by Simon Wren-Lewis
The story of how Mrs Thatcher helped in the creation of the Single Market is told by Helene Von Bismarck here. She believed it would be of great benefit to the UK, and she was right. Here is a nice chart from this CBR report I discussed in my last post.
It shows the share of UK exports as a percentage of the GDP of the area exported to, for both the EU and the rest of the world. The rapid increase in the UK export share, doubling between 1990 and the beginning of the financial crisis, has to be largely down to the Single Market. [a]
But didn’t the CBR report say that the benefits of the Single Market had been exaggerated by the Treasury? Yes it did. Here is some of its reasoning. That growth in UK export share after the Single Market is not as impressive as it looks, because there is an underlying 6% positive trend in the share, which you can detect before we joined the EU. That looks pretty on a picture, until you realise it is nonsense. A 6% trend rise in an export share will imply that at some point not too far away UK exports to the EU will be as high as total EU GDP. UK exporters are just not that much better than exporters in other countries. There is no underlying trend rise in the UK’s export share.
As I say in The Independent, the rationale for going down the route of leaving the Single Market is completely wrongheaded. First, the Brexit vote was close – hardly a ringing endorsement for undoing Thatcher’s legacy. Second, all the evidence we have is that large numbers of Leave voters are not prepared to accept a reduction in their living standards as a price for reducing immigration, a reduction which is in the process of happening right now as a result of the collapse in Sterling. If you say we have no real evidence for this, show me your evidence that the referendum vote was a vote to leave the Single Market. If May really believes it when she says that the recent strength of the economy has convinced her that the costs of Brexit will not be that great, she is a fool. Third, the logic of saying that we cannot accept Single Market rules because we would have no say in what they are makes no sense because we will be worse off not accepting them. Once again, a majority of the country does not want to ‘take back control’ if it costs them money.
I say in The Independent that this is happening because May wants to finally show that she can bring down immigration, after 6 years trying and failing. It is also because she thinks she has to do this to keep her party together. But what Brexit means should not be up to the Prime Minister, particularly one who cannot be objective about immigration and who is a hostage to the Eurosceptic half of her party. The Single Market decision should be up to parliament. Leaving the Single Market was not on the referendum ballot paper, so it is not the ‘will of the people’. It does not follow automatically from the Leave decision, as many Leave campaigners correctly assured us before the vote.
Parliament should decide on whether we leave the Single Market as part of leaving the EU, not Theresa May. That is what living in a parliamentary democracy is all about. If the government denies MPs the chance to vote for leaving the EU but against leaving the Single Market, then that is effectively a coupagainst our democracy. MPs should block approval of invoking Article 50 until they get the opportunity to vote, in a way that is binding on the Prime Minister, to stay in the Single Market.
[a] The chart also casts doubt on the argument that being in the EU has held back UK exports to the rest of the world. This share was falling before we entered the EU, but has stabilised while we were a member.
Il Mercato Unico fu la grande conquista della signora Thatcher per il Regno Unito,
di Simon Wren-Lewis
La storia di come la signora Thatcher contribuì alla creazione del Mercato Unico è raccontata da Helene Von Bismark in questa connessione. Credeva che sarebbe stato un gran vantaggio per il Regno Unito, e aveva ragione. Qua sotto un bel diagramma da questo rapporto in una connessione col Center for Business Research che ho discusso nel mio ultimo post:
Esso mostra la quota delle esportazioni del Regno Unito in percentuale del PIL dell’area verso la quale si esporta, sia per l’Unione Europea che per il resto del mondo (RoW). Il rapido incremento nella quota delle esportazioni del Regno Unito, che raddoppia tra il 1990 e l’inizio della crisi finanziaria, non può che essere ampiamente dipeso dal Mercato Unico [1]. [a]
Ma il rapporto del CBR non diceva che i benefici del Mercato Unico erano stati esagerati dal Tesoro? Sì, lo diceva. Ecco come ragionava. La crescita nella quota delle esportazioni del Regno Unito dopo il Mercato Unico non è così impressionante come sembra, perché nella quota è incluso un 6% di tendenza positiva precedente all’ingresso nel Mercato Comune che deve essere rilevata. Questo sembra abbastanza espresso dal diagramma, finché non si capisce che è un controsenso. Una tendenza alla crescita del 6% nelle esportazioni comporterà che a un certo punto non troppo lontano le esportazioni verso l’Unione Europea saranno elevate come il PIL complessivo dell’eurozona. Gli esportatori del Regno Unito non sono proprio a tal punto esportatori migliori di quelli degli altri paesi. Non c’è alcuna crescita tendenziale implicita nella quota dell’export del Regno Unito.
