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Giorni di avidità e di disperazione (dal blog di Paul Krugman)

 

Days of Greed and Desperation

Paul Krugman

NOVEMBER 17, 2017 11:06 AM

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These are not good times, politically, for Republicans. The Virginia blowout showed that the Trump backlash is real, and will show up in actual votes, not just polls. A series of local elections have produced Democratic victories in hitherto deep-red regions. Despite gerrymandering and the inherent disadvantage caused by concentration of minority voters in urban districts, Democrats are probably mild favorites to take the House; thanks to Roy Moore, they even have a chance of taking the Senate, despite what was supposed to be an impossible map. “A wave is a’ coming” says the Cook Political Report.

And when it comes to governorships, in which, oddly enough, the winner is the person who gets the most votes, a huge flip to Dems seems likely.

Add in, too, events that are likely to damage the GOP brand even more. There’s really no question about Trump/Putin collusion, and Trump in fact continues to act like Putin’s puppet. The only question is how high the indictments will reach, and how much damage they’ll do. But it won’t be good.

You might think, given this background, that Republicans would moderate their policies in an attempt to limit the damage. But if anything they’re doing the opposite. The House tax bill is wildly regressive; the Senate bill actually raises taxes on most families, while including a special tax break for private planes. In effect, the GOP is giving middle-class Americans a giant middle finger. What’s going on?

A large part of the answer, I’d suggest, is that many Republicans now see themselves and/or their party in such dire straits that they’re no longer even trying to improve their future electoral position; instead, it’s all about grabbing as much for their big donors while they still can. Freedom’s just another word for nothing left to lose; in the GOP’s case, that means the freedom to be the party of, by, and for oligarchs they always wanted to be.

This calculus is clearest in the case of House members representing the kinds of districts — educated, relatively affluent, traditionally moderate Republican — that went Democratic by huge landslides in Virginia. If 2018 ends up being anything like what now seems likely, these members will need new jobs in 2019 whatever they do — and the best jobs will be as K Street lobbyists, except for a few who will get gigs as Fox News or “think tank” experts. In other words, one way or another their future lies in collecting wingnut welfare, which means that their incentives are entirely to be loyal ideologues even if it’s very much at their constituents’ expense.

The Senate is a bit different; there aren’t a lot of obviously doomed Republicans. But there’s very good reason to believe that the next few months will be the last chance they have to deliver on their promises to the Kochs and suchlike. After that, dominoes will start falling: maybe the loss of Alabama, reducing their narrow majority even further, maybe indictments that cripple the White House even further, eventually loss of one or both Houses of Congress. So their incentive is to stuff everything the donors want, no matter how outrageous — tax hikes on most of the population, tax breaks on private planes — through the sausage grinder right now.

I have to admit, I didn’t see this coming. And there’s a pretty good chance that this desperate grab will fail — remember, it only takes three Republican Senators with a shred of principle. But that’s where we are.

 

Giorni di avidità e di disperazione,

di Paul Krugman

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[1]

Politicamente, questi non sono bei giorni per i repubblicani. La netta sconfitta in Virginia ha mostrato che il contraccolpo per Trump è reale, e si manifesterà in voti effettivi, non solo nei sondaggi. Una serie di elezioni locali hanno prodotto vittorie democratiche in aree sino a questo momento profondamente repubblicane. Nonostante la suddivisione partigiana dei collegi elettorali e l’intrinseco svantaggio provocato dalla concentrazione degli elettori delle minoranze nei distretti urbani, i democratici sono con probabilità leggermente favoriti nella conquista della Camera dei Rappresentanti; grazie a Roy Moore [2] hanno persino una possibilità di conquistare il Senato, nonostante che lo si ritenesse un progetto impossibile. Cook Political Report dice che “sta arrivando un’ondata”.

Quando si passa alle cariche di Governatore, per le quali, sorprendentemente, il vincitore è quello che prende più voti, sembra probabile un ampio rovesciamento a favore dei democratici.

