Paul Krugman OCT. 6, 2017
By all accounts, Rex Tillerson has demoralized and degraded the State Department to the point of uselessness. Tom Price did much the same to Health and Human Services before jetting off. Scott Pruitt has moved rapidly to eliminate the “protection” aspect of the Environmental Protection Agency. And similar stories are unfolding throughout the executive branch.
Donald Trump has, in short, been like a Category 5 hurricane sweeping through the U.S. government, leaving devastation in his wake. And one question I don’t see being asked often enough is, will the same thing happen to the Federal Reserve? And if it does, how disastrous will that end up being for the world economy?
The Fed, which sets monetary policy, is by far our most important economic agency; its chairwoman (or chairman) is arguably the most powerful economic official in the world, more than the president himself. Its institutional status is peculiar: It isn’t exactly part of the executive branch, but it isn’t exactly independent, either. Its board members are appointed by the president subject to congressional approval, but have traditionally been technocrats expected to distance themselves from partisan politics.
That is, however, a norm rather than a legal requirement. And we know what tends to happen to norms in the Trump era.
For more than a decade the Fed chair has been a distinguished academic economist — first Ben Bernanke, then Janet Yellen. You might wonder how such people, who have never been in the business world, who have never met a payroll, would deal with real-world economic problems; the answer, in both cases: superbly.
In particular, both Bernanke and Yellen responded effectively to a once-in-three-generations economic crisis despite constant heckling from back-seat drivers in Congress and on the political right in general. And their intellectual and moral courage has been completely vindicated by events.
Given this track record, you might expect to see either Yellen reappointed or an equally qualified technocrat take her place. But remember, we’re living in the age of Trump, which means that we should actually expect the worst.
It seems safe to assume that Trump himself understands nothing about monetary policy. True, he’s pronounced on the subject fairly often, but not in any coherent way. One day he praises low interest rates for boosting the economy; the next he denounces them for hurting the incomes of the middle class. So trying to guess his Fed choice from his policy views is a mug’s game.
What he’s more likely to do is what he’s done with many other appointments: defer to congressional Republican leaders — leaders who, on matters monetary, have been wrong about everything.
When the financial crisis struck in 2008, it was essential that the Fed engage in aggressive monetary expansion — loosely speaking, print lots of money. There are circumstances in which that kind of action would be inflationary, but economists (like Bernanke and, well, yours truly) who had studied the subject understood that this wasn’t one of those times. Indeed, inflation stayed quiescent even as the Fed quadrupled the monetary base.
But congressional leaders fought these necessary measures every step of the way. Most notably, Paul Ryan, who gets his ideas about monetary policy from Ayn Rand novels, berated Bernanke, claiming that his policies would debase the dollar and lead to runaway inflation.
Writing with John Taylor, one of the people whose name is being floated as a possible Fed chairman, Ryan went so far as to suggest that the Fed’s policies were part of a politically motivated attempt to bail out President Obama’s fiscal policies. And so on.
And it goes more or less without saying that none of the people who kept warning that the Fed would cause terrible inflation have admitted having been wrong, or learned anything from the experience.
What all this means is that if congressional Republicans play a large role in selecting the next Fed chair, they’ll insist that it be someone who has been wrong about everything for the past decade.
Kevin Warsh, a former Fed governor widely considered a favorite for the job, certainly fits the bill. He warned about inflation in the midst of global economic collapse; he argued vigorously against doing anything, monetary or other, to fight 10 percent unemployment; he warned that the United States was about to turn into Greece, Greece I tell you. And he has shown no hint of being chastened by the failure of events to play out the way he expected.
Now, I don’t know who Trump will actually pick to head the Federal Reserve. It might actually end up being someone smart, knowledgeable and honest. Hey, there’s a first time for everything.
But surely it’s possible, even probable, that the Federal Reserve, like other government agencies, is about to get Trumpified, that one of American policy’s last remaining havens of competence and expertise will soon share in the general degradation. And won’t that be fun when the next crisis hits?
Trump farà la Fed a sua immagine e somiglianza? Di Paul Krugman
New York Times 6 ottobre 2017
Da tutti i punti di vista, Rex Tillerson ha scoraggiato e degradato il Dipartimento di Stato sino a renderlo inutile. Tom Price fece praticamente lo stesso alla Sanità ed ai Servizi alla Persona prima di prendere il volo. Scott Pruitt si è dato rapidamente da fare per eliminare l’aspetto della “protezione” dalla Agenzia della Protezione dell’Ambiente. E storie simili stanno accadendo in tutto il ramo delle funzioni esecutive.
In poche parole, Donald Trump è stato come un uragano della Categoria 5, che si è diffuso velocemente sul Governo degli Stati Uniti, lasciando devastazione alle sue spalle. E non mi pare che venga posta con la giusta insistenza una domanda, accadrà lo stesso alla Federal Reserve? E se sarà così, quanto finirà con l’essere disastroso per l’economia mondiale?
La Fed, che stabilisce la politica monetaria, è di gran lunga la nostra più importante agenzia economica: la sua Presidentessa (o il suo Presidente) è probabilmente il dirigente economico più potente al mondo, più dello stesso Presidente degli Stati Uniti. Il suo status istituzionale è particolare: non fa esattamente parte del settore esecutivo, ma non è neppure esattamente indipendente. I componenti del suo organo dirigente sono nominati dal Presidente sulla base di una approvazione del Congresso, ma sono sempre stati tecnocrati che ci si aspetta stiano fuori dalla politica di parte.
