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Addio manipolazioni, siamo alla disonestà pura e semplice, di Paul Krugman (New York Times 3 marzo 2017)

 

Goodbye Spin, Hello Raw Dishonesty

Paul Krugman MARCH 3, 2017

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The latest big buzz is about Jeff Sessions, the attorney general. It turns out that he lied during his confirmation hearings, denying that he had met with Russian officials during the 2016 campaign. In fact, he met twice with the Russian ambassador, who is widely reported to also be a key spymaster.

Not incidentally, if this news hadn’t come to light, forcing Mr. Sessions to recuse himself, he would have supervised the investigation into Russian election meddling, possibly in collusion with the Trump campaign.

But let’s not focus too much on Mr. Sessions. After all, he is joined in the cabinet by Scott Pruitt, the Environmental Protection Agency administrator, who lied to Congress about his use of a private email account; Tom Price, the secretary of health and human services, who lied about a sweetheart deal to purchase stock in a biotechnology company at a discount; and Steven Mnuchin, the Treasury secretary, who falsely told Congress that his financial firm didn’t engage in “robo-signing” of foreclosure documents, seizing homes without proper consideration.

And they would have served with Michael Flynn as national security adviser, but for the fact that Mr. Flynn was forced out after the press discovered that, like Mr. Sessions, he had lied about contacts with the Russian ambassador.

At this point it’s easier to list the Trump officials who haven’t been caught lying under oath than those who have. This is not an accident.

Critics of our political culture used to complain, with justification, about politicians’ addiction to spin — their inveterate habit of downplaying awkward facts and presenting their actions in a much better light than they deserved. But all indications are that the age of spin is over. It has been replaced by an era of raw, shameless dishonesty.

In part, of course, the pervasiveness of lies reflects the character of the man at the top: No president, or for that matter major U.S. political figure of any kind, has ever lied as freely and frequently as Donald Trump. But this isn’t just a Trump story. His ability to get away with it, at least so far, requires the support of many enablers: almost all of his party’s elected officials, a large bloc of voters and, all too often, much of the news media.

It’s important not to indulge in an easy cynicism, to say that politicians have always lied and always will. What we’re getting from Mr. Trump is simply on a different plane from anything we’ve seen before.

For one thing, politicians used to limit their outright lies to matters not easily checked — hidden affairs, under the table deals, and so on. But now we have the man who ran the Miss Universe competition in Moscow three years ago, and who declared just last year that “I know Russia well,” then last month said, “I haven’t called Russia in 10 years.”

On matters of policy, politicians used to limit their misrepresentations of facts and impacts to relatively hard-to-verify assertions. When George W. Bush insisted that his tax cuts mainly went to the middle class, this wasn’t true, but it took some number-crunching to show that. Mr. Trump, however, makes claims like his assertion that the murder rate — which ticked up in 2015 but is still barely half what it was in 1990 — is at a 45-year high. Furthermore, he just keeps repeating such claims after they’ve been debunked.

And the question is, who’s going to stop him?

The moral vacuity of Republicans in Congress, and the unlikelihood that they’ll act as any check on the president, becomes clearer with each passing day. Even the real possibility that we’re facing subversion by agents of a foreign power, and that top officials are part of the story, doesn’t seem to faze them as long as they can get tax cuts for the rich and benefit cuts for the poor.

Meanwhile, Republican primary election voters, who are the real arbiters when polarized and/or gerrymandered districts make the general election irrelevant for many politicians, live in a Fox News bubble into which awkward truths never penetrate.

And what about the Fourth Estate? Will it let us down, too?

To be fair, the first weeks of the Trump administration have in important ways been glory days for journalism; one must honor the professionalism and courage of the reporters who have been ferreting out the secrets this authoritarian-minded clique is so determined to keep.

But then you watch something like the way much of the news media responded to Mr. Trump’s congressional address, and you feel despair. It was a speech filled with falsehoods and vile policy proposals, but read calmly off the teleprompter — and suddenly everyone was declaring the liar in chief “presidential.”

