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Contribuenti, vi hanno imbrogliato, di Paul Krugman (New York Times 1 marzo 2018)

 

Taxpayers, You’ve Been Scammed

Paul Krugman MARCH 1, 2018

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So you go out for dinner with a wealthy acquaintance. “I’ll take care of everything,” he says, and orders you a hamburger. Then he orders himself an expensive steak and a bottle of wine, which he doesn’t share. And when the waiter comes with the check, he points at you and says, “Charge it to his credit card.”

Now you understand the essence of the Trump tax cut, signed into law a little over two months ago.

The key thing you need to know is that right now the U.S. government has no business cutting taxes. We need more revenue, not less.

Why? The federal government, as an old line says, is a giant insurance company with an army. Most of its costs come from Social Security, Medicare and Medicaid — and all three programs are becoming more expensive as ever more baby boomers reach retirement age. This means that unless we cut back sharply on benefits that middle-class Americans count on, we will need to raise more revenue than in the past.

Yet even before the tax cut, federal tax receipts were looking weak for an economy with low unemployment and a rising stock market — for example, far lower as a percentage of G.D.P. than the tax take during the Clinton boom of the 1990s, and even a bit lower than they were at the end of the Bush-era expansion. The tax cut will push them lower still. Something will have to give.

And we already know what will give, if Republicans get their way: programs that benefit working Americans. In fact, the usual suspects like Paul Ryan were talking about the need for “entitlement reform” — meaning cuts in Medicare and Medicaid — to reduce deficits even as they were passing a huge tax cut that will make those deficits much worse.

Hence my analogy about the guy who “gives” you a hamburger, then bills it to your credit card. Ryan celebrated the tax cut with a tweet about a teacher saving $1.50 a week on her taxes; that’s like saying you should feel grateful for a “gift” that’s actually being charged to your own credit card. How’s that $75-a-year saving going to look when the teacher finds out that, partly because of that tax cut, her mother’s Medicare plan has been converted into an inadequate voucher system and Medicaid won’t pay for her father’s nursing home care?

Meanwhile, about your companion’s steak dinner: Most of the tax cut actually consisted of huge tax breaks for corporations, which is in effect a big tax cut for stockholders. And while many Americans own a bit of stock via their retirement accounts, even if you include these indirect holdings, more than 80 percent of stocks are owned by the wealthiest 10 percent of the population. So on the face of it, the wealthy are giving themselves a big gift, and sending the bill to the middle class.

Now, the tax cut’s defenders insist that it won’t really work that way, that the benefits of lower corporate taxes will trickle down to workers instead. How’s that supposed to happen?

Well, the theory is that lower corporate taxes will draw in lots of money from overseas, which corporations will invest in new plants and equipment, which will drive up the demand for labor, which will raise wages. And to be fair, there’s probably something to this theory — something, but not very much.

First of all, even if the process were to work as advertised, it would take a long time — probably decades. Even the most optimistic analyses suggest that there would be little effect on wages for the first few years, which means that for now what looks like a tax break for the wealthy is, in fact, a tax break for the wealthy.

Second, the story relies on a long chain of events with multiple weak links. For example, corporations with monopoly power won’t see lower taxes as a reason to invest more; they’ll just take the money. Meanwhile, there’s growing evidence that big employers are using their power to suppress wages; cutting their taxes won’t change that fact. So even in the long run we shouldn’t expect a lot of trickle-down.

But wait — weren’t there a lot of stories about companies using the tax cut to give their workers bonuses? Yes, there were — but only because the news media let themselves get played. Most of those bonuses would have happened anyway: In an economy with low unemployment, there are always some companies deciding to pay a bit more to attract workers. But companies had every incentive to pretend that the tax cut was responsible, if only to curry favor with the Trump administration.

And in any case the bonus hype was out of all proportion to the reality. So far, we’ve seen about $6 billion in bonuses versus more than $170 billion in stock buybacks, that is, handing money to wealthy stockholders. And money spent on buybacks is money that isn’t being invested in plants and equipment, the supposed point of the tax cut.