Questa è, tuttavia, è una consuetudine piuttosto che una condizione di legge. E nell’epoca di Trump sappiamo cosa tendono a divenire tali consuetudini.
Per più di un decennio alla Presidenza della Fed ci sono stati stati illustri economisti accademici – prima Ben Bernanke, poi Janet Yellen. Ci si poteva chiedere come tali persone, che non sono mai state nel mondo degli affari, che non hanno mai avuto esperienza di un libro paga, avrebbero affrontato i problemi economici del mondo reale; in entrambi i casi, la risposta è: superbamente.
In particolare, sia Bernanke che la Yellen hanno risposto efficacemente ad una crisi economica che arriva una volta ogni tre generazioni, nonostante il costante disturbo proveniente da coloro che siedono sugli strapuntini del Congresso [1] e in generale dalla destra politica. E il loro coraggio intellettuale e morale è stato completamente confermato dagli eventi.
Dato questo curriculum, vi sareste aspettati o di vedere rinominata la Yellen, oppure che un tecnocrate di pari qualifica prendesse il suo posto. Ma ricordate che stiamo vivendo nell’epoca di Trump, il che comporta che effettivamente dovremmo aspettarci il peggio.
Sembra accertato che Trump stesso non capisca niente di politica monetaria. È vero, egli si è pronunciato abbastanza spesso su quel tema, ma senza alcuna coerenza. Un giorno elogia i bassi tassi di interesse per il sostegno che offrono all’economia; il giorno dopo li denunzia perché danneggiano i redditi della classe media. Così, cercare di fare una congettura sulla sua scelta per la Fed dai suoi punti di vista politici sarebbe un passatempo altamente improbabile.
Quello che è più probabile che faccia è quello che ha fatto in molte altre nomine: passare la faccenda ai dirigenti repubblicani del Congresso – dirigenti che, sulle questioni monetarie, hanno sbagliato praticamente tutto.
Quando nel 2008 venne il colpo della crisi finanziaria, era fondamentale che la Fed si impegnasse in una aggressiva espansione monetaria – parlando più liberamente, che stampasse grandi quantità di denaro. Ci sono circostanze nelle quali azioni di quel tipo sarebbero inflazionistiche, ma gli economisti che avevano studiato quel tema (come Bernanke e, diciamo pure, come il sottoscritto) comprendevano che questo non era uno di quei periodi. In effetti, l’inflazione rimase quiescente anche se la Fed quadruplicò la base monetaria.
Ma i dirigenti del Congresso combatterono queste necessarie misure ad ogni passaggio. Il più famoso fu Paul Ryan, che deriva le sue idee in politica monetaria dai romanzi di Ayn Rand, che diede una strigliata a Bernanke, sostenendo che le sue politiche avrebbero ridotto il valore del dollaro e condotto ad una inflazione fuori controllo.
In uno scritto con John Taylor, una delle persone il cui nome sta circolando come possibile Presidente della Fed, Ryan si spinse sino a suggerire che le politiche della Fed erano parte di un tentativo politicamente motivato di operare un salvataggio delle politiche di finanza pubblica del Presidente Obama. E si potrebbe proseguire.
E non è il caso di aggiungere che nessuna delle persone che continuavano ad ammonire che la Fed avrebbe provocato una inflazione terribile hanno ammesso di aver avuto torto, o hanno imparato niente da quella esperienza.
Quello che tutto questo significa è che se i repubblicani del Congresso giocano un ruolo importante nello scegliere la futura Presidenza della Fed, insisteranno perché sia qualcuno che nel passato decennio ha sbagliato su tutto.
Kevin Warsh, un passato Governatore della Fed, considerato da molti un favorito per l’incarico, di sicuro ha tali caratteristiche. Egli mise in guardia dall’inflazione nel bel mezzo del collasso economico globale; prese posizione vigorosamente contro il fare alcunché, dal punto di vista monetario o da altri punti di vista, per combattere una disoccupazione al 10 per cento; ammonì che gli Stati Uniti erano prossimi a seguire l’esempio della Grecia, niente di meno. E non ha mostrato alcun cenno di pentimento per la mancata realizzazione di eventi che si era immaginato.
Ora, io non so chi Trump effettivamente sceglierà alla direzione della Fed. Potrebbe in realtà finire con l’essere una persona intelligente, esperta ed onesta. Perché no, c’è una prima volta per tutto.
Ma è certamente possibile, persino probabile, che la Federal Reserve, come altre agenzie del Governo, sia vicina a diventare l’immagine di Trump, ovvero che l’ultimo rifugio rimasto di competenza e di esperienza venga presto coinvolto nel degrado generale. E non sarà divertente, quando andremo a sbattere nella prossima crisi?
[1] “Back-seat driver” è il passeggero di una autovettura (di solito un taxi) che passa il tempo a criticare il conducente. Traduco con i ‘seduti sugli strapuntini’, perché non hanno alcuna responsabilità primaria.
By mm
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