Paul Krugman FEB. 10, 2017
What will you do when terrorists attack, or U.S. friction with some foreign power turns into a military confrontation? I don’t mean in your personal life, where you should keep calm and carry on. I mean politically. Think about it carefully: The fate of the republic may depend on your answer.
Of course, nobody knows whether there will be a shocking, 9/11-type event, or what form it might take. But surely there’s a pretty good chance that sometime over the next few years something nasty will happen — a terrorist attack on a public place, an exchange of fire in the South China Sea, something. Then what?
After 9/11, the overwhelming public response was to rally around the commander in chief. Doubts about the legitimacy of a president who lost the popular vote and was installed by a bare majority on the Supreme Court were swept aside. Unquestioning support for the man in the White House was, many Americans believed, what patriotism demanded.
The truth was that even then the urge toward national unity was one-sided, with Republican exploitation of the atrocity for political gain beginning almost immediately. But people didn’t want to hear about it; I got angry mail, not just from Republicans but from Democrats, whenever I pointed out what was going on.
Unfortunately, the suspension of critical thinking ended as such suspensions usually do — badly. The Bush administration exploited the post-9/11 rush of patriotism to take America into an unrelated war, then used the initial illusion of success in that war to ram through huge tax cuts for the wealthy.
Bad as that was, however, the consequences if Donald Trump finds himself similarly empowered will be incomparably worse.
We’re only three weeks into the Trump administration, but it’s already clear that any hopes that Mr. Trump and those around him would be even slightly ennobled by the responsibilities of office were foolish. Every day brings further evidence that this is a man who completely conflates the national interest with his personal self-interest, and who has surrounded himself with people who see it the same way. And each day also brings further evidence of his lack of respect for democratic values.
You might be tempted to say that the latest flare-up, over Nordstrom’s decision to drop Ivanka Trump’s clothing line, is trivial. But it isn’t. For one thing, until now it would have been inconceivable that a sitting president would attack a private company for decisions that hurt his family’s business interests.
But what’s even worse is the way Sean Spicer, Mr. Trump’s spokesman, framed the issue: Nordstrom’s business decision was a “direct attack” on the president’s policies. L’état, c’est moi.
Mr. Trump’s attack on Judge James Robart, who put a stay on his immigration ban, was equally unprecedented. Previous presidents, including Barack Obama, have disagreed with and complained about judicial rulings. But that’s very different from attacking the very right of a judge — or, as the man who controls 4,000 nuclear weapons put it, a “so-called judge” — to rule against the president.
The really striking thing about Mr. Trump’s Twitter tirade, however, was his palpable eagerness to see an attack on America, which would show everyone the folly of constraining his power:
Donald J. Trump✔@realDonaldTrumpJust cannot believe a judge would put our country in such peril.
If something happens blame him and court system. People pouring in. Bad! |
Never mind the utter falsity of the claim that bad people are “pouring in,” or for that matter of the whole premise behind the ban. What we see here is the most powerful man in the world blatantly telegraphing his intention to use national misfortune to grab even more power. And the question becomes, who will stop him?
Don’t talk about institutions, and the checks and balances they create. Institutions are only as good as the people who serve them. Authoritarianism, American-style, can be averted only if people have the courage to stand against it. So who are these people?
It certainly won’t be Mr. Trump’s inner circle. It won’t be Jeff Sessions, his new attorney general, with his long history of contempt for voting rights. It might be the courts — but Mr. Trump is doing all he can to delegitimize judicial oversight in advance.
What about Congress? Well, its members like to give patriotic speeches. And maybe, just maybe, there are enough Republican senators who really do care about America’s fundamental values to cross party lines in their defense. But given what we’ve seen so far, that’s just hopeful speculation.
In the end, I fear, it’s going to rest on the people — on whether enough Americans are willing to take a public stand. We can’t handle another post-9/11-style suspension of doubt about the man in charge; if that happens, America as we know it will soon be gone.
Quando arriva l’incendio, di Paul Krugman
New York Times 10 febbraio 2017
Cosa farete quando i terroristi porteranno un attacco, o quando la contrapposizione degli Stati Uniti con qualche potenza straniera si trasformerà in uno scontro militare? Non intendo nella vostra vita personale, nella quale dovreste mantenere la calma e andare avanti. Intendo politicamente. Pensateci attentamente: il destino della repubblica può dipendere dalla vostra risposta.
Naturalmente, nessuno sa se ci sarà un evento traumatico del genere di quello dell’11 settembre, oppure quale forma potrà assumere. Ma di sicuro c’è una probabilità discreta che in qualche momento nei prossimi anni accada qualcosa di sgradevole – un attacco terrorista in un luogo pubblico, uno scambio armato nel Mare della Cina Meridionale, qualcosa. E allora?
Dopo l’11 settembre la risposta quasi unanime dell’opinione pubblica fu quella di stringersi attorno al ‘Comandante in capo’. I dubbi sulla legittimità di un Presidente che aveva perso nel voto popolare ed era entrato in carica in sostanza per effetto di una maggioranza nella Corte Suprema, furono spazzati via. Il sostegno convinto all’uomo della Casa Bianca era, credettero molti americani, quello che il patriottismo imponeva.
