Paul Krugman NOV. 28, 2016
Remember all the news reports suggesting, without evidence, that the Clinton Foundation’s fund-raising created conflicts of interest? Well, now the man who benefited from all that innuendo is on his way to the White House. And he’s already giving us an object lesson in what real conflicts of interest look like, as authoritarian governments around the world shower favors on his business empire.
Of course, Donald Trump could be rejecting these favors and separating himself and his family from his hotels and so on. But he isn’t. In fact, he’s openly using his position to drum up business. And his early appointments suggest that he won’t be the only player using political power to build personal wealth. Self-dealing will be the norm throughout this administration. America has just entered an era of unprecedented corruption at the top.
The question you need to ask is why this matters. Hint: It’s not the money, it’s the incentives.
True, we could be talking about a lot of money — think billions, not millions, to Mr. Trump alone (which is why his promise not to take his salary is a sick joke). But America is a very rich country, whose government spends more than $4 trillion a year, so even large-scale looting amounts to rounding error. What’s important is not the money that sticks to the fingers of the inner circle, but what they do to get that money, and the bad policy that results.
Normally, policy reflects some combination of practicality — what works? — and ideology — what fits my preconceptions? And our usual complaint is that ideology all too often overrules the evidence.
But now we’re going to see a third factor powerfully at work: What policies can officials, very much including the man at the top, personally monetize? And the effect will be disastrous.
Let’s start relatively small, with the choice of Betsy DeVos as education secretary. Ms. DeVos has some obvious affinities with Mr. Trump: Her husband is an heir to the fortune created by Amway, a company that has been accused of being a fraudulent scheme and, in 2011, paid $150 million to settle a class-action suit. But what’s really striking is her signature issue, school vouchers, in which parents are given money rather than having their children receive a public education.
At this point there’s a lot of evidence on how well school vouchers actually work, and it’s basically damning. For example, Louisiana’s extensive voucher plan unambiguously reduced student achievement. But voucher advocates won’t take no for an answer. Part of this is ideology, but it’s also true that vouchers might eventually find their way to for-profit educational institutions.
And the track record of for-profit education is truly terrible; the Obama administration has been cracking down on the scams that infest the industry. But things will be different now: For-profit education stocks soared after the election. Two, three, many Trump Universities!
Moving on, I’ve already written about the Trump infrastructure plan, which for no obvious reason involves widespread privatization of public assets. No obvious reason, that is, except the huge opportunities for cronyism and profiteering that would be opened up.
But what’s truly scary is the potential impact of corruption on foreign policy. Again, foreign governments are already trying to buy influence by adding to Mr. Trump’s personal wealth, and he is welcoming their efforts.
In case you’re wondering, yes, this is illegal, in fact unconstitutional, a clear violation of the emoluments clause. But who’s going to enforce the Constitution? Republicans in Congress? Don’t be silly.
Destruction of democratic norms aside, however, think about the tilt this de facto bribery will give to U.S. policy. What kind of regime can buy influence by enriching the president and his friends? The answer is, only a government that doesn’t adhere to the rule of law.
Think about it: Could Britain or Canada curry favor with the incoming administration by waiving regulations to promote Trump golf courses or directing business to Trump hotels? No — those nations have free presses, independent courts, and rules designed to prevent exactly that kind of improper behavior. On the other hand, someplace like Vladimir Putin’s Russia can easily funnel vast sums to the man at the top in return for, say, the withdrawal of security guarantees for the Baltic States.
One would like to hope that national security officials are explaining to Mr. Trump just how destructive it would be to let business considerations drive foreign policy. But reports say that Mr. Trump has barely met with those officials, refusing to get the briefings that are normal for a president-elect.
So how bad will the effects of Trump-era corruption be? The best guess is, worse than you can possibly imagine.
Perché la corruzione è importante, di Paul Krugman
New York Times 28 novembre 2016
Si ricordano tutti i resoconti giornalistici che avevano suggerito, senza prove, che la raccolta di fondi della Fondazione Clinton avesse determinato conflitti di interessi? Ebbene, adesso l’uomo che ha beneficiato di tutte quelle insinuazioni sta per accedere alla Casa Bianca. E ci sta già fornendo una prova pratica di quello a cui assomigliano i reali conflitti di interesse, quando Governi autoritari in giro per il mondo [1] inondano di favori il loro impero affaristico.
Naturalmente, Donald Trump potrebbe respingere questi favori e prendere le distanze, lui e la sua famiglia, dai suoi hotel e da cose del genere. Ma non lo fa. Di fatto, sta apertamente utilizzando la sua posizione per stimolare i suoi affari. E le sue prime nomine ci dicono che egli non sarà l’unico protagonista ad utilizzare il potere politico per costruire ricchezze personali. Farsi i propri affari sarà la regola in tutta la Amministrazione. L’America è appena entrata in un’epoca senza precedenti di corruzione ai massimi livelli.
La domanda che dovete porvi è perché questo è importante. Un suggerimento: non è una questione di soldi, ma di incentivi.