So the message to middle-class taxpayers is, if you think you were helped by the tax cut, think again. Donald Trump and his allies pretended to give you a gift, but they gave themselves and their wealthy patrons much bigger gifts — and they’re going to stick you with the bill. You’ve been scammed.

 

Contribuenti, vi hanno imbrogliato, di Paul Krugman

New York Times 1 marzo 2018

Dunque, voi andate a cena con un ricco conoscente. “Penserò io a tutto”, dice, e per voi ordina un hamburger. Poi ordina per sé una costosa bistecca e una bottiglia di vino, a voi neanche un goccio. E quando il cameriere arriva con il conto, indica voi e dice: “Lo metta sul suo conto”.

Adesso comprendete la sostanza del taglio delle tasse di Trump, convertito in legge poco più di due mesi orsono.

La cosa cruciale che dovete sapere è che in questo momento il Governo degli Stati Uniti non ha alcuna ragione di tagliare le tasse. Abbiamo bisogno di maggiori, non di minori entrate.

Perché? Il Governo federale, secondo una vecchia definizione, è una gigantesca compagnia assicuratrice con un esercito. La maggioranza dei suoi costi derivano dalla Previdenza Sociale, da Medicare e da Medicaid – e tutti e tre quei programmi stanno diventando più costosi dato che sempre più persone delle generazioni dell’esplosione demografica postbellica raggiungono il pensionamento. Questo significa che, a meno che non si torni a tagliare bruscamente i sussidi della classe media americana, avremo bisogno di raccogliere più entrate che nel passato.

Tuttavia, anche prima del taglio fiscale, le ricevute fiscali federali apparivano deboli a fronte di un’economia con una bassa disoccupazione e con mercati azionari in crescita – ad esempio, assai più basse, come percentuale del PIL, del prelievo fiscale durante il boom di Clinton negli anni ’90, e persino un po’ più basse di quanto non fossero alla fine dell’espansione dell’epoca di Bush. Il taglio delle tasse le spingerà ancora più in basso. In qualche modo si dovrà provvedere.

E già sappiamo dove si andranno a prendere, se i repubblicani riusciranno ad imporre la loro soluzione: nei programmi dai quali traggono benefici gli americani che lavorano. Non a caso, i soliti noti come Paul Ryan parlavano di “riforma dei diritti sociali” – intendendo i tagli a Medicare e a Medicaid – per ridurre i deficit, pur se stavano approvando un enorme taglio fiscale che avrebbe reso quei deficit molto peggiori.

Da qui la mia analogia con il Tizio che vi “offre” un hamburger e poi la addebita sulla vostra carta di credito. Ryan celebrò il taglio alle tasse con un tweet su una insegnante che risparmiava 1 dollaro e mezzo alla settimana sulle sue imposte; che è come dire che dovreste sentirvi grati per un “regalo” che in effetti verrà caricato sulla vostra carta di credito. Cosa è destinato ad essere quel risparmio di 75 dollari all’anno, quando l’insegnante scoprirà che, in parte a causa di quello sgravio fiscale, il programma di Medicare per sua madre è stato convertito in un inadeguato sistema di ‘buoni’ e Medicaid non pagherà più per le cure infermieristiche a domicilio di suo padre?

Intanto, a proposito della bistecca del vostro commensale: la maggioranza dei tagli fiscali ha effettivamente riguardato enormi sgravi per le società, ovvero in sostanza un grande taglio fiscale per gli azionisti. E se molti americani posseggono un po’ di azioni tramite i loro conti previdenziali, anche se si includono questi indiretti possessi, più dell’80 per cento delle azioni sono di proprietà del 10 per cento più ricco della popolazione. Dunque, a fronte di ciò, i ricchi stanno facendo a sé stessi un gran regalo, e spediscono il conto alla classe media.

