Paul Krugman JUNE 9, 2017
After Donald Trump’s surprise election victory, many people on the right and even in the center tried to make the case that he wouldn’t really be that bad. Every time he showed a hint of self-restraint — even if it amounted to nothing more than reading his lines without ad-libbing and laying off Twitter for a day or two — pundits rushed to declare that he had just “become president.”
But can we now admit that he really is as bad as — or worse than — his harshest critics predicted he would be? And it’s not just his contempt for the rule of law, which came through so clearly in the James Comey testimony: As the legal scholar Jeffrey Toobin says, if this isn’t obstruction of justice, what is? There’s also the way Trump’s character, his combination of petty vindictiveness with sheer laziness, leaves him clearly not up to doing the job.
And that’s a huge problem. Think, for a minute, of just how much damage this man has done on multiple fronts in just five months.
Take health care. It’s still unclear whether Republicans will ever be able to pass a replacement for Obamacare (although it is clear that if they do, it will take coverage away from tens of millions). But whatever happens on the legislative front, there are big problems developing in the insurance markets as we speak: companies pulling out, leaving some parts of the country unserved, or asking for large increases in premiums.
Why? It’s not, whatever Republicans may say, because Obamacare is an unworkable system; insurance markets were clearly stabilizing last fall. Instead, as insurers themselves have been explaining, the problem is the uncertainty created by Trump and company, especially the failure to make clear whether crucial subsidies will be maintained. In North Carolina, for example, Blue Cross Blue Shield has filed for a 23 percent rise in premiums, but declared that it would have asked for only 9 percent if it were sure that cost-sharing subsidies would continue.
So why hasn’t it received that assurance? Is it because Trump believes his own assertions that he can cause Obamacare to collapse, then get voters to blame Democrats? Or is it because he’s too busy rage-tweeting and golfing to deal with the issue? It’s hard to tell, but either way, it’s no way to make policy.
Or take the remarkable decision to take Saudi Arabia’s side in its dispute with Qatar, a small nation that houses a huge U.S. military base. There are no good guys in this quarrel, but every reason for the U.S. to stay out of the middle.
So what was Trump doing? There’s no hint of a strategic vision; some sources suggest that he may not even have known about the large U.S. base in Qatar and its crucial role.
The most likely explanation of his actions, which have provoked a crisis in the region (and pushed Qatar into the arms of Iran) is that the Saudis flattered him — the Ritz-Carlton projected a five-story image of his face on the side of its Riyadh property — and their lobbyists spent large sums at the Trump Washington hotel.
Normally, we would consider it ridiculous to suggest that an American president could be so ignorant of crucial issues, and be led to take dangerous foreign policy moves with such crude inducements. But can we believe this about a man who can’t accept the truth about the size of his inauguration crowds, who boasts about his election victory in the most inappropriate circumstances? Yes.
And consider his refusal to endorse the central principle of NATO, the obligation to come to our allies’ defense — a refusal that came as a shock and surprise to his own foreign policy team. What was that about? Nobody knows, but it’s worth considering that Trump apparently ranted to European Union leaders about the difficulty of setting up golf courses in their nations. So maybe it was sheer petulance.
The point, again, is that everything suggests that Trump is neither up to the job of being president nor willing to step aside and let others do the work right. And this is already starting to have real consequences, from disrupted health coverage to ruined alliances to lost credibility on the world stage.
But, you say, stocks are up, so how bad can it be? And it’s true that while Wall Street has lost some of its initial enthusiasm for Trumponomics — the dollar is back down to pre-election levels — investors and businesses don’t seem to be pricing in the risk of really disastrous policy.
That risk is, however, all too real — and one suspects that the big money, which tends to equate wealth with virtue, will be the last to realize just how big that risk really is. The American presidency is, in many ways, sort of an elected monarchy, in which a temperamentally and intellectually unqualified leader can do immense damage.
That’s what’s happening now. And we’re barely one-tenth of the way through Trump’s first term. The worst, almost surely, is yet to come.
Come far naufragare l’imbarcazione dello Stato, di Paul Krugman
New York Times 9 giugno 2017
Dopo la vittoria elettorale a sorpresa di Donald Trump, molte persone a destra e persino al centro avevano ipotizzato che non sarebbe stato così negativo. Ogni volta che mostrava un cenno di autocontrollo – anche se corrispondeva a niente altro che a leggere le sue frasi senza improvvisazioni e a smetterla con Twitter per un giorno o due – i commentatori si precipitavano a dire che era appena “diventato Presidente”.
Ma possiamo riconoscere, a questo punto, che egli è effettivamente così negativo come i suoi critici più aspri prevedevano sarebbe stato – o forse anche peggio? E che non si tratta soltanto del suo disprezzo dello Stato di diritto, che è emerso così chiaramente nella testimonianza di James Comey: come dice lo studioso di diritto Jeffrey Toobin, se questo non è un ostacolo alla giustizia, che altro è? C’è anche il modo in cui il carattere di Trump, la sua combinazione di meschino spirito di rivalsa e di pura e semplice infingardaggine, chiaramente non lo mettono all’altezza di svolgere il suo compito.
E si tratta di un problema enorme. Si pensi per un attimo, soltanto a quanto danno quest’uomo ha fatto su tanti fronti in appena cinque mesi.
