Articoli sul NYT

Pensieri per gli sgomenti, di Paul Krugman (New York Times 11 novembre 2016)

 

Thoughts for the Horrified

Paul Krugman NOV. 11, 2016

zz 170

So what do we do now? By “we” I mean all those left, center and even right who saw Donald Trump as the worst man ever to run for president and assumed that a strong majority of our fellow citizens would agree.

I’m not talking about rethinking political strategy. There will be a time for that — God knows it’s clear that almost everyone on the center-left, myself included, was clueless about what actually works in persuading voters. For now, however, I’m talking about personal attitude and behavior in the face of this terrible shock.

First of all, remember that elections determine who gets the power, not who offers the truth. The Trump campaign was unprecedented in its dishonesty; the fact that the lies didn’t exact a political price, that they even resonated with a large bloc of voters, doesn’t make them any less false. No, our inner cities aren’t war zones with record crime. No, we aren’t the highest-taxed nation in the world. No, climate change isn’t a hoax promoted by the Chinese.

So if you’re tempted to concede that the alt-right’s vision of the world might have some truth to it, don’t. Lies are lies, no matter how much power backs them up.

And once we’re talking about intellectual honesty, everyone needs to face up to the unpleasant reality that a Trump administration will do immense damage to America and the world. Of course I could be wrong; maybe the man in office will be completely different from the man we’ve seen so far. But it’s unlikely.

Unfortunately, we’re not just talking about four bad years. Tuesday’s fallout will last for decades, maybe generations.

I particularly worry about climate change. We were at a crucial point, having just reached a global agreement on emissions and having a clear policy path toward moving America to a much greater reliance on renewable energy. Now it will probably fall apart, and the damage may well be irreversible.

The political damage will extend far into the future, too. The odds are that some terrible people will become Supreme Court justices. States will feel empowered to engage in even more voter suppression than they did this year. At worst, we could see a slightly covert form of Jim Crow become the norm all across America.

And you have to wonder about civil liberties, too. The White House will soon be occupied by a man with obvious authoritarian instincts, and Congress controlled by a party that has shown no inclination to stand up against him. How bad will it get? Nobody knows.

What about the short term? My own first instinct was to say that Trumponomics would quickly provoke an immediate economic crisis, but after a few hours’ reflection I decided that this was probably wrong. I’ll write more about this in the coming weeks, but a best guess is that there will be no immediate comeuppance.

Trumpist policies won’t help the people who voted for Donald Trump — in fact, his supporters will end up much worse off. But this story will probably unfold gradually. Political opponents of the new regime certainly shouldn’t count on any near-term moment of obvious vindication.

So where does this leave us? What, as concerned and horrified citizens, should we do?

One natural response would be quietism, turning one’s back on politics. It’s definitely tempting to conclude that the world is going to hell, but that there’s nothing you can do about it, so why not just make your own garden grow? I myself spent a large part of the Day After avoiding the news, doing personal things, basically taking a vacation in my own head.

But that is, in the end, no way for citizens of a democracy — which we still are, one hopes — to live. I’m not saying that we should all volunteer to die on the barricades; I don’t think it’s going to come to that, although I wish I was sure. But I don’t see how you can hang on to your own self-respect unless you’re willing to stand up for the truth and fundamental American values.

Will that stand eventually succeed? No guarantees. Americans, no matter how secular, tend to think of themselves as citizens of a nation with a special divine providence, one that may take wrong turns but always finds its way back, one in which justice always prevails in the end.

Yet it doesn’t have to be true. Maybe the historic channels of reform — speech and writing that changes minds, political activism that eventually changes who has power — are no longer effective. Maybe America isn’t special, it’s just another republic that had its day, but is in the process of devolving into a corrupt nation ruled by strongmen.

But I’m not ready to accept that this is inevitable — because accepting it as inevitable would become a self-fulfilling prophecy. The road back to what America should be is going to be longer and harder than any of us expected, and we might not make it. But we have to try.

 

Pensieri per gli sgomenti, di Paul Krugman

New York Times 11 novembre 2016

E adesso noi che facciamo? Con “noi” intendo tutti coloro che, a sinistra, al centro e persino a destra, consideravano Donald Trump come l’individuo peggiore che si fosse mai candidato per la Presidenza e pensavano che la maggioranza dei nostri concittadini sarebbe stata d’accordo.

Non sto parlando di ripensamenti della strategia politica. Per quello ci sarà tempo – lo sa Iddio se è chiaro che quasi tutti nel centro sinistra, incluso il sottoscritto, avessero la più pallida idea su quello che davvero è efficace nel persuadere gli elettori. Tuttavia, per adesso, sto parlando dell’atteggiamento e del comportamento personale di fronte a questo colpo tremendo.

Prima di tutto, si ricordi che le elezioni decidono a chi va il potere, non chi ha la verità. La campagna elettorale di Trump è stata senza precedenti nella sua disonestà; il fatto che le bugie non abbiano comportato alcun prezzo politico, che siano state addirittura in sintonia con un ampio blocco di elettori, non le rende in alcun modo meno false. No, i quartieri delle nostre città non sono zone con un record di crimini. Noi non siamo la nazione con più tasse al mondo. Il cambiamento climatico non è una bufala architettata dai cinesi.

Dunque, se foste tentati di ammettere che la visione del mondo della nuova destra possa avere qualcosa a che fare con la verità, non fatelo. Le bugie sono bugie, non conta quanto potere hanno alle spalle.

