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É ancora aperta la tesi se l’operare nel breve termine delle società sia un problema, di Larry Summers (dal blog di Summers, 9 febbraio 2017)

02/09/2017

Case Still Out on Whether Corporate Short-Termism Is a Problem

By Larry Summers 

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McKinsey has a new study out on an important topic—the question of whether corporations systematically take too short a view and do not invest enough for the long term.  If true — as many CEOs believe — this is a serious indictment of current corporate governance arrangements and has important policy implications.  To take one close to my heart, if short termism causes under investment it will be a cause of secular stagnation.

I am not sure what to believe in this area.  On the one hand, there are many anecdotes suggesting that pressures to manage earnings hold back investment.  And the short termism view is very widely believed.

On the other hand, some of what is done in the name of long term may be unmonitored waste.  The observation that many “unicorn” companies with no profits, and sometimes no revenues or even fully developed products, get valued so highly makes me skeptical of the idea that the capital market is systematically myopic.  It is also the case that the companies generating the highest immediate cash flows — which should be overvalued on the myopia theory — historically have had the highest stock market returns, implying undervaluation rather than overvaluation.

I was therefore excited to see that McKinsey had a new empirical study out that provides evidence in favor of the view that corporations should take longer views.  They have a reasonable methodology.  They divide their sample between companies that take a long-term view and those that do not and then compare their performance.  They find that companies that take a long-term view perform better on many metrics like employment growth and shareholder return.

Their findings deserve much discussion, debate and attempts at replication.  At this point though I would give a Scottish verdict of “not proven” to their case.  They may be right but I do not think they have provided evidence that would convince anyone other than a prior believer.

Consider an analogy. It is doubtless the case that golfers with long swings like Phil Mickelson hit the ball further and more accurately than golfers with short swings like myself.  An index of swing length would be highly correlated with almost any measure of golf performance.  Does this mean I should lengthen my swing?  I doubt it.  Those with more flexibility and coordination are able to take and control longer swings and play golf better.  If I were to try to swing like Phil, I would mishit the ball and maybe break my back.

Some companies have great ideas, great management teams, and compelling strategies.  They invest heavily, seek to grow revenue, ignore the management of earnings, and do limited stock buybacks.  These are the criteria McKinsey uses to measure long termism.  Others lack vision and have mediocre management.  They invest less, cut costs more, manage earnings and buy back stock.  McKinsey deems them short term focused.

No surprise the long-term companies outperform the short-term companies.  But this may be due to their vision and execution capacity not their long-term focus.  Mediocre companies seeking to imitate them will be like me trying to imitate Phil—painful failures.  I do not see any basis in the McKinsey results for saying that companies should extend their horizons.

McKinsey tries to address this issue by doing comparisons within industries.  But everything we know suggests that there are substantial differences in company quality within industries as well as across industries.

Again, it may be that the long-termism hypothesis is right and there may be ways of teasing causality out of the very interesting data set that McKinsey has created.  But at this point I think the issue is still unresolved.

 

É ancora aperta la tesi se l’operare nel breve termine delle società sia un problema,

di Larry Summers

L’istituto McKinsey [1] pubblica un nuovo studio su un tema importante – se le società assumano in modo sistematico una prospettiva a troppo breve termine [2] e non investano abbastanza nel lungo termine. Se fosse vero – come ritengono molti dirigenti di aziende – sarebbe una seria accusa nei confronti delle attuali soluzioni di governo delle società e avrebbe importanti implicazioni politiche. Per dirne una alla quale sono affezionato, se la prospettiva del breve termine provoca minori investimenti, ciò sarebbe una causa della stagnazione secolare.

Non sono certo di cosa pensare su questo tema. Da una parte, ci sono molti episodi che indicano che le spinte a realizzare profitti trattengano gli investimenti. E il punto di vista sul ‘breve termine’ è assai ampiamente condiviso.

Dall’altra, alcune cose che sono fatte nel nome della prospettiva di lungo termine possono essere sprechi non rilevati. L’osservazione secondo la quale molte società “unicorno” [3] con nessun profitto, e talvolta con nessuna entrata o persino senza prodotti pienamente sviluppati, vengono valutate in modo così elevato mi rende diffidente dell’idea che il mercato dei capitali sia sistematicamente miope. Anche l’argomento secondo il quale le società che generano i più elevati flussi di cassa immediati – che secondo la teoria della miopia dovrebbero essere sopravvalutate – storicamente abbiano avuto i più elevati rendimenti nei marcati azionari, comporta più una sottovalutazione che una sopravvalutazione.