Si prenda la assistenza sanitaria. Non è ancora chiaro se i repubblicani saranno mai capaci di approvare una sostituzione della riforma di Obama (sebbene sia chiaro che, se lo fanno, milioni di persone perderanno la copertura assicurativa). Ma qualsiasi cosa accada sul fronte della legislazione, nel mentre parliamo, grandi problemi stanno maturando sui mercati assicurativi: le società stanno ritirandosi, lasciando alcune parti del paese non servite, oppure chiedendo grandi aumenti nelle polizze.
Perché? Non dipende, qualsiasi cosa possano dire i repubblicani, dal fatto che l’assistenza di Obama sia un sistema che non funziona; lo scorso autunno i mercati delle assicurazioni stavano chiaramente stabilizzandosi. Piuttosto, come gli assicuratori stessi hanno spiegato, il problema è l’incertezza creata da Trump e dai suoi compagni, particolarmente l’incapacità a chiarire se sussidi cruciali saranno mantenuti. Nel Nord Carolina, ad esempio, l’assicurazione della Croce Blu ha presentato istanze per un incremento del 23 per cento nei premi, ma ha dichiarato che avrebbe richiesto soltanto un 9 per cento se fosse stata sicura che i sussidi per la condivisione dei costi fosse proseguita.
Perché dunque non ha ricevuto tale assicurazione? Perché Trump crede alle sue stesse affermazioni di poter provocare un collasso nella riforma di Obama, per poi ottenere che gli elettori diano la colpa ai democratici? O perché è troppo occupato con i suoi irati messaggi su Twitter e con il golf per misurarsi con tale problema? È difficile a dirsi, ma in ogni caso non sono modi per fare politica.
Oppure si prenda la rilevante decisione di stare dalla parte dell’Arabia Saudita nella sua disputa con il Qatar, una piccola nazione che ospita una grande base militare degli Stati Uniti. In quella lite non c’è alcuna persona per bene, ma ci sono tutte le ragioni per non mettersi nel mezzo.
Dunque, cosa è venuto facendo Trump? Non c’è alcun cenno di una visione strategica; alcune fonti suggeriscono che egli addirittura potrebbe non aver saputo della grande base militare americana nel Qatar e del suo ruolo fondamentale.
La spiegazione più probabile delle sue azioni, che ha provocato una crisi nella regione (e ha spinto il Qatar nelle braccia dell’Iran) è che i sauditi l’abbiano lusingato – il Ritz-Carlton ha proiettato cinque serie di immagini del suo volto su una facciata del suo albergo di Riad [1] – e che i lobbisti sauditi abbiano speso grandi somme nell’Hotel Trump a Washington.
A cose normali, considereremmo ridicola l’idea che un Presidente americano possa essere così ignorante su tematiche fondamentali, e saremmo portati a considerare pericolosi atti di politica estera sulla base di tali rozzi incentivi. Ma possiamo credere cose del genere a proposito di un individuo che si rifiuta di accettare la verità sulle dimensioni della folla il suo giorno dell’Inaugurazione e che si vanta nelle circostanze più inappropriate della sua vittoria elettorale? Sì, possiamo crederlo.
E si consideri il suo rifiuto ad aderire ad un principio centrale della NATO, l’obbligo di intervenire a difesa dei nostri alleati – un rifiuto che è stato un trauma ed una sorpresa per la sua stessa squadra di politica estera. Da che cosa era stato provocato? Non lo sa nessuno, ma è il caso di considerare che Trump in apparenza inveiva contro i leader dell’Unione Europea per la difficoltà ad organizzare nelle loro nazioni dei corsi di golf [2]. Dunque, forse si trattava di una pura e semplice irritazione.
Il punto, ancora una volta, è che tutto indica che Trump non è all’altezza del suo incarico di Presidente, né è disponibile a farsi da parte e lasciare che altri facciano il lavoro in modo opportuno. E questo comincia già a avere conseguenze concrete, dalla distruzione della assistenza sanitaria alla messa in crisi di alleanze per la perduta credibilità sulla scena mondiale.
Eppure, dite voi, i mercati azionari sono in rialzo, dunque come è possibile che la situazione sia negativa? Ed è vero che mentre Wall Street ha perso un po’ del suo iniziale entusiasmo per la politica economica di Trump – il dollaro è tornato ai livelli di prima delle elezioni – gli investitori e le imprese non sembrano mettere nel conto il rischio di una politica realmente disastrosa.
Quel rischio, tuttavia, c’è tutto – e si ha il sospetto che il grande capitale, che tende ad un equilibrio tra ricchezza e virtù, sarà l’ultimo a comprendere quanto quel rischio sia proprio grande. La Presidenza americana è, in molti sensi, una sorta di monarchia elettiva, nella quale un leader inadatto come carattere e intelligenza può fare danni immensi.
Questo è quanto sta accadendo oggi. E siamo appena ad un decimo del percorso di Trump nel suo primo mandato. Quasi sicuramente, il peggio deve ancora venire.
[1] Ecco l ‘immagine:
[2] La notizia proviene da un giornale belga, Le Soir, e per quanto appaia incredibile, la fonte è lo stesso Primo Ministro del Belgio, che si è riferito ai ripetuti giudizi del Presidente americano sulle sue passate difficoltà in varie iniziative affaristiche in singoli paesi dell’Unione Europea, per lui un fondamentale metro di misura nel giudicare la situazione europea.
By mm
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