E dal momento che stiamo parlando di onestà intellettuale, sarà bene che tutti si misurino con lo spiacevole dato di fatto secondo il quale la amministrazione Trump farà un danno immenso, all’America e al mondo. Naturalmente potrei sbagliarmi; forse una volta in carica l’uomo sarà completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto sino a questo punto. Ma è improbabile.

Sfortunatamente non stiamo parlando soltanto di quattro anni negativi. Le conseguenze del voto di martedì dureranno per decenni, forse per generazioni.

In particolare, io sono preoccupato per il cambiamento climatico. Eravamo ad un punto cruciale, avendo appena raggiunto un accordo globale sulle emissioni ed avendo un chiaro indirizzo politico sullo spostare l’America nella direzione di un affidamento molto maggiore sulle energie rinnovabili. Ora probabilmente andrà tutto in frantumi, e il danno potrà ben essere irreversibile.

Inoltre, il danno politico si estenderà molto oltre, nel futuro. È probabile che individui terribili diventeranno giudici della Corte Suprema. Gli Stati si sentiranno incoraggiati in una repressione persino maggiore dei diritti elettorali, di quella che hanno messo in atto quest’anno. Nel peggiore dei casi, potremmo assistere ad una versione leggermente mascherata delle leggi di Jim Crow [1], che diventeranno la norma in tutta l’America.

E dobbiamo porci domande anche sulle libertà civili. La Casa Bianca sarà presto occupata da un uomo con evidenti istinti autoritari, e il Congresso sarà controllato da un partito che non ha mostrato alcuna attitudine a contrastarlo. Quanto danno potrà provocare? Non lo sa nessuno.

Che dire sul breve termine? La mia prima reazione personale è stata quella di affermare che la politica economica di Trump avrebbe provocato rapidamente una immediata crisi economica, ma dopo poche ore di riflessione ho deciso che probabilmente questo era sbagliato. Tornerò a scrivere su questo argomento nelle prossime settimane, ma una congettura migliore è che non ci sarà alcun immediato castigo.

Le politiche di Trump non aiuteranno la gente che ha votato per lui – di fatto, i suoi sostenitori si ritroveranno molto peggio. Ma questa storia probabilmente si svolgerà con gradualità. Gli oppositori politici del nuovo regime di sicuro non dovranno far conto a breve termine, su alcun momento di chiara rivalsa.

Dunque, in quale situazione tutto questo ci lascia? Cosa dovremmo fare, data la nostra preoccupazione e il nostro sgomento?

Una risposta naturale sarebbe il quietismo, tornare ognuno sui suoi passi, quanto alla politica. È di sicuro una tentazione concludere che il mondo sta andando in malora, ma che non c’è niente che si possa fare, e dunque perché semplicemente non farsi i propri affari? Per mio conto ho passato una gran parte del giorno successivo alle elezioni tenendomi lontano dalle notizie, occupandomi di cose personali, fondamentalmente prendendomi una vacanza nei miei pensieri.

Ma, alla fine, questo non è un modo per vivere per i cittadini di una democrazia – quali restiamo, si spera. Non sto dicendo che dovremmo andar tutti a morire come volontari sulle barricate; non penso succederanno cose del genere, sebbene mi piacerebbe esserne sicuro. Ma non vedo come si possa conservare il rispetto di sé stessi se non si è disponibili a prendere posizione per la verità e per i fondamentali valori dell’America.

Quella posizione alla fine avrà successo? Nessuno può garantirlo. Gli americani, non conta se religiosi o meno, tendono a pensarsi come una nazione assistita da una speciale provvidenza divina, di modo che si possono prendere strade sbagliate ma si trova sempre la via del ritorno, sulla quale alla fine la giustizia prevale sempre.

Tuttavia, non è detto che sia sicuro. Forse i canali storici del cambiamento – la parola e gli scritti che cambiano le menti, l’attivismo politico che alla fine cambia chi è al potere – non sono più efficaci. Forse l’America non è speciale, è solo un’altra repubblica che ha avuto i suoi giorni migliori, ma sta trasformandosi in una nazione corrotta governata da uomini forti.

Ma io non sono pronto ad accettare che questo sia inevitabile – perché accettarlo come inevitabile diventerebbe come una profezia che si auto avvera. La strada per tornare a quello che l’America dovrebbe essere e diventata più lunga e più difficile di quello che tutti ci aspettavamo, e potremmo non percorrerla. Ma dobbiamo provarci.

 

[1] Le leggi Jim Crow furono delle leggi locali e dei singoli stati degli Stati Uniti d’America emanate tra il 1876 e il 1965. Di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di “separati ma uguali” per i neri americani e per i membri di altri gruppi razziali diversi dai bianchi. (Wikipedia)

Jim Crow era una figura non storica, che rappresentò gli schiavi afroamericani nell’Ottocento, lo stereotipo di uno schiavo di buoni sentimenti, legato al suo padrone, un po’ buffone e un po’ poeta; indicativo forse della infinita pazienza ed ingiustizia. Ovvero, non un eroe, e forse principalmente una rappresentazione del ‘negro’ da parte di bianchi non necessariamente animati da sentimenti ostili, anche se una rappresentazione ancora razzista.

Ma in termini politici, lo ‘spirito di Jim Crow’ è niente altro che lo spirito di quelle leggi, ovvero di un razzismo che non muore mai, che risorge continuamente in nuove forme di discriminazione, come avvenne dopo la Guerra Civile.

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"