Paul Krugman NOV. 30, 2017
On Thursday morning, The New York Times revealed that Steven Mnuchin, the Treasury secretary, has been lying for months about Republican tax plans. Mnuchin has repeatedly claimed the existence of a Treasury report that — unlike every independent, nonpartisan assessment — found that these plans would pay for themselves, increasing growth and hence revenues so much that the deficit wouldn’t rise. But there is no such report, and never has been; Treasury staffers weren’t even asked to study the issue.
Also on Thursday, John McCain — who has delivered sanctimonious lectures on the importance of “regular order” in the Senate — declared his support for the G.O.P. tax bill. Remember, Senate leaders rushed this bill to the floor without holding any hearings or soliciting expert testimony (and tax policy is an area where you really, really need to hear from experts, lawyers and accountants even more than economists). In fact, at the time McCain declared his support, some key provisions were still secret, so they could be presented for a vote with no time for debate.
McCain declared that he had made his decision after “careful consideration.” Careful consideration of what? He didn’t even wait for an analysis of the bill’s economic impact by the Joint Committee on Taxation, Congress’s own scorekeeper — the only official assessment, since the Trump administration was, as I said, lying when it claimed to have its own analysis.
Later that day the joint committee delivered its predictable verdict: Like all other reasonable studies, its review found that the Senate bill would do little for U.S. economic growth, while directly hurting tens of millions of middle-class Americans, blowing up the deficit, lavishing benefits on the wealthy and opening up new frontiers for tax avoidance. But thanks to the moral collapse of McCain and other supposedly principled Republicans, at the time this column was filed the bill nonetheless seemed on track to clear the Senate.
But aren’t politicians always cynical? Not to this degree.
For one thing, there’s no precedent for this frantic rush to pass major legislation before anyone can figure out what’s in it or what it does. By way of comparison, the Affordable Care Act went through months of hearings before it was brought to the Senate floor; the full Senate then debated the bill for 25 straight days.
And there’s a world of difference between normal political spin — yes, all politicians try to emphasize the good aspects of their policies — and the outright lies that have marked every aspect of the selling of this thing.
Mnuchin said his department had a study showing great effects on growth; that was a lie. Donald Trump says the bill is “not good for me”; that’s a lie. Senator John Cornyn said, “This is not a bill that is designed primarily to benefit the wealthy and the large businesses”; that was a lie. Senator Bob Corker said he wouldn’t support a plan “adding one penny to the deficit”; that was a lie.
In other words, this whole process involves a level of bad faith we haven’t seen in U.S. politics since the days when defenders of slavery physically assaulted their political foes on the Senate floor.
There are two further things worth pointing out about this moral rot.
First, it is not, at a fundamental level, a story about Donald Trump, bad as he is: The rot pervades the whole Republican Party. Some details of the legislation do look custom-designed to benefit the Trump family, but both the broad outlines and the fraudulence of the sales effort would have been pretty much the same under any Republican president.
Second, the rot is wide as well as deep.
I’m not just talking about Republican politicians, although the tax debate should dispel any remaining illusions about their motives: Just about every G.O.P. member of Congress, including the sainted John McCain, is willing to put partisan loyalty above principle, voting for what they have to know is terrible and irresponsible legislation. The point, however, is that the epidemic of bad faith extends well beyond elected or appointed officials.
It was remarkable, for example, to see a group of Republican-leaning economists with serious professional credentials put out an open letter clearly intended to lend aid and comfort to Mnuchinesque promises of miraculous growth. True, they didn’t explicitly claim that tax cuts would pay for themselves. But they didn’t clearly state that they wouldn’t, either, leaving Mnuchin free to claim — as they have to have known he would — that the letter vindicated his position.
And weasel-wording aside, it turns out that the letter misrepresented the research on which it was supposedly based. In other words, the rot of bad faith that has spread through the G.O.P. has also infected many intellectuals affiliated with the party. Not all: Some anti-Trump conservatives have stood by their principles. But so far they have had little influence.
So what will it take to clean out the rot? The answer, basically, is overwhelming electoral defeat. Until or unless that happens, there’s no telling how low the G.O.P. will sink.
Le bugie repubblicane sul fisco dimostrano che il degrado è diffuso e profondo, di Paul Krugman
New York Times 30 novembre 2017
Giovedì mattina il New York Times ha rivelato che Steven Mnuchin, il Segretario al Tesoro, ha mentito per mesi sui progetti repubblicani sul fisco. Mnuchin ha ripetutamente sostenuto l’esistenza di un rapporto del Tesoro che – diversamente da tutte le valutazioni indipendenti, non di parte – ha scoperto che questi progetti si ripagherebbero da soli, aumentando la crescita e di conseguenza le entrate in modo tale che il deficit non crescerebbe. Ma tale rapporto non esiste e non è mai esistito; ai funzionari del Tesoro non è neppure stato chiesto di studiare quel tema.
