Blog di Krugman

Una teoria generale dell’austerità? (29 settembre 2016)

SEP 29 3:19 AM

 

A General Theory Of Austerity?

 

Simon Wren-Lewis has an excellent new paper trying to explain the widespread resort to austerity in the face of a liquidity trap, which is exactly the moment when such policies do the most harm. His bottom line is that

austerity was the result of right-wing opportunism, exploiting instinctive popular concern about rising government debt in order to reduce the size of the state.

I think this is right; but I would emphasize more than he does the extent to which both the general public and Very Serious People always assume that reducing deficits is the responsible thing to do. We have some polling from the 1930s, showing a strong balanced-budget bias even then:

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I think Simon would say that this is consistent with his view that large deficits grease the rails for deficit phobia, since FDR’s administration did run up deficits and debt that were unprecedented for peacetime. But has there ever been a time when the public favored bigger deficits?

Meanwhile, as someone who was in the trenches during the US austerity fights, I was struck by how readily mainstream figures who weren’t especially right-wing in general got sucked into the notion that debt reduction was THE central issue. Ezra Klein documented this phenomenon with respect to Bowles-Simpson:

For reasons I’ve never quite understood, the rules of reportorial neutrality don’t apply when it comes to the deficit. On this one issue, reporters are permitted to openly cheer a particular set of highly controversial policy solutions. At Tuesday’s Playbook breakfast, for instance, Mike Allen, as a straightforward and fair a reporter as you’ll find, asked Simpson and Bowles whether they believed Obama would do “the right thing” on entitlements — with “the right thing” clearly meaning “cut entitlements.”

Meanwhile, as Brad Setser points out, the IMF — whose research department has done heroic work puncturing austerity theories and supporting a broadly Keynesian view of macroeconomics — is, in practice, pushing for fiscal contraction almost everywhere.

Again, this doesn’t exactly contradict Simon’s argument, but maybe suggests that there is a bit more to it.

 

Una teoria generale dell’austerità?

Simon Wren-Lewis pubblica un nuovo eccellente articolo con il quale cerca di spiegare il generalizzato ricorso all’austerità a fronte di una trappola di liquidità, che è esattamente il momento nel quale tali politiche fanno il massimo danno. La sua conclusione è che:

“l’austerità è stata il risultato dell’opportunismo della destra, che ha sfruttato l’istintiva preoccupazione popolare sull’aumento del debito pubblico per ridurre le funzioni dell’amministrazione pubblica.”

Penso che questo sia giusto; ma darei più rilievo di quanto lui fa alla misura nella quale sia l’opinione pubblica in generale che le Persone Molto Serie partono sempre dall’assunto che ridurre i deficit sia la cosa giusta da fare. Abbiamo dei sondaggi degli anni Trenta che dimostrano, anche allora, un forte pregiudizio per i bilanci in pareggio:

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[1]

Penso che Simon direbbe che questo è coerente con il suo punto di vista secondo il quale ampi deficit lubrificano le rotaie della fobia del deficit, considerato che l’Amministrazione di Franklin Delano Roosevelt gestiva deficit e debiti senza precedenti in tempi di pace. Ma c’è mai stato un periodo nel quale l’opinione pubblica è mai stata a favore di deficit più grandi?

Allo stesso tempo, come uno che era in trincea durante le battaglie sull’austerità negli Stati Uniti, io rimasi colpito da come personaggi di primo piano che non erano particolarmente di destra si bevvero il concetto che la riduzione del debito era il tema centrale. Ezra Klein, in relazione a Bowles-Simpson, documentò questo fenomeno:

“Pe ragioni che non ho mai completamente compreso, quando si arriva al deficit le regole della neutralità nei resoconti non si applicano. Su questo solo tema, ai giornalisti viene concesso di fare il tifo per un particolare complesso di soluzioni politiche altamente controverse. Ad esempio, durante la Colazione di Playbook del martedì, Mike Allen, un giornalista diretto e chiaro come potrete constatare, chiese a Simpson e Bowles se credevano che Obama avrebbe fatto la ‘cosa giusta’ sulla legislazione sociale – dove ‘la cosa giusta’ chiaramene significava ‘tagliare i diritti sociali’.”

Allo stesso tempo, come sottolinea Brad Setser, il FMI – il cui Dipartimento di ricerca ha fatto un lavoro eroico nel mettere in crisi le teorie dell’austerità e nel sostenere un punto di vista generalmente keynesiano sulla macroeconomia – sta, in pratica, spingendo per una contrazione della spesa pubblica quasi dappertutto.

Ancora: questo non contraddice esattamente l’argomento di Simon, ma forse indica che sotto c’è qualcosa di più.   

 

[1] La tabella mostra il risultato di un sondaggio del 1936, nel quale si rispondeva alla domanda sulla necessità di avere bilanci in pareggio. Più del doppio delle risposte affermavano che fosse necessario.

 

 

 

 

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