Inoltre, si aggiungano gli eventi che è probabile danneggino più ancora il marchio del Partito Repubblicano. In realtà non è in questione la collusione tra Trump e Putin, e di fatto Trump continua ad agire come una marionetta di Putin. L’unica domanda è quanto arriveranno in alto le messe in stato di accusa, e quanto danno provocheranno. Ma non sarà un passaggio semplice.

Potreste pensare, dato questo contesto, che i repubblicani moderino le loro politiche nel tentativo di limitare i danni. Ma stanno semmai facendo l’opposto. La proposta di legge sul fisco della Camera è apertamente regressiva; quella del Senato effettivamente alza le tasse sulla maggioranza delle famiglie, mentre include uno speciale sgravio fiscale per gli aeroplani privati. In sostanza, il Partito Repubblicano sta inviando alle classi medie un gigantesco gesto di irrisione col dito medio. Cosa sta succedendo?

Direi che in larga parte la risposta è che molti repubblicani adesso considerano sé stessi e/o il loro partito in tali terribili ambasce che non stanno più nemmeno cercando di migliorare la loro futura posizione elettorale; piuttosto tutto si risolve nel mantenere la presa sui loro finanziatori, per quanto è ancora possibile. La libertà è soltanto un’altra espressione per significare che non si ha più niente da perdere; nel caso del Partito Repubblicano, questo significa la libertà di essere quel partito degli oligarchi, al loro servizio e a loro favore, che hanno sempre voluto essere.

Questo calcolo è chiarissimo nel caso dei componenti della Camera che rappresentano quel genere di distretti elettorali – con una certa istruzione, relativamente benestanti, tradizionalmente repubblicani moderati – che sono andati ai democratici per effetto degli ampi smottamenti in Virginia. Se il 2018 finirà con l’essere qualcosa di simile a quello che adesso sembra probabile, qualsiasi cosa facciano questi congressisti avranno bisogno di nuovi posti di lavoro nel 2019 –  e i migliori posti di lavoro saranno come lobbisti di K Street [3] , ad eccezione di quei pochi che otterranno impieghi presso Fox News o come esperti di gruppi di ricerca della destra. In altre parole, in un modo o nell’altro il loro futuro consiste nel raccogliere forme di assistenza per i “trombati”, il che significa che i loro incentivi consistono esclusivamente nell’essere ideologhi fedeli, anche se in grandissima parte a spese della loro base elettorale.

Il Senato è un po’ diverso; lì non c’è una gran quantità di repubblicani destinati all’insuccesso. Ma c’è un’ottima ragione per credere che i prossimi mesi rappresenteranno l’ultima possibilità che hanno portare a compimento quello che hanno promesso ai Koch e simili. Dopo quello, le tessere dl domino cominceranno a cadere: forse con la perdita dell’Alabama, riducendo persino ulteriormente la loro risicata maggioranza, forse le richieste di rinvio a giudizio che azzopperanno anche maggiormente la Casa Bianca, alla fine la perdita di uno o di entrambi i rami del Congresso. Dunque la loro motivazione è infilare subito tutto quello che vogliono i finanziatori nel tritacarne, non importa quanto sia scandaloso – rialzi delle tasse sulla maggioranza della popolazione, sgravi fiscali sugli aerei privati.

Devo riconoscere che non mi ero accorto di questi sviluppi. E c’è una buona possibilità che questo disperato aggrapparsi fallisca – si ricordi, ci vorrebbero solo tre Senatori repubblicani dotati di un minimo di principi. Ma siamo a quel punto.

 

 

 

 

[1] La tabella – che indica le variazioni di reddito previste per le varie categorie di contribuenti al 2027 – non è strettamente attinente al post. E’ una specie di ‘memo’ che indica quello che i congressisti repubblicani sono disposti a fare, ovvero grandi regali ai più ricchi e danni anche al loro elettorato.

[2] Candidato repubblicano alle prossime elezioni in Alabama, gravato da accuse di molestie sessuali. Trump in questi giorni è uscito a suo sostegno, anche se i dissensi sono vasti (ad esempio, i giovani repubblicani dell’Alabama).

[3] È la strada di Washington nella quale si concentrano le sedi delle ‘lobbies’, al punto che è diventata nel linguaggio politico americano un sinonimo di attività lobbistica.

 

 

 

 

 

 

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