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L’agenda della Clinton, di Paul Krugman (New York Times 14 ottobre 2016)

 

The Clinton Agenda

Paul Krugman OCT. 14, 2016

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It ain’t over until the portly gentleman screams, but it is, as intelligence analysts say, highly likely that Hillary Clinton will win this election. Poll-based models put her chances at around 90 percent earlier this week — and that was before the campaign turned totally X-rated.

But what will our first female president actually be able to accomplish? That depends on how big a victory she achieves.

I’m not talking about the size of her “mandate,” which means nothing: If the Obama years are any indication, Republicans will oppose anything she proposes no matter how badly they lose. The question, instead, is what happens to Congress.

Consider, first, the effects of a minimal victory: Mrs. Clinton becomes president, but Republicans hold on to both houses of Congress.

Such a victory wouldn’t be meaningless. It would avert the nightmare of a Trump presidency, and it would also block the radical tax-cutting, privatizing agenda that Paul Ryan, the speaker of the House, has made clear he will steamroll through if Mr. Trump somehow wins. But it would leave little room for positive action.

Things will be quite different if Democrats retake the Senate. Poll-based models give this outcome only around a 50-50 chance, but people betting on the election give it much better odds, two or three to one.

Now, even a Democratic Senate wouldn’t enable Mrs. Clinton to pass legislation in the face of an implacably obstructionist Republican majority in the House. It would, however, allow her to fill the Supreme Court seat left vacant by the death of Antonin Scalia.

Doing that would have huge consequences, for environmental policy in particular. In his final years in office, President Obama has made a major environmental push using his regulatory powers, for example by sharply tightening emission standards for heavy trucks.

But the most important piece of his push — the Clean Power Plan, which would greatly reduce greenhouse gas emissions from coal-fired power plants — is currently on hold, thanks to a stay imposed by the Supreme Court. Democratic capture of the Senate would remove this roadblock.

And bear in mind that climate change is by far the most important issue facing America and the world, even if the people selecting questions for the presidential debates for some reason refuse to bring it up. Quite simply, if Democrats take the Senate, we might take the minimum action needed to avoid catastrophe; if they don’t, we won’t.

What about the House? All, and I mean all, of the Obama administration’s legislative achievements took place during the two-year period when Democrats controlled both houses of Congress. Can that happen again?

Until the last few days, the chances of flipping the House seemed low, even if, as now seems all but certain, Democratic candidates in total receive more votes than Republicans. Partly that’s because G.O.P.-controlled state governments have engaged in pervasive gerrymandering; partly it’s because minority voters, who overwhelmingly favor Democrats, are clustered in a relatively small number of urban districts.

But a sufficiently big Clinton victory could change that, especially if suburban women desert a G.O.P. that has turned into the gropers-owned party. And that would let her pursue a much more expansive agenda.

There’s not much mystery about what that agenda would be. I don’t know why so many pundits claim that Mrs. Clinton lacks a vision for America, when she has actually provided an unusual level of detail on her website and in speeches.

Broadly speaking, she would significantly strengthen the social safety net, especially for the very poor and children, with an emphasis on family-related issues like parental leave. Such programs would cost money, although not as much as critics claim; she proposes, credibly, to raise that money with higher taxes on top incomes, so that the overall effect would be to reduce inequality.

Democratic control of the House would also open the door for large-scale infrastructure investment. If that seems feasible, I know that many progressive economists — myself included — will urge Mrs. Clinton to go significantly bigger than she is currently proposing.

If all of this sounds to you like a second round of what President Obama did in 2009-2010, that’s because it is. And why not? Despite Republican obstruction, Mr. Obama has presided over a remarkable rise in the number of Americans with health insurance, a significant decline in poverty and the creation of more than 11 million private-sector jobs.

In any case, the bottom line is that if you’re thinking of staying home on Election Day because the outcome is assured, don’t. Barring the political equivalent of a meteor strike, Hillary Clinton will be our next president, but the size of her victory will determine what kind of president she can be.

 

L’agenda della Clinton, di Paul Krugman

New York Times 14 ottobre 2016

Non sarà acquisito finché il signore tarchiato non lo urlerà [1], ma, come dicono gli analisti delle informazioni, è altamente probabile che Hillary Clinton vinca queste elezioni. I modelli basati sui sondaggi le assegnavano agli inizi di questa settimana circa il 90 per cento delle possibilità – e questo avveniva prima che la campagna elettorale si spostasse completamente su un terreno vietato ai minori [2].

Ma cosa sarà effettivamente capace di fare la nostra prima Presidente donna? Dipende da quanto sarà grande la vittoria che ottiene.

Non sto parlando delle dimensioni del suo “mandato”, che non significa niente: se gli anni di Obama indicano qualcosa, i repubblicani si opporranno ad ogni sua proposta, a prescindere da quanto pesante sarà la loro sconfitta. La domanda, invece, è cosa accadrà al Congresso.

Si considerino anzitutto le conseguenze di una vittoria di misura: la Clinton diventa Presidentessa, ma i repubblicani mantengono il controllo su entrambi i rami del Congresso.

Una tale vittoria non sarebbe priva di significato. Essa eviterebbe l’incubo di una presidenza Trump, e bloccherebbe anche il programma di sgravi fiscali radicali e di privatizzazioni che Paul Ryan, il Presidente della Camera, ha messo in chiaro di voler imporre nel caso di una vittoria di Trump. Ma lascerebbe poco spazio per azioni positive concrete.

