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Far diventare di nuovo importante l’ignoranza, di Paul Krugman (New York Times 5 giugno 2017)

 

Making Ignorance Great Again

Paul Krugman JUNE 5, 2017

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Donald Trump just took us out of the Paris climate accord for no good reason. I don’t mean that his decision was wrong. I mean, literally, that he didn’t offer any substantive justification for that decision. Oh, he threw around a few numbers about supposed job losses, but nobody believes that he knows or cares where those numbers came from. It was just what he felt like doing.

And here’s the thing: What just happened on climate isn’t an unusual case — and Trump isn’t especially unusual for a modern Republican. For today’s G.O.P. doesn’t do substance; it doesn’t assemble evidence, or do analysis to formulate or even to justify its policy positions. Facts and hard thinking aren’t wanted, and anyone who tries to bring such things into the discussion is the enemy.

Consider another huge policy area, health care. How was Trumpcare put together? Did the administration and its allies consult with experts, study previous experience with health reform, and try to devise a plan that made sense? Of course not. In fact, House leaders made a point of ramming a bill through before the Congressional Budget Office, or for that matter anyone else, could assess its likely impact.

When the budget office did weigh in, its conclusions were what you might expect: If you make huge cuts in Medicaid and reduce subsidies for private insurance — all so you can cut taxes on the wealthy — a lot of people are going to lose coverage. Is 23 million a good estimate of those losses? Yes — it might be 18 million, or it might be 28 million, but surely it would be in that range.

So how did the administration respond? By trying to shoot the messenger. Mick Mulvaney, the White House budget director, attacked the C.B.O., declaring that it did a “miserable” job of forecasting the effects of Obamacare. (It got some things wrong, but overall did pretty well.) He also accused the office — headed by a former Bush administration economist chosen by Republicans — of political bias, and smeared its top health expert in particular.

So, Mr. Mulvaney, where’s your assessment of Trumpcare? You had plenty of resources to do your own study before trying to pass a bill. What did you find? (Actually, the White House did do an internal analysis of an earlier version of Trumpcare, which was leaked to Politico. Its predictions were even more dire than those from the C.B.O.)

But Mulvaney and his party don’t study issues, they just decide, and attack the motives of anyone who questions their decisions.

Which brings us back to climate policy.

On climate change, influential conservatives have for years clung to what is basically a crazy conspiracy theory — that the overwhelming scientific consensus that the earth is warming due to greenhouse-gas emissions is a hoax, somehow coordinated by thousands of researchers around the world. And at this point this is effectively the mainstream Republican position.

Do G.O.P. leaders really think this conspiracy theory is true? The answer, surely, is that they don’t care. Truth, as something that exists apart from and in possible opposition to political convenience, is no longer part of their philosophical universe.

The same goes for claims that trying to rein in emissions will do terrible economic damage and destroy millions of jobs. Such claims are, if you think about it, completely inconsistent with everything Republicans supposedly believe about economics.

After all, they insist that the private sector is infinitely flexible and innovative; the magic of the marketplace can solve all problems. But then they claim that these magical markets would roll over and die if we put a modest price on carbon emissions, which is basically what climate policy would do. This doesn’t make any sense — but it’s not supposed to. Republicans want to keep burning coal, and they’ll say whatever helps produce that outcome.

And as health care and climate go, so goes everything else. Can you think of any major policy area where the G.O.P. hasn’t gone post-truth? Take budgeting, where leaders like Paul Ryan have always justified tax cuts for the rich by claiming the ability to conjure up trillions in extra revenue and savings in some unspecified way. The Trump-Mulvaney budget, which not only pulls $2 trillion out of thin air but counts it twice, takes the game to a new level, but it’s not that much of a departure.

But does any of it matter? The president, backed by his party, is talking nonsense, destroying American credibility day by day. But hey, stocks are up, so what’s the problem?

Well, bear in mind that so far Trump hasn’t faced a single crisis not of his own making. As George Orwell noted many years ago in his essay “In Front of Your Nose,” people can indeed talk nonsense for a very long time, without paying an obvious price. But “sooner or later a false belief bumps up against solid reality, usually on a battlefield.” Now there’s a happy thought.

 

Far diventare di nuovo importante l’ignoranza, di Paul Krugman

New York Times 5 giugno 2017

Donald Trump ci ha appena portati fuori dall’accordo sul clima di Parigi senza nessuna buona ragione. Non voglio dire che è stata una decisione sbagliata. Voglio dire, letteralmente, che non ha offerto nessuna sostanziale giustificazione per quella decisione. È vero, ha sparso in giro alcuni numeri sui presunti posti di lavoro persi, ma non c’è nessuno disposto a credere che egli sappia o si preoccupi da dove vengono quei numeri. Era soltanto quello che aveva la sensazione di fare.

E il punto è proprio questo: quello che è appena successo sul clima non è un caso inconsueto – e anche Trump, per i repubblicani odierni, non è particolarmente inconsueto.  Perché il Partito Repubblicano odierno non si occupa di sostanza; non mette assieme prove, non fa analisi per formulare e neanche per giustificare le sue posizioni politiche. I fatti e i pensieri laboriosi non sono richiesti, e chiunque cerchi di portare cose del genere nel dibattito è il nemico.

