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Quando il Presidente è antiamericano, di Paul Krugman (New York Times 14 agosto 2017)

 

When the President Is Un-American

Paul Krugman AUG. 14, 2017

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Remember back in 2008, when Sarah Palin used to talk about the “real America”? She meant rural and small-town residents — white residents, it went without saying — who supposedly embodied the nation’s true essence.

She was harshly condemned for those remarks, and rightly so — and not just because the real, real America is a multiracial, multicultural land of great metropolitan areas as well as small towns. More fundamentally, what makes America America is that it is built around an idea: the idea that all men are created equal, and are entitled to basic human rights. Take away that idea and we’re just a giant version of a two-bit autocracy.

And maybe that is what we have, in fact, become. For Donald Trump’s refusal to condemn the murderous white supremacists in Charlottesville finally confirms what has become increasingly obvious: The current president of the United States isn’t a real American.

Real Americans understand that our nation is built around values, not the “blood and soil” of the marchers’ chants; what makes you an American is your attempt to live up to those values, not the place or race your ancestors came from. And when we fall short in our effort to live up to our ideals, as we all too often do, at least we realize and acknowledge our failure.

But the man who began his political ascent by falsely questioning Barack Obama’s place of birth — a blood-and-soil argument if ever there was one — clearly cares nothing about the openness and inclusiveness that have always been essential parts of who we are as a nation.

Real Americans understand that our nation was born in a rebellion against tyranny. They feel an instinctive aversion to tyrants everywhere, and an underlying sympathy for democratic regimes, even those with whom we may currently have disputes.

But the present occupant of the White House has made no secret of preferring the company, not of democratic leaders, but of authoritarian rulers — not just Vladimir Putin, but people like Turkey’s Recep Tayyip Erdogan or Rodrigo Duterte, the homicidal leader of the Philippines. When Trump visited Saudi Arabia, his commerce secretary exulted in the absence of hostile demonstrations, an absence ensured by the repressiveness of the regime.

Real Americans expect public officials to be humbled by the responsibility that comes with the job. They’re not supposed to be boastful blowhards, constantly claiming credit for things they haven’t done — like Trump bragging about job creation that has continued at more or less the same pace as under his predecessor — or which never even happened, like his mythical victory in the popular vote.

Real Americans understand that being a powerful public figure means facing criticism. That comes with the job, and you’re supposed to tolerate that criticism even if you feel it’s unfair. Foreign autocrats may rage against unflattering news reports, threaten to inflict financial harm on publications they dislike, talk about imprisoning journalists; American leaders aren’t supposed to sound like that.

Finally, real Americans who manage to achieve high office realize that they are servants of the people, meant to use their position for the public good. In practice, human nature being what it is, many officials have in fact taken financial advantage of their office. But we’ve always understood that this was wrong — and presidents, in particular, are supposed to be above such things. Now we have a leader who is transparently exploiting his office for personal enrichment, in ways that all too obviously amount in practice to influence-buying by domestic malefactors and foreign governments alike.

In short, these days we have a president who is really, truly, deeply un-American, someone who doesn’t share the values and ideals that made this country special.

In fact, he’s so deeply alienated from the American idea that he can’t even bring himself to fake it. We all know that Trump feels comfortable with white supremacists, but it’s amazing that he won’t even give them a light tap on the wrist. We all know that Putin is Trump’s kind of guy, but it’s remarkable that Trump won’t even pretend to be outraged at Putin’s meddling with our election.

Speaking of which: I have no more idea than anyone else what Robert Mueller’s probe into potential collusion between Russia and the Trump campaign, questionable financial ties, possible obstruction of justice and more will find. Trump is acting very much like someone with something big to hide, but we don’t yet know exactly what that something is.

Whatever role foreign influence may have played and may still be playing, however, we don’t need to wonder whether an anti-American cabal, hostile to everything we stand for, determined to undermine everything that truly makes this country great, has seized power in Washington. It has: it’s called the Trump administration.

 

Quando il Presidente è antiamericano, di Paul Krugman

New York Times 14 agosto 2017

Vi ricordate del 2008, quando Sarah Palin era solita parlare della ‘vera America’? Intendeva gli abitanti delle aree rurali e delle piccole cittadine – residenti bianchi, non è il caso di aggiungerlo – che si riteneva incarnassero la vera essenza della nazione.

Fu aspramente condannata per quelle osservazioni, e a buona ragione – e non solo perché l’America davvero autentica è una terra multirazziale e multiculturale di aree metropolitane come di piccole cittadine. Ancora più importante, quello che rende l’America America è che essa è costruita attorno ad un’idea: l’idea che tutti gli uomini sono creati uguali, e sono portatori di fondamentali diritti umani. Mettete da parte quell’idea e noi diventiamo soltanto una versione gigantesca di una autocrazia da due soldi.

