Paul Krugman FEB. 12, 2018
Donald Trump doesn’t give a dam. Or a bridge. Or a road. Or a sewer system. Or any of the other things we talk about when we talk about infrastructure.
But how can that be when he just announced a $1.5 trillion infrastructure plan? That’s easy: It’s not a plan, it’s a scam. The $1.5 trillion number is just made up; he’s only proposing federal spending of $200 billion, which is somehow supposed to magically induce a vastly bigger overall increase in infrastructure investment, mainly paid for either by state and local governments (which are not exactly rolling in cash, but whatever) or by the private sector.
And even the $200 billion is essentially fraudulent: The budget proposal announced the same day doesn’t just impose savage cuts on the poor, it includes sharp cuts for the Department of Transportation, the Department of Energy and other agencies that would be crucially involved in any real infrastructure plan. Realistically, Trump’s offer on infrastructure is this: nothing.
That’s not to say that the plan is completely vacuous. One section says that it would “authorize federal divestiture of assets that would be better managed by state, local or private entities.” Translation: We’re going to privatize whatever we can. It’s conceivable that this would be done only in cases where the private sector really would do better, and contracts would be handed out fairly, without a hint of cronyism. And if you believe that, I have a degree from Trump University you might want to buy.
At one level, none of this should be a surprise. The current infrastructure nonplan looks a lot like the sketchy proposal the Trump campaign laid out in 2016, back when he was still pretending to be a different kind of Republican, less committed to the party’s economic orthodoxy. Even then he was claiming that he could do infrastructure on the cheap, that a relative pittance of federal money could somehow generate vast investment (although the mystery multiplier has gotten even bigger this time around).
Yet there is something puzzling about Trump’s failure to come up with a remotely plausible infrastructure plan. After all, there would be major economic and political advantages to such a program.
First, the economics: America desperately needs to repair and upgrade its deteriorating roads, water systems, power grid and more. True, we’re no longer a depressed economy that needs public investment to put the unemployed back to work; massive infrastructure spending would have been an even better idea five years ago. But it’s still something that needs doing.
Where would the money come from? Well, if you don’t worry too much about deficits — and as we’ve just seen, Republicans don’t care at all about deficits as long as a Democrat isn’t in the White House — we can just borrow it. Despite a modest rise in interest rates, the federal government can still borrow very cheaply: The interest rate on inflation-protected long-term bonds is still less than 1 percent, which is below realistic estimates of long-run economic growth, let alone the Trump administration’s fantasy numbers. So borrowing now to pay for essential infrastructure would still be good economics.
And as I said, there would be political advantages, too. If Trump just pushed ahead with a straightforward, conventional public investment plan, he could trumpet the number of workers employed on new projects. Furthermore, he could surely find a way to stick his name on many of those projects. Historically, many politicians have had what’s known in the trade as an edifice complex — an urge to build big stuff to promote their personal brand and feed their vanity. Certainly Trump of all people would find that prospect appealing.
By the way, some Democrats feared that Trump really would go big on infrastructure, which might drive a wedge into their party and be highly popular besides.
Oh, and another point: Public spending can yield a lot of private profit. An infrastructure program involving real money could be very lucrative for Trump cronies, or for that matter Trump himself. Yes, there are rules that are supposed to prevent that kind of profiteering, but does anyone think those rules would be enforced under current management?
So why isn’t Trump proposing something real? Why this dog’s breakfast of a proposal that everyone knows won’t go anywhere?
Part of the answer is that in practice Trump always defers to Republican orthodoxy, and the modern G.O.P. hates any program that might show people that government can work and help people.
But I also suspect that Trump is afraid to try anything substantive. To do public investment successfully, you need leadership and advice from experts. And this administration doesn’t do expertise, in any field. Not only do experts have a nasty habit of telling you things you don’t want to hear, their loyalty is suspect: You never know when their professional ethics might kick in.
So the Trump administration probably couldn’t put together a real infrastructure plan even if it wanted to. And that’s why it didn’t.
Trump non ci darà neanche un argine, di Paul Krugman
New York Time 12 febbraio 2018
Donald Trump non ci darà un argine. O un ponte. O una strada. O un sistema fognario. O nessuna delle altre cose delle quali parliamo quando parliamo di infrastrutture.
Ma come può essere, quando ha appena annunciato 1.500 miliardi di dollari per un piano di infrastrutture? È semplice: non è un piano, è un imbroglio. Il numero di 1.500 miliardi di dollari è proprio una invenzione; egli sta soltanto proponendo una spesa federale di 200 miliardi di dollari, che in qualche modo si suppone induca magicamente a un incremento complessivo enormemente più grande di investimenti infrastrutturali, principalmente pagati dai governi degli Stati e delle comunità locali (che esattamente non sguazzano nel contante, ma tant’è) o dal settore privato.
E persino i 200 miliardi di dollari sono sostanzialmente fraudolenti: la proposta di bilancio ha annunciato lo stesso giorno non solo l’imposizione di tagli selvaggi sui poveri, ma anche brusche riduzioni per il Dipartimento dei Trasporti, per il Dipartimento dell’Energia e per altre Agenzie che sarebbero coinvolte in modo fondamentale in qualsiasi effettivo piano infrastrutturale. Realisticamente, quello che Trump offre sulle infrastrutture è questo: un bel niente.