Ora, i difensori del taglio delle tasse sostengono che non funzionerà in questo modo, che i benefici delle tasse più basse sulle società ricadranno piuttosto sui lavoratori. Come si pensa che questo accada?

Ebbene, la teoria è che le minori tasse sulle società attrarranno grandi quantità di denaro dall’estero, che le società investiranno in nuovi stabilimenti e macchinari, che spingeranno in alto la domanda di forza lavoro, che innalzerà i salari. E, ad essere giusti, probabilmente c’è qualcosa di vero in questa teoria – qualcosa, ma non molto.

Prima di tutto, se il processo dovesse funzionare come propagandato, richiederebbe un tempo lungo – probabilmente decenni. Persino le analisi più ottimistiche indicano che nei primi pochi anni ci sarebbe uno scarso effetto sui salari, il che significa che per adesso quello che assomiglia ad uno sgravio fiscale per i ricchi è, di fatto, uno sgravio fiscale per i ricchi.

In secondo luogo, il racconto si basa su una lunga catena di eventi con molteplici deboli connessioni. Ad esempio, le società con poteri monopolistici non considereranno le tasse più basse come una ragione per investire maggiormente; si limiteranno a intascare i soldi. Nel frattempo, ci sono prove crescenti che i grandi datori di lavoro stanno utilizzando il loro potere per deprimere i salari [1]; un dato di fatto che non sarà modificato dal taglio delle loro tasse.

Ma, un momento – non circolavano un sacco di racconti su società che avrebbero utilizzato gli sgravi fiscali per dare gratifiche ai loro dipendenti? Sì, circolavano – ma solo perché i media dell’informazione hanno accettato di essere presi in giro. La maggioranza di quelle gratifiche ci sarebbero state comunque: in un’economia con una bassa disoccupazione, ci sono sempre alcune società che decidono di pagare un po’ di più per attrarre lavoratori. Ma le società hanno tutti gli incentivi per fingere che la causa sia stata il taglio delle tasse, fosse solo per entrare nelle grazie della Amministrazione Trump.

E in ogni caso quel battage pubblicitario sulle gratifiche è stato del tutto sproporzionato alla realtà. Sino ad oggi si sono visti circa 6 miliardi di dollari di gratifiche contro 170 miliardi di dollari di riacquisti di azioni [2], ovvero denaro che si consegna a ricchi azionisti. E il denaro speso nel riacquisto delle azioni è denaro che non viene investito in stabilimenti e macchinari, l’effetto presunto del taglio delle tasse.

Dunque, il messaggio ai contribuenti della classe media è: se pensavate di aver avuto un aiuto dal taglio delle tasse, rifletteteci meglio. Donald Trump e i suoi amici hanno finto di farvi un regalo, ma hanno consegnato a sé stessi e ai loro ricchi sponsor regali molto maggiori – e sono intenzionati a rifilarvi il conto. Siete stati imbrogliati.

 

 

 

 

 

[1] Si rimanda ad un articolo sul NYT nel quale i due economisti Alan B. Krueger ed Eric Posner illustrano i risultati di un loro studio per la Brookings Institution sul cosiddetto “potere di monopsonio”, ovvero sull’utilizzo di clausole che limitano il diritto alla competizione sul mercato del lavoro. Un esempio tra tutti, clausole contrattuali che con il pretesto della tutela di specifiche esperienze produttive di una società, vietano ai suoi lavoratori di andare a lavorare altrove per un certo numero di anni dopo essersi dimessi. Oppure, si possono deprimere i salari di una società trasferendo gli addetti a società che operano in appalto, che hanno poteri contrattuali più forti e anzitutto procedono a revisioni dei livelli salariali.

[2] “Riacquisti” perché è molto frequente che le società, in tempi di discreta accumulazione e di forte liquidità e di non grandi investimenti, utilizzino il denaro per riacquistare le proprie azioni sul mercato, partecipando così in misura maggiore al favorevole andamento dei loro valori ed aumentando il loro potere interno.

 

 

 

 

 

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