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Il disgusto, la rozzezza e Trump, di Paul Krugman (New York Times 22 febbraio 2018)

 

Nasty, Brutish and Trump

Paul Krugman FEB. 22, 2018

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On Wednesday, after listening to the heart-rending stories of those who lost children and friends in the Parkland school shooting — while holding a cue card with empathetic-sounding phrases — Donald Trump proposed his answer: arming schoolteachers.

It says something about the state of our national discourse that this wasn’t even among the vilest, stupidest reactions to the atrocity. No, those honors go to the assertions by many conservative figures that bereaved students were being manipulated by sinister forces, or even that they were paid actors.

Still, Trump’s horrible idea, taken straight from the N.R.A. playbook, was deeply revealing — and the revelation goes beyond issues of gun control. What’s going on in America right now isn’t just a culture war. It is, on the part of much of today’s right, a war on the very concept of community, of a society that uses the institution we call government to offer certain basic protections to all its members.

Before I get there, let me remind you of the obvious: We know very well how to limit gun violence, and arming civilians isn’t part of the answer.

No other advanced nation experiences frequent massacres the way we do. Why? Because they impose background checks for prospective gun owners, limit the prevalence of guns in general and ban assault weapons that allow a killer to shoot dozens of people before he (it’s always a he) can be taken down. And yes, these regulations work.

Take the case of Australia, which used to experience occasional American-style gun massacres. After a particularly horrific example in 1996, the government banned assault weapons and bought such weapons back from those who already had them. There have been no massacres since.

Meanwhile, anyone who imagines that amateurs packing heat can be counted on to save everyone from a crazed killer with a semiautomatic weapon — as opposed to shooting one another or third parties in the confusion — has seen too many bad action movies.

But as I said, this isn’t just about guns. To see why, consider the very case often used to illustrate how bizarrely we treat guns: how we treat car ownership and operation.

It’s true that it’s much harder to get a driver’s license than it is to buy a lethal weapon, and that we impose many safety standards on our vehicles. And traffic deaths — which used to be far more common than gun deaths — have declined a lot over time.

Yet traffic deaths could and should have fallen a lot more. We know this because, as my colleague David Leonhardt points out, traffic deaths have fallen much more in other advanced countries, which have used evidence-based policies like lower speed limits and tightened standards for drunken driving to improve their outcomes. Think the French are crazy drivers? Well, they used to be — but now they’re significantly safer in their cars than we are.

Oh, and there’s a lot of variation in car safety among states within the U.S., just as there’s a lot of variation in gun violence. America has a “car death belt” in the Deep South and the Great Plains; it corresponds quite closely to the firearms death belt defined by age-adjusted gun death rates. It also corresponds pretty closely to the Trump vote — and also to the states that have refused to expand Medicaid, gratuitously denying health care to millions of their citizens.

What I’d argue is that our lethal inaction on guns, but also on cars, reflects the same spirit that’s causing us to neglect infrastructure and privatize prisons, the spirit that wants to dismantle public education and turn Medicare into a voucher system rather than a guarantee of essential care. For whatever reason, there’s a faction in our country that sees public action for the public good, no matter how justified, as part of a conspiracy to destroy our freedom.

This paranoia strikes both deep and wide. Does anyone remember George Will declaring that liberals like trains, not because they make sense for urban transport, but because they serve the “goal of diminishing Americans’ individualism in order to make them more amenable to collectivism”? And it goes along with basically infantile fantasies about individual action — the “good guy with a gun” — taking the place of such fundamentally public functions as policing.

Anyway, this political faction is doing all it can to push us toward becoming a society in which individuals can’t count on the community to provide them with even the most basic guarantees of security — security from crazed gunmen, security from drunken drivers, security from exorbitant medical bills (which every other advanced country treats as a right, and does in fact manage to provide).

In short, you might want to think of our madness over guns as just one aspect of the drive to turn us into what Thomas Hobbes described long ago: a society “wherein men live without other security than what their own strength and their own invention shall furnish them.” And Hobbes famously told us what life in such a society is like: “solitary, poor, nasty, brutish and short.”

 

Il disgusto, la rozzezza e Trump, di Paul Krugman

New York Times 22 febbraio 2018

Mercoledì, dopo aver ascoltato i racconti strazianti di coloro che hanno perso figli ed amici nella sparatoria della scuola di Parkland – mentre reggeva un copione con frasi che parevano umane – Donald Trump ha proposto la sua soluzione: armare gli insegnanti.

Ciò ci dice qualcosa sullo stato del nostro dibattito nazionale, che non era apparso neppure tra le reazioni più vili e sciocche a quel fatto atroce. In effetti, quei riconoscimenti devono andare ai giudizi di molti conservatori, secondo i quali gli studenti in lutto erano manipolati da forze scellerate, o persino che erano attori a compenso.

Eppure, l’orribile idea di Trump, desunta direttamente dal libretto delle strategie della Associazione nazionale dei produttori di armi (NRA), è stata profondamente rivelatrice – e la rivelazione va oltre il tema del controllo delle armi. Quello che sta accadendo in questo momento in America non è solo una guerra tra culture. È, da parte di un cospicuo raggruppamento della destra odierna, una guerra sul concetto stesso di comunità, di una società che usa l’istituzione che chiamiamo Governo per offrire alcune principali protezioni a tutti i suoi componenti.

