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Porto Rico, Trump e le tasse (dal blog di Krugman, 11 ottobre 2017)

 

OCT 11 8:34 AM

Puerto Rico, Trump and Taxes

Paul Krugman

Brad Setser has a really interesting post on Puerto Rico’s balance of payments – unlike states, the territory keeps track of exports and imports both to the U.S. mainland and the rest of the world. As it happens, his analysis bears pretty much directly on Howard Gleckman’s critique of Kevin Hassett’s disgraceful performance at the Tax Policy Center.

As Setser notes, Puerto Rico used to be a major tax haven for manufacturing corporations. Much of this tax advantage has now ended, but its legacy is still visible in trade statistics. Specifically, PR runs, on paper, a huge trade surplus in pharmaceuticals – $30 billion a year, almost half the island’s GNP. Yes, “N” not “D” – very important in this case, as in Ireland.

But the pharma surplus is basically a phantom, driven by transfer pricing: pharma subsidiaries in Ireland charge themselves low prices on inputs they buy from their overseas subsidiaries, package them, then charge themselves high prices on the medicine they sell to, yes, their overseas subsidiaries. The result is that measured profits pop up in Puerto Rico – profits that are then paid out in investment income to non-PR residents. So this trade surplus does nothing for PR jobs or income.

What does this have to do with Hassett? Well, he told TPC – while insulting the institution and impugning its integrity – that transfer pricing driven by high nominal US corporate taxes is responsible for half the U.S. trade deficit, and that cutting these taxes would therefore be a big job creator. Never mind whether his estimate is right: even if it were, as Gleckman says, changing the transfer pricing would affect the accounting, but nothing real. It would be exactly like Puerto Rico’s pharma surplus: a phantom improvement, statistically impressive to the uninformed but signifying nothing.

 

Porto Rico, Trump e le tasse

di Paul Krugman

Brad Setser pubblica un post davvero interessante sulla bilancia dei pagamenti di Porto Rico – diversamente dagli altri Stati, quel territorio continua a tener traccia delle esportazioni e delle importazioni sia con la casa madre degli Stati Uniti che con il resto del mondo. Si dà il caso che la sua analisi si fondi abbastanza direttamente sulla critica di Howard Gleckman della prestazione disgraziata di Kevin Hassett al Tax Policy Center.

Come osserva Setser, Porto Rico era solito costituire un importante rifugio fiscale per le imprese manifatturiere. Buona parte di quel vantaggio fiscale è adesso terminata, ma la sua eredità è ancora visibile nelle statistiche commerciali. In particolare, Porto Rico gestisce, sulla carta, un vasto avanzo commerciale sui prodotti farmaceutici – 30 miliardi di dollari all’anno, quasi la metà del Prodotto Nazionale Lordo dell’isola. Sì, Prodotto Nazionale e non Prodotto Interno [1] – in questo caso la differenza è molto importante, come in Irlanda.

Ma il surplus farmaceutico è fondamentalmente un fantasma, provocato dal prezzo dei trasferimenti: le imprese sussidiarie farmaceutiche in Irlanda caricano su di sé i bassi prezzi sugli apporti che acquistano dalle loro sussidiarie oltreoceano, li impacchettano, poi caricano esse stesse alti prezzi sulle medicine che rivendono proprio alle loro sussidiarie oltreoceano. Il risultato è che i profitti accertati emergono a Porto Rico – profitti che vengono pagati in reddito di investimenti ai non residenti in Porto Rico. Dunque, questo avanzo commerciale non produce niente per i posti di lavoro i redditi di Porto Rico.

Che cosa ha a che fare tutto questo con Hasset? Ebbene, egli ha detto al Tax Policy Center – in mezzo a insulti a quell’Istituto e a obiezioni alla sua integrità morale – che il prezzo dei trasferimenti spinto da alte tasse nominali delle società statunitensi è responsabile per la metà del deficit commerciale, e che tagliare quelle tasse sarebbe di conseguenza una grande creazione di posti di lavoro. Non importa se questa stima sia giusta: anche se lo fosse, come dice Gleckman, modificare i prezzi di trasferimento influenzerebbe la contabilità, non la realtà. Sarebbe esattamente come l’avanzo sui prodotti farmaceutici: un miglioramento fantasma, statisticamente impressionante per coloro che non sono informati, ma di nessun significato.

 

 

 

[1] Il PNL è pari al PIL (il valore dei beni e servizi prodotti in un paese), più i flussi provenienti dagli asset all’estero dei cittadini di quel paese.

 

 

 

 

 

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