Paul Krugman MARCH 24, 2017
Many people are horrified, and rightly so, by what passes for leadership in today’s Washington. And it’s important to keep the horror of our political situation up front, to keep highlighting the lies, the cruelty, the bad judgment. We must never normalize the state we’re in.
At the same time, however, we should be asking ourselves how the people running our government came to wield such power. How, in particular, did a man whose fraudulence, lack of concern for those he claims to care about and lack of policy coherence should have been obvious to everyone nonetheless manage to win over so many gullible souls?
No, this isn’t a column about whatshisname, the guy on Twitter, who’s getting plenty of attention. It’s about Paul Ryan, the speaker of the House.
I’m writing this column without knowing the legislative fate of the American Health Care Act, Mr. Ryan’s proposed Obamacare replacement. Whatever happens in the House and the Senate, however, there’s no question that the A.H.C.A. is one of the worst bills ever presented to Congress.
It would deprive tens of millions of health insurance — the decline in the number of insured Americans would be larger than what would result from simple repeal of Obamacare! — while sharply raising expenses for many of those who remain. It would be especially punitive for lower-income, older, rural voters.
In return, we would get a small reduction in the budget deficit. Oh, and a tax cut, perhaps as much as $1 trillion, for the wealthy.
This is terrible stuff. It’s made worse by the lies Mr. Ryan has been telling about his plan.
He claims that it would lower premiums; it would actually increase them. He claims that it would end the Obamacare death spiral; there isn’t a death spiral, and his plan would be more, not less, vulnerable to a vicious circle of rising premiums and falling enrollment. He claims that it would lead to “patient-centered care”; whatever that is supposed to mean, it would actually do nothing to increase choice.
Some people seem startled both by the awfulness of Mr. Ryan’s plan and by the raw dishonesty of his sales pitch. But why? Everything we’ve seen from Mr. Ryan amid the health care debacle — everything, that is, except the press coverage — has been completely consistent with his previous career. That is, he’s still the same guy I wrote about back in 2010, in a column titled “The Flimflam Man.”
I wrote that column in response to what turned out to be the first of a series of high-profile Ryan budget proposals. While differing in detail, all of these proposals share a family resemblance: Like his health plan, each involved savage cuts in benefits for the poor and working class, with the money released by these cuts used to offset large tax cuts for the rich. All were, however, sold on false pretenses as plans for deficit reduction.
Worse, the alleged deficit reduction came entirely from “magic asterisks”: claims about huge savings to be achieved by cutting unspecified government spending, huge revenue increases to be achieved by closing unspecified tax loopholes. It was a con job all the way.
So how did Mr. Ryan reach a position where his actions may reshape the lives of so many of his fellow citizens, in most cases very much for the worse? The answer lies in the impenetrable gullibility of his base. No, not his constituents: the news media, who made him what he is.
You see, until very recently both news coverage and political punditry were dominated by the convention of “balance.” This meant, in particular, that when it came to policy debates one was always supposed to present both sides as having equally well-founded arguments. And this in turn meant that it was necessary to point to serious, honest, knowledgeable proponents of conservative positions.
Enter Mr. Ryan, who isn’t actually a serious, honest policy expert, but plays one on TV. He rolls up his sleeves! He uses PowerPoint! He must be the real deal! So that became the media’s narrative. And media adulation, more than anything else, propelled him to his current position.
Now, however, the flimflam has hit a wall. Mr. Ryan used to be able to game the Congressional Budget Office, getting it to produce reports that looked to the unwary like proper scores of his plans, but weren’t. This time, however, he couldn’t pull it off: The C.B.O. told the devastating truth about his plan, and his evasions and lies were too obvious to ignore.
There’s an important lesson here, and it’s not just about health care or Mr. Ryan; it’s about the destructive effects of false symmetry in reporting at a time of vast asymmetry in reality.
This false symmetry — downplaying the awfulness of some candidates, vastly exaggerating the flaws of their opponents — isn’t the only reason America is in the mess it’s in. But it’s an important part of the story. And now we’re all about to pay the price.
I truffatori, i truffati e il destino dell’America, di Paul Krugman
New York Times 24 marzo 2017
Molte persone sono sgomente, è giustamente, per quello che a Washington, di questi tempi, si intende per guida di un paese. Ed è importante continuare ad essere sgomenti per la situazione politica che abbiamo dinanzi, continuare a mettere in evidenza le menzogne, gli abusi, i giudizi inaccettabili. Non dobbiamo mai abituarci alla condizione nella quale siamo.
Nello stesso tempo, tuttavia, dovremmo chiederci come gli individui che gestiscono il nostro Governo siano arrivati ad esercitare un tale potere. Come ci sia riuscito, in particolare, un uomo la cui disonestà, la cui mancanza di preoccupazione per coloro che sostiene di avere a cuore e la cui mancanza di coerenza politica dovrebbero essere state evidenti a tutti, e nondimeno riesce ad averla vinta su tante anime ingenue.
No, questo non è un articolo sul tizio che naviga su Twitter, sul personaggio che riceve un mucchio di attenzioni [1]. Riguarda Paul Ryan, il Presidente della Camera dei Rappresentanti.
Mentre scrivo questo articolo non conosco il destino legislativo della Legge sulla Assistenza Sanitaria Americana (AHCA), proposta dal signor Ryan in sostituzione della riforma di Obama. Qualsiasi cosa accada alla Camera ed al Senato, tuttavia, non c’è dubbio che l’AHCA sia una delle peggiori proposte di legge mai presentata al Congresso.
