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Di certo non costruirà, di Paul Krugman (New York Times 21 novembre 2016)

 

Build He Won’t

Paul Krugman NOV. 21, 2016

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Steve Bannon, Donald Trump’s chief strategist, is a white supremacist and purveyor of fake news. But the other day, in an interview with, um, The Hollywood Reporter, he sounded for a minute like a progressive economist. “I’m the guy pushing a trillion-dollar infrastructure plan,” he declared. “With negative interest rates throughout the world, it’s the greatest opportunity to rebuild everything.”

So is public investment an area in which progressives and the incoming Trump administration can find common ground? Some people, including Bernie Sanders, seem to think so.

But remember that we’re dealing with a president-elect whose business career is one long trail of broken promises and outright scams — someone who just paid $25 million to settle fraud charges against his “university.” Given that history, you always have to ask whether he’s offering something real or simply engaged in another con job. In fact, you should probably assume that it’s a scam until proven otherwise.

And we already know enough about his infrastructure plan to suggest, strongly, that it’s basically fraudulent, that it would enrich a few well-connected people at taxpayers’ expense while doing very little to cure our investment shortfall. Progressives should not associate themselves with this exercise in crony capitalism.

To understand what’s going on, it may be helpful to start with what we should be doing. The federal government can indeed borrow very cheaply; meanwhile, we really need to spend money on everything from sewage treatment to transit. The indicated course of action, then, is simple: borrow at those low, low rates, and use the funds raised to fix what needs fixing.

But that’s not what the Trump team is proposing. Instead, it’s calling for huge tax credits: billions of dollars in checks written to private companies that invest in approved projects, which they would end up owning. For example, imagine a private consortium building a toll road for $1 billion. Under the Trump plan, the consortium might borrow $800 billion while putting up $200 million in equity — but it would get a tax credit of 82 percent of that sum, so that its actual outlays would only be $36 million. And any future revenue from tolls would go to the people who put up that $36 million.

There are three questions you should immediately ask.

First, why do it this way? Why not just have the government do the spending, the way it did when, for example, we built the Interstate Highway System? It’s not as if the feds are having trouble borrowing. And while involving private investors may create less upfront government debt than a more straightforward scheme, the eventual burden on taxpayers will be every bit as high if not higher.

Second, how is this scheme supposed to deal with infrastructure needs that can’t be turned into profit centers? Our top priorities should include things like repairing levees and cleaning up hazardous waste; where’s the revenue stream? Maybe the government can promise to pay fees in perpetuity, in effect “renting” the repaired levee or waterworks — but that makes it even clearer that we’re basically engaged in a gratuitous handout to select investors.

Third, what reason do we have to believe that this scheme will generate new investment, as opposed to repackaging things that would have happened anyway? For example, many cities will have to replace their water systems in the years ahead, one way or another; if that replacement takes place under the Trump scheme rather than through ordinary government investment, we haven’t built additional infrastructure, we’ve just privatized what would have been public assets — and the people acquiring those assets will have paid just 18 cents on the dollar, with taxpayers picking up the rest of the tab.

Again, all of this is unnecessary. If you want to build infrastructure, build infrastructure. It’s hard to see any reason for a roundabout, indirect method that would offer a few people extremely sweet deals, and would therefore provide both the means and the motive for large-scale corruption. Or maybe I should say, it’s hard to see any reason for this scheme unless the inevitable corruption is a feature, not a bug.

Now, the Trump people could make all my suspicions look foolish by scrapping the private-investor, tax credits aspect of their proposal and offering a straightforward program of public investment. And if they were to do that, progressives should indeed work with them on that issue.

But it’s not going to happen. Cronyism and self-dealing are going to be the central theme of this administration — in fact, Mr. Trump is already meeting with foreigners to promote his business interests. And people who value their own reputations should take care to avoid any kind of association with the scams ahead.

 

Di certo non costruirà, di Paul Krugman

New York Times 21 novembre 2016

Steve Bannon, il principale stratega di Donald Trump, è un suprematista bianco e un diffusore di notizie false. Ma l’altro giorno, in una, diciamo così, [1] intervista a The Hollywood Reporter, per un istante sembrava un economista progressista. “Sono io il soggetto che spinge per un programma infrastrutturale da mille miliardi di dollari”, ha dichiarato. “Con tassi di interesse negativi in tutto il mondo, ricostruire ogni cosa è la più grande delle opportunità”.

Dunque, è l’investimento pubblico un’area nella quale i progressisti e la prossima Amministrazione Trump possono trovare un terreno comune? Alcuni, compreso Bernie Sanders [2], sembrano pensarlo.

Si ricordi però che stiamo occupandoci di un presidente la cui carriera affaristica è una lunga sequenza di promesse non mantenute e di imbrogli assoluti – uno che ha appena pagato 25 milioni di dollari per accordarsi su accuse di frodi riguardanti la sua “università”. Data quella storia, dovete sempre chiedervi se stia offrendo qualcosa di reale o si stia semplicemente impegnando in un ennesimo imbroglio. In sostanza, probabilmente dovreste considerare che si tratta di un imbroglio, fino a prova contraria.

E, sul suo programma infrastrutturale, quello che già sappiamo è sufficiente a indicarci, con molta evidenza, che esso è fondamentalmente fraudolento, che arricchirebbe pochi ben introdotti individui a spese dei contribuenti, mentre farebbe pochissimo per curare il nostro deficit di investimenti. I progressisti non dovrebbero associarsi a queste esercitazioni da capitalismo clientelare.