Come ho detto a The Independent, la logica dello scendere sul percorso dell’abbandono del Mercato Unico è completamente avventata. Anzitutto, il voto sulla Brexit non somigliava per nulla ad un esplicito sostegno a disfare l’eredità della Thatcher. In secondo luogo, ci sono tutte le prove che un largo numero di elettori dell’uscita dall’Unione Europea non sono preparati ad accettare una riduzione nei loro standard di vita come il prezzo per ridurre l’immigrazione, una riduzione che avverrà in breve tempo come risultato del collasso della sterlina. Se dite che di questo non c’è alcuna prova, mostratemi le prove che il voto referendario sia stato un voto per lasciare il Mercato Comune. Se la May crede davvero a quello che dice, che la forza recente dell’economia l’ha convinta che i costi della Brexit non saranno poi così grandi, ella è sciocca. In terzo luogo, la logica di dire che non possiamo accettare le regole del Mercato Unico perché non avremmo niente da dire su di esse non ha senso, giacché staremmo peggio non accettandole. Ripetiamolo, la maggioranza del paese non vuole “riprendere il controllo”, se devono rimetterci i loro soldi.
Dico nel The Indipendent che questo sta accadendo perché la May vuole finalmente mostrare che può abbassare l’immigrazione, dopo aver provato per 6 anni e non esserci riuscita. Dipende anche dal fatto che ella pensa di doverlo fare per tenere con sé il suo Partito. Ma cosa la Brexit comporta non dovrebbe competere al Primo Ministro, in particolare a una che non può essere obbiettiva sull’immigrazione e che è ostaggio della metà euroscettica del suo Partito. La decisione sul Mercato Unico dovrebbe competere al Parlamento. Lasciare il Mercato Unico non era sulla scheda di voto del referendum, non è dunque la “volontà del popolo”. Non consegue automaticamente alla decisione di abbandonare l’Unione Europea, come molti di coloro che hanno fatto la campagna per l’abbandono ci avevano assicurato prima del voto.
È il Parlamento che dovrebbe decidere se abbandonare il Mercato Unico è un aspetto dell’abbandono dell’Unione Europea, non Theresa May. È questo che comporta il vivere in una democrazia parlamentare. Se il Governo nega ai parlamentari la possibilità di votare per lasciare l’Unione Europea ma esprimendosi contro l’abbandono del Mercato Unico, allora sostanzialmente di tratta di un golpe contro la nostra democrazia. I parlamentari dovrebbero bloccare l’approvazione del ricorso all’articolo 50 finchè non hanno la possibilità di votare per restare nel Mercato Unico, in un modo che sia vincolante per il Primo Ministro.
[a] Il diagramma solleva anche il dubbio che secondo il quale aderire all’Unione Europea abbia anche trettenuto le esportazioni del Regno Unito verso il resto del mondo. Questa quota era in calo prima che entrassimo nell’UE, ma si è stabilizzata dal momento in cui ne siamo divenuti membri.
[1] Il completamento degli accordi relativi al Mercato Unico si concluse nell’ano 1993. La Thatcher è in effetti passata alla storia per il suo relativo scetticismo, e talora della dura opposizione, alle misure della architettura politica unitaria dell’Europa, ma negli anni cruciali questo non comportò affatto una opposizione alle misure del completamento dei processi del Mercato Unico; anzi, ella può essere considerata al pari di altri leader come Kohl e Mitterand, una architetta della unificazione economica.
By mm
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