Sempre giovedì, John McCain – che ha pontificato tramite prediche sull’importanza di un “procedimento normale e ordinato” al Senato – ha dichiarato il suo sostegno alla proposta di legge sulle tasse del Partito Repubblicano. Si ricordi, i leader del Senato hanno portato di corsa la proposta di legge in aula senza tenere alcuna audizione o richiedere testimonianze di esperti (e la politica fiscale è un settore nel quale c’è davvero bisogno di ascoltare esperti, legali e commercialisti ancor più che economisti). Di fatto, nel mentre McCain dichiarava il suo sostegno, alcune disposizioni fondamentali erano ancora segrete, in modo tale che potevano essere messe ai voti senza che ci fosse alcun tempo per il dibattito. McCain ha dichiarato di aver preso quella decisione dopo una “valutazione scrupolosa”. Valutazione scrupolosa di che cosa? Non ha neppure atteso l’analisi sull’impatto economico della proposta da parte del Comitato Congiunto sulla Tassazione, l’organo del Congresso che stabilisce i punteggi – il solo giudizio ufficiale, dal momento che, come ho detto, l’Amministrazione Trump aveva mentito sostenendo di avere una propria analisi.
Dopo quel giorno il Comitato Congiunto ha emesso il suo prevedibile verdetto: come ogni altro studio sensato, il suo esame ha concluso che la proposta del Senato avrebbe fatto poco per la crescita economica degli Stati Uniti, mentre avrebbe colpito direttamente milioni di americani della classe media, fatto esplodere il deficit, profuso benefici sui ricchi e aperto nuove frontiere all’elusione fiscale. Ma grazie al collasso morale di McCain e di altri repubblicani che si supponevano persone di principi, nel momento in cui questo mio articolo veniva depositato, nondimeno la proposta di legge sembrava prossima a superare il giudizio del Senato.
Ma gli uomini politici non sono sempre cinici? Non in questa misura.
Intanto, non c’è alcun precedente a questa convulsa furia nel far approvare una legge importante prima che nessuno possa immaginarsi cosa contiene e che effetti produce. A titolo di esempio, la Legge sulla Assistenza Sostenibile passò attraverso mesi di audizioni prima di essere portata nell’aula del Senato; in seguito l’intero Senato la discusse per 25 giorni di fila.
E c’è una enorme differenza tra una normale manipolazione politica – perché è vero che tutti i politici cercano di enfatizzare gli aspetti positivi delle loro politiche – e le aperte menzogne che hanno segnato ogni passaggio di promozione di questa proposta.
Mnuchin ha detto che il Dipartimento aveva uno studio che mostrava grandi effetti sulla crescita; era una bugia. Donald Trump dice che la proposta “per me non è un affare”; è una bugia. Il Senatore John Cornyn ha detto: “Questa non è una proposta di legge rivolta principalmente ad avvantaggiare i ricchi e le grandi imprese”; è una bugia. Il Senatore Bob Corker ha detto che non avrebbe approvato un piano “che aumenti il deficit di un penny”; è una bugia.
In altre parole, l’intera procedura mostra un livello di malafede che non avevamo visto nella politica degli Stati Uniti dai giorni nei quali i difensori della schiavitù non aggreditorno fisicamente i loro avversari nell’aula del Senato.
Ci sono due altre cose che meritano di essere messe in evidenza a proposito di questa degradazione morale.
La prima, questa non è, fondamentalmente una storia che riguarda Donald Reagan, pur con tutte le sue colpe: il marcio pervade l’intero Partito Repubblicano. Alcuni dettagli della legge effettivamente paiono tagliati su misura per beneficiare la famiglia Trump, ma sia il profilo generale che gli inganni nello sforzo di promuoverla sarebbero stati grosso modo gli stessi con ogni Presidente repubblicano.
La seconda, il degrado è altrettanto vasto che profondo. Non sto solo parlando dei politici repubblicani, sebbene il dibattito sul fisco dovrebbe dissipare qualsiasi residua illusione sulle loro motivazioni; proprio quasi tutti i membri repubblicani del Congresso, incluso il beato John McCain, sono disponibili a collocare la fedeltà di parte sopra i principi, votando per quella che essi devono sapere è una legge tremenda e irresponsabile. Il punto, tuttavia, è che l’epidemia di malafede si estende ben oltre i dirigenti eletti o nominati.
Ha fatto impressione, ad esempio, vedere un gruppo di economisti di tendenze repubblicane con serie credenziali professionali che hanno pubblicato una lettera aperta chiaramente intesa a prestare aiuto e conforto alle promesse di crescita miracolosa di Mnuchin. È vero, non hanno esplicitamente sostenuto che gli sgravi fiscali si sarebbero ripagati da soli. Ma non hanno neppure chiaramente dichiarato che non l’avrebbero fatto, lasciando Mnuchin libero di sostenere – come dovevano sapere avrebbe fatto – che la lettera risarciva la sua posizione.
E a parte il linguaggio subdolo, viene fuori che la lettera snaturava la ricerca sulla quale si supponeva fosse basata. In altre parole, il degrado della malafede che si è diffuso nel Partito Repubblicano ha infettato anche molti intellettuali affiliati al Partito. Non tutti: alcuni conservatori ostili a Trump sono rimasti dalla parte dei loro principi. Ma sinora hanno avuto una influenza modesta.
Dunque, cosa ci vorrà per ripulire questo degrado? La risposta è, fondamentalmente: una schiacciante sconfitta elettorale. Sino a che o senza che accada questo, non si può dire quanto il Partito Repubblicano andrà a fondo.
By mm
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