Questo non significa che il piano sia completamente vacuo. Una sezione dice che si vorrebbe “autorizzare la cessione di proprietà federali che sarebbero meglio gestite dagli Stati, dalle comunità locali o da soggetti privati”. Traduzione: abbiamo intenzione di privatizzare tutto quello che possiamo. Si può immaginare che questo sarebbe fatto solo nei casi nei quali il settore privato opererebbe davvero in modo migliore, i contratti sarebbero elargiti onestamente, senza un minimo di clientelismo. E se voi ci credete, avrei anche una laurea della Trump University che potreste voler acquistare.
Da una parte, questa non dovrebbe essere una sorpresa. L’attuale non-piano infrastrutturale assomiglia molto alla bozza di proposta che venne resa nota durante la campagna elettorale di Trump, quando ancora fingeva di essere un repubblicano di tipo diverso, meno dipendente dalla ortodossia economica del partito. Anche allora sosteneva che avrebbe fatto infrastrutture in modo conveniente, che un’inezia di soldi federali potevano in qualche modo generare vasti investimenti (sebbene in questa occasione il misterioso moltiplicatore sia diventato persino più grande).
Tuttavia c’è qualcosa di sconcertante nella incapacità di Trump di venirsene fuori con un piano infrastrutturale neanche remotamente plausibile. Dopo tutto, ci sarebbero vantaggi economici e politici importanti per una iniziativa del genere.
Prima di tutto, quelli economici: l’America ha disperatamente bisogno di riparare ed adeguare le sue strade deteriorate, i suoi sistemi idrici, la congestione del suo sistema elettrico ed altro ancora. È vero, non c’è più una economia depressa che richiede investimenti pubblici per riportare al lavoro i disoccupati; una spesa massiccia in infrastrutture sarebbe stata un’idea persino migliore cinque anni orsono. Ma è ancora qualcosa che merita di esser fatto.
Da dove verrebbero i soldi? Ebbene, se non vi preoccupate troppo dei deficit – e, come abbiamo appena visto, i repubblicani non si preoccupano affatto dei deficit finché alla Casa Bianca non c’è un democratico – possiamo proprio prenderli a prestito. Nonostante una modesta crescita nei tassi di interesse, il Governo Federale può ancora prendere soldi in prestito molto convenientemente: il tasso di interesse sulle obbligazioni a lungo termine protette dall’inflazione è ancora sotto l’1 per cento, al di sotto delle stime realistiche di crescita economica di lungo termine, a parte i numeri fantastici della Amministrazione Trump. Dunque, prendere prestiti oggi per pagare infrastrutture essenziali sarebbe ancora buona economia.
E, come ho detto, ci sarebbero anche vantaggi politici. Se Trump avesse spinto in avanti con un programma di investimenti pubblici diretto e convenzionale, potrebbe strombazzare il numero dei lavoratori occupati nei nuovi progetti. Inoltre, potrebbe sicuramente trovare un modo per incidere il suo nome su molti di quei progetti. Storicamente, molti uomini politici hanno avuto quello che nel commercio e noto come ‘complesso dell’edificio’ – un bisogno impellente di costruire grandi cose per promuovere il loro marchio personale e soddisfare la loro vanità. Certamente se c’è una persona che troverebbe attraente quella prospettiva, quella è Trump.
Per inciso, alcuni democratici hanno temuto che Trump volesse per davvero far grandi cose sulle infrastrutture, il che avrebbe inserito un cuneo nel loro partito e sarebbe stato inoltre altamente popolare.
Poi c’è un altro aspetto: la spesa pubblica può produrre una gran quantità di profitto privato. Un programma di infrastrutture che riguardi soldi veri può essere molto lucrativo per le clientele di Trump, e a dirla tutta per Trump stesso. È vero, ci sono regole per le quali si suppone che quel genere di guadagni non siano consentiti, ma c’è qualcuno che pensa che il rispetto di tali regole sarebbe imposto, nella gestione attuale?
Dunque, perché Trump non sta proponendo qualcosa di reale? Perché questo scempio di una proposta che tutti sanno non porta da nessuna parte?
In parte la risposta è che Trump è sempre sottoposto alla ortodossia repubblicana, e il Partito Repubblicano contemporaneo odia ogni programma che potrebbe mostrare alla gente che un Governo può operare ed aiutare la gente.
Ma ho anche il sospetto che Trump abbia paura a provare qualcosa di sostanziale. Per fare con successo investimenti pubblici, avete bisogno della guida e del consiglio di persone esperte. E questa Amministrazione non pratica la competenza, in nessun campo. Non solo gli esperti hanno la sgradevole abitudine di dirvi cose che non volete sentir dire, anche la loro fedeltà è sospetta: non sapete mai quando potrebbe entrare in ballo la loro etica professionale.
Dunque, probabilmente l’Amministrazione Trump non potrebbe mettere assieme un vero programma di infrastrutture, neanche se lo volesse. E questo è il motivo per cui non lo ha fatto.
By mm
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