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Note sulla ripresa europea (per esperti), (dal blog di Paul Krugman, 11 febbraio 2018)

 

Notes on European Recovery (Wonkish)

Paul Krugman FEB. 11, 2018

 

Here in the English-speaking world, most of us in the econo-pundit business have been focusing a lot on the US economy post-Trump, and secondarily on the British economy post-Brexit. But once in a while we ought to look further afield. And there’s a pretty big story that isn’t getting much play in the US, at least: the significant recovery finally taking place in Europe.

For years, the euro area drastically lagged the United States: where America began a sustained recovery in late 2009, Europe, buffeted by debt crises and the problems of misaligned costs among member nations, continued to suffer into 2013. Germany, of course, did well throughout – largely because its economy was supported by huge trade surpluses, largely at its neighbors’ expense.

Since 2013, however, we’ve seen significant growth in Europe, with the fastest growth occurring in the areas (other than Greece) that were hardest hit by the euro crisis, especially Spain:

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So what turned around in Europe? One important answer was three words from Mario Draghi: “whatever it takes”. The ECB’s promise to buy government bonds if necessary almost instantly ended a panic in southern European bond markets, drastically narrowing the spread against Germany and setting the stage for growth:

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The other thing that happened was internal devaluation – that is, relative deflation by countries that had been left overvalued by massive capital inflows and inflation during the pre-crisis years. Spain, in particular, gradually squeezed down its labor costs relative to the euro area as a whole:

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This has in turn fueled a big export boom, especially in autos.

So is all well that ends well? No. Southern Europe paid a terrible price during the crisis years. The fact that internal devaluation eventually works, after years of high unemployment, is neither a surprise nor a vindication of the huge suffering during the interim. If there was a surprise, it was political: the willingness of political elites to pay this price rather than break with the euro.

Still, it’s important to be aware that Europe 2018 looks very different from Europe 2013. For now, at least, Europe is back as a functioning economic system.

 

Note sulla ripresa europea (per esperti), di Paul Krugman

Qua, nei paesi di lingua inglese, la maggioranza di noi, occupati nel settore dei commenti economici, ci siamo venuti concentrando soprattutto sull’economia degli Stati Uniti dopo Trump, e in secondo luogo sull’economia britannica dopo la Brexit. Ma ogni tanto dovremmo guardare più lontano. E c’è almeno una storia piuttosto rilevante che non sta ricevendo molta attenzione: la significativa ripresa che alla fine sta prendendo piede in Europa.

Per anni, l’area euro è rimasta sensibilmente indietro rispetto agli Stati Uniti: laddove l’America cominciò nel tardo 2009 una ripresa sostenuta, l’Europa, scossa dalle crisi del debito e dai problemi dei costi disallineati tra le nazioni che la compongono, ha continuato a soffrire fino al 2013. La Germania, ovviamente, ha continuato ad andare bene per tutto il periodo – in gran parte perché la sua economia era sostenuta da vasti surplus commerciali, in buona misura a spese dei suoi vicini.

Dal 2013, tuttavia, abbiamo osservato una crescita significativa in Europa, più rapida nelle aree (ad eccezione della Grecia) maggiormente colpite dalla crisi dell’euro, in particolare la Spagna:

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Dunque, cosa ha trasformato l’Europa? Una risposta importante venne dalle tre parole pronunciate da Mario Draghi: “tutto quello che serve”. La promessa della BCE di acquistare se necessario obbligazioni degli Stati interruppe quasi istantaneamente il panico nei mercati obbligazionari dell’Europa del Sud, restringendo in modo drastico lo spread con la Germania e definendo lo scenario per la crescita:

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L’altra cosa che è successa è stata la svalutazione interna – ovvero, la deflazione relativa da parte di paesi che, negli anni precedenti alla crisi, erano rimasti sopravvalutati per i flussi massicci di capitali e per l’inflazione. In particolare la Spagna ha gradualmente compresso i suoi costi del lavoro in rapporto all’area euro nel suo complesso:

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A sua volta, questo ha alimentato un grande boom delle esportazioni, particolarmente delle auto.

Dunque, tutto è bene quel che finisce bene? No. Durante gli anni della crisi, l’Europa Meridionale ha pagato un prezzo terribile. Il fatto che la svalutazione interna alla fine funzioni, dopo anni di elevata disoccupazione, non è né una sorpresa né un risarcimento per le vaste sofferenze nel periodo di transizione. Se c’è stata una sorpresa, è stata quella politica: la volontà dei gruppi dirigenti politici di pagare questo prezzo anziché rompere con l’euro.

Eppure è importante essere consapevoli che l’Europa del 2018 appare molto diversa dall’Europa del 2013. Almeno per adesso, l’Europa è tornata ad essere un sistema economico funzionante.

 

 

 

 

 

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