E forse è quello che, di fatto, siamo diventati. Perché il rifiuto di Donald Trump di condannare gli assassini suprematisti bianchi a Charlottesville, alla fine, conferma quello che appare sempre più evidente: l’attuale Presidente degli Stati Uniti non è un vero americano.

I veri americani capiscono che la nostra nazione è costruita su valori, non sul “sangue e sulla terra” degli slogan dei manifestanti; quello che ci rende americani è il nostro tentativo di essere all’altezza di quei valori, non il luogo o la razza da cui provengono i nostri progenitori. E quando non riusciamo ad essere all’altezza dei nostri ideali, come accade troppo spesso, almeno comprendiamo e riconosciamo il nostro difetto.

Ma l’individuo che ha cominciato la sua ascesa politica mettendo falsamente in dubbio il luogo di nascita di Barack Obama – un argomento da ‘sangue e terra’, se mai ce n’è stato uno – chiaramente non si cura per nulla della apertura e inclusività, che sono sempre state parti essenziali di quello che siamo come nazione.

I veri americani capiscono che la nostra nazione nacque in una rivolta contro la tirannia. Sentono una avversione istintiva contro i tiranni in ogni parte del mondo e una simpatia naturale per i regimi democratici, anche per quelli con i quali possiamo attualmente avere dispute.

Ma l’attuale inquilino della Casa Bianca non ha fatto alcun mistero della sua preferenza per la compagnia non di leader democratici, ma di governanti autoritari – non solo Vladimir Putin, ma individui come il turco Recep Tayyip Erdogan o Rodrigo Duterte, il leader sanguinario delle Filippine.  Quando Trump visitò l’Arabia Saudita, il suo Segretario al Commercio esultò per l’assenza di manifestazioni ostili, assenza garantita dal carattere repressivo del regime.

Gli americani veri si aspettano che i pubblici ufficiali si sentano mortificati dalla responsabilità che proviene dal loro incarico. Non si ritiene che possano essere dei gradassi vanagloriosi, che continuamente pretendono il merito per cose che non hanno fatto – come Trump che si vanta della creazione di posti di lavoro che è proseguita più o meno allo stesso ritmo di quella del suo predecessore – o che non sono neanche accadute, come la sua vittoria fantasiosa nel voto popolare.

I veri americani comprendono che essere individui pubblici potenti comporta di misurarsi con le critiche. Queste sono connesse con la carica pubblica, e si pensa che quelle critiche siano tollerate anche se si sentono ingiuste. Gli autocrati stranieri possono indignarsi con resoconti giornalistici non lusinghieri, possono minacciare di provocare danni finanziari alle pubblicazioni che non gradiscono, possono parlare di mettere in carcere i giornalisti; non si ritiene che i leader americani assomiglino a tutto questo.

Infine, i veri americani che cercano di ottenere alti incarichi comprendono che il loro compito è quello di servire il popolo, ovvero di usare la loro posizione per il bene pubblico. In pratica, dato che la natura umana è quello che è, molti pubblici ufficiali di fatto traggono vantaggio dal loro incarico. Ma abbiamo sempre compreso che questo era sbagliato – e si suppone che, in particolare i Presidenti, siano superiori a cose del genere. Adesso abbiamo un leader che sta chiaramente sfruttando la sua carica per l’arricchimento personale, in modi che anche troppo evidentemente in pratica corrispondono all’acquisto di influenze in egual misura da parte di malfattori nazionali e di Governi stranieri.

In poche parole, di questi tempi abbiamo un Presidente che è di fatto veramente, profondamente antiamericano, una persona che non condivide i valori e gli ideali che hanno reso questo paese speciale.

Di fatto, è così profondamente estraniato dall’idea americana che può persino indursi a falsificarla. Sappiamo tutti che Trump è a suo agio con i suprematisti bianchi, ma è incredibile che egli non abbia alcuna intenzione neppure di dar loro un buffetto. Sappiamo tutti che Putin è il genere di individuo che Trump predilige, ma è considerevole che Trump non faccia nemmeno finta di essere scandalizzato per il fatto che Putin si sia intromesso nelle nostre elezioni.

A questo proposito: io non ho un’idea migliore di chiunque altro di cosa porterà allo scoperto l’indagine di Robert Mueller sulla possibile collusione tra la Russia e la campagna elettorale di Trump, sui dubbi collegamenti finanziari, sui possibili ostacoli alla giustizia e su altro. Trump sta effettivamente comportandosi come qualcuno che ha qualcosa di grosso da nascondere, ma noi non sappiamo ancora esattamente di cosa si tratti.

Tuttavia, qualsiasi ruolo l’influenza straniera possa aver giocato e possa tuttora esercitare, non abbiamo bisogno di chiederci se un complotto antiamericano, ostile a tutto quello in cui crediamo, deciso a mettere a repentaglio tutto quello che rende effettivamente questo paese grande, si sia impadronito del potere a Washington. È successo e tutto questo porta il nome della Amministrazione di Trump.

 

 

 

 

 

 

 

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