Articoli sul NYT

I Dreamers, i bugiardi e la cattiva economia, di Paul Krugman (New York Times 8 settembre 2017)

 

Dreamers, Liars and Bad Economics

Paul Krugman SEPT. 8, 2017

zz 170

Does it matter that Jeff Sessions, the attorney general, tried to justify Donald Trump’s immigration cruelty with junk economics?

It’s definitely not the main issue. Trump’s decision to rescind the Deferred Action for Childhood Arrivals policy is, above all else, immoral. The 800,000 beneficiaries of DACA — the so-called Dreamers — have done nothing wrong; they came to the United States illegally, but not of their own volition, because they were children at the time.

They are, according to all available data, an exemplary segment of our population: hard-working young people, many seeking to improve themselves through higher education. They’re committed to the values of their home — because America is their home.

To yank the rug out from under the Dreamers — perhaps even to use the information they supplied voluntarily to harass and deport them — is a cruel betrayal. And it’s self-evidently driven by racial hostility. Does anyone believe this would be happening if the typical Dreamer had been born in, say, Norway rather than Mexico?

Still, Sessions chose to put economics front and center in his statement, declaring that DACA, which allows the Dreamers to work legally, has “denied jobs to hundreds of thousands of Americans by allowing those same jobs to go to illegal aliens.” That’s just false, and the decision to lead with such a falsehood tells you a lot, not just about this decision, but about the Trump administration in general.

It’s true that Trump and company tell a lot of lies about economics (and everything else).

The day after announcing that he would rescind DACA, Trump gave a speech on tax reform in which he claimed, as he has on multiple occasions, that America is the “highest-taxed nation in the world.” As fact-checkers have pointed out every time he says this, this isn’t just false, it’s almost the opposite of the truth — the U.S. collects less in taxes, as a share of national income, than almost any other advanced economy. But Trump just keeps repeating the lie.

So having officials make false claims about the economics of DACA is, in a way, just standard operating procedure for this administration. Yet I’d argue that in this context it’s especially noteworthy, and especially vile.

For one thing, what was stuff about jobs even doing in a statement by the attorney general?

The official administration line is that Trump had no choice, that he was regretfully taking harsh action because DACA was an illegal exercise in executive power — which was also supposedly the reason the statement came from Sessions rather than the president himself. Actually, the legal case for DACA is pretty strong, and putting Sessions in front was probably about Trump’s cowardice more than anything else. But in any case, adding “and besides, they’re stealing our jobs” undercuts the whole pretense.

Furthermore, the claim was, as I said, junk economics. The idea that there are a fixed number of jobs, so that if a foreign-born worker takes a job he or she takes it away from a native-born worker, is completely at odds with everything we know about how the economy works. Hearing it from a conservative is especially surreal.

The truth is that letting the Dreamers work legally helps the U.S. economy; pushing them out or into the shadows is bad for everyone except racists.

To understand why, you need to realize that America, like other advanced economies, is facing a double-barreled demographic challenge thanks to declining fertility.

On one side, an aging population means fewer workers paying taxes to support Social Security and Medicare. Demography is the main reason long-run forecasts suggest problems for Social Security, and an important reason for concerns about Medicare. Driving out young workers who will pay into the system for many decades is a way to make these problems worse.

On the other side, declining growth in the working-age population reduces the returns to private investment, increasing the risk of prolonged slumps like the one that followed the 2008 financial crisis.

It’s not an accident that Japan, which has low fertility and is deeply hostile to immigration, began experiencing persistent deflation and stagnation a decade before the rest of the world. Destroying DACA makes America more like Japan. Why would we want to do that?

What about the claim that immigrant workers compete with less-educated native-born workers, driving their wages down and increasing income inequality? Most of the evidence suggests that this claim is wrong, but in any case it’s irrelevant here: The Dreamers are a relatively well-educated group, very different from undocumented immigrants who came as adults.

In short, letting Dreamers work is all economic upside for the rest of our nation, with no downside unless you have something against people with brown skin and Hispanic surnames. Which is, of course, what this is all really about.

 

I Dreamers, i bugiardi e la cattiva economia, di Paul Krugman

New York Times 8 settembre 2017

È importante che Jeff Sessions, il Procuratore Generale, abbia cercato di giustificare la crudeltà di Donald Trump in materia di immigrazione con argomenti economici da spazzatura?

Non è sicuramente il tema principale. La decisione di Trump di annullare la politica della Iniziativa Differita per gli Arrivi dei Bambini (DACA) [1] è, soprattutto, immorale. Gli 800.000 beneficiari del DACA – i cosiddetti ‘Dreamers[2] – non hanno fatto niente di male; sono venuti negli Stati Uniti illegalmente, ma non di loro propria volontà, giacché a quel tempo erano bambini.

Sono, secondo tutti i dati disponibili, un segmento esemplare della nostra popolazione: giovani che lavorano duramente, molti dei quali cercano di migliorare sé stessi attraverso un’istruzione superiore. Sono impegnati al rispetto dei valori del loro paese – perché l’America è il loro paese.

Strappar via il tappeto da sotto i piedi dei Dreamers – forse persino usando informazioni che essi hanno offerto volontariamente, per provocar loro un danno e deportarli – è un tradimento crudele. Ed è provocato con tutta evidenza da una ostilità razziale. Qualcuno può credere che starebbe accadendo una cosa del genere se il tipico dreamer fosse nato, diciamo, in Norvegia, anziché in Messico?

