Blog di Krugman

La maledizione del fast food (9 dicembre 2016)

DEC 9 11:53 AM

 

Fast Food Damnation

 

Matthew Yglesias has an interesting post about the fast-food tycoon who has been nominated as Labor Secretary. Even aside from the fact that “when did you stop beating your wife?” would, in fact, be a valid question in this guy’s confirmation hearings, you might think that this nomination would be seen as a total betrayal of the working-class voters who went overwhelmingly Trump a month ago. He’s anti-worker, anti-higher wages, pro-immigration. Won’t there be a huge backlash?

What Yglesias suggests, however, is that his connection with fast food is itself a protection — because the white working class likes fast food, liberals don’t, and the former feels that this shows the latter’s contempt for regular people.

I suspect that there’s something to this, and that it’s part of a broader story. And I don’t know what to do with it.

What I see a lot, both in general political discourse and in my own inbox, is a tremendous sense of resentment against people like Hillary Clinton or, well, me, that isn’t about policy. It boils down, instead, to something along the lines of “You people think you’re better than us.” And it has a lot to do with the way people live.

If populism were simply about income inequality, someone like Trump should be deeply resented by the working class. He has gold toilets! But he gets a pass, partly — I think — because his tastes seem in line with those of non-college-educated whites. That is, he lives the way they imagine they would if they had a lot of money.

Compare that with affluent liberals — say, my neighbors on the Upper West Side. They aren’t nearly as rich as the plutocrats that will stuff the Trump cabinet. What’s more, they vote for things that will raise their taxes and cost of living, while improving the lives of the very people who disdain them. Objectively, they’re on white workers’ side.

But they don’t eat much fast food, because they believe it’s unhealthy and they’re watching their weight. They don’t watch much reality TV, and do listen to a lot of books on tape — or even read books the old-fashioned way. if they’re rich enough to have a second home, it’s a shabby-chic country place, not Mar-a-Lago.

So there is a sense in which there’s a bigger cultural gulf between affluent liberals and the white working class than there is between Trumpkins and the WWC. Do the liberals sneer at the Joe Sixpacks? Actually, I’ve never heard it — the people I hang out with do understand that living the way they do takes a lot more money and time than hard-pressed Americans have, and aren’t especially judgmental about lifestyles. But it’s easy to see how the sense that liberals look down on regular folks might arise, and be fanned by right-wing media.

The question is, what do you do? Again, objectively those liberals are very much on workers’ side, while the characters who play on this perceived disdain are set to betray the white working class on a massive scale. Is there no way to get this across other than eating lots of burgers with fries?

 

La maledizione del fast food

Matthew Yglesias pubblica un post interessante sul magnate dei fast-food che è stato nominato Segretario al Lavoro.  Anche a prescindere dal fatto che la domanda “quando ha smesso di picchiare sua moglie?” [1] sarebbe, di fatto, una domanda appropriata nelle audizioni di conferma di questo personaggio, si potrebbe pensare che la sua nomina possa essere considerata come un tradimento completo degli elettori della classe lavoratrice che sono approdati in modo schiacciante a Trump lo scorso mese. È contro i lavoratori, contro salari più alti, favorevole all’immigrazione. Non ci dovrebbe essere una grande reazione negativa?

Tuttavia, quello che suggerisce Yglesias è che il suo collegamento con il fast-food è di per sé una protezione – perché alla classe lavoratrice bianca il fast-food piace, ai progressisti non piace, e la prima ha la sensazione che questo dimostri il disprezzo dei secondi per le persone normali.

Ho il sospetto che in questo ci sia qualcosa di vero, e che questo faccia parte di una storia più ampia. E non so come regolarmi con tutto ciò.

Quello di cui mi rendo molto conto, sia nel dibattito politico in generale che nella mia casella postale, è una tremenda sensazione di ostilità contro persone come Hillary Clinton oppure, devo aggiungere, come il sottoscritto, che non riguarda la politica. Essa si riduce, piuttosto, a qualcosa di simile a questa frase: “La gente come voi pensa di essere meglio di noi”. Ed ha molto a che fare con il modo in cui la gente vive.

Se il populismo riguardasse semplicemente la diseguaglianza nei redditi, individui come Trump dovrebbero risultare profondamente insopportabili per la classe lavoratrice. Ha i bagni d’oro! Ma viene approvato, in parte – penso – perché i suoi gusti sembrano in linea con la popolazione bianca che non ha una istruzione superiore. Ovvero, vive nel modo in cui essi si immaginano che vivrebbero se avessero un mucchio di soldi.

Confrontatelo con i liberal benestanti – ad esempio, con i miei vicini nella Upper West Side. Questi non sono neppure lontanamente ricchi come i plutocrati che riempiranno il gabinetto di Trump. Soprattutto, votano per cose che accrescerebbero le loro tasse e il loro costo della vita, mentre migliorerebbero le esistenze proprio delle persone che li disprezzano. Obiettivamente, sono dalla parte dei lavoratori bianchi.

Ma non mangiano molto fast-food, perché credono che non sia salutare e stanno attenti al loro peso. Non guardano molta reality TV [2] e ascoltano molti libri su videocassette – o addirittura leggono libri come andava di moda un tempo. Se sono abbastanza ricchi da avere una seconda casa, è in un luogo trasandato ma fine, non a Mar-a-Lago [3].

Dunque, c’è un senso per il quale il divario culturale tra liberal benestanti e la classe lavoratrice bianca è maggiore di quello che esiste tra individui alla Trump e la stessa classe lavoratrice bianca. I liberal  ironizzano su Joe Sixpacks [4]? Veramente, non l’ho mai sentito dire – le persone che io frequento effettivamente comprendono che vivere nel loro modo richiede molto più denaro e tempo libero di quello che hanno gli americani con l’acqua alla gola, e non sono particolarmente moralisti sugli stili di vita. Ma è facile accorgersi in che modo possa crescere la sensazione che i liberal guardino dall’alto in basso la gente normale, e come sia fomentata dai media della destra.

La domanda è: cosa si fa? Lo ripeto, obiettivamente quei liberal sono del tutto dalla parte dei lavoratori, mentre i caratteri che giocano nella percezione di questo disprezzo hanno la natura di un tradimento su vasta scala della classe lavoratrice bianca. Non c’è altro modo di avere tutto questo, se non mangiando grandi quantità di hamburger e patatine fritte?

 

 

[1] Le carte del divorzio di Andy Puzder dalla prima moglie raccontano di violenze nei confronti di sua moglie, negli anni ’80.

[2] Ormai si traduce così; ma indica precisamente quel genere di spettacolo televisivo nel quale i protagonisti sono le persone comuni riprese nella loro vita quotidiana (secondo Cambridge Dictionary), oppure, oltre alle persone comuni, anche le celebrità (secondo The Free Dictionary).

[3] Si tratta precisamente di una località turistica di Palm Beach, in Florida. Ma in generale ha il senso di una località ‘LagoMare’, ovvero turistica nel senso più tradizionale.

[4] È il prototipo dell’americano un po’ tonto che beve molta birra a guarda molto baseball (secondo UrbanDictionary).

 

 

 

 

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