La verità era che persino allora il bisogno di unità nazionale era a senso unico, lo sfruttamento delle atrocità da parte dei repubblicani per trarne un vantaggio politico cominciò quasi subito. Ma la gente non voleva sentirne parlare; ricevevo, non solo dai repubblicani ma anche dai democratici, mail rabbiose ogni volta che mettevo in evidenza cosa stava succedendo.
Sfortunatamente, smettere di ragionare con la propria testa produsse quello che normalmente tali interruzioni comportano – un danno. L’Amministrazione Bush sfruttò il fervore patriottico per portare l’America in una guerra che non aveva alcun nesso, poi utilizzò l’iniziale illusione di successo in quella guerra per promuovere grandi sgravi fiscali per i più ricchi.
Per quanto fu un danno, tuttavia, le conseguenze se Donald Trump si ritroverà con un potere simile saranno incomparabilmente peggiori.
Siamo solo a tre settimane dall’entrata in carica della Amministrazione Trump, ma è già chiaro che tutte le speranze secondo le quali Trump e coloro che ha dintorno sarebbero stati anche solo leggermente nobilitati dalle responsabilità dell’incarico, erano sciocchezze. Ogni giorno porta prove ulteriori che questo è un uomo che mescola l’interesse nazionale con il suo proprio interesse personale, e che si è circondato di gente che la pensa nello stesso modo. Ed ogni giorno porta anche prove ulteriori della sua mancanza di rispetto per i valori democratici.
Potreste essere tentati di pensare che l’ultima fiammata, sulla decisione della Nordstrom di scaricare la linea di capi di abbigliamento di Ivanka Trump, sia una banalità. Ma non è così. Da una parte, sino ad ora sarebbe stato inconcepibile che un Presidente in carica attaccasse una società privata per decisioni che danneggiano gli interessi della sua impresa familiare.
Ma quello che è persino peggio è il modo in cui Sean Spicer, il portavoce di Trump, ha inquadrato la questione: la decisione imprenditoriale della Nordstrom è stata un “attacco diretto” alle politiche del Presidente. L’état, c’est moi.
L’attacco di Trump al giudice James Robart, che ha provocato una sospensione al suo bando sull’immigrazione, è stato anch’esso senza precedenti. Passati Presidenti, compreso Barack Obama, sono stati in disaccordo e si sono lamentati per decisioni della magistratura. Ma è tutt’altra cosa dall’attaccare precisamente il diritto di un giudice – o di un “cosiddetto giudice”, come si è espresso l’uomo che controlla 4.000 armi nucleari – di prendere decisioni contro il Presidente.
La cosa davvero impressionante della invettiva di Trump su Twitter, tuttavia, è stata la sua palpabile brama di assistere ad un attacco all’America, che mostrerebbe a tutti la follia del limitare il suo potere:
Donald J. Trump @realDonaldTrumpNon si può proprio credere che un Giudice metta il nostro Paese in tale pericolo.
Se accadrà qualcosa la colpa sarà sua e del sistema giudiziario. La gente che affluisce a frotte. Brutta cosa! 5 febbraio 2017 – ore 21,39 |
Non è importante la falsità assoluta della gente incattivita che “affluisce a frotte”, né del resto l’intero presupposto della messa al bando degli immigranti. Quello che in questo caso osserviamo è l’uomo più potente al mondo che in modo sfacciato comunica via internet la sua intenzione di utilizzare una disgrazia nazionale per afferrare un potere persino maggiore. E la domanda diventa: chi lo fermerà?
Non sto parlando delle istituzioni, e del sistema di controlli e di equilibri che esse determinano. Le istituzioni sono buone se è buono il popolo di cui sono al servizio. L’autoritarismo, modello americano, può essere evitato se la gente ha il coraggio di mobilitarsi contro di esso. Dunque, chi sono queste persone?
Certamente non sarà la cerchia più ristretta del signor Trump. Non sarà Jeff Sessions, il suo nuovo Procuratore generale, con la sua lunga storia di disprezzo per i diritti elettorali. Potrebbero essere i Tribunali – ma Trump sta facendo il possibile per delegittimare in anticipo il controllo del potere giudiziario.
Che dire del Congresso? Ebbene, i suoi componenti amano far discorsi patriottici. E forse, dico solo forse, c’è un numero sufficiente di Senatori repubblicani che si preoccupano davvero dei valori fondamentali dell’America da andare oltre, in loro difesa, alle direttive del Partito. Ma, dato quello che stiamo vedendo sinora, si tratta solo di una congettura ottimistica.
Alla fine, temo, dipenderà dal popolo – dal fatto che un numero sufficiente di americani siano disponibili ad assumere una posizione pubblica. Non possiamo permetterci un’altra sospensione della facoltà di aver dubbi sull’uomo al potere come dopo l’11 settembre; se accadesse, l’America che conosciamo uscirà presto di scena.
By mm
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