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Donald, l’impreparato, di Paul Krugman (New York Times 20 gennaio 2017)

 

Donald the Unready

Paul Krugman JAN. 20, 2017

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Betsy DeVos, whom Donald Trump has nominated as education secretary, doesn’t know basic education terms, doesn’t know about federal statutes governing special education, but thinks school officials should carry guns to defend against grizzly bears.

Monica Crowley, selected as deputy national security adviser, withdrew after it was revealed that much of her past writing was plagiarized. Many other national security positions remain unfilled, and it’s unclear how much if any of the briefing materials prepared by the outgoing administration have even been read.

Meanwhile Rex Tillerson, selected as secretary of state, casually declared that America would block Chinese access to bases in the South China Sea, apparently unaware that he was in effect threatening to go to war if China called his bluff.

Do you see a pattern here?

It was obvious to anyone paying attention that the incoming administration would be blatantly corrupt. But would it at least be efficient in its corruption?

Many Trump voters certainly thought they were choosing a smart businessman who would get things done. And even those who knew better may have hoped that the president-elect, his ego finally sated, would settle down to running the country — or at least delegate the boring business of governing America to people actually capable of doing the job.

But it’s not happening. Mr. Trump hasn’t pivoted, matured, whatever term you prefer. He’s still the insecure, short-attention-span egomaniac he always was. Worse, he is surrounding himself with people who share many of his flaws — perhaps because they’re the sort of people with whom he is comfortable.

So the typical Trump nominee, in everything from economics to diplomacy to national security, is ethically challenged, ignorant about the area of policy he or she is supposed to manage and deeply incurious. Some, like Michael Flynn, Mr. Trump’s choice as national security adviser, are even as addicted as their boss to internet conspiracy theories. This isn’t a team that will compensate for the commander in chief’s weaknesses; on the contrary, it’s a team that will amplify them.

Why does this matter? If you want a model for how the Trump-Putin administration is likely to function (or malfunction), it’s helpful to recall what happened during the Bush-Cheney years.

People tend to forget the extent to which the last Republican administration was also characterized by cronyism, the appointment of unqualified but well-connected people to key positions. It wasn’t as extreme as what we’re seeing now, but it was striking at the time. Remember “Brownie, you’re doing a heck of a job”? And it caused very real damage.

In particular, if you want some notion of what Trump governance is likely to look like, consider the botched occupation of Iraq. People who knew anything about nation-building weren’t wanted; party loyalists — and corporate profiteers — took their place. There’s even a little-known connection: Betsy DeVos’s brother, Erik Prince, founded Blackwater, the mercenary outfit that, among other things, helped destabilize Iraq by firing into a crowd of civilians.

Now the conditions that prevailed in Iraq — blind ideology, contempt for expertise, effective absence of any enforcement of ethics rules — have come to America, but in a far more acute form.

And what will happen when we face a crisis? Remember, Katrina was the event that finally revealed the costs of Bush-era cronyism to all.

Crises of some kind are bound to occur on any president’s watch. They appear especially likely given the crew that’s coming in and their allies in Congress: Given the stated priorities of the people about to take charge, we could very well see collapsing health care, a trade war and a military standoff with China just in the next year.

But even if we somehow skirt those dangers, stuff always happens. Maybe there will be a new economic crisis, helped along by the rush to undo financial regulation. Maybe there will be a foreign affairs crisis, say over adventurism in the Baltics by Mr. Trump’s good friend Vladimir. Maybe it will be something we’re not thinking about. Then what?

Real crises need real solutions. They can’t be resolved with a killer tweet, or by having your friends in the F.B.I. or the Kremlin feed the media stories that take your problems off the front page. What the situation demands are knowledgeable, levelheaded people in positions of authority.

But as far as we know, almost no people meeting that description will be in the new administration, except possibly the nominee for defense secretary — whose nickname just happens to be “Mad Dog.”

So there you have it: an administration unprecedented in its corruption, but also completely unprepared to govern. It’s going to be terrific, let me tell you.

 

Donald, l’impreparato, di Paul Krugman

New York Times 20 gennaio 2017

Betsy DeVos, che Donald Trump ha nominato nuova Segretaria all’Educazione, non conosce gli aspetti più elementari del sistema dell’istruzione, non conosce gli statuti federali che governano suoi specifici settori, ma pensa che gli agenti scolastici dovrebbero portare con sé le pistole per difendersi dagli orsi bruni.

Monica Crowley, scelta come vice consigliera nazionale per la sicurezza, si è ritirata dopo che è stato rivelato che buona parte dei suoi passati scritti erano dei plagi. Molte altre posizioni nella sicurezza nazionale restano scoperte, e non è chiaro se e quanto del materiale delle istruzioni della Amministrazione uscente sia persino stato letto.

Nel frattempo, Rex Tillerson, prescelto come Segretario di Stato, ha incidentalmente dichiarato che l’America potrebbe bloccare l’accesso dei cinesi alle basi nel Mare della Cina Meridionale, apparentemente inconsapevole che stava in effetti minacciando di andare in guerra se la Cina avesse messo alla prova il suo bluff.

Vedete una logica in tutto questo?

