsidies, which means that the rate hikes won’t induce them to drop out; people talking about a “death spiral” haven’t done their homework.

So the news is bad, but its badness is limited. Still, the architects of Obamacare had hoped to create a system that would eventually cover almost everyone.

Can the current problems be fixed?

As a technical matter, the answer is clearly yes. Strengthen the mandate; expand the subsidies; close the loopholes that have allowed some insurers to bypass the exchanges; take a more active role in setting standards and reaching out to families to make them aware of their options. Some states are doing much better than others, and it wouldn’t take a lot of money to expand best practices to the nation as a whole.

The trouble is that Congress would have to vote to spend that money. So unless Democrats manage to take the House (unlikely) or Republicans are willing to cooperate in the public interest (even more unlikely), the easy fix that’s clearly in sight will have to wait for a while.

So, is the latest health care news disappointing? Yes. Is it catastrophic? Not at all.

 

La riforma sanitaria di Obama inciampa in una buca, di Paul Krugman

New York Times 28 ottobre 2016

Per i sostenitori della riforma sanitaria, la storia delle Legge sull’Assistenza Sostenibile, anche detta Obamacare, è stata come una corsa selvaggia su un otto-volante.

Prima ci fu il dramma legislativo, quando la riforma sembrava sull’orlo del collasso proprio al momento dell’approvazione. Poi ci fu il caos iniziale con il sito web – seguito da notizie incredibilmente buone sulle iscrizioni e sui costi. Ora la riforma è inciampata in una buca: le polizze sui programmi assistiti, dopo che per vari anni si erano collocate molto al di sotto delle previsioni, hanno avuto un’impennata di più del 20 per cento.

Quanto è negativa, dunque, la situazione?

Le persone che dall’inizio hanno sostenuto che la riforma non poteva funzionare, ed hanno avuto torto ad ogni passaggio, sostengono, ovviamente, di aver avuto ragione. Eppure, hanno torto ancora una volta, anche se la cattiva notizia è vera. Ma i risultati della riforma sono di questo genere, essi non spariranno anche se non si farà niente per rimediare ai problemi che adesso vengono in evidenza. E quei problemi, in senso tecnico anche se non in senso politico, sono abbastanza facili da risolvere.

La riforma sanitaria aveva due grandi obbiettivi: dare assistenza a chi non aveva l’assicurazione e tenere sotto controllo la crescita complessiva dei costi dell’assistenza sanitaria – per “flettere la curva” [1], nel gergo degli esperti di politica sanitaria. Di fatto, la parte di americani priva di assicurazione sanitaria è scesa al livello più basso della storia, mentre la crescita dei costi sanitari è precipitata: dal momento in cui le riforma sanitaria è stata approvata dal Congresso, i costi delle assicurazioni sanitarie sono saliti con un ritmo di meno della metà di quello che avevano avuto nel decennio precedente, ed i costi di Medicare sono aumentati con un ritmo inferiore ad un quinto.

Ma se i costi sanitari sembrano buoni, come si spiega l’aumento delle polizze? Esso vale soltanto per una parte del sistema della assistenza sanitaria – le “borse sanitarie” [2], ovvero i mercati assicurativi che la riforma aveva stabilito per le persone non assistite né a carico dei loro datori di lavoro, né dei programmi statali (principalmente Medicare e Medicaid).

Il modo in cui si pensava che quelle “borse” funzionassero era che le persone, sia quelle in salute che quelle più cagionevoli, si iscrivessero, fornendo agli assicuratori una buona combinazione di rischi che consentisse loro di offrire polizze ragionevolmente contenute. Si pensava che ci fosse un’ampia partecipazione, giacché la legge impone che ognuno abbia l’assicurazione – il cosiddetto ‘mandato’ o obbligo di assicurarsi – per non ricevere una multa. Si pensava che acquistare l’assicurazione sarebbe rimasto sostenibile, perché la legge stabilisce sussidi per le famiglie a reddito medio o più basso, con la garanzia che i costi sanitari non diventino una quota di reddito troppo ampia.

Molti assicuratori sono entrati nel mercato nella convinzione che il sistema avrebbe funzionato come veniva pubblicizzato. Dopo tutto, sistemi simili concettualmente operano in altri paesi come la Svizzera; il Massachusetts  ha avuto un sistema dello stesso tipo a partire dal 2006 (che è la ragione per la quale alcuni di noi lo definiscono ObamaRomnaycare [3]); e persino adesso esso sta funzionando ottimamente in California, che ha ben gestito il programma.

