Articoli sul NYT

Cosa succede ai repubblicani? di Paul Krugman (New York Times 19 maggio 2017)

 

What’s the Matter With Republicans?

Paul Krugman MAY 19, 2017

zz 170

On Wednesday, Paul Ryan held a press conference just after the revelation that Donald Trump had pushed James Comey to kill the investigation into Michael Flynn — you know, the guy Trump appointed as national security adviser even though his team knew that Flynn’s highly suspicious foreign ties were under investigation.

Faced with questions about the Flynn scandal and the Comey firing, Ryan waved them away: “I don’t worry about things that are outside my control.”

This might sound like a reasonable philosophy — unless you realize that Ryan is speaker of the House of Representatives, a legislative body with the power to issue subpoenas, compel testimony and, yes, impeach the president. In fact, under the Constitution, Ryan and his congressional colleagues are effectively the only check on a rogue chief executive.

It has become painfully clear, however, that Republicans have no intention of exercising any real oversight over a president who is obviously emotionally unstable, seems to have cognitive issues and is doing a very good imitation of being an agent of a hostile foreign power.

They may make a few gestures toward accountability in the face of bad poll numbers, but there is not a hint that any important figures in the party care enough about the Constitution or the national interest to take a stand.

And the big question we should be asking is how that happened. At this point we know who and what Trump is, and have a pretty good idea of what he has been doing. If we had two patriotic parties in the country, impeachment proceedings would already be underway. But we don’t. What’s the matter with Republicans?

Obviously I can’t offer a full theory here, but there’s a lot we do know about the larger picture.

First, Republicans are professional politicians. Yes, so are most Democrats. But the parties are not the same.

The Democratic Party is a coalition of interest groups, with some shared views but also a lot of conflicts, and politicians get ahead through their success in striking compromises and finding acceptable solutions.

The G.O.P., by contrast, is one branch of a monolithic structure, movement conservatism, with a rigid ideology — tax cuts for the rich above all else. Other branches of the structure include a captive media that parrots the party line every step of the way. Compare the coverage of recent political developments on Fox News with almost everywhere else; we’re talking North Korea levels of alternative reality.

And this monolithic structure — lavishly supported by a small number of very, very wealthy families — rewards, indeed insists on, absolute fealty. Furthermore, the structure has been in place for a long time: It has been 36 years since Reagan was elected, 22 years since the Gingrich takeover of Congress. What this means is that nearly all Republicans in today’s Congress are apparatchiks, political creatures with no higher principle beyond party loyalty.

The fact that the G.O.P. is a party of apparatchiks was one crucial factor in last year’s election. Why did Marine Le Pen, often portrayed as the French equivalent of Trump, lose by a huge margin? Because France’s conservatives were only willing to go so far; they simply would not support a candidate whose motives and qualifications they distrusted. Republicans, however, went all in behind Trump, knowing full well that he was totally unqualified, strongly suspecting that he was corrupt and even speculating that he might be in Russian pay, simply because there was an “R” after his name on the ballot.

And even now, with the Trump/Flynn/Comey story getting worse by the hour, there has been no significant breaking of ranks. If you’re waiting to find the modern version of Howard Baker, the Republican senator who asked “What did the president know, and when did he know it?” you’re wasting your time. Men like that left the G.O.P. a long time ago.

Does this mean that Trump will be able to hold on despite his multiple scandals and abuses of power? Actually, yes, he might. The answer probably hinges on the next few special elections: Republicans won’t turn on Trump unless he has become such a political liability that he must be dumped.

And even if Trump goes, one way or another, the threat to the Republic will be far from over.

In a perverse way, we should count ourselves lucky that Trump is as terrible as he is. Think of what it has taken to get us to this point — his Twitter addiction, his bizarre loyalty to Flynn and affection for Putin, the raw exploitation of his office to enrich his family, the business dealings, whatever they were, he’s evidently trying to cover up by refusing to release his taxes.

The point is that given the character of the Republican Party, we’d be well on the way to autocracy if the man in the White House had even slightly more self-control. Trump may have done himself in; but it can still happen here.

 

Cosa succede ai repubblicani? di Paul Krugman

New York Times 19 maggio 2017

Mercoledì, Paul Ryan ha tenuto una conferenza stampa appena dopo la rivelazione che Donald Trump aveva spinto James Comey ad affossare l’indagine su Michael Flynn – sapete, quel tipo che Trump aveva nominato come consigliere alla sicurezza nazionale anche se i suoi collaboratori erano al corrente che i fortemente sospetti collegamenti di Flynn con l’estero erano sotto indagine.

Di fronte alle domande sullo scandalo Flynn e sul licenziamento di Comey, Ryan le aveva liquidate dicendo: “Io non mi preoccupo di cose che sono fuori del mio controllo”.

Questa può sembrare una filosofia ragionevole – se non si comprende che Ryan è lo speaker della Camera dei Rappresentanti, un organo legislativo con il potere di emettere mandati di comparizione, deposizioni obbligate e, proprio così, messa in stato di accusa del Presidente. Di fatto, per la Costituzione, Ryan e i suoi colleghi del Congresso sono sostanzialmente l’unico controllo su un capo dell’esecutivo disonesto.