Eppure Sessions ha scelto di mettere in prima linea l’economia nel suo discorso, dichiarando che il DACA, che consente ai dreamers di lavorare legalmente, ha “negato posti di lavoro a centinaia di migliaia di americani consentendo che quegli stessi posti di lavoro vadano a stranieri illegali”. Il che è semplicemente falso, e la decisione di partire da tale falsità vi dice molto, non solo a proposito della stessa decisione, ma in generale sulla Amminisrazione Trump.

È vero che Trump e compagni raccontano un sacco di falsità sull’economia (come su tutto il resto).

Il giorno dopo l’annuncio che avrebbe abrogato il DACA, Trump ha fatto un discorso sulla riforma fiscale nel quale ha sostenuto, come aveva fatto in varie occasioni, che l’america è “la nazione maggiormente tassata al mondo”. Come i ‘verificatori dei fatti’ hanno messo in evidenza tutte le volte che egli lo ha detto, questo non è solo falso, è quasi l’opposto della verità – gli Stati Uniti raccolgono meno tasse, come quota del reddito nazionale, rispetto a quasi tutte le altre economie avanzate. Ma Trump continua semplicemente a ripetere la bugia.

Dunque, il fatto che i dirigenti abbiano fatto affermazioni false sull’economia del DACA, in un certo senso, è solo il modo di operare normale di questa Amministrazione. Tuttavia, direi che in questo contesto esso è particolarmente degno di nota, e particolarmente vile.

Da una parte, che cosa rappresentavano quei discorsi sui posti di lavoro, inseriti persino in una dichiarazione del Procuratore Generale?

La linea ufficiale dell’Amministrazione è che Trump non aveva scelta, che stava assumendo con rammarico una iniziativa severa perché il DACA era stato un utilizzo illegale del potere esecutivo – la qual cosa si può anche supporre che fosse la ragione per la quale il discorso è venuto da Sessions piuttosto che dallo stesso Presidente. Effettivamente l’argomento legale per il DACA era abbastanza forte, e mettere Sessions in prima fila aveva probabilmente a che fare con la viltà di Trump più che con ogni altro aspetto. Ma in ogni caso, aggiungere “e tra al’altro stanno rubando i nostri posti di lavoro”, invalida l’intera pretesa.

Inoltre, la pretesa costituiva, come ho detto, un ragionamento economico da spazzatura.  L’idea che ci sia un numero stabilito di posti di lavoro, cosicché se un lavoratore nato all’estero prende un posto di lavoro lo toglie ad un lavoratore ‘nativo’, è compleamente all’opposto di tutto quello che conosciamo sul funzionamento dell’economia. Sentirla dire ad un conservatore è particolarmente irreale.

La verità è che consentire ai dreamers di lavorare legalmente aiuta l’economia degli Stati Uniti; spingerli fuori o al lavoro nero è negativo per tutti, ad eccezione dei razzisti.

Per comprendere il motivo, si deve capire che l’America, come le altre economie avanzate, sta fronteggiando una sfida demografica in un duplice senso, grazie alla fertilità che diminuisce.

Da una parte, una popolazione che invecchia significa meno lavoratori che pagano le tasse per sostenere i programmi della Previdenza Sociale e Medicare. La demografia è la ragione principale per la quale le previsioni di lungo periodo indicano problemi per la Previdenza Sociale, ed è una ragione importante per le preoccupazioni su Medicare. Mettere fuori lavoratori giovani che all’interno di quel sistema pagheranno per molti decenni è un modo per rendere peggiori questi problemi.

D’altra parte, una crescita in calo della popolazione in età lavorativa riduce i rendimenti degli investimenti privati, aumentando il rischio di prolungate recessioni come quella che seguì la crisi finanziaria del 2008.

Non è per caso che il Giappone, che ha una bassa fertilità ed è profondamente ostile all’immigrazione, ha cominciato a conoscere una persistente deflazione ed una stagnazione un decennio prima del resto del mondo. Distruggere il DACA rende l’America più simile al Giappone. Perché dovremmo volerlo?

Che dire della pretesa che i lavoratori immigrati siano in competizione con i meno istruiti lavoratori autoctoni, abbassandoo i loro salari e aumentando l’ineguaglianza nei redditi? La maggioranza delle prove indica che si tratta di una tesi sbagliata, ma essa comunque è irrilevante in questo caso: i dreamers sono un gruppo relativamente ben istruito, molto diverso dagli immigranti senza documenti che arrivano come adulti.

In breve, permettere ai dreamers di lavorare è intramente un vantaggio economico per il resto della nostra nazione, senza lati negativi, a meno che non si abbia qualcosa contro la gente con la pelle scura ed i cognomi ispanici. Che è, naturalmente, la vera ragione di tutta la faccenda.

 

 

 

[1] Si tratta di una iniziativa in materia di immigrazione, approvata dalla Amministrazione Obama nel giugno del 2012. Tale politica permette ad alcuni individui che sono entrati negli Stati Uniti illegalmente e come minori di ricevere un biennio rinnovabile di differimento delle iniziative di deportazione e di permesso della idoneità al lavoro.

[2] Vengono chiamati “dreamers” (che forse non casualmente significa “Sognatori”) perché godono di benefici che derivano da una proposta di legge – approvata solo dal Senato – che ha l’acronimo di DREAM, “Legge per lo sviluppo, l’aiuto e l’istruzione di minori stranieri”.  Tale legge, da quanto comprendo, è stata approvata solo da un ramo del Congresso, dunque non sarebbe in funzione. Probabilmente alcuni suoi contenuti sono in atto per effetto di azioni amministrative della Amministrazione Obama, decise dopo la bocciatura da parte della Camera dei Rappresentanti. Comunque bisogna distinguere: il DACA è una iniziativa amministrativa della Amministrazione Obama, il DREAM è una proposta di legge, che ispira il DACA ma che non è diventata legge.

 

 

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"