Paul Krugman JAN. 23, 2017
If America had a parliamentary system, Donald Trump — who spent his first full day in office having a temper tantrum, railing against accurate reports of small crowds at his inauguration — would already be facing a vote of no confidence. But we don’t; somehow we’re going to have to survive four years of this.
And how is he going to react to disappointing numbers about things that actually matter?
In his lurid, ghastly Inaugural Address, Mr. Trump portrayed a nation in dire straits — “American carnage.” The real America looks nothing like that; it has plenty of problems, but things could be worse. In fact, it’s likely that they will indeed get worse. How will a man who evidently can’t handle even the smallest blow to his ego deal with it?
Let’s talk about the predictable bad news.
First, the economy. Listening to Mr. Trump, you might have thought America was in the midst of a full-scale depression, with “rusted-out factories scattered like tombstones across the landscape of our nation.” Manufacturing employment is indeed down since 2000; but overall employment is way up, and the unemployment rate is low by historical standards.
And it’s not just one number that looks pretty good: Rising wages and the growing number of Americans confident enough to quit their jobs suggest an economy close to full employment.
What this means is that unemployment probably can’t fall much from here, so that even with good policies and good luck, job creation will be much slower than it was in the Obama years. And since bad stuff does happen, there’s a strong likelihood that unemployment will be higher four years from now than it is today.
Oh, and Trumpist budget deficits will probably widen the trade deficit, so that manufacturing employment in particular is likely to fall, not rise.
A second front on which things will almost surely get worse is health care. Obamacare caused the percentage of Americans without insurance to fall sharply, to the lowest level ever. Repeal would send the numbers right back up — 18 million newly uninsured in just the first year, eventually rising to more than 30 million, according to Congressional Budget Office estimates. And no, Republicans who have spent seven years failing to come up with a real replacement won’t develop one in the next few weeks, or ever.
On a third front, crime, the future direction is unclear. The Trump vision of an urban America ravaged by “the crime and the gangs and the drugs” is a dystopian fantasy: Violent crime is, in fact, way down despite highly publicized recent murder increases in a few cities. Crime could, I suppose, fall further, but it could also rise. What we do know is that the Trump administration can’t pacify America’s urban war zones, because those zones don’t exist.
So how will Mr. Trump handle the bad news of rising unemployment, plunging health coverage, and little if any crime reduction? That’s obvious: He’ll deny reality, the way he always does when it threatens his narcissism. But will his supporters go along with his fantasy?
They might. After all, they blocked out the good news from the Obama era. Two-thirds of Trump voters believe, falsely, that the unemployment rate rose under Obama. (Three-quarters believe George Soros is paying people to protest Mr. Trump.) Only 17 percent of self-identified Republicans are aware that the number of uninsured is at a historic low. Most people thought crime was rising even when it was falling. So maybe they will block out bad news in the Trump years.
But it probably won’t be that easy. For one thing, people tend to attribute improvements in their personal situation to their own efforts; surely many voters who gained jobs over the past eight years believe that they did it despite, not thanks to, Obama policies. Will they correspondingly blame themselves, not Donald Trump, for lost jobs and health insurance? Unlikely.
On top of that, Mr. Trump made big promises during the campaign, so the risk of disillusionment is especially high.
Will he respond to bad news by accepting responsibility and trying to do better? Will he renounce his fortune and enter a monastery? That seems equally likely.
No, the insecure egomaniac-in-chief will almost surely deny awkward truths, and berate the media for reporting them. And — this is what worries me — it’s very likely that he’ll try to use his power to shoot the messengers.
Seriously, how do you think the man who compared the C.I.A. to Nazis will react when the Bureau of Labor Statistics first reports a significant uptick in unemployment or decline in manufacturing jobs? What’s he going to do when the Centers for Disease Control and the Census Bureau report spiking numbers of uninsured Americans?
You may have thought that last weekend’s temper tantrum was bad. But there’s much, much worse to come.
Le cose possono solo peggiorare, di Paul Krugman
New York Times 23 gennaio 2017
Se l’America avesse un sistema parlamentare, Donald Trump – che ha speso l’intero suo primo giorno di lavoro in uno scatto d’ira, a imprecare contro accurati resoconti sulla poca gente al suo giorno dell’inaugurazione – sarebbe già di fronte ad un voto di sfiducia. Ma non l’abbiamo; in qualche modo dobbiamo sopravvivere per quattro anni a cose del genere.
E come reagirà, sulle cose che effettivamente contano, a numeri deludenti?
Nel suo raccapricciante, spaventoso discorso inaugurale, Trump ha descritto una nazione in terribili ambasce – “la carneficina americana”. L’America vera non sembra niente di simile; ha una gran quantità di problemi, ma potrebbe andar peggio. Di fatto, è probabile che in effetti andrà peggio. Come si misurerà con tutto questo, un individuo che non può nemmeno gestire il minimo colpo al suo ego?
Ma parliamo delle prevedibili cattive notizie.
In primo luogo l’economia. A sentire Trump potreste aver pensato che l’America sia stata in mezzo a una depressione su vasta scala, con “fabbriche arrugginite sparpagliate come pietre tombali nel paesaggio della nostra nazione”. L’occupazione manifatturiera è in effetti scesa dall’anno 2000; ma l’occupazione complessiva sta salendo, e il tasso di disoccupazione è basso, in rapporto agli standard storici.