È vero, potrebbe trattarsi di soldi – si pensi a miliardi, non a milioni, nel caso del solo Trump (il che spiega perché la sua promessa di non prendere il suo compenso è uno scherzo disgustoso). Ma l’America è un paese molto ricco, il suo Governo spende più di 4 mila miliardi di dollari ogni anno, dunque persino un saccheggio su larga scala corrisponde a un’inezia. Quello che è importante non è il denaro che resta attaccato alle dita di una cerchia ristretta, ma quello che fanno per ottenere quel denaro, e le politiche negative che ne conseguono.
Normalmente la politica riflette una qualche combinazione di praticità – quali cose producono effetti? – e di ideologia – come si adattano ai nostri pregiudizi? E di solito la nostra lamentela è che l’ideologia anche troppo spesso prevale sui dati di fatto.
Ma adesso siamo prossimi a scoprire un terzo fattore che sarà potentemente all’opera: da quali politiche i dirigenti possono trarre personalmente vantaggi monetari, incluso il soggetto più alto in grado?
Partiamo da un aspetto relativamente modesto, con la scelta di Betsy DeVos come Segretaria all’Educazione. La signora DeVos ha alcune affinità evidenti con Trump: suo marito è un erede della fortuna creata con Amway, una società che è stata accusata della responsabilità di una macchinazione fraudolenta e, nel 2011, ha sborsato 150 milioni di dollari a seguito di un accordo su una azione legale in una causa collettiva. Ma quello che è realmente sorprendente è la attività che la caratterizza, i buoni scolastici, con i quali ai genitori vengono dati soldi, anziché una educazione pubblica per i loro figli.
A questo punto ci sono molte prove di come effettivamente quei buoni scolastici funzionino, e sono prove schiaccianti. Ad esempio, in Louisiana un vasto programma di buoni ha inequivocabilmente ridotto i risultati degli studenti. Ma i sostenitori dei buoni non la considereranno una risposta. In parte per la loro ideologia, ma anche perché quei buoni potrebbero alla fine risolversi in un vantaggio per le istituzioni educative a fini di lucro.
E i precedenti dell’istruzione in istituti a fini di lucro sono obiettivamente terribili: l’Amministrazione Obama ha represso severamente gli imbrogli che infestano quel settore. Ma adesso le cose cambieranno: le azioni per le società di istruzione a fini di lucro, dopo le elezioni, sono schizzate alle stelle. Due, tre, tante Università Trump!
Passando ad un altro tema, ho già scritto sul programma infrastrutturale di Trump, che riguarda una ampia privatizzazione di beni pubblici, senza alcuna motivazione reale. Ovvero, nessuna motivazione eccetto le vaste opportunità che si aprirebbero per il clientelismo e lo sciacallaggio.
Ma quello che è realmente terribile è l’impatto potenziale della corruzione sulla politica estera. Anche qua, i Governi stranieri stanno già cercando di acquistare influenza con donazioni alla ricchezza personale di Trump, ed egli considera i loro sforzi come benvenuti.
Nel caso ve lo stiate chiedendo, è vero, questo è illegale, è una chiara violazione della clausola sugli emolumenti, di fatto anti costituzionale. Ma chi avrà intenzione di far applicare la Costituzione? I repubblicani nel Congresso? Non diciamo sciocchezze.
A parte la distruzione di regole democratiche, tuttavia, io penso alla tendenza che questa corruzione di fatto imporrà alla politica negli Stati Uniti. In quale genere di regime si può acquistare influenza arricchendo il Presidente e i suoi amici? La risposta è, può accadere soltanto ad un Governo che non aderisce ad uno Stato di diritto.
Ci si rifletta: potrebbero l’Inghilterra o il Canada ingraziarsi i favori della nuova Amministrazione a discapito dei propri regolamenti, per promuovere i corsi di golf di Trump o indirizzare le imprese verso gli hotel di Trump? No – quelle nazioni hanno giornali liberi, tribunali indipendenti, e regole esattamente preposte ad impedire quel genere di condotte improprie. Di contro, luoghi come la Russia di Vladimir Putin possono facilmente incanalare grandi somme verso l’individuo al potere, in cambio, ad esempio, alla revoca delle garanzie di sicurezza per gli Stati Baltici.
Si potrebbe sperare che i responsabili della sicurezza nazionale stiano spiegando al signor Trump quanto sarebbe distruttivo consentire che considerazioni affaristiche guidino la politica estera. Ma i resoconti dicono che Trump si è appena incontrato con quei responsabili, rifiutando di assumere quelle informazioni che sono normali per un Presidente eletto.
Quanto saranno negativi, dunque, gli effetti della corruzione dell’era di Trump? La migliore ipotesi è: peggiori di quello che probabilmente vi immaginate.
[1] Il riferimento nella connessione è ad un articolo apparso in questi giorni sul New York Times, a proposito di iniziative affaristiche a favore di Trump di un magnate delle Filippine.
By mm
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