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La morte e gli sgravi fiscali, di Paul Krugman (New York Times 24 febbraio 2017)

 

Death and Tax Cuts

Paul Krugman FEB. 24, 2017

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Across the country, Republicans have been facing crowds demanding to know how they will protect the 20 million Americans who gained health insurance thanks to the Affordable Care Act, and will lose it if the act is repealed. And after all that inveighing against the evils of Obamacare, it turns out that they’ve got nothing.

Instead, they’re talking about freedom — which these days is the real refuge of scoundrels.

Actually, many prominent Republicans haven’t even gotten to the point of trying to respond to criticism; they’re just whining about how mean their constituents are being, and invoking conspiracy theories. Talk about snowflakes who can dish it out but can’t take it!

Thus, Representative Jason Chaffetz insisted that the public outcry is just “a paid attempt to bully and intimidate”; Sean Spicer, the White House press secretary, calls all anti-Trump demonstrations a “very paid, AstroTurf-type movement.” And the tweeter in chief angrily declared that protests have been “planned out by liberal activists” — because what could be worse than political action by the politically active?

But perhaps the saddest spectacle is that of Paul Ryan, the speaker of the House, whom the media have for years portrayed as a serious, honest conservative, a deep thinker about how to reform America’s safety net. That reputation was never justified; still, even those of us who long ago recognized him as a flimflammer have been struck by his utter failure to rise to this occasion.

After years to prepare, Mr. Ryan finally unveiled what was supposedly the outline of a health care plan. It was basically a sick joke: flat tax credits, unrelated to income, that could be applied to the purchase of insurance.

These credits would be obviously inadequate for the lower- and even middle-income families that gained coverage under Obamacare, so it would cause a huge surge in the number of uninsured. Meanwhile, the affluent would receive a nice windfall. Funny how that seems to happen in every plan Mr. Ryan proposes.

That was last week. This week, perhaps realizing how flat his effort fell, he began tweeting about freedom, which he defined as “the ability to buy what you want to fit what you need.” Give me consumer sovereignty or give me death! And Obamacare, he declared, is bad because it deprives Americans of that freedom by doing things like establishing minimum standards for insurance policies.

I very much doubt that this is going to fly, now that ordinary Americans are starting to realize just how devastating loss of coverage would be. But for the record, let me remind everyone what we’ve been saying for years: Any plan that makes essential care available to everyone has to involve some restriction of choice.

Suppose you want to make insurance available to people with pre-existing conditions. You can’t just forbid insurance companies to discriminate based on medical history; if you do that, healthy people won’t sign up until they get sick. So you have to mandate the purchase of insurance; and you have to provide subsidies to lower-income families so that they can afford the policies. The end result of this logic is … Obamacare.

And one more thing: Insurance policies must meet a minimum standard. Otherwise, healthy people will buy cheap policies with paper-thin coverage and huge deductibles, which is basically the same as not buying insurance at all.

So yes, Obamacare somewhat restricts choice — not because meddling bureaucrats want to run your life, but because some restrictions are necessary as part of a package that in many ways sets Americans free.

For health reform has been a hugely liberating experience for millions. It means that workers don’t have to fear that quitting a job with a large company will mean loss of health coverage, and that entrepreneurs don’t have to fear striking out on their own. It means that those 20 million people who gained coverage don’t have to fear financial ruin if they get sick — or unnecessary death if they can’t afford treatment. For there is no real question that Obamacare is saving tens of thousands of lives every year.

So why do Republicans hate Obamacare so much? It’s not because they have better ideas; as we’ve seen over the past few weeks, they’re coming up empty-handed on the “replace” part of “repeal and replace.” It’s not, I’m sorry to say, because they are deeply committed to Americans’ right to buy the insurance policy of their choice.

No, mainly they hate Obamacare for two reasons: It demonstrates that the government can make people’s lives better, and it’s paid for in large part with taxes on the wealthy. Their overriding goal is to make those taxes go away. And if getting those taxes cut means that quite a few people end up dying, remember: freedom!

 

La morte e gli sgravi fiscali, di Paul Krugman

New York Times 24 febbraio 2017

In tutto il paese, i repubblicani stanno facendo i conti con moltitudini di persone che chiedono come essi proteggeranno i 20 milioni di americani che hanno ricevuto l’assicurazione sanitaria grazie alla Legge sulla Assistenza Sostenibile, e che la perderanno se tale legge viene abrogata. E dopo tutto quell’inveire contro i guasti della riforma di Obama, si scopre che non hanno niente in mano.

Stanno invece parlando di libertà – che di questi tempi è davvero il rifugio dei furfanti.