Era evidente a tutti quelli che avevano posto qualche attenzione che l’Amministrazione in arrivo sarebbe stata palesemente corrotta. Ma non poteva almeno essere efficiente nella sua corruzione?

Molti elettori di Trump certamente avevano pensato di star scegliendo un uomo d’affari scaltro, che avrebbe fatto funzionare le cose. E persino coloro che ne sapevano di più hanno sperato che il Presidente eletto, finalmente soddisfatto nel suo ego, si sarebbe messo a girare per la nazione – o almeno avrebbe delegato gli affari noiosi del governo dell’America a persone effettivamente capaci di svolgere quel lavoro.

Ma non è quello che sta accadendo. Trump non ha fatto alcuna svolta, o non è maturato, o qualsiasi termine preferiate. È ancora l’insicuro, l’egomaniaco dotato di una capacità di concentrazione di breve durata che è sempre stato. Peggio, si sta circondando di individui che condividono molti dei suoi difetti – forse perché sono il genere di persone con le quali si trova a suo agio.

Dunque, dappertutto, il tipico individuo nominato da Trump, uomo o donna che sia, dall’economia alla diplomazia alla sicurezza nazionale, è moralmente discutibile, non conosce il settore della amministrazione che si suppone gestisca ed è profondamente privo di curiosità. Alcuni come Michael Flynn, prescelto da Trump come consigliere per la sicurezza nazionale, sono persino patiti, come il loro capo, delle teorie della cospirazione su internet. Non è questa la squadra che possa compensare le debolezze del ‘comandante in capo’; al contrario, è una squadra che le amplificherà.

Perché questo è importante? Se volete un modello di come l’Amministrazione Trump-Putin è probabile che funzioni (o funzioni male), è utile tornare con la memoria a quello che accadde durante gli anni di Bush-Cheney.

La gente tende a dimenticare in quale misura l’ultima Amministrazione repubblicana fu anche caratterizzata da clientelismo, dalla nomina di persone non qualificate ma ben ammanigliate, nelle posizioni chiave. Non fu così grave come quello a cui stiamo adesso assistendo, ma per quell’epoca fu impressionante. Vi ricordate il “Brownie, stai facendo un lavoro eccezionale[1]? E ciò provocò danni molto concreti.

In particolare, se volete una qualche idea di ciò a cui è probabile assomiglino i modi di governo di Trump, considerate la disastrosa occupazione dell’Iraq. Non si cercarono individui che sapessero qualcosa di come si ricostruisce una nazione; il loro posto fu preso da amici di Partito e da impresari profittatori. Si scopre persino una connessione poco nota: il fratello di Betsy DeVos, Erik Prince, fondò Blackwater, la squadra mercenaria che, tra le altre cose, contribuì a destabilizzare l’Iraq sparando su una folla di civili.

Ora, le condizioni che prevalevano in Iraq – una cieca ideologia, il disprezzo per l’esperienza, la sostanziale assenza di qualsiasi applicazione di regole morali – sono arrivate in America, ma in forma assai più acuta.

E cosa accadrà quando ci troveremo di fronte ad una crisi? Si ricordi: Katrina fu l’evento che alla fine rivelò a tutti i costi del clientelismo dell’epoca di Bush.

Crisi di qualche natura sono destinate ad accadere con qualsiasi Presidente in carica. Esse appaiono particolarmente probabili considerata la ciurma in arrivo e i loro alleati nel Congresso: date le priorità che sono state enunciate dagli individui prossimi all’incarico, potremmo davvero assistere soltanto nel prossimo anno al collasso della assistenza sanitaria, a una guerra commerciale e a un confronto militare con la Cina.

Ma, anche se in qualche modo schivassimo questi pericoli, qualcosa accade sempre. Può esserci una nuova crisi economica, aiutata dalla corsa a disfare i regolamenti finanziari. Può esserci una crisi internazionale, ad esempio sull’onda dell’avventurismo nei paesi baltici del buon amico di Trump, Vladimir. Può accadere qualcosa a cui non stiamo pensando. Cosa accadrà allora?

Le crisi vere richiedono soluzioni vere. Non possono essere risolte con un tweet assassino, o disponendo di amici nell’FBI o al Cremlino che alimentano racconti sui media che vi tolgono dall’impaccio dalle prime pagine dei giornali. Quello che situazioni del genere chiedono sono persone ben informate e con la testa sulle spalle in posizioni di autorità.

Ma per quanto ne sappiamo sinora, quasi nessuno che si attagli a questa descrizione farà parte della nuova amministrazione, forse con l’eccezione di chi ha avuto la nomina a Segretario alla Difesa – il cui nomignolo per combinazione sembra sia “Cane Matto”.

Dunque, siamo a questo punto: una amministrazione che non ha precedenti quanto a corruzione, ma anche del tutto impreparata a governare. Lasciatemi dire che sarà un disastro.

 

 

[1] “Borwnie” era Michael Brown, il responsabile della Protezione Civile all’epoca di Bush, che ricevette quell’imbarazzante elogio dal Presidente che l’aveva eletto nel mentre gestiva il disastro delle azioni di soccorso a New Orleans durante l’uragano Katrina.

 

 

 

 

 

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