Prima di arrivare a questo punto, consentitemi che vi ricordi quello che è evidente: sappiamo tutti bene come porre un limite alla violenza armata, e armare i civili non fa parte della risposta.

Nessuna altra nazione avanzata ha frequenti esperienze di massacri come abbiamo noi. Perché? Perché esse impongono controlli delle referenze ai futuri possessori di armi, in generale limitano la diffusione degli armamenti e mettono al bando le armi d’assalto che consentono a un omicida di sparare a dozzine di persone prima che lui (è sempre un ‘lui’) sia steso a terra. E di fatto, queste regole funzionano.

Si prenda il caso dell’Australia, che era solita avere esperienze di massacri con armi del tipo dei massacri americani. Dopo un caso particolarmente efferato nel 1996, il Governo mise al bando le armi da assalto e riacquistò tali armi da coloro che già le avevano. Da allora non c’è stato alcun massacro.

Di contro, coloro che si immaginano che si può far conto sugli ‘amatori’ che girano armati per salvare chiunque da un assassino impazzito con un’arma semiautomatica – anziché, nella confusione, spararsi l’uno sull’altro o su persone estranee – hanno visto troppi cattivi film d’azione.

Ma come ho detto, questo non riguarda solo i fucili. Per capire in che senso, si consideri proprio l’argomento che spesso viene utilizzato per mostrare in quale modo bizzarro ci comportiamo con le armi: come regoliamo la proprietà e l’organizzazione nel settore degli autoveicoli.

È un fatto che è molto più difficile ottenere una licenza per la guida di una automobile che per acquistare un’arma letale, e che imponiamo molte regole di sicurezza sui nostri veicoli. E, nel corso del tempo, le morti sulle strade – che erano molto più comuni delle morti da sparatorie – sono molto calate.

Tuttavia, le morti sulle strade potrebbero e dovrebbero diminuire molto di più. Lo sappiamo, come mette in evidenza il mio collega David Leonhardt, perché le morti da traffico sono calate assai di più in altri paesi avanzati, i quali basandosi sull’esperienza hanno utilizzato politiche come limiti di velocità più bassi ed hanno dato una stretta, per migliorare i loro risultati, alla guida in stato di ebbrezza. Pensate che i francesi siano guidatori pazzeschi? Ebbene, lo erano – ma oggi sono assai più sicuri nelle loro macchine di quanto non lo siamo noi.

Inoltre, ci sono molte differenze nella sicurezza nelle automobili tra i vari Stati all’interno degli Stati Uniti – proprio come ci sono molte differenze nella violenza armata. Nel Profondo Sud e nelle Grandi Pianure l’America ha “un’area delle morti da traffico”: essa corrisponde abbastanza da vicino all’area delle morti da armi definita dai tassi di mortalità a seguito di sparatorie, corretti sula base dell’età. Corrisponde anche abbastanza da vicino ai voti ottenuti da Trump – ed anche agli Stati che si sono rifiutati di ampliare Medicaid, negando senza ragione l’assistenza sanitaria a milioni di loro concittadini.

Quello che intendo dire è che la nostra letale inerzia sulle armi, ma anche sulle automobili, riflette lo stesso spirito che ci sta spingendo a trascurare le infrastrutture e a privatizzare le carceri, lo spirito che vuole smantellare l’istruzione pubblica e trasformare Medicare in un sistema di ‘voucher’ anziché in una garanzia di assistenza universale di base. Per una qualche ragione, nel nostro paese c’è una fazione che considera l’iniziativa pubblica per il bene di tutti, a prescindere da quanto è giustificata, come parte di una cospirazione per distruggere la nostra libertà.

Questa paranoia agisce nel profondo e con ampiezza. Si ricorda qualcuno George Will [1] che dichiarava che ai progressisti piacciono i treni, non perché siano fondamentali nel trasporto urbano, ma perché servono all’ “obbiettivo di ridurre l’individualismo degli americani allo scopo di renderli più disponibili al collettivismo?” E questo va avanti con fantasie fondamentalmente infantili sulla azione individuale – il “buonuomo con un fucile” – che prendono il posto di funzioni fondamentalmente pubbliche come la sorveglianza.

In ogni modo, questa fazione politica sta facendo tutto quello che può per spingerci a diventare una società nella quale le persone non possono contare su una comunità che fornisca loro neppure le più elementari garanzie di sicurezza – sicurezza da pistoleri impazziti, sicurezza da guidatori ubriachi, da esorbitanti conti sanitari (cose che ogni altro paese avanzato considera alla stregua di diritti e di fatto opera per garantire).

In breve, dovreste pensare alla nostra follia sulle armi solo come un aspetto del condurci a quel mutamento che Thomas Hobbes descriveva molto tempo fa: una società “nella quale gli uomini vivono senza altra sicurezza di quella che la loro stessa forza e la loro inventiva gli forniranno”. Ed è noto che Hobbes ci disse a cosa somiglierebbe la vita in una tale società: a qualcosa di “solitario, misero, disgustoso, rozzo ed anche breve”.

 

 

 

 

 

[1] Commentatore politico cosnservatore, scrive sul Washington Post.

 

 

 

 

 

 

 

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