MAY 20 10:59 AM
Look, I’m as obsessed with the Trump disaster as anyone else. But I’m trying to think about other things. And there does appear to be some big stuff happening, or potentially happening, on the global trade front, via China’s “belts and roads” transportation initiative. This is obviously an attempt to expand China’s political influence, and help find markets for Chinese exports. The magnitude of the effects is going to take some work to estimate. But is there anything else that’s interesting on an analytical level?
Well, I find myself thinking about some of my old work on economic geography, inspired in part by William Cronon’s wonderful Nature’s Metropolis, about the rise of Chicago.
What I took from Cronon was the importance of being a transportation hub. Thanks to the network of railroads spreading out from Chicago (partly dictated by the Great Lakes), virtually any two places in the “Great West” were effectively closer to Chicago than they were to each other.
Think of any economic activity characterized by strong economies of scale. There is a clear incentive to centralize this activity, and serve multiple markets from one location. But which location? In Figure 1 I show three locations with basically comparable transport links, shown by the dotted lines; in this case no one location has an obvious advantage, unless there are big differences in either costs or local market size.
But suppose that two of those transport links are greatly improved, as shown by the solid lines in Figure 2. Then location C gets a leg up: other things equal, you will want to locate stuff in C to serve markets in A and B as well.
Right now, China looks more like A or B than C: stuff goes mainly by ship, whether to Europe, America, or various developing countries. Good highways across central Asia and down to South Asia could change that, giving China a new centrality in the world’s economic geography; you might almost call it the Middle Kingdom.
How big a deal would this be? I have no idea. But you can definitely see Belts and Roads as a bit of a strategic trade policy as well as being a strategic, well, strategic policy.
20 maggio 2017
Cinture, strade e politica strategica del commercio
Paul Krugman
Vedete, io sono ossessionato come chiunque altro del disastro di Trump. Ma sto cercando di pensare ad altro. E pare che stiano accadendo, o potenzialmente accadendo, grandi cose sul fronte del commercio globale, attraverso l’iniziativa cinese delle “Cinture e Strade”. Si tratta evidentemente di un tentativo di espandere l’influenza politica della Cina, e di contribuire a trovare mercati per le esportazioni cinesi. La grandezza degli effetti è destinata a prendere un po’ di lavoro di stima. Ma c’è qualcos’altro che è interessante ad un livello analitico?
Ebbene, mi sono ritrovato a riflettere su alcuni miei vecchi studi di geografia economica, in parte ispirati dal meraviglioso lavoro di William Cronon sulla ascesa di Chicago, La metropoli della natura.
Quello che presi da Cronon riguardava l’importanza di collocarsi al centro di un nodo di trasporti. Grazie alla rete di ferrovie che si diramavano da Chicago (che in parte dipendevano dai Grandi Laghi), in sostanza ogni due luoghi nel “Grande West” erano effettivamente più vicini a Chicago di quanto non lo fossero l’uno con l’altro.
Si pensi ad una qualsiasi attività economica caratterizzata da forti economie di scala. Ci sono chiari incentivi a centralizzare questa attività, e a servire da una localizzazione una molteplicità di mercati. Ma quale localizzazione? Nella Figura 1 mostro tre localizzazioni con connessioni di trasporto fondamentalmente paragonabili, indicate da linee tratteggiate; in questo caso nessuna localizzazione ha un vantaggio evidente, a meno che non ci siano grandi differenze sia nei costi che nelle dimensioni del mercato locale.
Ma supponiamo che due di questi collegamenti di trasporto vengano grandemente migliorati, come mostrato dalle linee continue nella Figura 2. In quel caso la localizzazione C ottiene una marcia in più: a parità delle altre condizioni vorrete collocare i prodotti in C, anche per servire i mercati A e B.
In questo momento la Cina assomiglia di più ad A e a B che non a C: i prodotti viaggiano principalmente attraverso navi, indipendentemente che si vada in Europa, in America o in vari paesi in via di sviluppo. Buone autostrade nell’Asia Centrale e verso l’Asia del Sud potrebbero cambiare la situazione, dando alla Cina una nuova centralità nella geografia economica mondiale; potreste quasi definirlo il Regno di Mezzo.
Quanto sarebbe grande questa faccenda? Non ne ho idea. Ma potete di sicuro definire le “Cinture e le Strade” come un pezzo di una politica commerciale strategica, al pari di una politica, proprio così, strategica.
By mm
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