Per la verità, molti eminenti repubblicani non hanno neanche provato a rispondere alle critiche: si stanno solo lamentando di quanto il loro elettorato si stia mostrando meschino, e invocano teorie della cospirazione.  Parlano di smidollati che possono criticare tutto e non possono sopportare niente! [1]

Quindi, il congressista Jason Chaffetz ha preteso che lo sdegno dell’opinione pubblica sia soltanto “un tentativo foraggiato per usare la prepotenza e l’intimidazione”; il responsabile dei rapporti con la stampa della Casa Bianca Sean Spicer, definisce le dimostrazioni anti-Trump come un “movimento ben foraggiato, promosso a tavolino [2]”. E il ‘cinguettatore in capo’ (ovvero, Donald Trump) ha rabbiosamente dichiarato che le proteste sono state programmate da attivisti progressisti – dato che cosa ci può essere di peggio dell’iniziativa politica promossa da coloro che sono attivi politicamente?

Ma forse lo spettacolo più triste è quello di Paul Ryan, il Presidente della Camera dei Rappresentanti, che i media hanno ritratto per anni come un serio e onesto conservatore, un pensatore profondo sui modi nei quali riformare la rete della sicurezza sociale americana. Quella reputazione non è mai stata giustificata; eppure, persino coloro come me che l’avevano da molto tempo riconosciuto come un raccontatore di fandonie sono stati impressionati dalla sua completa incapacità di essere all’altezza di questa circostanza.

Dopo anni di preparativi, il signor Ryan ha finalmente svelato quello che presumibilmente era il profilo di un programma di assistenza sanitaria. Era fondamentalmente uno scherzo di pessimo gusto: crediti di imposta piatti, a prescindere dai redditi, che sarebbero applicati all’acquisto di una assicurazione.

Per le famiglie dei redditi più bassi – e persino medi – che avevano ottenuto la copertura assistenziale con la riforma di Obama, questi crediti di imposta sarebbero ovviamente inadeguati, cosicché provocherebbero una ampia crescita del numero dei non assicurati. Contemporaneamente, i più abbienti riceverebbero un grazioso regalo. È curioso come questo pare avvenga per ogni programma che Ryan propone.

Questo accadeva la settimana scorsa. Questa settimana, forse rendendosi conto di come questo sforzo facesse fiasco, ha cominciato a twittare sulla libertà, che ha definito come “la possibilità di acquistare quello che si vuole per adattarlo a ciò di cui si ha bisogno”. Datemi la sovranità di consumare o datemi la morte! E la riforma della assistenza di Obama, ha dichiarato, è negativa perché priva gli americani di quella libertà, facendo cose come la fissazione di standard minimi per le polizze assicurative.

Dubito davvero molto che questo sia destinato a decollare, ora che i comuni americani stanno cominciando a comprendere quanto sarebbe davvero devastante la perdita delle coperture assistenziali. Ma, per la cronaca, consentitemi di ricordare quello che vengo dicendo da anni: ogni programma che rende disponibile a tutti l’assistenza essenziale deve includere alcune restrizioni nella scelta.

Supponiamo che vogliate rendere disponibile l’assicurazione alle persone con preesistenti malattie. Non potete semplicemente impedire alle società di discriminare sulla base della storia clinica dei pazienti; se lo fate, le persone in salute non si iscriveranno finché non si ammalano. Dunque dovete stabilire un obbligo all’acquisto della assicurazione; e dovete offrire sussidi alle famiglie con redditi più bassi in modo tale che possano permettersi le polizze assicurative. Il risultato di questa logica è … la riforma della assistenza di Obama.

E c’è un altro aspetto: le polizze assicurative devono soddisfare uno standard minimo. Altrimenti, le persone in salute acquisteranno polizze convenienti con coperture insignificanti e con vasta deducibilità [3], che è fondamentalmente la stessa cosa che non acquistare affatto l’assicurazione.

Dunque, è vero, la riforma di Obama in qualche modo restringe le possibilità di scelta – non perché burocrati intrusivi vogliono decidere della vostra vita, ma perché alcune restrizioni sono necessarie come parte di una soluzione complessiva che in molti sensi mette gli americani nella condizione di essere liberi.

Perché la riforma sanitaria è stata una esperienza ampiamente liberatoria per milioni di persone. Essa comporta che i lavoratori non debbono aver paura che lasciare volontariamente il posto di lavoro in una grande impresa produrrà l’effetto di perdere la copertura sanitaria, e che i datori di lavoro non devono aver paura di metterli fuori di loro iniziativa. Comporta che quei 20 milioni di persone che hanno ottenuto l’assistenza non devono temere un crollo finanziario se si ammalano – oppure una morte evitabile se non possono permettersi le cure. Perché non c’è alcun dubbio possibile che la riforma di Obama stia salvando ogni anno decine di migliaia di vite.