Per capire cosa sta succedendo, può essere utile cominciare da cosa dovremmo fare. In effetti il Governo Federale potrebbe indebitarsi in modo molto conveniente; inoltre, abbiamo davvero bisogno di spender soldi su tutto, dal trattamento delle acque di scarico al trasporto pubblico. È dunque semplice consigliare quale indirizzo assumere; indebitarsi a quei tassi molto bassi e utilizzare i finanziamenti raccolti per riparare quello che c’è bisogno di riparare.

Ma non è quello che la squadra di Trump sta proponendo. Sta invece prevedendo grandi crediti di imposta: milioni di dollari in assegni intestati a società private che investano nei progetti approvati, per opere che alla fine andranno nel loro possesso. Si immagini, ad esempio, un consorzio privato che costruisca per un miliardo di dollari una autostrada a pedaggio. Con il piano di Trump il consorzio potrebbe indebitarsi per 800 milioni [3] di dollari ai quali aggiungerebbe  200 milioni di dollari di capitale proprio – ma per tale somma esso otterrebbe un credito di imposta dell’82 per cento, cosicché l’esborso effettivo sarebbe soltanto di 36 milioni di dollari. E tutte le entrate future dai pedaggi andrebbero alle persone che hanno fatto un’offerta di 36 milioni di dollari.

Ci sono tre domande che dovreste immediatamente porvi.

La prima: perché operare in questo modo? Perché non dovrebbe essere soltanto il Governo a spendere, come facemmo, ad esempio, quando costruimmo il Sistema Autostradale Interstatale? Non dipende dal fatto che il Governo Federale abbia difficoltà ad indebitarsi. E se coinvolgere investitori privati potrebbe creare minore debito pubblico anticipato rispetto ad un modello più diretto, il peso finale sui contribuenti sarebbe altrettanto elevato, se non più elevato.

La seconda: come si suppone che un modello del genere funzioni con bisogni infrastrutturali che non possono essere trasformati in centri di profitto? Le nostre massime priorità dovrebbero includere cose come riparare gli argini e smaltire i rifiuti pericolosi; dove sono i quei casi i flussi di entrate? Il Governo forse potrebbe promettere di pagare dei canoni perpetui, in effetti “dando a noleggio” gli argini riparati o gli acquedotti – ma ciò renderebbe anche più chiaro che ci saremmo fondamentalmente impegnati in un sussidio gratuito verso investitori scelti.

La terza: per quale ragione dovremmo credere che questo modello genererà nuovi investimenti, anziché riconfezionare cose che si sarebbero realizzate in ogni modo? Ad esempio, molte città dovranno sostituire in un modo o nell’altro, nei prossimi anni, i loro sistemi idrici; se quelle sostituzioni avverranno secondo il modello di Trump piuttosto che nella forma di ordinari investimenti pubblici, non avremo costruito infrastrutture aggiuntive, avremmo soltanto privatizzato quelli che erano beni pubblici – e gli individui che acquisiranno tali beni avranno pagato soltanto 18 centesimi per ogni dollaro, con i contribuenti che si faranno carico del resto del conto.

Inoltre, tutto questo non è necessario. Se si vuole costruire infrastrutture, si costruiscano infrastrutture. È difficile vedere una qualche ragione per un metodo obliquo e indiretto che offrirebbe a pochi individui affari assolutamente gradevoli, e di conseguenza offrirebbe sia i mezzi che le motivazioni per una corruzione su larga scala. O forse dovrei dire che è difficile vedere qualsiasi ragione per questo modello se l’inevitabile corruzione non è lo scopo, e non il difetto.

Ora, i collaboratori di Trump potrebbero far apparire sciocchi i miei sospetti stralciando gli investitori privati, l’aspetto dei crediti di imposta delle loro proposte, e offrendo un chiaro programma di investimenti pubblici. Se lo facessero, i progressisti dovrebbero in effetti collaborare con loro su tale tematica.

Ma non andrà così. Il clientelismo e il farsi i propri interessi sono destinati ad essere la questione centrale di questa Amministrazione – di fatto, il signor Trump sta già incontrando personalità straniere per promuovere i propri interessi affaristici. E le persone che hanno considerazione per le proprie reputazioni dovrebbero preoccuparsi di evitare in anticipo ogni genere di associazione con gli imbrogli.

 

 

[1] Nel senso che il giornale The Hollywood Reporter, che si occupa soprattutto di ogni genere di notizia attinente allo scenario hollywoodiano, sembra una sede piuttosto singolare per esporre i programmi del nuovo Governo.

[2] Nei giorni scorsi, in una intervista ai giornalisti della Christian Science Monitor, Sanders ha dichiarato che se Trump “presenterà un’idea o un programma sul quale ha fatto la campagna elettorale e nel quale afferma che il nostro sistema infrastrutturale è in frantumi, che si possono creare milioni di posti di lavoro ricostruendo le infrastrutture, che il nostro indirizzo è riportare la gente al lavoro con salari decenti, certo, io posso collaborare con lui”. Per la precisione, ha individuato altre possibilità di collaborazione nelle politiche del commercio internazionale.

Secondo il giornale che riportava la notizia su Sanders, egli ha aggiunto che Trump ha però “bisogno di mettere giudizio su tematiche come quella del cambiamento climatico e di rimuovere la nomina …. relativa a Stephen K. Bannon”.

[3] Nel testo inglese c’è un errore; sono ovviamente 800 milioni e non miliardi.

 

 

 

 

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