In molti Stati, tuttavia, non si è iscritto un numero sufficiente di persone in salute [4] – e adesso gli assicuratori si stanno ritirando, oppure stanno alzando le loro polizze per riflettere un ‘aggregato di rischio’ [5] piuttosto negativo. Dal momento che sinora le polizze erano state ben al di sotto delle previsioni, questo le ha soltanto portate ai livelli attesi. Ma chiaramente non è una buona notizia.

Quante persone sono danneggiate da questi rialzi nelle polizze? Non così numerose come potreste pensare.

Se siete assistiti dai contributi dei vostri datori di lavoro, oppure da Medicare o da Medicaid, tutto questo non vi riguarda. Persino se acquistate una polizza alle “borse”, siete protetti se il vostro reddito è sufficientemente basso per darvi diritto ai sussidi – 97.200 dollari per una famiglia di quattro persone. Stiamo dunque parlando di una frazione di una frazione della popolazione (che si deve riconoscere può ancora riguardare vari milioni di persone).

Infine, si tenga a mente che molte di queste persone interessate dall’aumento delle aliquote hanno problemi sanitari preesistenti, il che significa che senza la riforma di Obama esse non sarebbero state assicurate in alcun modo.

Anche se gli effetti diretti dell’aumento di quest’anno non sono così grandi, potrebbe significare che la riforma di Obama è prossima ad andare in fumo? No. La maggioranza delle persone iscritte alle “borse” ricevono sussidi, il che significa che il rialzo nelle aliquote non li indurrà ad uscire dal sistema; coloro che parlano di una “spirale fatale” non hanno studiato la questione a sufficienza.

Dunque la notizia è negativa, ma il danno è limitato. Eppure, gli architetti della riforma di Obama avevano sperato di creare un sistema che alla fine avrebbe assicurato quasi tutti.

Si può porre rimedio ai problemi attuali?

Da un punto di vista tecnico, la risposta è chiaramente positiva. Rafforzare l’obbligo individuale ad assicurarsi; ampliare i sussidi; eliminare le scappatoie che hanno permesso ad alcuni assicuratori di bypassare le borse; avere un ruolo più attivo nel definire gli standard e nell’interloquire con le famiglie per renderle consapevoli delle loro possibilità. Alcuni Stati stanno comportandosi molto meglio di altri, e non ci vorrebbero molti soldi per estendere le migliori pratiche alla nazione nel suo complesso.

Il guaio è che il Congresso dovrebbe approvare di spendere quel denaro. Dunque, a meno che i democratici non conquistino la Camera (improbabile) o i repubblicani non siano disponibili a collaborare nell’interesse pubblico (anche più improbabile), dovremo attendere un bel po’ per il rimedio facile che pure è chiaramente a portata di mano.

Sono dunque deludenti le ultime notizie sulla assistenza sanitaria? Si. Sono catastrofiche? Niente affatto.

 

 

[1] Si intende, credo, flettere la curva degli andamenti previsti nel lungo periodo.

[2] Gli “exchange” sono principalmente dei siti informatici nei quali i cittadini ottengono tutte le informazioni sui vari programmi assicurativi e sui loro diritti a ricevere sussidi, e dove, dunque, possono successivamente attivare i loro contratti di assicurazione. Li traduco con “borse” giacché ‘exchange’ significa anche ‘borsa’, ovvero luogo di scambi.

[3] Mitt Romney, il candidato repubblicano alle ultime presidenziali, era stato Governatore del Massachusetts ed aveva fatto approvare una legge sanitaria simile al successivo meccanismo previsto per quella di Obama, ovviamente nei limiti dello Stato del Massachusetts. La qual cosa, peraltro, gli aveva comportato un notevole imbarazzo nel corso delle elezioni presidenziali, data l’ostilità dei repubblicani a quei contenuti di riforma.

[4] La ragione di questo fenomeno non può consistere in altro che nel desiderio di chi è in salute di risparmiare sui costi delle assicurazioni, eludendo l’obbligo ad assicurarsi. Evidentemente quell’obbligo, il “mandate”, non è del tutto cogente.

[5] Una espressione della tecnica assicurativa, che in questo caso significa che, non essendosi iscritte molte persone in buona salute, il rischio assicurativo è più alto, per la quota conseguentemente elevata di persone in non buone condizioni di salute, che peggiora il quadro economico delle assicurazioni.

 

 

 

 

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