Perché, dunque, i repubblicani odiano tanto la riforma di Obama? Non perché abbiano soluzioni migliori; come abbiamo visto nelle scorse settimane, sulla parte del “sostituire” della loro strategia dell’“abrogare e sostituire”, stanno dimostrando di essere a mani vuote. Non si tratta, mi dispiace dirlo, del fatto che sono profondamente affezionati al diritto degli americani di acquistare la polizza assicurativa di loro scelta.

No. Principalmente odiano la riforma dell’assistenza di Obama per due ragioni: essa dimostra che il Governo può rendere migliori le vite delle persone, inoltre è pagata in larga parte con tasse sui ricchi. Il loro obbiettivo primario è di levare di circolazione quelle tasse. E se tagliare quelle tasse comporta che un po’ di persone finiranno col morire, ricordatevi: è per la libertà!

 

 

 

[1] Traduzione complicatissima, visto che si riferisce ad un linguaggio praticamente in corso di invenzione. I “fiocchi di neve” – traduzione letterale di “snowflakes” – è una espressione coniata in questi mesi dalla estrema destra americana; generalmente usata contro coloro che manifestano contro Trump, ma anche riferita ad una intera generazione di giovani, nello stesso tempo accusata di essere ipercritica, privilegiata e, direi, smidollata. “To dish it out” significa ‘criticare, prendere di petto, aggredire con le critiche qualcuno”; e “can’t take it” significa “non poter sopportare, non farcela più”.

Ovviamente, potrei sbagliare.

[2] Come il termine “Astro-turf” – che nasce come un prodotto di erba sintetica per campi da gioco della Monsanto –  possa finire con l’essere tradotto con “promosso a tavolino” (artificialmente) è una curiosità comprensibile, e la voce in lingua italiana su Wikipedia di “Astroturfing” lo chiarisce:

AstroTurf è il marchio registrato di un’erba artificiale prodotta dalla Monsanto e commercializzata su grande scala a partire dal 1966, anno in cui fu utilizzata per la copertura del terreno di gioco dell’Astrodome di Houston, in Texas. Proprio il nome di tale stadio fu all’origine del marchio, che si componeva di ASTRO(dome) e (artificial)TURF (in inglese Turf significa Zolla). Il suo derivativo Astroturfing fu coniato come antonimo di grassroots (alla lettera Radici dell’erba) equivalente, in italiano, al termine Politica dal basso, espressa dalla similitudine con le radici che affondano nel terreno, e anche col fatto che ogni filo d’erba ha una sua individualità, ma che tanti fili d’erba si uniscono a formare un prato. Più genericamente, grassroots designa un movimento, un consenso, un insieme di comportamenti sociali, che sono radicati in una comunità da molto tempo, dei quali la comunità ha memoria. Astroturfing, per converso, indica qualsiasi categoria merceologica o anche, per esempio, un’idea politica che, lungi dall’essere radicata da tempo in una comunità, gode in realtà di una promozione a tavolino e di una serie di falsi ricordi costruiti artificialmente da un gruppo di marketing organizzato: il primo a parlare di astroturfing fu l’allora senatore democratico del Texas (e futuro candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti) Lloyd Bentsen, che nel 1985, di fronte a un’intensa attività di lobbying da parte dell’industria assicurativa consistente in un inusuale flusso di lettere, disse «un texano riconosce la differenza tra grassroot e astroturf, questa è corrispondenza organizzata»

[3] Per “deductible”, nel linguaggio assicurativo americano, si intendono quelle somme che devono essere pagate dal cliente, prima che la assicurazione abbia pagato alcuna spesa (dunque, sono deducibili dal punto di vista della assicurazione, non dell’assistito. Un concetto praticamente opposto a quello della ‘deducibilità fiscale’). Sono, dunque, in genere clausole previste nei contratti e sono tipicamente relative a categorie di piccole spese. Lo scopo della assicurazione è concentrarsi negli eventi sanitari principali e risparmiare sugli eventi più numerosi e ordinari, sul loro costo e sulla loro inferiore contrattabilità. Di conseguenza, quando nei contratti sono previsti “deductibles” elevati, di norma il costo della polizza assicurativa è minore; quando invece i “deductibles” sono bassi, la polizza assicurativa è più cara.

 

 

 

 

 

 

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