Di conseguenza ero molto interessato nello scoprire che McKinsey aveva un nuovo studio empirico che fornisce prove a favore del punto di vista secondo il quale le società dovrebbe assumere prospettive più a lungo termine. Essi usano una metodologia ragionevole. Dividono il loro campione tra società che adoperano una prospettiva di lungo termine e società che non lo fanno, e poi confrontano le loro prestazioni. Scoprono che le società che assumono un punto di vista a lungo termine hanno prestazioni migliori per molti criteri di misurazione, come la crescita dell’occupazione e i rendimenti degli azionisti. Le loro scoperte meritano molta discussione, dibattito e tentativi di replica. Anche se a questo punto io darei alla loro argomentazione il verdetto scozzese del ‘non provato’ [4].  Possono aver ragione, ma non penso che abbiano fornito prove che convincano chiunque non ne fosse già convinto in precedenza.

Si consideri una analogia. È fuori di dubbio l’argomento secondo il quale i giocatori di golf con la maggiore oscillazione come Phil Mickelson lancino la palla più lontano e più precisamente dei giocatori di golf con oscillazione minore, come il sottoscritto. Un indice sulle dimensioni dell’oscillazione sarebbe altamente correlato pressoché con ogni misurazione delle prestazioni del golf. Questo significa che io dovrei allungare la mia oscillazione? Lo dubito. Coloro che hanno maggiore flessibilità e coordinamento sono capaci di assumere e di controllare oscillazioni più lunghe e giocano meglio a golf. Se io cercassi di oscillare come Phil, colpirei male la palla e forse mi romperei la schiena.

Alcune società hanno grandi idee, grandi gruppi dirigenti e strategie persuasive. Investono pesantemente, cercano di accrescere le entrate, non si curano della gestione dei rendimenti e fanno riscatti limitati di capitale azionario. Questi sono i criteri che McKinsey utilizza per misurare la disposizione ad operare nel lungo termine. Altre difettano di visione ed hanno gruppi dirigenti mediocri. Esse investono di meno, tagliano maggiormente i costi, tengono sotto controllo i rendimenti e riscattano le azioni. McKinsey le giudica concentrate sul breve periodo.

Non sorprende che le società del ‘lungo termine’ abbiano prestazioni superiori a quelle del ‘breve termine’. Ma questo può derivare dalla loro visione e capacità di esecuzione, non dal loro concentrarsi sul lungo termine. Società mediocri che cercano di imitare le prime sarebbero come il sottoscritto che cerca di imitare Phil – dei fallimenti penosi. Non vedo alcun fondamento nei risultati di McKinsey per dire che le società dovrebbero estendere i loro orizzonti.

McKinsey cerca di affrontare questo tema facendo paragoni tra le industrie. Ma tutto quello che sappiamo mostra che ci sono differenze sostanziali nella qualità delle società all’interno dei settori industriali nello stesso modo che tra i vari settori industriali.

Di nuovo, è possibile che l’ipotesi del ‘lungo termine’ sia giusta e che ci siano modi per riconoscere un rapporto di causalità nel molto interessante complesso di dati che McKinsey ha messo assieme. Ma a questo punto io penso che la questione sia ancora irrisolta.

 

 

[1] “McKinsey Global Insitute” è un centro di ricerca su scala globale sui temi della innovazione tecnologica, delle politiche finanziarie, dell’utilizzo delle risorse naturali, e naturalmente altro ancora. Nella sua attività utilizza qualcosa come 10.000 consulenti e 2.000 ricercatori e analisti; i suoi clienti sono per il 40% in Europa, per il 35% nelle Americhe, per il 15% nell’Asia del Pacifico e per il 10% nel Medio Oriente e in Africa.

[2] Il “short-termism”, l’operare sul breve termine, si riferisce evidentemente alla tendenza delle società economiche ad utilizzare metri di misura e criteri di massimizzazione dei risultati economici che enfatizzano i risultati a breve, con un difetto di valutazione sia delle opportunità che dei rischi nel più lungo periodo. Una ricerca condotta da John Graham, Campbell Harvey and Shivaram Rajgopal – ad esempio – ha mostrato une tendenza del management delle società a diminuire nel tempo la spesa su ricerca e sviluppo, manutenzione ed assunzioni di personale con attitudini critiche.

[3] Unicorn è una metafora popolarizzata dalla rivista Fortune all’inizio del 2015 per descrivere le startup che hanno una valutazione superiore al milione di dollari.

[4] “Scozzese” perché è una caratteristica del sistema giudiziario della Scozia che i Tribunali si basino rigorosamente sul criterio della dimostrazione della colpa a carico dell’accusa.

 

 

 

 

 

 

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