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L’asse del male del clima, di Paul Krugman (New York Times 11 agosto 2017)

 

The Axis of Climate Evil

Paul Krugman AUG. 11, 2017

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“It’s Not Your Imagination: Summers Are Getting Hotter.” So read a recent headline in The Times, highlighting a decade-by-decade statistical analysis by climate expert James Hansen. “Most summers,” the analysis concluded, “are now either hot or extremely hot compared with the mid-20th century.”

So what else is new? At this point the evidence for human-caused global warming just keeps getting more overwhelming, and the plausible scenarios for the future — extreme weather events, rising sea levels, drought, and more — just keep getting scarier.

In a rational world urgent action to limit climate change would be the overwhelming policy priority for governments everywhere.

But the U.S. government is, of course, now controlled by a party within which climate denial — rejecting not just scientific evidence but also obvious lived experience, and fiercely opposing any effort to slow the trend — has become a defining marker of tribal identity.

Put it this way: Republicans can’t seem to repeal Obamacare, and recriminations between Senate leaders and the tweeter in chief are making headlines. But the G.O.P. is completely united behind its project of destroying civilization, and it’s making good progress toward that goal.

So where does climate denial come from?

Just to be clear, experts aren’t always right; even an overwhelming scientific consensus sometimes turns out to have been wrong. And if someone offers a good-faith critique of conventional views, a serious effort to get at the truth, he or she deserves a hearing.

What becomes clear to anyone following the climate debate, however, is that hardly any climate skeptics are in fact trying to get at the truth. I’m not a climate scientist, but I do know what bogus arguments look like — and I can’t think of a single prominent climate skeptic who isn’t obviously arguing in bad faith.

Take, for example, all the people who seized on the fact that 1998 was an unusually warm year to claim that global warming stopped 20 years ago — as if one unseasonably hot day in May proves that summer is a myth. Or all the people who cited out-of-context quotes from climate researchers as evidence of a vast scientific conspiracy.

Or for that matter, think of anyone who cites “uncertainty” as a reason to do nothing — when it should be obvious that the risks of faster-than-expected climate change if we do too little dwarf the risks of doing too much if change is slower than expected.

But what’s driving this epidemic of bad faith? The answer, I’d argue, is that there are actually three groups involved — a sort of axis of climate evil.

First, and most obvious, there’s the fossil fuel industry — think the Koch brothers — which has an obvious financial stake in continuing to sell dirty energy. And the industry — following the same well-worn path industry groups used to create doubt about the dangers of tobacco, acid rain, the ozone hole, and more — has systematically showered money on think tanks and scientists willing to express skepticism about climate change. Many — perhaps even most — authors purporting to cast doubt on global warming turn out, on investigation, to have received financial support from the fossil fuel sector.

Still, the mercenary interests of fossil fuel companies aren’t the whole story here. There’s also ideology.

An influential part of the U.S. political spectrum — think the Wall Street Journal editorial page — is opposed to any and all forms of government economic regulation; it’s committed to Reagan’s doctrine that government is always the problem, never the solution.

Such people have always had a problem with pollution: When unregulated individual actions impose costs on others, it’s hard to see how you avoid supporting some form of government intervention. And climate change is the mother of all pollution issues.

Some conservatives are willing to face this reality and support market-friendly intervention to limit greenhouse gas emissions. But all too many prefer simply to deny the existence of the issue — if facts conflict with their ideology, they deny the facts.

Finally, there are a few public intellectuals — less important than the plutocrats and ideologues, but if you ask me even more shameful — who adopt a pose of climate skepticism out of sheer ego. In effect, they say: “Look at me! I’m smart! I’m contrarian! I’ll show you how clever I am by denying the scientific consensus!” And for the sake of this posturing, they’re willing to nudge us further down the road to catastrophe.

Which brings me back to the current political situation. Right now progressives are feeling better than they expected to a few months ago: Donald Trump and his frenemies in Congress are accomplishing a lot less than they hoped, and their opponents feared. But that doesn’t change the reality that the axis of climate evil is now firmly in control of U.S. policy, and the world may never recover.

 

L’asse del male del clima, di Paul Krugman

New York Times 11 agosto 2017

“Non è la vostra immaginazione: le estati stanno diventando più calde”. Così recitava un recente titolo di The Times, che evidenziava un’analisi statistica dell’esperto di clima James Hansen. “La maggioranza delle estati”, concludeva l’analisi, “sono adesso o calde o estremamente calde, a confronto con la metà del 20° Secolo”.

Dunque, cos’altro c’è di nuovo? A questo punto, le prove di un riscaldamento globale provocato dall’uomo continuano davvero a divenire più schiaccianti, e gli scenari plausibili per il futuro – eventi atmosferici estremi, i livelli del mare che crescono, la siccità ed altro ancora – continuano a divenire proprio più allarmanti.

In un mondo razionale, una urgente iniziativa per limitare il cambiamento climatico sarebbe in ogni luogo la priorità assoluta della politica dei Governi.

