aprile 2017 Archive

L’Europa ha problemi, ma Le Pen non è la risposta, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 11 aprile 2017)

[1] Nel senso, credo, di tenere chiusi i mercati finanziari per periodi aggiuntivi alle normali festività.            

Sui tweet e sul commercio, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 31 marzo 2017)

[1] “Bigly” in lingua inglese non esiste; è un neologismo coniato da Trump, che noi tradurremmo facilmente con qualcosa come “alla grande”.       ...

Stagnazione illiberale, di Joseph Stiglitz (da Social Europe, 7 aprile 2017)

[1] È il titolo del libro edito in Italia. [2] Il testo nella connessione è a cura di David McClintick, ed è una ampia ricostruzione ...

Gli espedienti pubblicitari non sono politica, di Paul Krugman (New York Times 10 aprile 2017)

L'attacco alla basa siriana ha una somiglianza con la vicenda di alcune settimane fa, quando Trump fece una gran chiasso per il suo accordo con la società Carrier. Ottenne che non fossero spostate alcune centinaia di posti di lavoro in Messico da parte di quella azienda; non si capì di quante centinaia di posti si trattasse, giacché ogni giorno in America c'è una mobilità di 75.000 posti di lavoro. L'attacco in Siria non modifica niente perché non ha alcuna prospettiva, ed è questa la ragione per la quale Obama ritenne di doversi astenere da iniziative del genere. Ma un paese che ha bisogno di iniziative pubblicitarie per ottenere l'attenzione dei media, riducendosi ad esse diventa più debole, non più forte. L'effetto sui media c'è indubbiamente stato. Adesso la Amministrazione Trump sa che per venir fuori provvisoriamente dai suoi insuccessi sui media, un sistema è quello di bombardare qualcuno.

Il cattivo, il dannoso e il minaccioso, di Paul Krugman (New York Times 7 aprile 2017)

Una analisi semplice e interessante delle ragioni del sostegno di parte dell'elettorato popolare a Trump. Che "tecnicamente", dal punto di vista della politica, è un disastro superiore a quanto si immaginava, per quanto non così dissimile dalle prestazioni normali dei dirigenti repubblicani. Ma è anche un modo per rendere legittimo ("sdoganare", disse un esperto che pure non riuscì a sdoganare tutto) un linguaggio e sentimenti spesso considerati inappropriati dai conservatori normali. Il che ha un effetto di attrazione sulla base elettorale della destra americana, che si porta dietro una gran quantità di cose inespresse.

Trump comincia ad aver fifa sul commercio, di Paul Krugman (New York Times 3 aprile 2017)

Trump aveva fatto la voce grossa sui cambiamenti che avrebbe introdotto nella politica commerciale degli Stati Uniti, che giudicava disastrosa allo stesso modo della riforma sanitaria di Obama. E il copione si sta ripetendo: alla prova dei fatti non sa più che pesci prendere. L'accordo commerciale del Nord Atlantico (NAFTA) era stato descritto come una inaudita concessione degli Stati Uniti al Messico, ma ora si scopra che le facilitazioni tariffarie maggiori erano state a vantaggio degli americani. Inoltre si scopre che ormai non ha senso parlare di una industria automobilistica americana, visto che le componenti di un veicolo vanno e vengono per tutto il mondo, prima di avere un prodotto finito. Tornare indietro si può, ma con una sconquasso che sarebbe altrettanto vasto della globalizzazione e forse più doloroso. Giorni fa Trump disse che nessuno sapeva che la politica sanitaria fosse così complicata, probabilmente oggi comincia a dire lo stesso per la politica commerciale.

Il paese del carbone è una condizione mentale, di Paul Krugman (New York Times 31 marzo 2017)

Una analisi delle ragioni del voto a favore di Trump nella Virginia occidentale. Un paese dove il primato occupazionale del carbone è svanito da dopo la Seconda Guerra Mondiale - in particolare dopo gli anni '80 - per effetto di nuove tecniche di estrazione e di nuovi contesti economici. E dove quell'occupazione in buona parte è stata sostituita nel settore pubblico, guarda caso proprio nell'area della assistenza sanitaria. Uno Stato, dunque, nel quale le false promesse di Trump in materia di carbone e il suo tentativo di abrogare la riforma sanitaria di Obama, avrebbero prodotto effetti devastanti. Eppure i suoi successi non sono dipesi tanto dalla impossibilità di conoscere i dati reali; piuttosto dal simbolismo di una cultura basata sulla nostalgia di un passato che non esiste più.

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