Le cose sarebbero un po’ diverse se i democratici riconquistassero il Senato. I modelli basati sui sondaggi danno a questo esito una possibilità di circa 50 a 50, ma le persone che scommettono sulle elezioni lo danno molto più probabile, nella proporzione di due o tre ad uno.

Ora, persino un Senato democratico non consentirebbe alla Clinton di far approvare una legislazione, a fronte di una maggioranza implacabilmente ostruzionista alla Camera dei Rappresentanti. Tuttavia, essa le consentirebbe di riempire il posto alla Corte Suprema reso vacante dalla morte dei Giudice Antonin Scalia.

Farlo avrebbe vaste conseguenze, per la politica ambientale in particolare. Negli anni finali della sua carica, il Presidente Obama ha esercitato una importante spinta sui temi ambientali utilizzando i suoi poteri di regolamentazione, ad esempio restringendo decisamente gli standard delle emissioni per gli autocarri pesanti.

Ma l’aspetto più importante di questa spinta – il Programma per l’Elettricità Pulita, che ridurrebbe fortemente le emissioni dei gas serra dagli impianti elettrici alimentati a carbone –  è attualmente in sospeso, grazie ad una sospensione imposta dalla Corte Suprema. La conquista del Senato da parte dei democratici rimuoverebbe questo ostacolo.

E si tenga a mente che il cambiamento climatico è di gran lunga il tema più importante dinanzi all’America e al mondo, anche se le persone che selezionano le domande per i dibattiti presidenziali, per qualche ragione, si rifiutano di parlarne. Per dirla semplicemente, se i democratici conquistano il Senato, potremmo assumere l’iniziativa minima per evitare la catastrofe; se non lo fanno, non avremo quella possibilità.

Cosa dire della Camera dei Rappresentanti? Tutti, e intendo tutti, i risultati legislativi della Amministrazione Obama hanno avuto luogo durante il periodo di due anni nel quale i democratici controllavano entrambi i rami del Congresso. Potrà avvenire ancora?

Sino a pochi giorni fa, le possibilità di un rovesciamento alla Camera sembravano scarse, anche se, come adesso pare quasi del tutto certo, i candidati democratici nel complesso ricevono più voti dei repubblicani. In parte ciò dipende dal fatto che i governi degli Stati controllati dal Partito Repubblicano si sono impegnati in una pervasiva attività di definizione truffaldina dei distretti elettorali; in parte dal fatto che i voti delle minoranze, che sono a favore dei democratici in modo schiacciante, sono raggruppati in un numero relativamente piccolo di distretti urbani.

Ma una vittoria della Clinton sufficientemente ampia potrebbe cambiare le cose, specialmente se le donne della provincia abbandonano un Partito Repubblicano che si è trasformato in un Partito controllato dai molestatori sessuali. E ciò le potrebbe permettere una agenda assai più ampia.

Non è difficile dire in cosa quella agenda consisterebbe. Non capisco perché così tanti commentatori sostengano che alla Clinton mancherebbe una visione dell’America, quando in realtà ella ha fornito un livello di dettagli inconsueto sul suo sito web e nei suoi discorsi.

Parlando in termini generali, ella rafforzerebbe in modo significativo le reti della sicurezza sociale, specialmente per le persone molto povere e per i bambini, con un’enfasi sui temi collegati alla famiglia come quello dei congedi per i genitori. Tali programmi avrebbero un costo, sebbene non così grande come molti critici sostengono; lei propone, credibilmente, di raccogliere quei soldi con tasse più elevate sui redditi alti, in modo tale che l’effetto complessivo sarebbe una riduzione delle ineguaglianze.

Il controllo dei Democratici sulla Camera aprirebbe anche la porta a investimenti in infrastrutture su larga scala. Se ciò pare fattibile, io so che molti economisti progressisti – incluso il sottoscritto – farebbero pressioni per accrescere in modo significativo il programma che lei sta attualmente proponendo.

Se avete la sensazione che tutto questo somigli ad una seconda versione di quello che il Presidente Obama fece nel 2009-2010, non vi sbagliate. E perché no? Nonostante l’ostruzionismo repubblicano, Obama governò una considerevole crescita del numero degli americani provvisti di assicurazione sanitaria, un calo significativo della povertà e la creazione di più di 11 milioni di posti di lavoro nel settore privato.

In ogni caso, la morale della favola è che se avete intenzione di restare a casa il giorno delle elezioni perché il risultato è assicurato, non lo fate. Tranne quello che avrebbe, nella politica, probabilità equivalenti all’impatto di una meteora, Hillary Clinton sarà la nostra prossima Presidentessa, ma le dimensioni della sua vittoria decideranno che genere di Presidentessa potrà essere.

 

 

[1] Non saprei dire chi possa essere quel signore e perché sia tarchiato. A meno che non sia il funzionario che solitamente pronuncia la dichiarazione di aggiudicazione ad un candidato della vittoria elettorale. “Portly gentlemen” significa anche i ‘notabili’, le ‘persone eminenti’ che svolgono qualche funzione pubblica.

[2] Ovvero, sul terreno delle prestazioni e dei metodi sessuali di Trump, che hanno caratterizzato la polemica più recente.

 

 

 

 

 

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