Ma il Governo degli Stati Uniti, come è noto, è adesso controllato da un partito all’interno del quale il negazionismo in materia di clima – che non solo rigetta le prove della scienza ma anche le prove evidenti della vita quotidiana, e si oppone accanitamente anche ad ogni sforzo per rallentare quella tendenza – è diventato un segno distintivo di una identità tribale.

Diciamo così: i repubblicani non riescono ad apparire capaci di abrogare la riforma sanitaria di Obama, e le recriminazioni tra i leader del Senato e il tweeter-in-capo occupano i titoli dei giornali. Ma il Partito Repubblicano è completamente unito nel suo progetto di distruggere la civiltà, e sta facendo un bel progresso nel raggiungimento di quell’obbiettivo.

Da dove viene, dunque, quel negazionismo sul clima?

Per chiarezza, gli esperti non hanno sempre ragione: persino una schiacciante unanimità scientifica talvolta si scopre che era sbagliata. E se qualcuno presenta una critica in buona fede a punti di vista convenzionali, uno sforzo serio di arrivare alla verità, merita di essere ascoltato.

Quello che diventa chiaro a chiunque segua il dibattito sul clima, tuttavia, è che gli scettici sul clima non stanno davvero cercando di raggiungere la verità. Io non sono uno scienziato del clima, ma so a cosa somigliano quegli argomenti fasulli – e non posso pensare ad alcun importante scettico del clima che non stia evidentemente argomentando in malafede.

Si considerino, ad esempio, tutte quelle persone che hanno sfruttato il fatto che il 1998 fu un anno insolitamente caldo per sostenere che il riscaldamento globale si fermò 20 anni orsono – come se un giorno caldo fuori stagione in maggio dimostri che l’estate è un mito.  Oppure si considerino tutte quelle persone che hanno collocato fuori dal contesto citazioni di ricercatori del clima, come prove di una vasta cospirazione scientifica.

Oppure, nella stessa logica, si pensi a chiunque cita l’“incertezza” come una ragione per non fare niente – quando dovrebbe essere evidente che i rischi di un cambiamento climatico più rapido del previsto, se si fa troppo poco, minimizzano i rischi del fare troppo se il cambiamento è più lento del previsto.

Ma cosa sta provocando questa epidemia di malafede? Direi che la risposta è che effettivamente ci sono tre gruppi coinvolti – una sorta di ‘asse del male’ del clima.

La prima, e la più evidente, è l’industria dei combustibili fossili – si pensi ai fratelli Koch – cha ha un chiaro interesse finanziario nel continuare a vendere energia sporca. E quell’industria – proseguendo sullo stesso indirizzo trito e ritrito dei gruppi industriali che erano abituati a creare dubbi sui pericoli del tabacco, delle piogge acide, del buco dell’ozono e di altro ancora –  ha sistematicamente inondato di soldi gruppi di ricerca e scienziati disponibili a esprimere scetticismo sul cambiamento climatico. Attraverso una indagine si è scoperto che molti – forse persino la maggioranza – degli autori che hanno affermato di esprimere dubbi sul riscaldamento globale, hanno ricevuto sostegno finanziario dal settore dei combustibili fossili.

Tuttavia, gli interessi mercantili delle società dei combustibili fossili in questo caso non rappresentano l’intera storia. C’è anche l’ideologia.

Una parte influente della gamma delle posizioni politiche degli Stati Uniti – si pensi alla pagina editoriale del Wall Street Journal – si è opposta a qualsiasi forma di regolamentazione economica da parte del Governo; essendosi rimessa alla dottrina reaganiana secondo la quale il Governo è sempre il problema, mai la soluzione.

Tali individui hanno sempre avuto un problema con l’inquinamento: quando iniziative individuali senza regole comportano costi per gli altri, è difficile vedere come evitare di sostenere qualche forma di intervento pubblico. E il cambiamento climatico è la madre di tutte le tematiche di inquinamento.

Alcuni conservatori sono disponibili a confrontarsi con questa realtà e sostenere interventi positivi verso il mercato per limitare le emissioni dei gas serra. Ma non pochi preferiscono semplicemente negare l’esistenza del tema – se i fatti entrano in conflitto con la loro ideologia, allora negano i fatti.

Infine ci sono alcuni intellettuali pubblici – meno importanti dei plutocrati e degli ideologhi, ma se volete la mia opinione ancora più vergognosi – che adottano un atteggiamento di scetticismo in materia di clima al di là del loro puro e semplice ego. In sostanza, dicono: “Guardatemi! Io sono furbo! Sono il bastian contrario! Vi dimostrerò quanto sono intelligente opponendomi al consenso degli scienziati!” E nell’interesse di questo atteggiamento, sono disposti a spingerci sempre più in basso sulla strada della catastrofe.

La qual cosa mi riporta alla attuale situazione politica. In questo momento i progressisti si sentono meglio di quanto non si aspettassero pochi mesi orsono: Donald Trump e i suoi amici/nemici nel Congresso stanno realizzando molto meno di quanto speravano, e di quanto temevano i loro avversari. Ma questo non cambia la realtà secondo la quale l’asse del male sul clima ha adesso un controllo stabile della politica degli Stati Uniti, e il mondo potrebbe non riprendersi mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

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