E non è il solo dato che sembra abbastanza buono: i salari in crescita e il numero crescente di americani che hanno sufficiente fiducia da lasciare volontariamente i loro posti di lavoro [1] indicano un’economia vicina alla piena occupazione.
Quello che questo significa è che la disoccupazione probabilmente non scenderà di molto da questo punto, cosicché persino con buone politiche e con la buona sorte la creazione di posti di lavoro sarà molto più lenta di quello che è stata negli anni di Obama. E dal momento che gli inconvenienti accadono, c’è una forte probabilità che la disoccupazione tra quattro anni sarà più elevata di oggi.
Inoltre, i deficit di bilancio sotto Trump probabilmente allargheranno il disavanzo commerciale, cosicché l’occupazione manifatturiera, in particolare, è probabile che diminuisca, non che aumenti.
Un secondo fronte nel quale le cose andranno quasi sicuramente peggio è l’assistenza sanitaria. La riforma assistenziale di Obama ha fatto scendere bruscamente la percentuale di americani senza assicurazione, al più basso livello della storia. Abrogarla riporterebbe quei dati verso l’alto – secondo le stime dell’Ufficio del Bilancio del Congresso, 18 milioni di nuovi non assicurati soltanto nel primo anno, che alla fine saliranno a più di 30 milioni. E non c’è da pensare che i repubblicani che hanno speso sette anni senza riuscire a venir fuori con una effettiva proposta di sostituzione, ne produrranno una nelle prossime settimane, e neanche in seguito.
Su un terzo fronte, la criminalità, l’indirizzo per il futuro non è chiaro. La visione di Trump di una America urbana devastata “dal crimine e dalle bande e dalle droghe” è una fantasia distopica: i crimini violenti, di fatto, sono in calo, nonostante i recenti incrementi ampiamente pubblicizzati degli omicidi in poche città. Suppongo che il crimine potrebbe calare ulteriormente, ma anche risalire. Quello che sappiamo è che l’Amministrazione Trump non potrà pacificare le zone di guerra urbana dell’America, visto che non esistono.
Come gestirà, dunque, il signor Trump le cattive notizie di una disoccupazione che cresce, di una assistenza sanitaria che crolla e di una riduzione della criminalità modesta, ammesso che accada? È evidente: negherà la realtà, come fa sempre quando essa minaccia il suo narcisismo. Ma i suoi sostenitori accetteranno le sue fantasie?
Potrebbero. Dopo tutto, si sono rifiutati di riconoscere le buone notizie del periodo di Obama. Due terzi degli elettori di Trump credono, senza alcun fondamento, che il tasso di disoccupazione sia salito con Obama (tre quarti credono che George Soros stia pagando le persone per protestare contro Trump). Soltanto il 17 per cento di coloro che si qualificano come repubblicani sono consapevoli che il numero dei non assicurati sia ai minimi storici. La maggioranza delle persone pensa che la criminalità sia in aumento, anche se sta calando. Dunque, forse si rifiuteranno di riconoscere le cattive notizie, con Trump in carica.
Ma probabilmente non sarà così facile. Da una parte, la gente tende ad attribuire i miglioramenti della propria condizione personale ai propri sforzi; sicuramente molti elettori che hanno ottenuto posti di lavoro negli otto anni passati credono di averli avuti nonostante, e non grazie, alle politiche di Obama. Di conseguenza, daranno la colpa a sé stessi e non a Donald Trump, per la perdita di posti di lavoro e della assicurazione sanitaria? Improbabile.
Oltretutto, Trump ha fatto grandi promesse durante la campagna elettorale, cosicché il rischio della disillusione è particolarmente elevato.
Lui reagirà alle cattive notizie accettandone la responsabilità e cercando di far meglio? Rinuncerà alla sua fortuna e entrerà in un monastero? Sembrano cose egualmente probabili.
No, l’insicuro ‘egomaniaco-in-capo’ quasi certamente negherà le verità scomode, e darà una strigliata ai media che ne parleranno. E – questo è quello che mi preoccupa – è molto probabile che cercherà di usare il suo potere per colpire chi le divulga.
Seriamente: come pensate che reagirà, l’uomo che ha paragonato la CIA ai nazisti, quando i primi rapporti dell’Ufficio delle Statistiche sul Lavoro mostreranno un significativo rialzo nella disoccupazione o un declino nei posti di lavoro manifatturieri? Cosa è probabile che faccia quando i Centri per il Controllo delle Malattie e l’Ufficio del Censimento forniranno i resoconti sull’impennata degli americani senza assistenza sanitaria?
Può darsi che abbiate pensato che lo scatto d’ira dell’ultimo fine settimana sia stato deplorevole. Ma c’è molto di peggio in arrivo.
[1] Per gli analisti americani i dati relativi agli americani che abbandonano volontariamente i posti di lavoro sono un indice favorevole, come del resto dimostrano le statistiche. Il “quitting” – ovviamente altra cosa dai licenziamenti – normalmente sale quando l’economia è in ripresa, e scende nettamente con le recessioni.
By mm
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