È diventato dolorosamente chiaro, tuttavia, che i repubblicani non hanno alcuna intenzione di esercitare alcuna sorveglianza su un Presidente che è evidentemente instabile da un punto di vista caratteriale, che sembra avere problemi di comprensione e che sta facendo una imitazione perfetta di un agente di una potenza straniera ostile.

A fronte dei pessimi dati dei sondaggi essi possono fare pochi gesti di responsabilità, ma non c’è alcun cenno che alcuna importante figura del partito si preoccupi della Costituzione o dell’interesse nazionale al punto da prendere una posizione.

E la grande domanda che dovremmo porre è come è successo. A questo punto conosciamo chi e che cosa sia Trump e abbiamo un’idea abbastanza precisa di quello che sta facendo. Se avessimo in questo paese due partiti consapevoli dell’interesse nazionale, le procedure di impeachment sarebbero già in corso. Ma non li abbiamo. Cosa sta succedendo ai repubblicani?

Ovviamente, in questo caso non posso offrire una teoria completa, ma ci sono una quantità di cose che conosciamo del più ampio contesto.

La prima, i repubblicani sono politici di professione. È vero, lo sono anche la maggioranza dei democratici. Ma i partiti non sono gli stessi.

Il Partito Democratico è una coalizione di gruppi di interesse, con alcuni punti di vista condivisi ma anche una gran quantità di conflitti, e gli uomini politici vanno avanti sulla base del loro successo nel raggiungere compromessi e trovare soluzioni accettabili.

Il Partito Repubblicano, al contrario, è un ramo di una struttura monolitica, il movimento conservatore, con una ideologia rigida – sopra ogni altra cosa, sgravi fiscali per i ricchi. Altri rami di quella struttura includono media asserviti che fanno il verso alla linea del partito ad ogni passaggio. Si confrontino i resoconti sugli sviluppi recenti su Fox News con quasi tutti gli altri; si sta parlando di livelli di realtà alternativa da Corea del Nord.

E questa struttura monolitica – generosamente finanziata da un piccolo numero di famiglie ricchissime – premia la fedeltà assoluta, in effetti la esige. Inoltre, quella struttura è in funzione da lungo tempo: sono passati 36 anni da quando venne eletto Reagan, 22 da quando Gingrich prese il potere nel Congresso. Il che significa che quasi tutti i repubblicani nel Congresso odierno sono uomini di apparato, creature politiche che non hanno altri più elevati principi oltre la lealtà al partito.

Il fatto che il Partito Repubblicano sia un partito di uomini di apparato è stato un fattore cruciale nelle elezioni dell’anno passato. Perché Marine Le Pen, spesso descritta come l’equivalente francese di Trump, ha perso con un ampio margine? Perché i conservatori francesi erano appena disponibili a spingersi sino a quel punto; semplicemente non avrebbero sostenuto un candidato verso i cui argomenti e requisiti non avevano fiducia. I repubblicani, tuttavia, si sono tutti schierati con Trump, sapendo bene che era totalmente non qualificato, sospettando fortemente che fosse corrotto e persino ipotizzando che potesse essere sui libri paga dei russi, soltanto perché sulla scheda elettorale c’era una “R” dietro il suo nome.

E persino adesso che la storia Trump/Flynn/Comey diventa peggiore un’ora dietro l’altra, non c’è stato alcun cenno di rottura dei ranghi. Se state aspettando di trovare la versione moderna di Howard Baker, il senatore repubblicano che chiese “Cosa sapeva il Presidente, e quando ne venne a conoscenza?” [1], state perdendo il vostro tempo. Uomini come quello hanno lasciato il Partito Repubblicano molto tempo fa.

Significa questo che Trump sarà capace di resistere nonostante i suoi molteplici scandali ed abusi di potere?  Effettivamente, potrebbe. La risposta probabilmente dipende dalle prossime particolari elezioni; i repubblicani non si metteranno contro Trump a meno che non diventi una tale passività politica da dover essere messo da parte.

E persino se Trump uscisse di scena, in un modo o nell’altro, la minaccia per la repubblica sarebbe lungi dall’essere superata.

In un modo perverso, dovremmo considerarci fortunati che Trump sia diventato così screditato. Si pensi a cosa c’è voluto perché arrivassimo a questo punto – la sua dipendenza da Twitter, la sua bizzarra fedeltà a Flynn e la sua simpatia per Putin, il rozzo sfruttamento della sua carica per arricchire la sua famiglia, gli accordi affaristici che sta evidentemente cercando di coprire col il rifiuto di rendere pubbliche le sue tasse, qualsiasi cosa siano stati.

Il punto è che dato il carattere del Partito Repubblicano, saremmo sulla strada di una autocrazia anche se l’uomo alla Casa Bianca avesse un autocontrollo leggermente superiore. Può darsi che Trump si sia rovinato da solo; ma può ancora accadere.

 

 

 

[1] Lo chiese nel corso della vicenda Watergate.

 

 

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"