The point is that if that’s all it takes to exonerate the most dishonest man ever to hold high office in America, we’re doomed. Let’s hope it doesn’t happen again.

 

Addio manipolazioni, siamo alla disonestà pura e semplice, di Paul Krugman

New York Times 3 marzo 2017

L’ultimo grande scalpore riguarda Jeff Sessions, il Ministro della Giustizia. Si scopre che ha mentito durante le audizioni per la sua conferma, negando di essersi incontrato con funzionari russi durante la campagna elettorale del 2016. Nei fatti egli incontrò due volte l’ambasciatore russo, che viene presentato come un dirigente principale dello spionaggio.

Non per caso, se queste notizie non fossero venute alla luce costringendo il signor Sessions a contraddire sé stesso, egli sarebbe stato il supervisore dell’indagine sulle ingerenze russe nelle elezioni, e della probabile collusione con la campagna elettorale di Trump.

Ma consentitemi di non concentrarmi troppo su Sessions. Dopo tutto, egli fa parte del Gabinetto assieme a Scott Pruitt, l’amministratore dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente, che ha mentito al Congresso sull’uso del suo sito personale di posta elettronica; assieme a Tom Price, il Segretario alla Salute ed ai Servizi alla Persona, che ha mentito su un accordo molto conveniente per acquistare con uno sconto azioni in una società di biotecnologie; e assieme a Steven Mnuchin, il Segretario al Tesoro, che ha riferito in modo falso al Congresso che la sua impresa finanziaria non si era impegnata in pratiche di ‘disinvolta approvazione’ di documenti relativi a pignoramenti, confiscando abitazioni senza alcuna valutazione adeguata [1].

E tutti costoro avrebbero operato assieme a Michael Flynn, consigliere alla sicurezza nazionale, se non fosse stato per il fatto che il signor Flynn era stato messo alla porta dopo che la stampa aveva scoperto che, come Sessions, egli aveva mentito a proposito dei contatti con l’ambasciatore russo.

A questo punto è più facile fare l’elenco che non sono stati presi a mentire sotto giuramento rispetto a quelli che l’hanno fatto. Questo non è un caso.

I critici della nostra cultura politica sono soliti lamentarsi, con fondamento, sulla dipendenza degli uomini politici dalle manipolazioni – la loro inveterata abitudine di minimizzare i fatti imbarazzanti e di presentare le loro azioni in una luce molto migliore di quella che meritano. Ma l’età delle manipolazioni è superata, da tutti i punti di vista. È stata rimpiazzata da un’epoca di aperta, spudorata disonestà.

Naturalmente, in una certa misura, la pervasività delle menzogne riflette il carattere dell’uomo che sta al vertice: nessun Presidente, del resto nessun importante personaggio politico di qualsiasi genere, aveva mai mentito così liberamente e ripetutamente come Donald Trump. Ma questa non è una faccenda che riguarda solo Trump. La sua capacità di farla franca con tutto ciò, almeno sino a questo punto, richiede il sostegno di molti gregari: quasi tutti i responsabili eletti del suo partito, un ampio blocco di elettori e, anche troppo spesso, una buona parte dei media dell’informazione.

È importante non indulgere ad un facile cinismo, dicendo che i politici hanno sempre mentito e sempre lo faranno. Quello che stiamo ricevendo da Trump è semplicemente su un piano diverso da tutto quello che avevamo visto in precedenza.

Da una parte, i politici erano abituati a contenere le loro aperte menzogne a faccende non facilmente verificabili – affari segreti, accordi sotto banco, e via dicendo. Ma adesso abbiamo l’individuo che era corso a Mosca tre anni fa per assistere alla elezione di Miss Universo, e che solo l’anno scorso aveva dichiarato di “conoscere bene la Russia”, che il mese passato ha detto “da dieci anni non visito la Russia”.