Essa priverebbe milioni di persone della assicurazione sanitaria – la diminuzione nel numero dei non assicurati sarebbe più ampia di quella che deriverebbe da una semplice abrogazione della riforma di Obama! – mentre crescerebbero bruscamente le spese per coloro che restano. Sarebbe particolarmente punitiva per gli elettori con i redditi più bassi, per i più anziani, per i coltivatori.
In cambio si avrebbe una piccola riduzione del deficit di bilancio. Inoltre, sgravi fiscali presumibilmente pari a 1.000 miliardi di dollari per i ricchi.
È una roba inqualificabile. Ed è resa peggiore dalle bugie che il signor Ryan viene raccontando sul suo programma.
Egli sostiene che esso abbasserebbe le polizze; in realtà le aumenterebbe. Sostiene che esso interromperebbe la ‘spirale fatale’ [2] della riforma di Obama; mentre non c’è una spirale fatale, e il suo piano sarebbe non meno ma più vulnerabile ad un circolo vizioso di polizze che crescono e di iscrizioni che diminuiscono. Sostiene che esso porterebbe ad una “assistenza centrata sul paziente”; qualsiasi cosa questo si suppone significhi, quel piano effettivamente non farebbe niente per aumentare la possibilità di scelta.
Alcune persone sembrano stupefatte sia dalla oscenità del piano di Ryan che dalla pura e semplice disonestà dei suoi discorsi promozionali. Ma perché? Nel mezzo di questo disastro della assistenza sanitaria, tutto quello che abbiamo visto da parte di Ryan – tutto, eccetto i resoconti della stampa – è stato completamente coerente con la sua precedente carriera. Ovvero, egli è ancora lo stesso personaggio sul quale, nel passato 2010, io scrissi un articolo dal titolo “L’uomo delle fandonie” [3].
Scrivevo quell’articolo in risposta a quella che si presentava come la prima di una serie di proposte di bilancio di alto profilo da parte di Ryan. Pur differendo nei dettagli, tutte queste proposte condividono un tratto comune: come il suo programma sanitario, ciascuna di esse si caratterizzava per tagli selvaggi dei sussidi ai poveri ed alla classe lavoratrice, mentre i soldi liberati da questi tagli erano utilizzati per bilanciare ampi sgravi fiscali sui ricchi. Tutti venivano, tuttavia, rivenduti con falsi pretesti come programmi di riduzione del deficit.
Peggio ancora, la pretesa riduzione del deficit derivava interamente dai “magici asterischi”: le pretese di ampi risparmi da ottenersi attraverso tagli di spese pubbliche non specificate, di ampi incrementi delle entrate da ottenersi attraverso la chiusura di non specificate scappatoie fiscali. Era in ogni senso un imbroglio.
Come dunque è finito il signor Ryan in una posizione nella quale le sue iniziative possono rimodellare le esistenze di tanti suoi concittadini, che nella maggioranza dei casi finirebbero davvero per star peggio? La risposta risiede nella inossidabile creduloneria dei suoi punti di riferimento. Non dei suoi elettori: dei media dell’informazione, che l’hanno fatto diventare quello che è.
Si consideri che sino a tempi molto recenti sia i resoconti informativi che i commenti politici erano dominati dalla consuetudine dell’“equilibrio”. Questo comportava, in particolare, che quando si arrivava ai dibattiti politici si pensava sempre di dover presentare entrambi gli schieramenti come se avessero argomenti ben riflettuti. E questo a sua volta comportava che era necessario menzionare seri, onesti, competenti rappresentanti delle posizioni conservatrici.
A quel punto entrò in scena il signor Ryan, che per la verità non è un serio ed onesto esperto di politica, ma si atteggia ad esserlo sulle televisioni. È uno che si rimbocca le maniche! Usa PowerPoint! Deve essere la persona giusta! Divenne quello il racconto dei media. E l’adulazione dei media, più di tutto il resto, lo spinse nella sua attuale posizione.
Tuttavia, a questo punto quella fandonia ha sbattuto in un muro. Ryan era solito saper prendersi gioco dell’Ufficio Congressuale del Bilancio, ottenendo che esso producesse rapporti che agli sprovveduti sembravano vere e proprie valutazioni dei suoi programmi, pur non essendo niente del genere. Questa volta, tuttavia, non poteva riuscirci: sul suo programma il CBO ha raccontato la devastante verità, e le sue elusioni e bugie erano troppo evidenti per essere ignorate.
In questo c’è una lezione importante, e non riguarda soltanto l’assistenza sanitaria o il signor Ryan; riguarda gli effetti distruttivi della falsa simmetria nel giornalismo, in un’epoca di grande asimmetria nella realtà.
Questa falsa simmetria – minimizzare l’oscenità di alcuni candidati, esagerando grandemente i difetti dei loro avversari – non è la sola ragione per la quale l’America si trova nel caos nel quale è finita. Ma è una parte importante di quel racconto. E adesso noi tutti ne paghiamo il prezzo.
[1] Ovviamente, Donald Trump.
[2] Ovvero, la tendenza ad avere un aumento delle polizze e di conseguenza degli abbandoni delle assicurazioni, in particolare da parte delle persone in salute che preferirebbero risparmiare i soldi delle assicurazioni o di quelle povere che non potrebbero più permettersele, che provocherebbero ulteriori aumenti e ulteriori abbandoni, sino al collasso del sistema. Questo, nel linguaggio tecnico sulla situazione sanitaria negli Stati Uniti, è quello che si intende per “spirale fatale” (“death spiral”).
[3] New York Times del 5 agosto 2010 (qua tradotto nella serie di traduzioni dal 20 giugno al 30 dicembre 2010), dal titolo “The flimflam man”.
By mm
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