Si consideri un altro vasto settore della politica, l’assistenza sanitaria. Come è stata messa assieme la proposta di Trump sull’ assistenza? L’Amministrazione e i suoi sostenitori hanno consultato gli esperti, hanno studiato esperienze passate di riforma sanitaria e cercato di congegnare un piano che avesse un senso? Ovviamente no. Di fatto, i leader della Camera dei Rappresentanti hanno considerato fondamentale far approvare una proposta di legge prima che l’Ufficio Congressuale del Bilancio, come del resto chiunque altro, potesse stimare il suo probabile impatto.

Quando l’Ufficio del Bilancio ha detto la sua opinione, le sue conclusioni sono state quelle che ci si poteva aspettare: se si fanno grandi tagli su Medicaid e si riducono i sussidi per le assicurazioni private – tutto alo scopo di poter tagliare le tasse sui ricchi – una gran quantità di persone sono destinate a perdere le coperture assicurative. 23 milioni di persone sono una stima appropriata di queste perdite? Sicuramente – potrebbero essere 18 milioni o anche 28 milioni, ma di certo si oscillerebbe in quel divario.

A quel punto, come ha risposto l’Amministrazione? Cercando di colpire il responsabile della analisi. Mick Mulvaney, il Direttore del Bilancio della Casa Bianca, ha attaccato l’Ufficio congressuale del bilancio, dichiarando che aveva svolto un lavoro “miserabile” nel prevedere gli effetti della riforma di Obama (aveva sbagliato qualcosa, ma nel complesso aveva fatto un ottimo lavoro). Egli ha anche accusato l’Ufficio – guidato da un passato economista dell’Amministrazione Bush scelto dai repubblicani – di pregiudizi politici, e in particolare ha insultato il suo massimo esperto sanitario.

Dunque, signor Mulvaney, in cosa consiste il suo giudizio sulla riforma di Trump? Avevate un gran quantità di fonti per condurre un vostro studio prima di far approvare il progetto di legge. Cosa avete scoperto? (per la verità, la Casa Bianca aveva condotto una analisi interna di una precedente versione della proposta di Trump, che venne fatta trapelare a Politico. Le sue previsioni erano persino più terrificanti di quelle del CBO).

Ma Mulvaney e il suo Partito non studiano le tematiche, prendono soltanto le decisioni, e attaccano le ragioni di chiunque metta in dubbio le loro decisioni.

La qual cosa mi porta alla politica del clima.

Sul cambiamento climatico, eminenti conservatori si sono aggrappati per anni a quella che fondamentalmente è una pazzesca teoria cospiratoria – lo schiacciante consenso scientifico per il quale la terra si sta riscaldando a seguito delle emissioni dei gas serra sarebbe una balla, concordata in qualche modo da migliaia di ricercatori in tutto il mondo. E a questo punto questa è effettivamente la principale posizione repubblicana.

Pensano davvero i leader conservatori che la teoria cospiratoria sia vera? Di sicuro, la risposta è che a loro non importa. La verità, intesa come qualcosa che esiste per suo conto anche in possibile contrasto con la convenienza politica, non fa più parte del loro universo filosofico.

Lo stesso vale per gli argomenti secondo i quali tenere sotto controllo le emissioni farebbe un danno economico terribile e distruggerebbe milioni di posti di lavoro. Tali argomenti, se ci pensate, sono completamente incoerenti con tutto quello che i repubblicani si suppone che credano in materia di economia.

Dopo tutto, sono loro che ribadiscono che il settore privato è infinitamente flessibile e innovativo: la magia del mercato può risolvere tutti i problemi. Ma poi sostengono che questo magico mercato alzerebbe bandiera bianca e soccomberebbe se si immettesse un modesto prezzo sulle emissioni del carbone, che fondamentalmente è quello che la politica sul clima farebbe. Questo non ha alcun senso – ma la sensatezza non è richiesta. I repubblicani vogliono continuare a bruciare carbone e diranno qualsiasi cosa contribuisca a produrre quel risultato.

E come si procede sulla assistenza sanitaria e sul clima, così sul tutto il resto. C’è qualche importante settore della politica nel quale il Partito Repubblicano non abbia aderito alla ‘post-verità’? Considerate le scelte di bilancio, dove leader come Paul Ryan hanno sempre giustificato gli sgravi fiscali per i ricchi sostenendo la possibilità di raccogliere migliaia di miliardi di dollari di entrate aggiuntive e di risparmi in qualche modo non precisato. Il bilancio Trump-Mulvaney, che non solo tira fuori due mila miliardi di dollari dal nulla ma anche li calcola due volte, porta il gioco ad un nuovo livello, ma non è una grande novità.

Ma cose del genere hanno qualche importanza? Il Presidente, sostenuto dal suo partito, sta parlando di cose insensate, distrugge giorno per giorno la credibilità degli Stati Uniti. Ma, badate, dov’è il problema, se i valori delle azioni salgono?

Ebbene, tenete a mente che sinora Trump non ha affrontato una singola crisi con le sue iniziative personali. Come molti anni orsono notò George Orwell nel suo saggio “Di fronte al vostro naso”, le persone possono in effetti dire cose prive di senso molto a lungo, senza pagare alcun prezzo evidente. Ma “prima o poi, un falso convincimento si scontra contro una solida realtà, di solito in un campo di battaglia”. Adesso avete una cosa allegra a cui pensare.

 

 

 

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