Sui fatti della politica, i politici erano abituati a contenere i loro travisamenti dei fatti e le conseguenze delle loro dichiarazioni relativamente difficili da verificare. Quando George W. Bush ribadiva che i suoi sgravi fiscali principalmente avevano riguardato la classe media, non era quella la verità, ma egli si servì di una qualche elaborazione di dati per dimostrarla. Trump, di contro, avanza argomenti come la sua affermazione per la quale il tasso degli omicidi – che è leggermente salito nel 2015 ma è ancora quasi la metà di quello che era nel 1990 – è il più elevato in 45 anni. Inoltre, continua a ripetere tali pretese dopo che sono state smascherate.

E la domanda è: chi lo fermerà?

La vacuità morale dei repubblicani nel Congresso, e l’improbabilità che essi esercitino un qualsiasi controllo sul Presidente, diventa più chiara ogni giorno che passa. Persino la reale possibilità che si sia dinanzi ad un tentativo eversivo da parte di una potenza straniera, e che autorità al massimo livello siano partecipi di quella vicenda, non sembra turbarli, finché non riescono ad ottenere gli sgravi fiscali per i ricchi e i tagli ai sussidi per la povera gente.

Nel frattempo, gli elettori alle elezioni primarie dei repubblicani, che sono i veri arbitri allorché distretti elettorali polarizzati o definiti con criteri truffaldini rendono le elezioni generali irrilevanti per molti uomini politici [2], vivono in una sorta di bolla di Fox News [3] nella quale le verità imbarazzanti non penetrano mai.

E che dire del Quarto Potere? Anche la stampa ci darà un bidone?

Ad esser onesti, le prime settimane della Amministrazione Trump sono state, da importanti punti di vista, giorni di gloria per il giornalismo; si deve dar merito alla professionalità e al coraggio dei giornalisti che hanno scoperto i segreti che questa cricca di orientamenti autoritari è così determinata a conservare.

Ma poi si guarda a cose come il modo in cui i media dell’informazione hanno risposto al discorso congressuale di Trump, e si è presi dallo sconforto. È stato un discorso pieno zeppo di falsità e di proposte politiche oscene, ma letto con calma sul suggeritore elettronico [4] – e all’improvviso si sono tutti messi a dichiarare che il ‘bugiardo in capo’ era stato “presidenziale”.

Il punto è che se questo è quanto serve per dispensare dalla responsabilità l’uomo più disonesto che sia mai stato in carica in America, siamo spacciati. Speriamo che non accada nuovamente.

 

 

[1] Le pratiche del “robo-signing” emersero come un scandalo di alcune importanti banche americane nella seconda metà del 2010. Tali banche dovettero interrompere azioni di confisca dei beni, perché si era accertato che non c’era stata una effettiva vigilanza da parte delle società incaricate sulle relative documentazioni, che in pratica avevano sottoscritto documenti senza alcuna verifica. Forse il termine “robo” viene dallo spagnolo (Furto, rapina).

[2] Il concetto può apparire oscuro. Forse può aiutare questo chiarimento: 1 – la polarizzazione comporta che vi sono Stati costantemente a favore dei repubblicani o dei democratici da decenni, nei quali dunque gli esiti delle elezioni generali sono prevedibili; 2 – la geografia di molti distretti elettorali è stata nel tempo definita allo scopo di favorire un Partito sull’altro, in genere con vantaggio per i repubblicani. Tale operazione viene espressa in americano con il curioso termine “gerrymandering” – da cui il participio passato “gerrymandered” – che deriva dal nome di un lontano uomo politico americano che era specializzato nell’addomesticare i perimetri elettorali nel suo interesse.

Di conseguenza, l’andamento delle primarie – almeno dal punto di vista di molti singoli candidati – finisce con l’essere più rilevante dell’andamento delle elezioni generali.

[3] Nota emittente televisiva che, in particolare negli Stati Uniti, è apertamente di destra.

[4] Il teleprompter (detto anche gobbo o suggeritore elettronico) è un sistema che consente di visualizzare un testo destinato alla lettura da parte di uno speaker direttamente sulla telecamera che riprende la scena, attraverso uno specchio antiriflesso. Ciò consente all’oratore di non distogliere lo sguardo dalla telecamera e dà anche l’impressione che stia guardando direttamente lo spettatore. Il sistema è utilizzato sia in ambito televisivo che per conferenze.

 

 

 

 

 

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